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I SIGNIFICATI PEDAGOGICI DELLA SCRITTURA E DEL RACCONTO DI SÉ

Capitolo 3: Metodologie di scritture di sé memoir,

La metodologia di scrittura della propria vita, il sé, è diffusa negli USA dagli anni '70 come modalità di scrittura legata agli interrogativi sull'identità emersi dai movimenti sociali e culturali delle minoranze etniche.

In questi anni la critica femminista comincia ad analizzare l'autobiografia femminile come un vero e proprio genere letterario perché fino a quel momento si era sempre preso in considerazione le autobiografie di uomini e mai di donne. Negli anni '80 questo diventa la necessità di attribuire alla storia orale e alle scritture private il valore di scrittura, mostrandolo come quello che il canone letterario definisce non tradizionale, in realtà è proprio la tradizione femminile. Il racconto di sé delle donne italo-americane si distanziava molto dall'autobiografia tradizionale ed

è contraddistinto dal difficile rapporto che esse intrattengono con le proprie famiglie e con le comunità di appartenenza fortemente patriarcali. L’eredità che queste donne lasciano è ricca di conflittualità perché il passaggio dai valori tradizionali ai valori nuovi appresi in America è stato difficile e conflittuale. La volontà di autodeterminazione e di auto definizione è la causa che ha reso necessaria una frattura con il gruppo di appartenenza. Questo processo ha comportato un senso di ambivalenza che va ben oltre il conflitto tra cultura di origine e cultura d’adozione. Nella seconda metà degli anni ’80 alcune studiose italo-americane di seconda generazione vogliono infrangere la visione stereotipa (sia dal punto di vista del genere che da quello etnico) attraverso il recupero di autobiografie di donne “diverse”. Il termine “etnico” fino agli anni ’60 veniva usato in

contrapposizione ad "anglo-americano", considerato sinonimo di "naturale". In una società che tendeva a discriminare le minoranze, gli italiani molte volte hanno cercato di fondersi nel melting pot in cui tutto si amalgama e in cui le differenze si annullano, ad esempio americanizzavano il proprio nome. Il senso di ambivalenza provocato dal tentativo di mimetizzazione è profondo: se da una parte c'era il tentativo di tenere vive le proprie tradizioni, dall'altra era presente l'imbarazzo di far parte di una cultura marginalizzata. Attraverso la scrittura le donne italo-americane hanno compiuto e continuano a compiere un atto di auto-affermazione. Scrivere della loro diversità, della propria cultura, della propria famiglia, voleva dire infrangere la lette di omertà che impone di preservare i segreti familiari ad ogni costo. Il memoir apre la strada ad una modalità di scrittura che sposta l'attenzione dalla vita

reale al ricordo e quindi alla memoria, che è molto selettiva e talvolta può tradire.

Dagli anni '90 la scelta di scrivere diventa più diretta e consapevole: centrali sono le storie sulla vita quotidiana, su ambivalenze e conflitti. Le autrici spesso raccontano storie in cui esse decidono di abbandonare la struttura familiare patriarcale per definire la propria vita in base al desiderio e alle volontà individuali.

Il memoir rientra tra le scritture che si definiscono (nome anche di una rivista letteraria fondata nel 1993 da Lee Gurkind) che esercitano il talento della scrittura creativa attraverso un materiale narrativo che non è d'invenzione perché la fonte è di memoria soggettiva. Giuntale storie mettono in evidenza il percorso individuale. Secondo questo genere letterario presenta racconti autobiografici di persone emarginate e in precedenza senza voce, un forum di problematiche e storie inespresse.

La caratteristica del laboratorio di scrittura è che non richiede necessariamente scrittori professionisti. De Salvo afferma che con gli scrittori principianti vi sono molti pregiudizi; impegnarsi nella semplice pratica di scrittura è già di per sé un gesto trasformativo, come lo è raccontare le proprie storie e collegare i sentimenti agli eventi della propria vita. Un modello di elaborazione pedagogica dell'esperienza trova una corrispondenza operativa in un approccio laboratoriale, che invita il soggetto ad attivarsi in prima persona. L'elaborazione ha anche a che fare con la memoria quindi la narrazione ha il fine della conoscenza dei propri processi interni. Il laboratorio di scrittura prevede molti incontri dove si lavora su come si racconta: il docente utilizza uno stimolo che permette la scrittura in un tempo breve (10/15 minuti) e tende a segmentare in sottotitoli il ricordo che scaturisce dalla sollecitazione. [buco narrativo: interruzione nel] Al termine procedere omogeneo.

dimenticare ma che invece rimangono impressi nella nostra memoria. La scrittura ci permette di esplorare questi ricordi e di dare loro un senso. Attraverso la scrittura, possiamo esprimere le nostre emozioni e i nostri pensieri più profondi. Possiamo raccontare la nostra storia e condividerla con gli altri. La scrittura ci aiuta a riflettere su noi stessi e a comprendere meglio chi siamo.

