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IL MIO MONDO SI APPRESTAVA A NON ESSERE PIU POPOLATO DA EROI CORAGGIOSI […], IL DOLORE DELLE DONNE PULSAVA,
TACIUTO FRA I RACCONTI DELLE LORO PRODEZZE
- Arianna, Jennifer Saint
Medea: un nome che fa paura, una leggenda e una metafora capace di tenerci svegli
la notte e in grado di farci dubitare della nostra stessa umanità. Un nome, quello della
principessa della Colchide, che porta dentro di sé lo strascico del peggiore dei crimini,
come se fosse un velo intriso nel veleno: il figlicidio. Una madre che ammazza
brutalmente, poiché offesa, i propri figli. Un crimine che tuttora oggi fatichiamo a
comprendere, poiché Medea continua a vivere: esiste nei notiziari, esiste nelle
d’arresto, esiste nei sobborghi e nelle ville di lusso, esiste negli incubi di
imputazioni
madri trascurate e accecate dalla gelosia.
Medea potrebbe essere nostra madre, e questa verità continua a turbare, ora come
allora, quando una storia divenne leggenda e la leggenda divenne terrore: concepita,
recitata e poi scritta e riscritta, Medea ci accompagna tracciando un percorso
dall’epoca ellenistica alla società moderna, in un’umanità che sempre si è interrogata
sulla malvagità dell’uomo, cercando spiegazioni nei miti.
Miti che, persistenti e inscalfibili, chiedono di essere raccontati ancora una volta,
passando dalle più celebri narrazioni, fino alla letteratura di consumo, come in Percy
Jackson - il fenomeno letterario che meglio di tutti ci aiuta a comprendere il bisogno
di parlare di mitologia, in un’epoca contemporanea. Persino Medea, in questi libri,
“It’s true. I am Medea. But I am so misunderstood.” 1
fa una piccola apparizione:
Incompresa. Forse oggi Medea vuole solo che capiamo le sue gesta, al di là di tutto.
1.1 Il potere sempre attuale dei miti
Parlare di Medea oggi può sembrare qualcosa di strano, lontano e quasi inafferrabile:
è un mito, una storia e una leggenda di altri tempi. Eppure, non è mai stato così
recente.
The Lost Hero, Rick Riordan, Edition Disney-Hyperion, Glendale, 2013
1 –
La verità è che i miti queste antiche leggende provenienti dalla culla della nostra
–
cultura occidentale, la Grecia non sono oggetti immutabili: il mito, nella sua stessa
essenza di creazione, è una produzione costantemente attiva. Non sono storie
effimere concepite solo per quella determinata cultura e in un determinato tempo, ma
sono esseri vivi: ci parlano di problemi talmente grandi da essere ancora attuali,
problemi che non cambiano perché uomini e donne, alla fine, non cambiano mai.
Le epoche successive alla prima stesura del mito, lo recuperano in maniera
–
necessariamente creativa, adattandolo al proprio tempo così facendo, il mito cambia
costantemente il suo linguaggio, ma non la sua essenza. Le varianti di ogni riscrittura
sono paragonabili a delle incrostazioni interpretative, o anche falsificazioni, con cui
ogni epoca ricopre quella determinata leggenda. Di fatti, quando parliamo di
2
riscritture, possiamo prendere in considerazione la definizione proposta da Furio Jesi ,
che suddivide i miti in genuini e tecnicizzati. Con genuino andiamo ad intendere il
mito vivente nella sua propria epoca e quindi, nel caso di questa analisi specifica, la
Medea sia di Euripide che di Ovidio; e con tecnicizzato, invece, si considera la
riproposizione automatica di mitologie che istituiscono un rapporto distorto o
comunque alterato dei miti originali, come nel caso delle riscritture di Catulle
Mendés e Jean Anouilh.
1.2 Chi è Medea e in cosa differiscono le riscritture proposte
Innanzitutto, per capire le operazioni che questi autori moderni hanno applicato al
mito, dobbiamo ripercorrere brevemente il mito proprio come ce lo racconta Euripide
nel 431 a.C.
Quella di Medea è la storia di una principessa della Colchide, figlia del re Aeta e
– –
nipote della Maga Circe, che, innamoratasi di Giasone l'eroe degli Argonauti
decide di aiutarlo a risolvere le prove imposte dal padre per ottenere il Vello d'Oro,
obbiettivo di Giasone. Per fare questo, utilizza la sua magia tradendo la volontà del
padre e, successivamente, per avere un diversivo in modo da non far scoprire al padre
la fuga con l'eroe, Medea uccide il fratello. In questa specifica tragedia, Medea viene
DAL LAGO, Alessandro, Eroi e Mostri, il fantasy come macchina mitologica, Bologna, Il Mulino, 2017
2 ripudiata da Giasone, dopo anni di amore e fuga ininterrotta, che desidera sposare
Creusa, figlia del re di Corinto. Medea, la cui rabbia è paragonabile solo alla furia
tipica delle divinità, decide di uccidere sia la principessa che il re e, per vendicarsi
sul marito per l'affronto subito, uccide i figli.
I miti tecnicizzati differiscono da questa trama per alcuni semplici aspetti:
nell’opera
1. Catulle Mendés, Médée La Barbare pur mantenendo sostanzialmente
invariato il mito originale, propone una sua personale scansione di dialoghi e fatti.
Ma, se in una visione collettiva, la principessa della Colchide era rappresentata
impropriamente come una figura furiosa, incontrollabile e mossa da gelida
crudeltà, ora la scopriamo in quanto donna bisognosa di amore. L'autore
decadente ne sottolinea l'incredibile portata del suo amore distruttivo.
