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Michelangelo troverà i suoi interpreti . 6
Sganciata dalla soprannatura dell’iconografia bizantina , l’arte rompe la piramide
delle scienze di tradizione aristotelica ed afferma la sua autonomia dalle scienze
teoretiche: teologia e filosofia. Questo terremoto nella struttura piramidale delle
scienze invade tutti i campi dello scibile ed apre le porte alla rivoluzione scientifica
del Rinascimento.
3 Il dibattito sull’Umanesimo ha visto molte autorevoli voci intervenire. Il suo rapporto col Medioevo, la novità,vera o
presunta, rispetto al tempo che lo precede, la radicalità della differenza o la sostanziale continuità hanno animato e
animano la discussine. Tra i saggi più rappresentativi cf. : GARIN E. , L’Umanesimo italiano, Laterza, Bari 1965; ID. ,
Rinascitee Rivoluzioni. Movimenti culturali dal XIV al XVIII secolo, Laterza, Bari 1975; ID. , La cultura del
Rinascimento. Profilo storico, Laterza, Bari 1971; ID. , Medioevo e Rinascimento, Laterza, Bari 1971; HUIZINGA,
L’autunno del Medioevo, Sansoni, Firenze 1966: è questo un saggio che, se pur datato, resta una pietra miliare negli
sturdi sull’Umanesimo.
4 E’ Lorenzo Valla all’origine della scoperta della filologia: cf. VALLA L. , Elegantie, in Opera omnia, Tomus prior,
Bottega d’Erasmo, Torino 1962.
5 Cf. , ARGAN G. C. , Storia dell’arte italiana, II, Sansoni, Firenze 1977; MORELLI R. , Teologia delle icone e la
Trinità di Masaccio. Ipotesi di lettura per una teologia della visione, Segno, Tavanacco (Ud.) 2008; ID. , Il mistero di
Cristo in Giotto Caravaggio Velazquez. Ipotesi per una teologia della visione, Segno, Tavagnacco (Ud) 2008.
6 Cf. BECKWITH J. , L’arte di Costantinopoli. Introduzione all’arte bizantina ( 330-1453), Einaudi, Torino 1967. 3
c)L’antropologia
Da un punto di vista antropologico, l’uomo celebra la sua dignità che gli viene
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dall’esser creato da Dio capace di autodeterminarsi, a differenza delle altre creature .
L’immagine dell’uomo dell’Umanesimo non è quindi quella di colui che dialoga con
Dio ma quella di un individuo creato da Dio, aperto all’infinito ma che, con i piedi
ben piantati sulla terra, dalla terra è stato tratto e sulla terra realizza la sua missione.
Una concezione secolare, una vocazione altissima e nobile ma, al contempo, malata
di solitudine. L’uomo dell’Umanesimo è l’uomo che può compiere grandi imprese ma
è anche segnato da una chiusura che ben viene profetizzata dalle figure di Donatello e
di Masaccio.
d)La filosofia e la teologia
La filosofia è in questo periodo oscillante tra un nuovo aristotelismo ed un
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neoplatonismo . In larga parte i filosofi preferiscono Platone ad Aristotele, e non è
una contraddizione perché il platonismo dell’epoca è quello di Plotino e Proclo: un
platonismo cristianizzato e cristiana è la filosofia dell’Umanesimo, sia pur di un
cristianesimo laico e non monastico; perché l’ascesa verso la realizzazione del fine
ultimo è maggiormente presente nelle corde di Platone che non nel fisico Aristotele.
Neo-platonici saranno: Valla, Ficino, Cusano; Michelangelo, Donatello.
La teologia non mostra elementi di grande novità. Si attarda nelle dispute
scolastiche dimenticando il contatto vivo e nutriente dell’Aquinate con la Parola.
Decadente, la Scolastica di questo periodo non orienterà più la riflessione teologica:
ripetitiva e lontana dalle ansie degli uomini del tempo –di cui non riesce a percepire
l’inquietudine- perderà terreno in nome di una teologia meno sistematica ma più
esistenziale.
Sarà Sant’Agostino il teologo degli umanisti, perché il suo cor inquietus lo fa
sentire più aderente alle ansie del tempo rispetto a San Tommaso la cui teologia scade
in quaestiones dialettiche nelle mani dei suoi infedeli discendenti.
e)Lo studio delle humanae litterae e il testo biblico
Lo studio delle Scritture riceve grande impulso in questo quadro di generale
rinascita. Le lingue della grande tradizione culturale dell’Occidente, sotto l’influsso
della filologia e del richiamo alla Tradizione sine glossa, vengono studiate con
competenza e profondità.
San Girolamo viene proposto come il modello da seguire ed imitare e l’uomo di
cultura è tale solo se conosce le tre lingue della tradizione: greco, latino, ebraico.
Figura di spicco, con Pico della Mirandola, sarà Erasmo da Rotterdham: il vir
trilinguis.
7 Su questo cf. : PICO DELLA MIRANDOLA, De homini digitate, Heptalus, De ente et uno e scritti vari, a cura di
GARIN E. , Vallecchi, Firenze 1942. La celebrazione dell’uomo divino artefice non prescinde dall’atto creatore di Dio
ma tale atto è solo il momento iniziale di un percorso che vede l’uomo impegnato in un’ascesi in cui non si manifesta la
presenza della Grazia: su questa particolarità dell’antropologia umanista cf. pure: MORELLI R. , Teologia delle
icone…, cit. , 44-48.
