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Ricordare: abbandonare i rimpianti e trasformare il passato
Si tratta di abbandonare ogni rimpianto nei confronti del proprio passato per affrontare il rischio di trasformarlo, rimettendolo in comunicazione con il presente e il futuro.
Se nessuno ci ascolta non abbiamo il senso di esistere e il raccontare può diventare uno strumento di cura, non un testo ma un contesto, una via di guarigione per le ferite del sé.
L'elaborazione del lutto (per una morte, per una relazione affettiva finita, per la fine di un ciclo vitale) richiama la dimensione della cura sui, perché non basta il pianto e l'evasione, in quanto segue un processo di riorientamento, radicale, sofferto, che va guidato nel senso di comprenderlo, attraversarlo e riorientarlo.
Raccontarsi non è solo narrare fatti ed eventi, è raccontare ad un altro che ascolta e con cui si forma una trama comunicativa di affetti ed emozioni. L'intera "terapeutica della memoria ferita" consiste in un processo per cui il peso del
passato sul presente viene progressivamente riequilibrato da una crescente influenza delle nuove e diverse esperienze del passato. Attraverso il racconto è possibile trasformare un evento traumatico ancora non metabolizzato in una forma più digeribile. Nella malattia, che è mutamento e trauma, la crisi di sé reclama la cura che impone all'io di ripensare il suo modo di vivere, il senso del tempo vissuto, l'organizzazione del quotidiano che produce uno stile di vita diverso, intorno a un sé più consapevole e autoregolato. Attraverso il ricordo si interviene sul proprio passato e, nel rievocarlo, lo trasformiamo, cosicché il passato perde la sua caratteristica di immutabilità. La scrittura è strumento per scaricare l'ansia e integrare le parti diverse della personalità attraverso il dialogo interno. Ogni narrazione autobiografica si muove tra due poli: da un lato tende alla presentazione di sé; dall'altro,alla ricerca di sé. In entrambi i casi potremmo parlare di autoriconoscimento; scrivere può diventare lo strumento per dare ordine al materiale emozionale, per connettere pensieri e sentimenti in modo congruente e quindi si pone come atto propedeutico all comprensione di quel testo complicato che è la propria esistenza. Nell'esperienza del lutto, l'immagine idealizzata del passato può divenire una prigione che petrifica. Nella sofferenza del lutto la scrittura può assumere il valore di una cittadella interiore, all'interno della quale trovare il tempo per ricostruire la propria identità ferita. - Scrivere nell'età adulta La memoria si presenta come il terreno privilegiato all'interno del quale la dimensione conscia e quella inconscia dialogano incessantemente. Vi sono eventi del passato che vorremmo ricordare e che, invece, non riusciamo a presentificare, così come vi sono eventi che vorremmo dimenticare e inveceinvadono il nostro presente quando meno ce lo aspettiamo. In questo senso si può dire che noi non siamo completamente padroni della nostra memoria. Tuttavia essa rimane "terreno fondamentale su cui agire la nostra responsabilità". Fantasia, ricordo e incubi sono costruiti dallo stesso materiale psichico; nel momento in cui accettiamo la confluenza tra memoria e fantasia, riconoscendo il ricordo come l'esito dell'incontro tra mondo esterno e mondo interno, storia e memoria si separano per sempre. Esistono 3 tipologie di memoria: - memoria a lungo termine: esperienza codificata e immagazzinata; - memoria procedurale e semantica: relative al significato dei simboli linguistici; - memoria autobiografica: si riferisce all'insieme di ricordi di una persona in cui i singoli episodi sono legati da una sequenza temporale. Con il termine 'patto autobiografico', coniato da Lejeune, si intende un patto che stabilisce come regola che il narratore stabilisce.cosa e come raccontare; in questo caso, i modi di raccontarsi hanno a che fare con l'identità di chi racconta. Scrivere di sé rappresenta un modo per tornare a riflettere sul senso dei propri trascorsi e insegna a non avere più paura della solitudine. La metodologia di scrittura del memoir La metodologia di scrittura della propria vita, memoir, si diffuse negli Stati Uniti negli anni '60 come modalità di scrittura legata agli interrogativi sull'identità emersi dai movimenti sociali e culturali delle minoranze; esso rientra nelle scritture che si definiscono creative, creatività esercitata attraverso un materiale narrativo. Edvige Giunta afferma che il memoir contemporaneo, al contrario del memoir del '900 che poneva l'attenzione alla vita reale, alla famiglia e alla religione, presenta un forum di problematiche più inespresse. Secondo Gardner, le persone creative riescono, nonostante i pregiudizi, aTrovare un supporto emotivo per andare avanti. Il laboratorio di scrittura prevede la partecipazione a diversi incontri dove l'attenzione viene spostata sul come si racconta: il docente utilizza stimoli che permettono la scrittura in breve tempo (10-15 minuti) e tende a segmentare in sottotitoli il ricorso che scaturisce dalla sollecitazione. Il laboratorio ha delle regole precise, alle quali i partecipanti dovranno attenersi:
- Non si parla della propria vita, nonostante gli stimoli;
- L'autore del pezzo non potrà rispondere;
- Ognuno deve verificare se il testo è ben organizzato a seconda della costruzione grammaticale, la fluidità dei periodi, la coerenza lessicale ed il grado di comprensibilità;
- Deve essere individuato l'eventuale 'buco narrativo', cioè l'interruzione omogenea della storia che impedisce un'adeguata fruizione del testo;
- Esplicitare in che direzione deve andare la struttura riguardo.
