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DOMANDA HIGHT ACTIVE

PASSIVE LOW

Attraverso l'analisi dei due fattori sono state individuate quattro possibili

condizioni di lavoro:

1. high strain: caratterizzata da una maggiore domanda e una minore libertà

decisionale che determinano nel lavoratore una alta tensione psicologica, rap-

presentata in ansia, depressione, esaurimento e altri disturbi psicosomatici

stress lavoro-correlabili;

2. active: elevata domanda e maggiore libertà nelle scelte decisionali definendo

una situazione di pieno coinvolgimento e possibilità di mettere in pratica le

proprie capacità;

3. low strain: minore domanda ed elevato potere decisionale che parzialmente

costituiscono il sintomo di una buona efficienza lavorativa;

4. passive: bassa domanda e scarsa libertà decisionale incentivando negli anni

inadeguati livelli di insoddisfazione per il proprio lavoro.

Successivamente, sono state apportate delle modifiche al modello ad opera di

Johnson e Hall (1988) con l'introduzione della dimensione Social Support come va-

riabile capace di mediare gli effetti delle richieste ambientali sul soggetto. Ha avuto

così origine il modello domanda-controllo-supporto.

Il modello del Person-Environment Fit (French, Rogers, Cobb, 1974; Caplan,

1979; Van Harrison, 1978), invece, descrive due dimensioni dell'adattamento: il grado

in cui gli atteggiamenti e le capacità dell'individuo soddisfano le richieste del lavoro

e la misura con cui l'ambiente lavorativo soddisfa i bisogni del lavoratore. Quando

una delle due condizioni viene meno, si creano situazioni stressanti che potrebbero

modificare lo stato psicofisico normale del soggetto. 7

Quindi, è la frattura del rapporto tra un soggetto e la sua organizzazione a produrre

una diminuzione della soddisfazione lavorativa con conseguente innalzamento del li-

vello di stress.

Siegrist (1996) ha introdotto un approccio basato sulla discordanza tra la responsabi-

lità lavorativa e le ricompense che ne derivano da esso, noto come modello Effort-

Reward Imbalance.

Le basse ricompense ricevute suscitano emozioni negative persistenti e pregresse

e pertanto stress negli individui coinvolti. Viceversa, adeguate ricompense determi-

nano emozioni positive, benessere, salute e sopravvivenza. Esistono tre tipi di ricom-

pense: monetarie, di stima e di opportunità di carriera.

Una situazione di squilibrio data da elevato sforzo e minore ricompensa può essere

ammessa essenzialmente per tre motivi:

• l'impiego lavorativo è scarsamente definito

oppure i lavoratori hanno poche possibilità di scelta

• i lavoratori accettano questo squilibrio per motivi strategici, per incrementare,

per esempio, le prospettive future grazie a un sacrificio compiuto nel presente

• la condizione in cui le persone sono caratterizzate da una rilevante propensione

lavorativa accompagnata da un elevato bisogno di accettazione e stima che

determina un impegno eccessivo sul lavoro.

Cooper e Marshall (1976) delineano diversi fattori che influenzano il soggetto e

determinano effetti sia a livello individuale che organizzativo. Il modello si basa su

tre assunti:

− le persone possono definire l'origine, i fattori e gli effetti dello stress;

− è possibile determinare ciò attraverso l'utilizzo di informazioni soggettive e

autoriferite

− l'informazione raccolta può essere applicata a un piano d'azione pratico, fina-

lizzato al cambiamento e al miglioramento.

Un'analisi così dettagliata nasce dal fatto che lo stress manifestato può determinare

altri comportamenti dannosi per il benessere psicofisico del soggetto. 8

È necessario ricordare anche che inizialmente il termine STRESS ,era inteso come

"fatica soggettiva", distinta in fatica "fisiologica" e fatica "cronica": la prima relativa

alla stanchezza dell'organismo in determinate condizioni, la seconda di tipo patolo-

gico, per i suoi effetti sul sistema somatico e sul sistema nervoso; quest'ultima ha un

pesante costo psichico non recuperabile attraverso il semplice riposo (Rossati e Ma-

gro, 1999).

In realtà, anche se il concetto di stress ha interessato gli psicologi per molti anni,

le prime ricerche sono state compiute in ambito medico.

Durante il ventesimo secolo, alcuni studiosi avevano già delineato il rapporto tra

alcuni modelli di personalità e le conseguenti malattie ma precedentemente era stato

Bernard (1859), fisiologo francese a ipotizzare che il sistema ormonale interno

dell'individuo dovesse rimanere costante anche di fronte a cambiamenti esterni.

Cannon (1929), il pioniere della nozione di "omeostasi", introdusse il termine

stress nel campo della biologia, supponendo l'esistenza di un linguaggio interiore ap-

preso o ereditario con cui il corpo fornisce delle risposte conseguenti alle diverse si-

tuazioni che incontra.

Cannon, prese spunto dalle ricerche di James e Lange, due ricercatori che

avevano studiato l'origine neurofisiologica e organicistica delle stimolazioni e delle

sensazioni nell'organismo, arrivando a delineare che il nostro corpo percepisce i propri

mutamenti a livello emozionale e "viscerale". A ciò Cannon aggiunse che i mutamenti

fisiologici sono la conseguenza del sistema simpatico, in particolare dell'adrenalina, e

che tali trasformazioni dei vari organi attivano un processo di adattamento per rispon-

dere alle stimolazioni esterne che si presentano all'individuo. Cannon ipotizza una

centralità del sistema nervoso, in particolare del sistema corticale, che si attiva per

ripristinare il livello omeostatico dell'organismo.

