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FATTORI DI RISCHIO, FATTORI PROTETTIVI E SPUNTI D'INTERVENTO

In questo terzo ed ultimo capitolo, la trattazione metterà in luce fattori di rischio affiancati da fattori protettivi che possono influire sullo sviluppo delle vittime di abusi sessuali in modo sorprendente, permettendogli di sviluppare una buona capacità di resilienza. Accanto ai fattori protettivi, la tesi proporrà degli spunti di intervento al fine di prevenire conseguenze psicologiche dannose a lungo termine. 3.1. Fattori di rischio e fattori protettivi dell'abuso sessuale infantile Per "fattore di rischio" s'intende qualunque caratteristica o condizione individuale o di contesto, e qualunque fattore o evento negativo-traumatico durante l'infanzia in grado di accrescere la probabilità di far sviluppare un disagio o disturbo mentale in un bambino o in un adolescente (Rutter, 1987). Va precisato che i fattori di rischio devono essere distinti dagli effetti e non

possono assumere il significato di "indicatori" di una condizione di abuso sessuale. I fattori di rischio rappresentano il supporto per formulare una valutazione psicosociale presuntiva di sospetto abuso o trascuratezza, intesa come ipotesi che deve essere verificata con l'aiuto di una équipe multidisciplinare.

Nel corso degli anni diverse teorie hanno tentato di spiegare l'origine dell'abuso sessuale; la teoria interattiva, o multicausale, sembra essere quella più esemplificativa. Secondo la teoria interattiva, infatti, l'abuso, in generale, è visto come una disfunzione all'interno di un ecosistema complesso di variabili che interagiscono tra loro (Newberger et al., 1983).

Dunque, l'abuso sessuale, così come le altre forme di abuso, sembrerebbe la risultanza di diverse variabili all'interno del sistema familiare, ma anche in quello sociale e relazionale. L'azione violenta va quindi contestualizzata.

nell'ambiente familiare dove ogni membro ha la sua storia e le cui esperienze di vita passata interagiscono con quelle degli altri membri familiari (Tortolani, 1991). La dinamica dell'abuso sessuale è assai complessa e per comprenderla al meglio è necessario, dunque, considerare diversi fattori di rischio, quali personali, psicologici, relazionali e sociali. Accanto ai fattori di rischio, esistono variabili individuali o ambientali in grado di impedire o mitigare l'azione negativa da essi esercitata: si parla di fattori protettivi (Sroufe & Rutter, 1984). Per "fattori protettivi" si intendono quei fattori individuali ed ambientali, ritenuti in grado di "proteggere" la persona nella sua globalità, favorendone la possibilità di fronteggiare con maggior competenza i vari aspetti della vita (Rutter, 1987). Dunque, risulta impossibile isolare una singola patogenesi degli abusi o identificare correttamente uno o più.fattori che, se presenti, culminano in un'azione abusante; quest'ultima tende a verificarsi quando gli elementi di rischio sono più importanti dei fattori di protezione. Adattamento e vulnerabilità vengono visti come risultati opposti dell'interazione tra fattori protettivi e fattori di rischio. Considerando il grado di adattamento ed integrazione sociale di un individuo nelle fasi del ciclo di vita, lo stato del bambino può essere considerato come il risultato momentaneo e transitorio di un processo dinamico interattivo tra fattori di rischio e fattori di protezione. Bambini diversi possono reagire in modo del tutto differente di fronte allo stesso tipo di fattori di rischio in funzione del grado di vulnerabilità personale allo stress e dell'eventuale presenza di mediatori dei fattori di stress; uno stesso fattore di rischio produce effetti diversi al variare della fase di sviluppo considerata (Sroufe & Rutter, 1984). 3.1.1. Personali Tra ifattori di rischio personali, quindi inerenti alla vittima, si possono evidenziare: età, basso peso e prematurità, handicap fisici, disturbi di apprendimento, del sonno e dell'alimentazione. In una ricerca effettuata presso l'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù sull'età dei bambini abusati, i risultati dimostrano come l'abuso sessuale manifesto sia riconosciuto solo in tarda età, quando la vittima prende coscienza dell'accaduto e riesce a parlarne con persone al di fuori dell'ambiente familiare, o quando presenta problemi psicologici nella preadolescenza e nell'adolescenza. L'abuso mascherato, invece, che spesso si presenta come non violento o sotto forma di cura e attenzione alle parti genitali, viene riconosciuto prima dei 10 anni di età. I bambini che subiscono quest'ultimo tipo di abuso, proprio per il fatto che si presenta come "mascherato", ne sono spesso inconsapevoli.evidenzia l'accaduto tramite il gioco: il bambino utilizza i materiali in modo diretto o simbolico per esprimere sentimenti e pensieri che non riesce ad esprimere attraverso le parole (Di Blasio, 2000). Altri fattori indicati come determinanti nei casi di abuso sessuale riguardano complicanze al momento del parto, prematurità e basso peso. Diversi studi hanno confermato che tra i bambini abusati vi è un'alta frequenza di bambini ospedalizzati alla nascita. Fondamentale, infatti, è la precoce separazione tra madre e figlio che ostacola lo sviluppo di una relazione positiva di attaccamento; il bambino fin dai primi istanti di vita è un essere attivo che vive un rapporto reciproco con la figura di attaccamento, le cui azioni influenzano quelle del bambino (Caffo, 1986). La maggior parte dei bambini abusati sessualmente, inoltre, proviene da unioni irregolari, relazioni extraconiugali, abusi, incesti o separazioni. In questi casi il bambino potrebbe esserevisto come il responsabile di ciò che è accaduto, e per questo diventare un capro espiatorio (Montecchi, 2005). Anche bambini che presentano patologie neonatali, malattie croniche, handicap fisici o psichici, deficit di apprendimento, disturbi del sonno ecc, sono a rischio di abuso in quanto richiedono un maggior impegno da parte dei genitori. La nascita di un figlio con handicap fisici rende più complesso lo sviluppo di un rapporto genitoriale sano e può essere un fattore di rischio nei casi di abuso sessuale: la madre in questo caso tende a sentirsi in colpa per non essere stata in grado di generare un bambino in salute e si sente frustrata riguardo alle proprie aspettative (Dell'Antonio & Paludetto, 1987). Le principali ricerche a tal proposito sono state condotte negli Stati Uniti e hanno mostrato chiaramente che i bambini portatori di disabilità, fisica o psichica, sono più vulnerabili e soggetti a subire abusi sessuali. Se negli altricasi il genere non costituisce un fattore di rischio, nel caso dei bambini portatori di handicap emerge che le ragazze affette da disabilità sono più a rischio rispetto ai ragazzi. Inoltre, sembrerebbe che i bambini con handicap vengano abusati a un'età superiore rispetto ai bambini senza handicap. Anche la scoperta dell'abuso viene realizzata in un arco di tempo maggiore dal fatto accaduto rispetto ai non disabili (Molinari, 2000).

