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Il ruolo del Mezzogiorno nell'attuale contesto economico

3.1 Il Mezzogiorno consolida la ripresa

Dall'uscita dal periodo di lunga recessione nel 2016, il Mezzogiorno ha messo in atto una ripresa solida, addirittura superiore di due decimi di punto percentuale rispetto a quella nazionale, registrando nel 2017 una crescita del +1,3%, con l'Italia al +1,5%.

Non a caso questi promettenti esiti sono la risultante di fenomeni di natura climatica, geopolitica e conseguenti a fasi della programmazione comunitaria, oltre che ovviamente da manovre mirate messe in pratica dal governo. Certo, si è ancora distanti dalla media europea, la quale si attesta tra il +2,3% a livello di Unione Europea e al +2,1% in riferimento all'Eurozona, dimostrando quindi di non essere ancora in grado di far fronte alla situazione meridionale.

odierna di bassi salari, bassa competitività e bassa produttività. Sicuramente però l'immagine che ci appare da questi dati è sicuramente quella di un Mezzogiorno ricettivo agli incentivi e alle iniziative economiche che sono state messe in atto, rappresentando per il Pil nazionale circa un terzo del valore totale. In termini cumulativi, tra il periodo di inizio recessione e quello di ripresa (2008-2016), il Pil a livello europeo è aumentato del 3,2%, superando i livelli precedenti al 2008, mentre non hanno registrato una performance positiva nel processo di accumulazione del prodotto la Spagna (-0,5%), l'Italia (-7,1%) e la Grecia (-26,4%). Allo stesso tempo, le potenze economiche europee, usufruendo di un rapporto di cambi favorevole, hanno di molto consolidato il superamento dei livelli produttivi pre crisi, quali la Francia (5,3%) e la Germania (9,4%). Il principio che ha innescato queste profonde divergenze va ricercato sia in cause di

carattere congiunturali, pervia dell’ eterogeneità della capacità di resilienza delle varie nazioni, sia in fattori strutturali, caratterizzati dal diverso sviluppo della produttività nel medio periodo. Le dirette conseguenze di questi fenomeni sono dati dalla permanenza degli effetti cumulativi sui sistemi produttivi e dall’aumento delle discordanze economiche e sociali tra i vari paesi. Come già ricordato, il 2016 ha rappresentato per l’Italia l’anno del assestamento della ripresa economica nazionale, facendo registrare un +0,9% del Pil, superiore di un punto decimale rispetto al 2015. Questa ripresa, che quindi ha segnato l’inizio della fase di crescita del ciclo post crisi dei debiti sovrani risalente al 2012, è caratterizzata dal trend positivo della domanda interna, grazie ad un clima di fiducia più forte da parte di famigli e imprese, dal ridotto livello del prezzo del petrolio (e i suoi derivati) e dalle varie

manovre politiche e fiscali accomodanti attuate, il cui effetto principale è stato la riduzione dei tassi di interesse. Un fondamentale sostegno a questa ritrovata fiducia e volontà di investire da parte degli italiani è sicuramente imputabile al cosiddetto "super ammortamento", il quale comprende tra l'altro la decontribuzione sulle nuove assunzioni, l'esclusione del lavoro dall'IRAP e la riduzione dell'IRES. Per il secondo anno consecutivo il Mezzogiorno registra una performance migliore rispetto a quella del Centro-Nord. Infatti, secondo valutazioni eseguite dalla Svimez, il Pil nel 2016 (a prezzi concatenati) sarebbe salito nel Mezzogiorno dell'1%, superando di 0,2 punti quello registrato nel resto della nazione. Ciò dimostra come il Mezzogiorno contribuisca alla crescita del Pil in misura superiore rispetto alla produttività derivante dalla sua area, in quanto l'apporto sul Pil italiano può essere.

stimato su circa un terzo del totale, mentre la porzione ricoperta all'interno di questo indicatore macroeconomico da parte del meridione sia inferiore ad un quarto. Tali risultati sono stati favoriti da specifici fattori che hanno adoperato sia dal lato della domanda che da quello dell'offerta; dal lato della domanda, troviamo una flessione del -2,5% delle importazioni nette a prezzi correnti a seguito di un incremento dell'1% delle esportazioni. Inoltre, le migliori condizioni in cui versa il mercato del lavoro hanno favorito la ripresa dei consumi privati dell'1,2% e dell'imprenditoria italiana che, a fronte dei minori livelli dei tassi d'interesse e del miglioramento del clima di fiducia generale per il mercato del credito, hanno rivalutato la domanda di beni d'investimento privati, provocandone un aumento del 2,9%.

Gli investimenti nei settori (tassi annui e cumulati di variazione %) (a):