Holmes e Rahe (1967) analizzarono l'incidenza dei cambiamenti di vita sugli

individui mettendo in evidenza che la probabilità di un individuo di ammalarsi di

stress deriva dagli eventi di vita che lo hanno coinvolto precedentemente, come

9

separazioni, divorzi, nuove relazioni, figli ecc. Essi propongono il concetto di life

stress e mettono in rilievo, attraverso lo strumento SRRS (social readjustmen rating

scale) il fatto che ciascun evento passato incide sul benessere psicofisico attuale del

soggetto. Quindi, gli eventi lavorativi sono interconnessi con eventi familiari, rela-

zioni, fisici ecc.

Lo stress è un campanello di allarme che ci avvisa della perdita di equilibrio

psicofisico provocando la reazione dell'organismo nel tentativo di ristabilire uno stato

di omeostasi per favorire il benessere personale e l'adattamento alla nuova condizione.

John W. Mason (1971) ha verificato che le reazioni endocrine a fattori stressanti

di diversa natura non sono una risposta aspecifica, ma una reazione emotiva specifica

collegata al vissuto del soggetto.

La definizione più recente di stress lavoro-correlato data nell'Accordo europeo

dell'8 ottobre 2004 è la seguente: "stato che comporta disturbi e disfunzioni di natura

fisica, psicologica o sociale e crea effetti sugli individui che si ritengono incapaci di

colmare le lacune con i propri requisiti o le aspettative riposte su di loro". Quindi, a

provocare i disturbi e le patologie è la percezione del lavoratore riguardo la sua situa-

zione lavorativa e le sue eventuali capacità per affrontarla, indipendentemente dal

riconoscimento di un rischio effettivo stress lavoro-correlato

1.2 I RISCHI NELL AMBITO SOCIALE

Negli anni Ottanta del ventesimo secolo, secondo l'Organizzazione internazionale

del lavoro, il rischio psicosociale è definito sia come l'insieme delle relazioni fra le

variabili riferibili al contenuto, alla gestione e all'organizzazione del lavoro che come

l'insieme delle competenze e delle richieste dei lavoratori.

Successivamente, Cox e Griffiths (1995) definiscono i rischi psicosociali come

quegli aspetti di progettazione, organizzazione e gestione del lavoro, nonché quei

rispettivi contesti ambientali e sociali, che potenzialmente possono causare danni fi-

sici o psicologici. 10

L'insorgenza di tali patologie è strettamente correlata a fattori quali la durata del

periodo stressante a cui il lavoratore è sottoposto e alle capacità di adattamento del

lavoratore all'evento stressante, comprendendone le motivazioni e le possibilità di

farvi fronte tramite risorse e stili di coping adeguati (De Falco, Messineo, Vescuso,

2008).

Su questo piano sono molte le differenze individuali relative al carattere della

persona, alle sue condizioni di salute al momento in cui inizia l'evento stressante, alla

situazione sociale vissuta (separazione, lutto, nascita di figli, preoccupazioni econo-

miche ecc.) e alle aspettative riguardo al lavoro.

Anche l'ambiente di lavoro risulta avere un effetto importante sulle condizioni di

vita e di lavoro ed è elemento di primaria importanza per il benessere, la salute e la

sicurezza delle persone. Per progettare un ambiente di lavoro conforme al benessere

del singolo lavoratore, i fattori da prendere in considerazione sono (Argentero, Cor-

tese, 2016):

• microclima: insieme di misure ambientali che regolano le condizioni climatich

di un luogo di vita o di lavoro determinanti per il benessere termico di un individuo.

Il microclima assume rilevante importanza soprattutto per coloro che trascorrono la

maggior parte del tempo in ambienti chiusi. Valutare questi parametri non risulta però

semplice, in quanto devono essere considerati e misurati in relazione alla tipologia di

lavoro svolto e ai fattori soggettivi strettamente legati all'individuo, quali l'età, il peso,

la temperatura corporea interna, ecc;

• illuminazione: la conformità ai parametri ottimali di luminosità ambientale è

determinata da una corretta esposizione alla luce, sia di giorno che di notte. La

percezione di comfort relativo alla qualità dell'illuminazione, oltre a essere de-

terminata dalle caratteristiche fisiche della persona, dal tipo di attività svolta e

da aspetti strutturali, è condizionata anche da fattori socioculturali e di abitu-

dine;

• il rumore: risulta essere uno dei problemi maggiori, soprattutto per quanto

riguarda alcuni settori (industriale, edilizio, meccanico) e può essere definito

come qualsiasi suono che arrechi disturbo. Il rumore, infatti, può causare danni

11

rilevanti all'apparato uditivo e rappresenta una delle principali cause di patolo-

gie professionali;

• il carico di lavoro fisico: che determina disturbi muscoloscheletrici aventi

quattro fattori di rischio quali: la forza richiesta per eseguire il compito; la po-

stura tenuta nell'esecuzione del compito; la ripetitività dei gesti lavorativi; l'i-

nadeguato rilassamento dei segmenti muscoloscheletrici coinvolti nell'esecu-

zione del compito lavorativo;

• le posture

Dettagli
A.A. 2023-2024
68 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher emanuele.villa di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fondamenti di psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Universitas Mercatorum di Roma o del prof Vitiello Marco Cristian.