Come accennato in precedenza, il bambino, con l'aiuto delle figure di riferimento, può essere in grado di riconoscere ed evitare situazioni che mettano a rischio la loro intimità e quindi proteggersi da situazioni di abuso sessuale. Risulta fondamentale, in tal caso, insegnare al bambino a rispettare le parti intime, proprie e altrui e a prestare attenzione che nessuno invada la sua intimità. Un altro aspetto a cui prestare attenzione ha a che vedere con la confidenza: l'abitudine degli abusanti

è importante conquistarsi la fiducia dei bambini e instaurare un rapporto di segretezza con loro. Per evitare questa situazione, quindi, risulta importante insegnare ai bambini che non devono nascondere informazioni agli adulti, bensì devono parlare con qualcuno del loro ambiente familiare per metterlo al corrente di quello che sta succedendo. Infine, sembra importante che il bambino rispetti i propri spazi: insegnare al bambino che nessun adulto ha il diritto di abbracciarlo, accarezzarlo o dimostrargli affetto se loro non lo desiderano può essere un fattore fondamentale per la protezione all'abuso sessuale (Deza Villanueva, 2005). 3.1.2. Inerenti ai genitori In passato, un fattore di rischio importante nei casi di abuso sessuale comprendeva l'età materna; la giovane età presupponeva una difficoltà nel ricoprire i ruoli educativi propri del genitore e una incapacità nel gestire le situazioni frustranti nella cura di un bambino. Ancora oggi,alcuni autori affermano che le cosiddette "famiglie premature", in cui i coniugi sono molto giovani, rappresentano un rischio per la crescita e la salute del bambino, in quanto tali genitori sono spesso impazienti e insensibili (Kempe, 1980; Smith, 1980). Altri studi, invece, mostrano come i genitori abusanti siano presenti in tutte le fasce d'età, in particolare nelle fasce d'età estreme, ovvero quelle sotto i 20 anni ed oltre i 36 (DiBlasio, 2000). Particolare importanza, tra i fattori di rischio, è data ai genitori maltrattati e/o con gravi carenze affettive o esperienze di promiscuità: i genitori che hanno subìto esperienze di violenza infantile tendono a riproporre tale modello sui propri figli, in quanto incapaci di prendersene cura. Le competenze genitoriali, infatti, si acquisiscono attraverso l'esperienza personale, pertanto, i genitori abusati non possono trasferire sui figli un'esperienza di cura adeguata.

genitori che hanno subito gravi deprivazioni affettive ed esperienze di promiscuità, in genere, hanno una visione negativa della vita, e il modello acquisito tende ad essere ripetuto. Per interrompere questo processo di ripetizione dei propri vissuti negativi, si devono innescare degli input (esperienze positive, relazioni sane) che possano offrire ai genitori le capacità emotive e materiali necessarie per accogliere il figlio (Montecchi, 2005).

Nei genitori che abusano sessualmente dei propri figli si riscontrano con una certa frequenza patologie quali: psicosi, personalità borderline, gravi forme nevrotiche, tossicodipendenze, alcolismo, sociopatia, insufficienze mentali e handicap. Un'indagine volta dall'Ospedale Bambino Gesù ha evidenziato la presenza di una patologia mentale nell'81% delle madri e nel 61% dei padri abusanti ricoverati nei centri di igiene e salute mentale (Di Blasio, 2000).

Per quanto concerne i fattori protettivi nel caso

dei genitori, un'interessante prospettiva di ricerca e di intervento riguarda le strategie di rinforzo della resilienza a partire
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Publisher
A.A. 2020-2021
59 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher chicca.ci di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia della personalità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Messana Cinzia.