2. Con Jean Anouilh, con Médée. la narrazione comincia a farsi decisamente più
attuale: compaiono elementi che non potevano affatto esistere in Grecia, come le
roulotte dove vivono Medea e la Nutrice, in un territorio che non è davvero un
territorio, in un modus operandi, quello della modernizzazione degli spazi, tipico
di Anouilh. Ciò che sconvolge, però, è il suicidio finale di Medea, elemento
distintivo dell'arte del drammaturgo.
Il punto di incontro di tutte queste opere è la rivalutazione di una condizione
femminile che porta la donna ad essere il centro della propria vita, a raccogliere tutto
quello che è diventata da sola, grazie ai suoi sforzi e non per mezzo di un amore o di
un uomo. Quella di Medea non è nient'altro che una grande denuncia femminista,
–
denuncia di una donna che mette in luce i propri sentimenti di donna tradita da cui,
poi, la sua furia. Perché Medea non può e non accetta di riconoscersi nei valori e nel
ruolo impostole di una società patriarcale che le tarperanno per sempre le ali. Medea
si ribella e ribellandosi compie il gesto più orribile ed inspiegabile di tutti: l'omicidio
dei propri figli.
1.3 Perché abbiamo ancora bisogno di parlare di Medea
Quindi, perché continuare a parlare di Medea e di questo suo gesto così terribile?
Il mito ci parla di una tragedia impossibile da capire e di un gesto difficilmente
giustificabile per la nostra morale contemporanea: il tema, naturalmente, è quello dei
–
figlicidi materni. Secondo semplici stime, infatti, in oltre vent'anni e solo su suolo
–
italiano son stati registrati ben 480 casi di figlicidi moderni. In particolare, si
ricordano nomi di celebri madri assassine, quali, ad esempio: Annamaria Franzoni,
Loretta Zen, Veronica Panariello e, solo per ultima, Martina Patti, come denunciato
“Da Samuele a Loris a Elena: quei bimbi uccisi dai
dall'articolo di SkyTg24
genitori”. 3
Le cause di questo fenomeno andrebbero ricercate. nella conflittualità genitoriale e
in una mancata accettazione del ruolo materno, temi che vanno a confluire nell'assai
complessa figura di Medea.
Tuttavia, le autrici dei figlicidi non compiono omicidi improvvisamente, da un giorno
all'altro, ma si tratta di una storia continua di maltrattamenti e di disagio che vanno a
sfociare nel più crudele degli atti. Infatti, sono molte le vicende che restano nascoste
nel silenzio assordante delle mura domestiche: in parallelo alla narrazione euripidea
possiamo solo immaginare la natura degli abusi psicologici che Medea subì nel
momento in cui scelse di seguire Giasone. Heroīdes,
Difatti, se ci appelliamo a quanto scritto da Ovidio nelle troviamo
“L'accusa a Giasone” 4
l'interessantissimo frammento de , laddove Medea mette in
scena un lucido e dettagliato elenco di tutti i danni emotivi commessi nei suoi
confronti. Giasone passa da essere un “eroe” ad un “oratore menzognero”, “ingrato”
e “scellerato”. E' il colpevole di tutte le sciagure accadute da lì in avanti. Un tratto
curioso è come l'unica qualità positiva rilevante per la giovane Medea sia solo la
bellezza di Giasone, spesso rimarcata e sottolineata in “bell'eroe.” Nelle Heroīdes
abbiamo un ritratto di donna psicologicamente succube del marito che decide di
“tradire mio padre, lasciato il regno e la patria, ho sopportato di essere in esilio un
qualunque trofeo [ndr. di Giasone]. La mia verginità è stata presa da un bandito
straniero”. Ciononostante, è chiaro a tutti che la fortuna di Giasone sia solo opera di
una mente brillante e scaltra, quale quella di Medea (che gli altri mi accusino, ma tu
devi solo lodarmi). Per concludere, Medea rinfaccia a Giasone di aver commesso
anche lui un grave delitto, quello di scegliere un matrimonio più comodo e sicuro con
https://tg24.sky.it/cronaca/approfondimenti/figlicidi-omicidi-genitori-figli-precedenti
3 OVIDIO, Heroīdes, XII 1-158: L’accusa a Giasone, in PERUTELLI, PADUANO, ROSSI, Storia e testi
4
della letteratura latina Volume 2, testo online T21, traduzioni di Guido Paduano, Zanichelli editore s.p.a.
Creusa, rinnegando i voti fatti a Giunone [Era nella versione greca]. Un'altra cosa
importante da sottolineare è l'accostamento di aggettivi che vengono proposti da
Ovidio: inizialmente Medea è esule, povera e disperata, mentre nei pochi versi
successivi, Giasone, che è il rappresentante di un'intera cultura greca e patriarcale
diventa bandito straniero. Vi è un necessario spostamento di ruoli: Medea riacquista
in questa accusa tutto il suo valore di donna intelligente e tradita, mentre Giasone
miseria. Un’accusa vendicativa che può aiutarci a restituire un barlume
scivola nella
di comprensione verso questa donna.
Ma oggi, la caduta nel baratro omicida di Medea ha portato oggi vari psicologici ad
“Sindrome di Medea” 5
elaborare quella che viene considerata , una malattia sociale
che mette in luce gli abusi sociali subiti dalle donne che, sfortunatamente, vanno a
riversarsi nel peggiore dei crimini. Lo psichiatra Claudio Mencacci spiega i fattori di
rischio riconducibili alla sindrome:
• età giovane,
• basso livello di istruzione,
• donne e ragazze intellettivamente non brillanti,
• basso livello socioeconomico, ins