8 Cf. : CASSIRER E. , Individuo e cosmo nella filosofia del Rinascimento, La Nuova Italia, Firenze 1967;
COLOMBERO C. , Uomo e natura nella filosofia del Rinascimento, Loescher, Torino 1976; CUSANO N. , Oper
filosofiche, a cura di FEDERICI VESCOVINI, UTET, TORINO 1972. 4
Studioso della Bibbia e della Cabala, degli scritti ermetici, di Cicerone ed Ovidio,
Erasmo entrerà in contatto con Lutero e con lui si confronterà e scontrerà.
3. La scoperta della Grazia
Per il monaco agostiniano Martin Lutero la Grazia è la scoperta di un Dio capace di
colmare le proprie imperfezioni.
Agli inizi della sua esperienza comunitaria l’impegno che profonde per giungere
alla perfezione è totale. Ma la difficoltà della vita comunitaria e i limiti della natura
umana non ancora docile all’opera della Grazia lo fanno sconfinare in quella
tentazione che è la disperazione.
Il Riformatore tornerà più volte su tale periodo perché la disperazione si rivela
come peccato contro Dio.
Per superare tale momento si sottopone ai lavori più umili; mette tutta la sua forza
fisica in mansioni umilissime e necessarie alla comunità. La notizia della morte
dell’amico prediletto lo getta in uno sconforto totale.
A venirgli in aiuto sarà il suo confessore von Staupitz, tomista, che lo aprirà alla
scoperta della Grazia.
Le tentazioni sono da classificarsi come: 1) tentatione de indignitate, 2) tentatione
de praedestinatione, 3) desperatio sui. Strettamente congiunte nascono da
un’immagine di Dio deviata e distorta. Dio sarebbe colui che punisce e che rende
inutile ogni preghiera, compresa quella del Figlio. La terza è, e Lutero lo capirà più
tardi, una vera bestiemma: lo sconforto sulle proprie capacità porta l’uomo a ribellarsi
a Dio.
Scoprire l’azione della Grazia significa due cose importanti: a) la rivelazione nel
Figlio del vero volto di Dio, b) la scoperta dei meriti di Gesù Cristo nella storia di
Croce e Resurrezione.
E’ in tal maniera che Lutero supera il pessimismo e lo scoramento e la sua
riflessione acquista sempre più il sapore della riscoperta dell’unica teologia cristiana:
theologia crucis.
4. La contestazione
Nella lettera ai Romani di San Paolo, testo a cui lavora con passione ed ingegno,
Lutero individua due vie per elevarsi a Dio: la conoscenza naturale e la conoscenza
delle <<orme>> che Dio lascia al suo passaggio. La prima è difficile perché l’uomo è
appesantito dal peccato; la seconda viene dalla rivelazione stessa di Dio. E’ la
teologia della croce che parla di un uomo peccatore che non può salvarsi da solo.
Anche le opere prive della fede nel Dio che solo può tutto, non salvano.
Nel 1517 svolge anche funzioni amministrative e comincia il breve ciclo di lezioni
sulla Lettera ai Galati che in breve susciterà molto scalpore.
Mentre il domenicano Giovanni Tetzel predica la dottrina delle indulgenze
promossa da Leone X sotto l’egida dell’Arcivescovo Alberto di Brandeburgo, Lutero
fa appendere alla porta del castello di Wittemberg un cartello con 95 tesi e una sfida
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sulle stesse. Attualmente la storiografia si mostra scettica sulla veridicità
dell’episodio.
Le tesi sono classificabili in otto gruppi:
1) la vera penitenza
2) senso della remissione papale
3)le indulgenze e il purgatorio
4) la vera contrizione
5) il tesoro spirituale della Chiesa
6) denuncia degli abusi nella predicazione e nella pratica delle indulgenze
7) critiche popolari agli abusi
8) la <<teologia della croce>>.
La curia romana non fa altro che appellarsi ai superiori del monaco, ma il clamore
delle tesi travalica i confini di una disputa.
Morto Tetzel a sfidare Lutero sarà Mayr, soprannominato: Eck. Questi propone a
Lutero un duello teologico e mostra il carattere ereticale di Lutero sul primato
pietrino.
Nel 1520 il monaco agostiniano pubblica in tedesco due opere importanti sulle
opere e sul papato; parallelamente a Roma i testi di Lutero vengono condannati come
erronei con la bolla Exsurge Domine.
Si arriva alla scomunica il 3 gennaio 1521 con la bolla Decet Romanum Pontificem.
5. Elementi di teologia luterana
La teologia luterana non si affida alle quaestiones degli scolastici, non è
sistematica, è, invece, ricca di intuizioni immediate sulla realtà dell’uomo –in aperto
contrasto con l’ottimismo umanistico- e l’azione della Grazia. Si serve del paradosso,
il mezzo più adatto a parlare dell’insondabilità di Dio.
Al centro vi è il Cristo, è dunque una teologia cristocentrica, che nel mistero della
Croce è la pietra d’inciampo per ogni lassismo. Infatti la croce di Cristo attesta che
l’uomo senza Dio non può nulla, che è un peccatore che solo l’azione della Grazia
può salvare.
La <<sola gratia>> è legata alla <<sola fide>>: assoluta fiducia nel Dio che vuole
la salvezza del credente: L’uomo, corrotto dal peccato originale, nella fede riceve la
possibilità della salvezza.
La Scrittura è per il credente l’unica autorità normativa. Tale autorità le viene dal
Cristo, la Parola che ricapitola l’Antico e il Nuovo. Da qui la lettura critica è lettura
in cui Cristo stesso nel dono della fede parla al credente. La Scrittura si propone
perciò come lettura per tutti i fedeli.
Per i sacramenti, la storia non ha ancora definito bene per la confessione auricolare
quale sia stata la vera posizione di Lutero ma, dalle testimonianze di Melantone,
sembra che Lutero si sia confessato fino all’ultimo giorno della sua vita. Per
l’Eucarestia mai la p