Dimenticare e invece invadono il nostro presente quando meno ce lo aspettiamo. Noi non siamo completamente padroni della nostra mente. Parlare di sé genera momenti forti di presa di coscienza, relativi sia ai processi cognitivi effettivamente realizzati, che ai limiti individuali, ed anche alle regole del proprio conoscere. Scrivere di sé, invece, rappresenta un momento di emancipazione per le donne, che consiste nel prendere coscienza dei limiti della loro formazione e della loro vita, nel riproporsi mete culturali e sociali, nel tentare di riscrivere la propria storia personale. La scrittura autobiografica femminile serve a stabilire un collegamento tra le donne in diversi momenti storici. Il recupero della memoria è un momento fondamentale nella costruzione del processo di identità. Le nostre vite sono incessantemente intrecciate al racconto, alle storie che raccontiamo e che sentiamo raccontare. Tutte queste storie sono rielaborate nella storia della nostra vita.

cheraccontiamo a noi stessi. La storia si esprime attraverso il linguaggio, comporta il ricorso allamemoria episodica degli eventi passati. Essa costituisce una fonte di conoscenza, di trasmissioneeducativa e di valori. Agli inizi del ‘900 scrivere, per le donne, ha costituito una delle espressionepiù significative della nostra identità. I testi narrativi sono tra le esperienze più precoci e frequentinella vita di una persona ed entrano nella vita quotidiana come discorsi, aneddoti e autobiografie.Il racconto è il luogo del ritorno a quello che si è stati o del cammino verso quello che si diventerà.Raccontarsi significa ri-guardarsi e scoprire i tratti che connotano le personalità, i segni chedelineano una fisionomia. Il racconto è la rappresentazione della propria storia. Attraverso le storiecostruiamo i quadri di valori attraverso i quali diamo un senso alle azioni.I nostri ricordi sono legati a luoghi che hanno lasciato

in noi un segno indelebile. La memoria non è un baule che possiamo aprire ogni volta che lo desideriamo alla ricerca di quel che ci serve. La memoria si rivela così essere un tempo, una dimensione spettrale dove si incontrano e interagiscono temporalità diverse. Nell'atto di ricordare siamo impegnati in un processo di riscrittura continua dell'evento e insieme di noi stessi.

Il laboratorio di scrittura ha assunto la consapevolezza delle convenzioni di un testo, per cui, è necessario che gli studenti sappiamo identificare gli elementi della scrittura del racconto nelle storie che leggono. Gli stimoli narrativi possono essere di vario tipo: ricordare esperienze del passato oppure tramite stimoli che guidano la riflessione su temi importanti.

La condivisione consente di vivere insieme il piacere che hanno trovato nel ricordare tanti eventi che solitamente non emergono, perché non è semplice fermarsi a riflettere sulla prima

volta.L'insegnate e i compagni rilevano eventuali elementi mancati e discutono come e dove si possonoaggiungere. Ma sarà l'autore che dovrà rivedere il testo e correggerlo sulla base dei commentiascoltati.L'archiviazione delle informazioni non risulta accessibile alla consapevolezza del soggetto, soloalcune delle memorie emotive e percettive sono regolate da processi consapevoli. Ripercorrere imomenti della nostra vita attraverso il ricordo ci permette di distinguere ciò che è contato e ciòche abbiamo deciso di conservare.Raccontarsi è prima di tutto un esercizio retrospettivo, uno sguardo al passato che richiede unapresa di distanza dall'esperienza. BlumerLa metodologia delle storie di vita è oggetto e estraendo di interpretazione. sottolineò l'impossibilità di analizzare la cultura e la struttura sociale. Con l'utilizzo della narrazione lasociologia viene ad avere molto in comune con lastoria orale: convergono nel ricostruire e valorizzare attraverso testimonianze orali, identità e repertori culturali che documentazioni e interpretazioni a distanza non lasciano emergere. Ogni biografia e ogni autobiografia è il testo di una vita. L'interesse crescente della storia sociale per la realtà, fondamentale per l'umanità, porta alla ribalta fonti minori, diari, epistolari e fonti soggettive come quelle orali. Negli anni '80 l'interesse verso le biografie femminili costituisce un motivo per agganciare la riflessione sociologica a quella demografica. Le donne vengono sempre più fotografate anche dentro i luoghi di lavoro, alle prese con problemi di affermazione e di legittimazione professionale. Fanno parte dell'approccio autobiografico anche tutte quelle pratiche che comprendono un lavoro individuale attraverso colloqui e interviste. Cavallaro sostiene che una storia individuale si presenta come la mediazione dialettica.tra le regole sociali del gruppo, tra la cultura intesa in senso antropologico e le forme istituzionali proprie di ciascuna società. Nelle storie di vita quotidiana, le persone si confrontano con una serie di norme e valori che regolano il loro comportamento e le loro interazioni con gli altri membri della comunità. Queste regole sociali possono variare notevolmente da una cultura all'altra e sono spesso influenzate da fattori come la religione, la storia e l'ambiente naturale. Inoltre, le forme istituzionali, come il governo, l'economia e l'istruzione, giocano un ruolo importante nella definizione delle regole sociali di una società. Ad esempio, in una società democratica, le regole sociali possono essere basate sui principi di uguaglianza e libertà individuale, mentre in una società autoritaria, le regole sociali possono essere più rigide e controllate dallo stato. In ogni caso, le regole sociali sono fondamentali per il funzionamento di una società e per garantire l'ordine e la coesione sociale.
Dettagli
A.A. 2018-2019
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ilariabrandolini di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie dei processi comunicativi e formativi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Firenze o del prof Biagioli Raffaella.