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Clima secco, alternanza stagionale più marcata. Esteso manto forestale di un tempo non è più compatto e
continuo come una volta; radure e ampi spazi aperti si sono interposti sinuosamente fra gli alberi creando
delle isole di foresta. Porterà alla vera e propria savana. Ambiente delle scimmie antropomorfe che abitano l
‘ Africa orientalo non è dunque più come quello in cui si erano adattate a vivere . foresta c’ è ma a macchie.
L’ attraversamento del campo aperto mette a rischio il piccolo gruppo di preominidi: alcuni di loro hanno
sviluppato la capacità di procedere per lunghi tratti sul solo appoggio degli arti inferiori e così possono
vigilare a salvaguardia del gruppo.
Bipedismo : tipo di locomozione molto raro, per non dire assente, fra i primati attuali ed estinti. Nei primi veri
ominidi, nelle specie di Australopithecus e Paranthropus , il bipedismo sembra affiancarsi , e non sostituirsi
alla locomozione arboricola. È con il genere Homo che il bipedismo diventerà obbligatorio e verrà dunque a
rappresentare l’ unica modalità locomotoria a nostra disposizione.
Acquisizione del bipedismo si sono venute a impostare una quantità di nuove caratteristiche che ,
combinandosi fra loro, caratterizzano gli ominidi nel loro insieme e nel loro divenire. Argomento complesso e
controverso ma decisivo per la nostra evoluzione. Si può ipotizzare che il bipedismo degli ominidi si sia
affermato quando eravamo ancora scimmie antropomorfe di foresta, intorno a 6 Ma. In quegli anni in Africa
orientale iniziavano a manifestarsi gli effetti di un primo brusco inaridimento del clima, effetti che potrebbero
aver comportato non la scomparsa, ma la frammentazione dell’ originario ambiente di foresta equatoriale.
Solo in un secondo momento , verso e dopo i 3 Ma , il bipedismo ormai sostanzialmente acquisito, potrebbe
essere tornato utile per nuovi adattamenti nella savana aperta. Probabile che il bipedismo dei primi ominidi
sia stato il cardine intorno al quale ha ruotato il successo adattativo di quel gruppo particolarissimo di
scimmie antropomorfe , sviluppato tesi a partire dal tardo Miocene e nel primo Pliocene. Successo tale da
dare luogo a una vera e propria radiazione adattativa di ominidi.
Australopithecus→tre specie al momento più affidabili di questo genere sono:
• anamensi: forma più antica, un vero e proprio modello ancestrale di ominide. Documentate sia la
locomozione bipede che altri caratteri tipici degli ominidi successivi. Scoperti nuovi resti anche in
Etiopia.
• Afarensis: vero asse portante della nostra storia più antica, possibile tronco dell’ albero filogenetico
degli ominidi. Nei primi anni ’70 è la sottospecie meglio nota in campo specialistico e nella
divulgazione , includendo una considerevole quantità di reperti più o meno frammentari e lo
scheletro più celebrato : Lucy. Fossili provengono da vari siti distribuiti in Etiopia e nella Tanzania.
Riferite le impronte di Laetoli in Tanzania.
• Africanus: variante sudafricana , da cui è partita tutta la storia delle ricerche in Africa. Presenta una
distribuzione meridionale; intervallo compreso poco più di 3 e poco meno 2,5 Ma. Non era
completamente ascrivibile alla morfologia umana, ma piuttosto mostrava caratteri intermedi con
quelli delle scimmie antropomorfe.
→ resti di 3, 5 Ma rinvenuti nelle sabbie del Ciad, più antico cranio di Sahelanthropus.
→Kenyanthropus platyops: nuovo nome di specie e anche di genere, ominide del kenya dalla faccia
appiattita detto appunto faccia piatta. Secondo alcuni studi sarebbe il tassello mancante nell’ estensione
nord- sud dell’ areale di Au. Afarensis. Potrebbe anche essere il cardine di una linea evolutiva ben distinta,
forse in rapporto diretto con le origini del genere Homo.
Evidenza fossile a nostra disposizione indica che gli ominidi furono portati dal meccanismo della selezione
naturale ad adottare diverse strategie: la prima caratterizza l’ evoluzione del genere Paranthropus mentre la
seconfa riguarderà il genere Homo.
Paranthropus , ne conosciamo tre specie.
• Aethipicus: forma ancestrale. Limitato hai siti sulla riva occidentale del lago Turkana e nella bassa
valle dell’Omo (Etiopia)con datazione intorno ai 2,5 Ma. Conservazione dei caratteri ancestrali , con
un muso molto sviluppato e proteso in avanti.
• Boisei : forma derivata dell’ Africa orientale. Evidenza fossile più diffusa fra Etiopia e Tanzania o fino
alle regioni del lago Malawi e mostra una notevole longevità della specie frai 2,2 e i 1,2 Ma.
• Robustus , variante sudafricana, derivata ma distinguibile per alcuni dettagli della morfologia
facciale. Distribuzione esclusivamente sudafricana e una cronologia circoscritta all’ intervallo di 1,9-
1,6 Ma. In entrambe troviamo invece degli assetti morfomeccanici fondamentali per l’ efficienza del
sistema masticatorio.
Mostrano tutte una stessa morfologia di base. Termine robuste si riferisce all’ apparato di masticazione .
troviamo una cresta sagittale sulla sommità del cranio . siamo di fronte a una specializzazione masticatoria e
alimentare. Rimangono vegetariane ma molto specializzate.
