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CHARLES DARWIN
Charles Darwin il 27 dicembre 1831 intraprese un lungo viaggio d’ispezione in
Sud America e nel Pacifico. Le numerose tappe gli consentirono di raccogliere
numerosi campioni e di condurre osservazioni sulla flora e la fauna di queste
regioni. Scoprì numerosi fossili di specie estinte da tempo e si accorse della
somiglianza tra i fossili della pampa sudamericana con i fossili già noti del Nord
America. Queste osservazioni rafforzarono la sua convinzione che le forze
naturali fossero responsabili delle caratteristiche geologiche della Terra.
Durante le cinque settimane di permanenza alle Galapagos, Darwin iniziò a
sviluppare le sue idee sull’evoluzione della vita. Darwin dedusse che le forme
viventi non fossero state create da un’entità divina e che non fossero
immutabili, ma rappresentassero i frutti dell’evoluzione. Il 2 ottobre fece ritorno
il Inghilterra, dove continuò gli studi. Lesse un saggio di T. R. Malthus, in cui
l’autore affermava che le popolazioni di piante e animali, comprese quelle
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ZOOLOGIA
umane, tendono ad aumentare in numero ben oltre la capacità portante del
sistema. Darwin si rese conto di come un processo di selezione naturale, un
“lotta per l’esistenza” a causa del sovraffollamento, potesse essere una
potente forza per l’evoluzione delle specie selvatiche. Nel 1858 ricevette un
manoscritto di Alfred Russel Wallace, nel quale l’autore sintetizzò i punti
principali della teoria della selezione naturale, alla quale Darwin stava
lavorando da più di 20 anni. Nel novembre del 1859 pubblicò finalmente il suo
libro On the Origin of the Species. Darwin morì il 19 aprile 1882.
La teoria di Darwin sull’evoluzione ha 5 principi:
1. Cambiamento continuo: teoria base dell’evoluzione. Afferma che il
mondo vivente non è né costante né costantemente ciclico, ma è in
continuo cambiamento. Il cambiamento perpetuo è documentato dai
reperti fossili.
2. Discendenza comune: tutte le forme viventi discendono da un antenato
comune attraverso un ramificarsi di linee evolutive. La storia della vita ha
la struttura di un albero evolutivo ramificato, cioè di una filogenesi.
3. Moltiplicazione della specie: l’evoluzione produce nuove specie
suddividendo e trasformando quelle già esistenti. Le specie sono un
insieme di popolazioni isolate riproduttivamente; specie diverse non
sempre differiscono anche per caratteri morfologici. Una volta che una
specie si è completamente differenziata, non avverranno più ibridazioni
con individui di altre specie.
4. Gradualismo: l grandi differenze nei caratteri anatomici che
caratterizzano specie diverse, si sono originate mediante l’accumulo di
molti piccoli cambiamenti continui in un lungo periodo di tempo. Questa
teoria è importante, in quanto cambiamenti genetici che determinino
grandi cambiamenti morfologici sono spesso deleteri per un organismo.
Può spiegare l’origine di tutte le differenze strutturali osservate fra le
specie.
5. Selezione naturale: spiega perché gli organismi sono plasmati per
adeguarsi al proprio ambiente, un processo noto come adattamento.
Descrive un processo naturale grazie al quale le popolazioni accumulano
caratteri favorevoli su un lungo periodo di tempo evolutivo. Darwin
sviluppò la propria teoria sulla selezione naturale in una serie di cinque
osservazioni, da cui trasse tre deduzioni principali:
Osservazione 1: gli organismi hanno un’alta fertilità potenziale.
Tutte le popolazioni producono un gran numero di gameti e
potenzialmente un grande numero di nuovi individui per ciascuna
generazione.
Osservazione 2: le popolazioni naturali di solito mantengono
dimensioni costanti, se si eccettuano piccole fluttuazioni. Nessuna
popolazione naturale mostra la crescita esponenziale continua
teoricamente assicurata dalla propria capacità riproduttiva.
Osservazione 3: le risorse naturali sono limitate.
Deduzione 1: vi è una continua lotta per l’esistenza fra membri di
una popolazione. Gli individui che sopravvivono rappresentano solo
una parte di tutti gli individui nati per ciascuna generazione.
Osservazione 4: tutti gli organismi mostrano variazione.
Osservazione 5: la variazione è ereditabile. Darwin notò che i figli
tendono ad assomigliare ai propri genitori.
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ZOOLOGIA Deduzione 2: i diversi organismi di una popolazione presentano
differenti tassi di sopravvivenza e riproduzione. Alcune
caratteristiche danno ai propri possessori un vantaggio nell’uso
delle risorse ambientali, che si traduce in livelli di sopravvivenza e
riproduzione più alti.
Deduzione 3: nell’arco di molte generazioni la selezione naturale
genera nuovi adattamenti e nuove specie. La riproduzione
differenziale di individui fra loro diversi provoca gradualmente la
trasformazione delle specie, e sul lungo termine, un loro
miglioramento. La selezione naturale operando indipendentemente
su popolazioni isolate geograficamente, ne causerebbe il
differenziamento, creando così barriere riproduttive che portano
alla speciazione. La selezione naturale è un processo a due tappe:
la produzione di variazione fra gli individui è la parte casuale, la
parte non casuale è la sopravvivenza di caratteri differenti.
