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Matricola 204239
anno accademico 2022 / 2023 1
Tesi sostenuta
Quando si parla di evoluzione si pensa all’uomo e alle sue conquiste tecnologiche
o ad altri mammiferi evoluti, che mutano nel tempo le loro caratteristiche specie-
specifiche nell’immediato il pensiero non è rivolto all’evoluzione filogenetica.
Il contesto interdisciplinare
Pedagogia generale;
Psicologia dell’educazione;
Psicosociologia.
Fonti e strumenti di ricerca
Bibliografia:
il cosiddetto male Lorenz, Où: rivista di riflessioni e provocazioni di Romolo Perrotta.
Intervista 2007 edizioni scientifiche italiane
Le opinioni di due persone intervistate: Iginio Massari e Adele Iannuzzi (sul tema del
contenimento dell’aggressività).
1) Iginio Massari: la sopraffazione nei confronti dei consimili è umiliante; anche io da
piccolo l’ho subita è una componete da debellare tramite l’esperienza o l’impegno di un
lavoro. (come afferma Lorenz) 2023
è un disturbo o una malattia da curare tramite uno psichiatra o chi per lui.
2) Adele Iannuzzi: La fattoria didattica e utile per il reindirizzamento dell’aggressività
Fonti e strumenti di ricerca
Sitografia:
http://www.nilalienum.it/Sezioni/Bibliografia/Scienze/LorenzCM.html
https://www.libercensor.net/contenuti/recensioni/il-cosiddetto-male-per-una-storia-
naturale-dell-aggressione
www.vanilla magazine.com
Il contesto tematico e lo specifico stato
la filogenetica: secondo gli etologi gli adattamenti filogenetici hanno determinato il
comportamento della specie animale e umana. “i meccanismi fisiologici rendono insomma gli animali
attivi “per istinto” e capaci di modificare il comportamento adattandosi all’ambiente, le azioni istintive sono
dunque innate: ciò significa che le strutture morfologiche su cui si basano sono costruite sul patrimonio
” (cfr. où pag. 158).
ereditario 2
A distinzione degli altri mammiferi nell’uomo gli adattamenti filogenetici sono
interconnessi a modelli di comportamento tramandati culturalmente. Il genoma dell’uomo ha delle
caratteristiche che lo pongono al di sopra degli altri mammiferi (il linguaggio, il pensiero astratto
che gli consente di trasmettere le informazioni acquisite anche in assenza dell’oggetto concreto), in
altre parole l’uomo è geneticamente capace di applicare la ricorsività; nell’uomo individualismo,
cultura e tradizione hanno un ruolo filogenetico determinante.
La selezione naturale provoca l’evolversi di una specie in un determinato modo , “La lotta per
l’esistenza” avviene tra individui della stessa specie che subiscono delle mutazioni, allo scopo, di adattarsi
alle condizioni dell’habitat che nel tempo sono soggette a cambiamenti naturali e antropici.
In realtà” la lotta” alla quale alludeva Darwin, e che fa progredire l’evoluzione, è in prima linea la
inoltre
concorrenza fra parenti prossimi” (la lotta intra specifica) (cfr. dal “cosiddetto male” cap. 2 p. 37)
Darwin ci parla degli uomini e degli animali come creature appartenenti a una stessa stirpe, l’uomo
ha in lui l’eredità animale ma anche il potere di dominarla, infatti per Darwin la parola discendenza
significa che i nostri antenati sono scesi dall’albero.
Aggressività
L’intuizione dell’evoluzione filogenetica è da attribuire a Darwin che propose la teoria
dell’evoluzione della specie; in base alla quale l’apprendimento filogenetico viene acquisito nel
genoma e viene trasmesso di generazione in generazione predisponendosi all’adattamento specie-
specifico.
L’aggressività animale ed umana è un tema molto dibattuto e che non ha ancora trovato
oggettive risposte. Lorenz nel “cosiddetto male” ci parla di aggressività, presentandoci la sua
connotazione innata e finalizzata alla difesa del territorio; questa eterna lotta necessaria alla
sopravvivenza della specie trova negli animali il suo equilibrio; ma quando si parla di uomo il
discorso cambia aspetto in quanto egli è superbo e si sente superiore agli animali, non
riconoscendosi mammifero tra altre specie di mammiferi. Questo accade perché il prodotto dei
propri istinti attraverso l’acculturazione viene spesso compresso e deviato, per sfociare purtroppo in
atti di violenza deliberati.
L’aggressività umana è originata da due fattori: il determinismo genetico che nel novecento
s’è sviluppato in opposizione al determinismo psicologico e sociologico e quello genetico-culturale
che è una risposta a stimoli esterni e condiziona il soggetto a una reazione che talvolta scaturisce
violentemente nei confronti dei propri simili. L’uomo primitivo risolti i problemi derivanti dai
bisogni primari che ne determinarono la selezione specie-specifica, iniziò la sua lotta per la
selezione intraspecifica.
Si possono distinguere due forme di aggressività: una positiva e l’altra negativa.
La positiva serve per la sopravvivenza della specie e la negativa per annientare la specie
stessa. Ora dobbiamo paragonare le due forme a un bilanciere da un lato la forza positiva e dall’altra
la negativa, quando le due si equivalgono c’è stabilità di emozioni che dominano gli esseri viventi. 3
In genere i mammiferi non umani non si uccidono tra loro, perché scattano i freni inibitori
(come ci ha illustrato l’autore nelle sue osservazioni sul campo, il suo classico es. è quello del lupo).