La tipologia testuale
Questi esercizi hanno lo scopo di esplorare il funzionamento della memoria e la verità dei fatti. Gli stimoli narrativi possono essere di vario tipo: fotolinguaggio, la lettura ad alta voce e l'ascolto, il racconto orale, la scrittura creativa, la scrittura cinematografica, l'utilizzo di audiovisivi, la musica, ecc.
Il raccontarsi attraverso l'autobiografia costituisce un percorso di autoformazione che permette alle donne di scoprire il proprio genere; scrivere di sé, secondo Ulivieri, serve a prendere coscienza dei limiti di formazione.
Il racconto è la rappresentazione della propria storia; per raccontare, è necessario far ricorso alla memoria come funzione cognitiva di primo piano, stimolata dalle pratiche educative. La rievocazione delle esperienze vissute suscitano le nostre emozioni e ci aiuta a distinguere ciò che è scontato e ciò che abbiamo deciso di conservare. Nel finale, gli studenti
Possono decidere di leggere la propria storia all'insegnante e ai compagni, con lo scopo di individuare eventuali elementi mancanti e aggiungerli.
Nel 1939 Herbert Blumer sottolineò l'impossibilità di analizzare la cultura e la struttura sociale, là dove la si deprivi di necessarie teorie della personalità in grado di giustificare la rappresentazione di quel mondo in cui essa è inclusa. Con l'utilizzo della narrazione, la sociologia e la storia orale convergono nel ricostruire, attraverso testimonianze orali, identità che le documentazioni a distanza non lasciano emergere; vi fu così la ribalta di molte fonti minori, diari e fonti soggettive come quelle orali, considerate fino ad allora poco attendibili.
Fanno parte dell'approccio autobiografico anche le pratiche che comprendono un lavoro individuale attraverso colloqui ed interviste; queste ultime vengono definite come uno scambio tra due o più persone,
I quali ruoli sono interscambiabili, dove una cerca di raccogliere informazioni su un certo tema, ponendo domande più o meno prefissate. L'ascoltatore ha il ruolo di sollecitare, stimolare il processo di narrazione; non vi sono regole per la durata di un colloquio, ma è necessario mettere a disposizione il tempo di cui si ha bisogno e mantenere un atteggiamento di ascolto. Infine, le domande potranno essere in parte prefigurate e in parte adattate sulla base dei vissuti emotivi che emergeranno. La situazione del colloquio deve avvicinarsi ad un tranquillo incontro di storie, evitando modalità che distanziano i due interlocutori. Demetrio infine parla di 'regola aurea', la quale consiste nel creare un legame con chi racconta la storia, il quale deve essere informato sullo scopo e sul tipo di divulgazione delle informazioni. L'intervista è un dialogo in cui è implicato il soggetto intervistato e l'intervistatore.
il rapporto viene condizionato dagli stati emotivi ed è necessario che l'intervistatore abbia dato il proprio linguaggio a quello dell'intervistato. Secondo il grado di profondità, distrutturazione e di centratura vi sono diversi tipi di interviste: - l'intervista libera, in cui l'intervistatore propone l'argomento e ascolta; - l'intervista semi-strutturata, in cui si seguono delle tematiche per porre le domande all'intervistato; - l'intervista strutturata, in cui l'intervistatore fa una serie di domande precise e in un ordine preciso e attende la risposta; - l'intervista rigidamente strutturata, come il questionario. Prima di iniziare a intervistare è importante scegliere il tipo e la tipologia di domande da porre, in modo da ottenere una risposta adatta: in primis, bisogna scegliere fra domande dirette e indirette, per poi decidere la formulazione. È preferibile usare domande brevi, chiare e una alla volta.certi casi, l'intervista è biografica, ovvero intervista discorsiva che ricerca la profondità; si divide in due tipi: il racconto di vita e la storia di vita, che si differenziano a seconda dello stimolo iniziale che dà il via all'intervista. Al contrario, il racconto autobiografico mira più a persuadere che a informare. Narrare la propria vita attraverso un racconto autobiografico consente di far riaffiorare ricordi passati e questo permette di interrogarsi sulla propria identità; le autobiografie nascono da episodi che ci hanno segnato e condividerli serve ad aiutare chi sta passando lo stesso (es. genitori di figli disabili che tramite i loro racconti contribuiscono a modificare i pregiudizi sulla disabilità). Narrazione e autobiografia sono legate da un unico filo: la prima, attraverso l'introspezione, trova quel significato nascosto che solo la seconda può cogliere; infatti, essa è un racconto fatto da un narratore.‘qui e ora’ che è