PROVE A FAVORE DELLE 5 TEORIE
CAMBIAMENTO CONTINUO. Un fossile è ciò che rimane di un organismo
vissuto nel passato. Gli animale possono lasciare fossili completi, o le
loro parti dure, o parti di scheletro pietrificate. Altri fossili comprendono
esuvie di artropodi, impronte, calchi ed escrementi. I fossili forniscono
anche informazioni sui cambiamenti ambientali. Dal momento che molti
organismi non hanno lasciato fossili, è impossibile avere un quadro
completo della storia passata della Terra.
Interpretazione dei resti fossili: i fossili si depositano in strati, con i
o nuovi strati che si sovrappongono a quelli più vecchi. Alcuni fossili
vengono spesso utilizzati per identificare determinati strati,
vengono detti indicatori o fossili guida. Sfortunatamente di norma
gli strati si rovesciano o si piegano. Depositi più vecchi, portati alla
luce dall’erosione, possono essere coperti da nuovi depositi in un
livello diverso.
Tempo geologico: alla fine degli anni ’40 fu messo a punto un
o metodo radiometrico per la datazione assoluta delle rocce.
Attualmente sono usati svariati metodi indipendenti, tutti basati
sul decadimento radioattivo degli elementi naturalmente presenti
nelle rocce. Questi orologi radioattivi sono indipendenti da
cambiamenti di pressione e temperatura e dunque non risentono
delle spesso violente attività di formazione della Terra. L’era
Precambriana contiene fossili ben conservati di batteri e alghe,
impronte di meduse, spicole di spugne, coralli e tracce di vermi
molli. Tali resti sono per la maggior parte, ma non tutti,
microscopici.
Tendenze evolutive: i reperti fossili ci consentono di seguire i
o cambiamenti evolutivi su una più ampia scala di tempo. Più volte,
attraverso i resti fossili, si assiste al differenziarsi di specie che poi
si estinguono. Le tendenze sono cambiamenti in una certa
direzione delle caratteristiche tipiche o dei modelli di diversità in
un gruppo di organismi. Le tendenze riscontrabili nei resti fossili
dimostrano chiaramente il principio di Darwin del cambiamento
continuo. Le tendenze nella diversità dei fossili nel tempo sono il
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ZOOLOGIA risultato del differente rapporto tra tasso di formazione di nuove
specie e tasso di estinzione di altre.
DISCENDENZA COMUNE: la storia della vita è rappresentata come un
albero che si ramifica, chiamato albero filogenetico, che propone per
tutte le specie viventi un’unica storia evolutiva. Secondo questa teoria,
potremmo esser in grado di ricostruire la genealogia di tutte le specie
attuali, fino a risalire alle linee filetiche ancestrali, condivise con altre
specie, sia viventi sia estinte. Su quest’albero genealogico sono quindi
riportate tutte le forme di vita, comprese molte forme estinte, che
rappresentano i rami morti.
Omologia e ricostruzione filogenetica: Darwin riconobbe la fonte
o principale di sostegno alla teoria dell’origine comune nel concetto
di omologia. Le strutture chiamate omologhe rappresentano
caratteristiche ereditate con qualche modifica da una
corrispondente struttura di un antenato comune. Attraverso la
storia di tutte le forme di vita, i processi evolutivi generano nuove
caratteristiche che vengono quindi ereditate dalle generazioni
successive. Ogni volta che una caratteristica nuova prende origine
in una linea evolutiva, si assiste all’origine di una nuova omologia.
Tale omologia viene trasmessa a tutte le linee discendenti fino a
quando non sarà perduta. La condivisione di omologie tra specie
fornisce prove di una discendenza comune e ci consente di
ricostruire le ramificazioni evolutive della storia della vita. I rami di
questo albero combinano le specie in una gerarchia articolata di
gruppi entro gruppi. I gruppi più piccoli sono racchiusi in gruppi più
ampi. Lo schema formato da tutte le omologie, considerate nel
loro insieme, dovrebbe indicare esattamente un solo albero
ramificato, che rappresenti la genealogia evolutiva di tutti gli
organismi viventi. L’organizzazione gerarchica delle omologie è
così diffusa nel mondo vivente da costruire la base della nostra
classificazione sistematica di tutte le forme di vita. La
classificazione gerarchica, in quanto estremamente evidente, ha
preceduto persino la teoria di Darwin, sebbene non fosse stata
spiegata adeguatamente. Le argomentazioni creazioniste, che non
sono ipotesi scientifiche, non possono fornire argomentazioni
verificabili su alcun modello di omologia e quindi non riescono a
incontrare i criteri di una teoria scientifica della diversità animale.
N.B. strutture simili per funzione ma non omologhe sono dette
strutture analoghe.
Ontogenesi, filogenesi e ricapitolazione: l’ontogenesi è la storia
o dello sviluppo di un organismo durante tutta la sua vita, dalla sua
origine come uovo fecondato o germoglio attraverso l’età adulta
fino alla morte. Confrontando l’espressione genica negli animali si
nota che in organismi molto diversi, come insetti e uomini, geni
omologhi guidano il differenziamento dello sviluppo dai segmenti
anteriori verso quelli posteriori. Questi geni forniscono un
pacchetto strumentale evolutivo che può essere usato per
costruire nuove parti del corpo alterando l’espressione dei geni
nelle diverse parti dell’embrione. Lo zoologo tedesco Haeckel
propose che ciascuno stadio successivo de