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La teoria della "profondità di elaborazione" o "profondità di codifica"
La teoria della "profondità di elaborazione" o "profondità di codifica" è un'alternativa alla teoria tripartita di Atkinson e Shiffrin. È possibile rafforzare il ricordo attraverso la profondità di elaborazione: se un'informazione nuova è connessa con quelle già acquisite, se è emotivamente significativa, se è ben organizzata, facilmente e velocemente passerà alla memoria a lungo termine, senza la necessità di ripetizione ma grazie alle sue caratteristiche strutturali. Dunque la durata della traccia non dipende solo dal meccanismo di reiterazione della MBT ma anche dalla tipologia di codifica strutturale, fonetica o semantica. Ai soggetti sperimentali venivano presentati tre tipi di compito: ortografico (la parola è scritta in maiuscolo?), fonetico (con che parola fa rima?) e un compito semantico (si collega a qualche altra parola?). Successivamente ai soggetti venivano
mostrate diverse parole e si chideva quale fosse già stata incontrata in precedenza. Emersero prestazioni migliori quando gli stimoli venivano elaborati a livello semantico e peggiori quando venivano elaborati a livello strutturale. La codifica semantica richiede un'elaborazione maggiore, che non si limita alla forma o al suono della parola, ma la approfondisce e richiede di capire anche il significato. Dunque, per memorizzare un contenuto occorre che sia sottoposto a una profonda elaborazione e rielaborazione, perché solo le conoscenze approfondite, rielaborate, riorganizzate, strutturate organicamente e integrate con il proprio patrimonio culturale possono essere facilmente ricordate. Le critiche a tale modello sono legate al fatto che in alcuni casi anche un'analisi superficiale può dare luogo a un ricordo di buona qualità. Inoltre, l'elaborazione dello stimolo avverrebbe non solo in modo lineare ma anche in modo parallelo.
TulvingSecondo la teoria
della specificità di codifica del 1873, il modo in cui le informazioni sono elaborate determina come saranno memorizzate e ciò determina quali indizi saranno efficaci in fase di recupero. La traccia di un evento ed il suggerimento presente durante il recupero devono essere compatibili affinché il ricordo si verifichi. Compatibilità significa che tra i due esiste una relazione di tipo associativo o che le loro caratteristiche sono simili o che c'è una sovrapposizione di informazioni. La presentazione di parole scritte memorizzate in una precedente fase sperimentale favoriva il recupero e la rievocazione di parole ad esse associate e memorizzate in precedenza, rispetto a quando gli indizi non venivano presentati. Nel 1985 ipotizzò che a tre sistemi di memoria organizzati gerarchicamente sono associati diversi gradi di conoscenza. La memoria procedurale è anoetica in quanto le conoscenze sono di tipo implicito e legate alle abilità. LaLa memoria semantica è noetica perché il soggetto è consapevole delle conoscenze e nozioni che possiede. La memoria episodica è autonoetica perché riguarda il ricordo di esperienze personali. Insieme, la memoria semantica e la memoria episodica formano la conoscenza esplicita che può essere espressa in forma proposizionale. Sono stati studiati i comportamenti dei neonati per capire come i bambini codificano e registrano procedure nella memoria fin dalle prime settimane. Inoltre, sono state indagate le risposte verbali emesse in prima persona o le conoscenze apprese da bambini di diverse età.
Baddeley e Hitch hanno introdotto il concetto di memoria di lavoro. È un sistema in cui le informazioni sono mantenute per un breve periodo e questi dati sono necessari per lo svolgimento di attività che richiedono una temporanea memorizzazione. La memoria di lavoro svolge molte operazioni ed è suddivisa in 3 componenti:
- L'esecutivo
concomitanti sono della stessa natura impegnano le risorse dello stesso sottosistema, influenzando negativamente la prestazione. Invece la prestazione migliora quando i compiti concomitanti sono di natura diversa. Questo suggerisce che le risorse vengono divise equamente tra i due sottosistemi.
Ambiti applicativi
Tali teorizzazioni hanno trovato particolare applicazione in ambito neuropsicologico e clinico. I deficit di memoria a breve termine uditivo-verbale sono spesso un reperto casuale nel corso di un esame neuropsicologico. Le cause più frequenti sono danni vascolari in sede temporo-parietale sinistra. Nel caso di deficit di memoria a breve termine visuo-spaziale la lesione è generalmente nelle aree temporo-parieto-occipitali dell'emisfero destro. I deficit di memoria episodica conseguenti a lesioni cerebrali o a traumi psicologici prendono il nome di amnesie. L'amnesia può essere anterograda e quindi riguardare la capacità di apprendere nuove
informazioni a partire dall'esordio della malattia oppure essere retrograda, che consiste in una incapacità di rievocare eventi del passato antecedenti l'insorgenza della patologia. Solitamente nei pazienti amnesici la MBT e la memoria implicita risultano preservate. L'amnesia può insorgere dopo lesione del lobo temporale mediale comprendente l'ippocampo, del talamo, corpo mammillari e fascio mammillo-talamico e in linea generale dalle aree appartenenti al circuito di Papez, in più da aree frontobasali come i nuclei mediali del setto. Test: - Digit Span - Span di Cubi - Raccontino di Babcock - 15 Parole di Rey - Figura di Rey - Spatial Recall test (SPART) Riabilitazione: Si distinguono i metodi aspecifici, le tecniche di ricostruzione, le tecniche di riorganizzazione e le tecniche di compenso comportamentale. Tra i metodi aspecifici, che non agiscono direttamente sulla funzione mnesica, rientrano: - Adattamento delle condizioni ambientali, cioè organizzare unIncrementare progressivamente il grado di autonomia del soggetto. Gli approcci sperimentali per lo studio della memoria e dell'apprendimento possono innanzitutto essere divisi in due grandi categorie: metodi dry lab che prevedono l'uso del computer e dell'informatica; metodi wet lab basati sull'utilizzo di molecole purificate, colture cellulari, organi isolati e perfusi o sull'impiego di animali dal laboratorio e dell'uomo come soggetto sperimentale. Tra i modelli in silico, le Reti Neurali Artificiali (ANN) vengono utilizzate per studiare l'apprendimento e la memoria. Di solito funzionano su computer digitali convenzionali e consistono in un certo numero di unità semplici di elaborazione che sono altamente interconnesse in una rete. Modificando l'intensità delle connessioni fra gli strati si genera una memoria associativa in modo che, quando si presenta un segnale d'ingresso, viene richiamato il segnale immagazzinato ad esso associato. Tra
gli studi wet lab, gli studi in vitro risultano essere particolarmente utili per l'identificazione dei meccanismi neurobiologici sottostanti e nell'eventuale ricerca di meccanismi biochimici su cui concentrare la ricerca di nuovi approcci terapeutici. Molti studi su memoria e apprendimento usano modelli in vivo, sia su animali che sull'uomo. Nel caso di modelli animali si hanno: - Studi in cui gli animali sono sottoposti ad ablazione chirurgica o ad danneggiamento selettivo di alcune aree cerebrali/popolazioni neuronali così da indagare il correlato anatomico-funzionale. - Studi in cui gli animali sono sottoposti a particolari condizioni sperimentali per indagare i diversi tipi di memoria e le loro caratteristiche e correlazioni. Sono celebri a questo proposito gli studi di Pavlov sui riflessi vegetativi di salivazione sui cani grazie ai quali nacque la teoria del condizionamento classico e del condizionamento operante. L'esperimento in cui l'arrivo del ciboera preceduto dal suono di un campanello di