Per quanto concerne l'offerta, c'è stata una

grande rivalutazione del compartomanifatturiero e di quello dell'edilizia, con un incremento dell' 8,7%, oltre che ad una rapida ascesa del settore turistico e dei trasporti, arrivando al 2,5%. Questo incremento del prodotto è stato innescato dall'altrettanto notevole aumento dei consumi e degli investimenti i quali, durante il 2016, hanno manifestato un trend positivo. Ma questa buona performance da parte del Sud sia dal punto di vista dei prodotti, che dell'occupazione, ma anche nell'ambito dei redditi disponibili, non si è ripercossa sui consumi delle famiglie, in quanto c'è da considerare in questa analisi il bisogno di ripristinare le scorte monetarie che sono state utilizzate durante i periodi di forte crisi. Dati alla mano, possiamo affermare che il 2016 per il Mezzogiorno è stata un'annata caratterizzata da andamenti settoriali non omogenei, la quale caratterizza la fase di ripresa di qualsiasi economia. Possiamoinfatti osservare come:
  • Agricoltura: il suo valore aggiunto è diminuito del 4,5%;
  • Industria: il prodotto derivante dal settore industriale ha subito un aumento del 2,2% rispetto al 2015;
  • Servizi: il prodotto del settore terziario è cresciuto dello 0,6% rispetto all'anno precedente, grazie all'annata particolarmente fortunata per quanto riguarda il comparto turistico;
  • Produttività: Totale economia - Tassi di crescita annuali e cumulati del valore aggiunto per occupato (a): Valore aggiunto per occupato e settore nel Mezzogiorno (indici: Centro-Nord=100) (a):

3.2 Una forte disomogeneità regionale

Nel 2016 il prodotto cresce per dieci delle venti regioni italiane, aumenta ma in modo più contenuto ed instabile per sei di queste, e per quanto riguarda le restanti quattro, la situazione è ancora incerta e negativa. Partizionando la penisola nella quattro principali macroaree territoriali, possiamo osservare come il Nord-Est rimane

La ripartizione più dinamica e proattiva d'Italia, grazie soprattutto alla continua crescita di prodotto del Trentino Alto Adige dell'1,6%, rendendo quest'ultima la regione più prolifera del Paese. Il Nord-Ovest mantiene il trend positivo aumentando ulteriormente il Pil dell'1%, mentre il Centro Italia, verosimilmente, è l'area più imprevedibile ed incerta per quanto riguarda il processo di ripresa, registrando nel 2016 un mediocre +0,2%. La macroarea meridionale presenta invece una più variegata e diffusa diversità tra le varie regioni che la compongono: la Campania ha registrato nel 2016 il tasso di sviluppo più alto tra le regioni meridionali, con un incremento del Pil del 2,4%, grazie prevalentemente all'onda positiva del turismo; la Basilicata è la seconda regione del Sud col tasso di crescita più alto e anche una delle migliori a livello nazionale, vantando un +2,1% sul Pil sempre nel 2016; la Puglia,

nonostante una brusca frenata rispetto all'andamento positivo del 2015, pervia di un'annata negativa dell'agricoltura, riesce a recuperare grazie alla ormaiconsolidata performance positiva nel turismo; la Calabria ha scontato nel 2016 un'annata devastante nel comparto agricolo (-8,9%) mentre a mantenerla a galla sono stati alcuni settori industriali registrando in questocomparto un ottimo +8,2%; la Sicilia stenta ha mantenere invariati il settore agricolo ed industriale dopo l'annatanegativa nel 2015; l'Abruzzo fa misurare nel 2016 un notevole calo del comparto agricolo e di quelloindustriale, finendo addirittura sotto lo zero, registrando un -2,2%; il Molise regge l'andamento dell'anno precedente grazie sostanzialmenteall'aumento del settore dell'edilizia sulle nuove costruzioni; la Sardegna registra per la prima volta nel 2016 un dato positivo sul Pil regionale, dopo anni di recessione, per merito principalmente

Dell'industria. Possiamo infine rilevare come l'andamento economico regionale si riversi inevitabilmente sulle tasche del cittadino, in quanto ad esempio il reddito pro capite di un abitante del Trentino Alto Adige sia di 38.745 euro, in contrapposizione ad un cittadino calabrese a cui spettano solo 16.848 euro.

Il Mezzogiorno, tra il 2014 ed il 2016, ha dimostrato senza dubbio di essere recettivo alle politiche emanate; non a caso, uno dei temi più discussi a livello nazionale quando si fa riferimento al Sud è il tema del residuo fiscale, ovvero la differenza tra il contributo garantito dai residenti di un'area per finanziare l'azione pubblica territoriale e i benefici che ne derivano che vengono destinati a questi soggetti contribuenti. Le stime più recenti avanzate dal Sistema dei Conti Pubblici Territoriali (CPT) che si riferiscono al periodo che va dal 2000 al 2014, ne evidenziano un andamento prevalentemente negativo per il Mezzogiorno. Se andiamo

Infatti, mettendo a confronto i dati relativi ai due periodi estremi, cioè 2000-2002 e 2012-2014, possiamo osservare come i flussi redistributivi destinati al Mezzogiorno si rivelino ridotti in termini reali per più del 10%, sia in valori assoluti che a livello procapite. Ciò dimostra come non abbiano validità le affermazioni che attribuirebbero al Mezzogiorno una quantità di spesa pubblica maggiore ed imputando ad esso anche la questione sulla mancata crescita della nazione a livello delle altre potenze europee. Il residuo fiscale, infatti, non è altro che lo specchio delle divergenze economiche, sociali e geopolitiche che caratterizzano il nostro Paese e, non a caso, esso mostra come anche il Nord beneficerebbe di cospicui incentivi finanziari sotto forma di flussi commerciali, grazie a questa "dipendenza" del Sud. In relazione a quest'ultima affermazione, la Svimez ha raccolto interessanti dati riguardo la domanda interna del Sud, la

quale attiverebbe circa il 14% del Pil del Centro-Nord, per un ammontare

Dettagli
Publisher
A.A. 2020-2021
47 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/01 Economia politica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Fricassè di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Macroeconomia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Gabriele D'Annunzio di Chieti e Pescara o del prof Mauro Giuseppe.