Diversamente è per l’uomo perché è un essere altamente individualizzato, quindi estremamente
aggressivo. Questa aggressività va in qualche modo sfogata e se non viene convogliata, può
implodere improvvisamente come un qualsiasi istinto a lungo represso.
IL PERCORSO DELLA RICERCA
Il mio percorso di ricerca vorrebbe dimostrare l’oculatezza di Lorenz nello scrivere “il cosiddetto
male”; se ancora oggi questo testo è oggetto di studio v’è una ragione; il testo Invita l’uomo a una
analisi critica della propria aggressività, che può trovare una risoluzione tornando al principio di
natura.
L’uomo fa riferimento ai miti nel tentativo di spiegarsi le origini della specie umana, mettendone in
risalto la potenza intellettiva; questo perché non accetta la sua discendenza comune con lo
scimpanzé.
Lorenz fu tacciato di essere figlio di un’epoca di an-tropismo. La soluzione la trovò nell’istinto
intraspecifico, convogliando la pulsione aggressiva con il re-indirizzamento, sia nell’atto sessuale
che nell’atto sportivo ove le negatività possono espletarsi naturalmente, tutto sommato ci fa un buon
auspicio.
. La più importante funzione della lotta intra specifica è quella della conservazione della specie, ove
attraverso varie osservazioni sul campo gli etologi hanno verificato che animali di una stessa specie
si respingono a vicenda.
Il cosiddetto male
Lorenz nel “cosiddetto male” parla della naturale propensione dell’uomo all’aggressività e lo fa
considerando il fenomeno intraspecifico dell’aggressività in generale, ma non si limita a questo, il
suo obiettivo è quello di comprendere come gli individui possano gestirla.
“La lotta interspecifica, di fatto, esiste e si realizza in tre forme: il comportamento aggressivo del predatore
verso la preda, la reazione aggressiva della preda verso il predatore, la "reazione critica" di colui che,
attaccato da un nemico più forte, non vedendo altra soluzione, reagisce con la forza della disperazione
attaccando l'aggressore.” (Il saggiatore 2005)
Le tre funzioni fondamentale del comportamento aggressivo sono determinate dallo spazio vitale
che gli esseri della stessa specie hanno a disposizione, questo innesca la selezione del più forte
attraverso i combattimenti che tendono alla salvaguardia della discendenza. Quando parliamo
dell’uomo va sottolineato il ruolo che intercorre tra individui che interagiscono in un sistema
sociale; infatti a salvaguardia di questo sistema esiste l’ordine gerarchico.
Esperimento universo 25
L’esperimento dell’universo 25 attraverso l’esperienza sui ratti, tenta di spiegare il perché una
società umana non può esistere senza i suoi artefatti. 4
La gabbia dove s’è svolto l’esperimento si chiama Universo 25, ha uno spazio orizzontale libero e
tante nicchie disposte nei muri verticali, raggiungibili dai topi grazie a delle griglie in ferro saldate
sulle pareti. Le nicchie sono collegate da 4 tunnel e sono complessivamente 256. I ratti, dopo un
periodo di circa 3 mesi di adattamento, raddoppiano ogni due mesi. In seguito, la curva di crescita
cala un po’, ma la popolazione raggiunge le 620 unità nell’agosto del 1969. Dopo circa un anno e
mezzo dal momento in cui sono state introdotte quelle prime 4 coppie di topi, Universo 25,
raggiunge il massimo della popolazione.
I topi vivi superano di molto i ruoli sociali disponibili, e si iniziano a notare delle anomalie
comportamentali: alcuni maschi cominciano ad attaccare femmine e neonati; altri diventano
pansessuali, le femmine minacciate dai maschi, si rifugiano nei nidi più alti, portando con sé la
prole, alla quale però non sono in grado di provvedere, perché impegnate nella difesa del territorio;
pertanto la stragrande maggioranza dei piccoli viene lasciata morire.
I gruppi di topi rimasti che girano all’interno della gabbia sono sproporzionati, a volte con un solo
maschio per 10 femmine oppure di 20 maschi e 10 femmine.
In questa situazione esplode la violenza, che porta al totale collasso dell’utopico Universo 25.
Comparazione della società dei topi e della società umana
I topi non hanno una struttura gerarchica e la loro struttura sociale è basata sul riconoscimento
dell’odore dei propri conspecifici. Le colonie di topi sono vere organizzazioni sociali che
combattono collettivamente contro un’altra colonia.
“Nel loro comportamento verso i membri della loro comunità gli animali che ora descriveremo sono dei
modelli di virtù sociale. Ma si mutano in vere belve appena hanno a che fare con appartenenti a una
Non si conoscono individualmente perché troppo numerosi, ma
comunità che non sia la loro.”
utilizzano l’odore che è comune a tutti i membri della colonia.
Il gruppo è una grande famiglia dove vi sono legami parentali e all’interno del gruppo non vi sono
lotte serie; la quasi assenza di aggressività all’interno del gruppo, coincide con la ri-direzione di
essa su tutti i membri della stessa specie estranei al gruppo stesso, che, è attivato dal diverso odore
ed appare senza l