Homo → incomincia a inserire nella sua dieta la carne. Rivoluzione nelle strategie adattative di quelle
scimmie antropomorfe bipedi che eravamo, intorno a 3 o 2,5 Ma , costretti ad avventurarsi nelle savane dell’
Africa orientale. Ad un certo punto questo nuovo modello prese la conformazione di ciò che oggi chiamiamo
“genere Homo”. Il passaggio non fu brusco: avvenne in modo quasi graduale e , in un primo momento, si
basò sullo sfruttamento secondario di risorse alimentari rese disponibili dall’ attività di caccia dei grandi
predatori della savana. Attività tali da richiedere una certa organizzazione del gruppo, compresa la
suddivisione dei compiti e una comunicazione fra gli individui → alla base dello sviluppo del bipedismo vi è la
NASCITA DELLE “SOCIETA”
→1964 viene definito la specie di H. habilis sulla base di un limitato numero di resti frammentari rinvenuti
nella gola di Olduvai , in Tanzania , a poco meno di 2 Ma. Spicca un inizio di encefalizzazione ,riduzione dei
denti , associazione stratigrafica di questi resti fossili con l’ evidenza dei più antichi manufatti in pietra.
→1991, ricercatore Wood , propose di suddividere in due la documentazione fossile di H. habilis .
documentazione fossile troppo ampia per poter racchiudere tutto sotto la stessa specie.
Coniato H. rudolfensis
→1999, stesso Wood, si è reso conto che accoppiata habilis/rudolfensis non rappresentavano lo stesso
raggruppamento biologico. E quindi propose di inserire entrambi le specie , in via provvisoria, nel genere
Australopithecus.
→ nel 2001 rudolfensis divenne addirittura Kenyanthropus.
Sia Habilis che Rudolfensis hanno avuto una distribuzione in Africa orientale, fra Etiopia meridionale , Kenya
e Tanzania, ma è possibile che almeno una di esse si sia spinta anche più a sud. Il primo si
caratterizzerebbe per una capacità cranica modesta e dentatura ridotta , ma proporzioni corporee che si
mantengono legate a un modello locomotorio in parte arboricolo, con bipedismo facoltativo. Il secondo
avrebbe avuto una dentatura simile a quella di Australopithecus , con caratteri facciali addirittura affini a
Paranthropus, ma capacità cranica maggiore ed elementi e proporzioni del postcranio più simili alle forme
successive del genere Homo , indizi di un bipedismo ormai obbligatorio.
Cambiato posizione nella piramide alimentare questi nuovi ominidi avevano anche raggiunto , ben prima di 2
Ma , una piena abilità manuale e la capacità di produrre manufatti. Due fra le più importanti caratteristiche
che distinguono l’ uomo dagli altri primati si siano incrementate a vicenda: encefalizzazione e produzione di
strumenti in pietra.
→circa 2 Ma , la nostra storia cessa di essere una vicenda che ha come scenario esclusivo l’ Africa.
Tuttavia non si parla di migrazione ma piuttosto di espansione dell’ areale di tutta l’ intera specie, di fenomeni
di DIFFUSIONE. Si trattò dell’ espansione di una specie nel suo insieme e si trovò a diffondersi in nuove
regioni, mai precedentemente abitate da popolazioni della stessa specie. La prima e altre diffusioni degli
ominidi vengono chiamate OUT OF AFRICA, visto che spesso avvennero in modo centrifugo dal continente
africano.
Homo ergaster ha assunto un ruolo di primo piano nella filogenesi del genere Homo , quando, nella seconda
metà degli nni ’80 del secolo scorso , si è reso necessario identificare un taxon nel quale inserire i reperti
africani ascrivibili a Homo.
Evoluzione del genere Homo è stata a lungo interpretata come un percorso graduale e lineare a carico di un’
unica specie arcaica , la quale avrebbe condotto alla comparsa di un unica specie devivata.
Homo ergaster →Isola di Giava , fossili umani concentrati in depositi del bacino del fiume Solo. Evidenza
fossile proveniente dalla Cina è ancora più abbondante ma meno nota. Caratteristiche di questi ominidi
asiatici continentali non differiscono sostanzialmente da quelle che sono state ritrovate a Giava.
Homo erectus simile, ma non identico, a homo ergaster →due specie differiscono tra loro per molti caratteri
• Forma del toro sopraorbitario
• Presenza/assenza di rilievi suturali
• Spessore ossa craniche
• Morfologia facciale
Fattori che possono aver contribuito a questa prima grande espansione del genere Homo: ambiente in
costante trasformazione, tali da contribuire non poco all’ isolamento di gruppi umani e alla loro diffusione. Fu
capace di diffondersi e lo fece anche molto presto.
Ominidi simili alle prime forme africane del genere Homo fossero alle porte del nostro continente intorno a
1,7 Ma.
Dmanisi →sito più settentrionale fra i pochi che documentano la prima presenza di ominidi fuori del
continente africano. Forse anche il più antico. Forma umana relativamente piccola e di dimensioni
encefaliche modeste ; non erano ominidi con il cervello particolarmente voluminoso è decisamente modesto
e che i manufatti da loro prodotti di tipologia olduvaiana. Furono probabilmente questi ominidi di origine
africana a dare origine all’ evoluzione delle successive forme asiatiche appartenenti alla specie H. erectus.
→ mese di marzo , 1994, in Italia era stato rinvenuto un cranio frammentario nelle campagne fra le cittadine
nel Lazio meridionale. Pochi mesi dopo a luglio in Spagna, veniva scoperto un primo consistente campione
di resti fossili umani.
→1997 nuova specie definita H. antecessor , uomo espolarotr. Potrebbe rappresentare l’ ultimo antenato
comune di Neanderthal. Mostrano un’ analoga arcaicità morfologica e sembrano entrambe