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CAPITOLO II
La progettazione e la valutazione nel laboratorio educativo
“Un’oncia di esperienza è meglio che una tonnellata di teoria,
semplicemente perché è soltanto nell’esperienza
che una teoria può avere un significato vitale e verificabile.”
John Dewey, 1949, 24
1.1 Introduzione
Nel capitolo precedente ho analizzato le caratteristiche del laboratorio educativo
come dispositivo di apprendimento; il laboratorio è uno spazio dedicato a un’attività
pratica, ma è soprattutto una modalità di costruzione di competenze e abilità attraverso
la sperimentazione delle conoscenze acquisite.
Il laboratorio si configura, quindi, come “un contesto culturale, un ambiente di lavoro
costruttivista in cui centrali sono i mediatori didattici e il linguaggio che favorisce
l’organizzazione del pensiero” (Zecca, 2016, 25). Se organizzato bene, il laboratorio è
una metodologia che stimola la ricerca e la progettualità, spronando i discenti a
pensare, mettere in pratica e vagliare attività condivise con gli altri sia in spazi interni
alla scuola sia in ambienti diversi (Zecca, 2016, 52).
Affinché un laboratorio educativo funzioni efficacemente e permetta di raggiungere
gli obiettivi di apprendimento occorre un’attenta pianificazione, una progettazione
accurata e un impegno costante; l’educatore è il regista (Sandrone Boscarino, 2004)
che si assume la responsabilità di dirigere e orchestrare l’intera esperienza
laboratoriale per renderla coinvolgente ma soprattutto significativa.
17
1.2 Il ruolo dell’educatore
Il ruolo dell’insegnante/educatore è fondamentale nella didattica laboratoriale e
coinvolge diverse responsabilità al fine di garantire un ambiente di apprendimento
efficace. Egli è “il regista del processo complessivo di insegnamento/apprendimento,
in quanto crea occasioni di apprendimento” (Sandrone Boscarino, 2004); i suoi compiti
sono di organizzare, guidare, facilitare e mediare l’apprendimento.
L’educatore è innanzitutto un organizzatore, è il responsabile della progettazione
delle attività che dovrebbero essere in linea con gli obiettivi del laboratorio e adatte al
livello di competenza e alle esigenze dei discenti. L’insegnante seleziona le risorse, i
materiali, gli strumenti e le metodologie didattiche che verranno utilizzati nelle attività;
è necessario che la preparazione sia accurata e attenta per garantire che il laboratorio
sia ben organizzato. Inoltre, il conduttore del laboratorio è colui che “procede alla
strutturazione degli spazi e verifica, sia in itinere che alla fine del percorso, che si siano
raggiunti gli obiettivi prefissati” (Certo, 2002).
L’insegnante è una guida che aiuta i discenti a navigare attraverso le attività del
laboratorio; fornisce istruzioni chiare, stimola la partecipazione attiva e gestisce il
flusso dell’esperienza educativa. Il suo compito è quello di “vigilare perché sia colta
l’occasione” (Dewey, 1949, 61), egli non si sostituisce al discente e non impone il
proprio sapere. L’educatore all’interno del laboratorio incoraggia gli educandi a
esplorare, scoprire e costruire la propria conoscenza in modo attivo; egli sostiene
l’apprendimento fornendo assistenza e supporto quando è necessario senza però
soffocare l’autonomia del discente. Egli lavora per sviluppare l’autonomia in modo che
i discenti diventino sempre più indipendenti nell’affrontare nuove sfide di
apprendimento. 18
Egli è un facilitatore dell’apprendimento, utilizzando anche metodi creativi per
presentare le attività e rendendo i contenuti più accessibili e interessanti per gli
educandi; a tale scopo possono essere utilizzate le tecnologie, gli esempi pratici, le
storie o altre strategie coinvolgenti. Egli mette le proprie conoscenze e abilità al servizio
degli educandi, funge da “ricercatore che li aiuta a impostare, condurre e valutare
ricerche, a progredire nella collaborazione, nell’uso privato dei rapporti” (De
Bartolomeis, 1978, 112).
L’educatore è anche un mediatore quando agisce come ponte tra ciò che gli studenti
sanno e ciò che devono ancora imparare. Questo concetto si fonda sulla teoria
dell’apprendimento socioculturale, sviluppata da Lev Vygotskiy, in base alla quale
l’insegnante identifica la Zona di Sviluppo prossimale dei discenti, ovvero la distanza
tra ciò che essi possono fare da soli e ciò che possono fare con il supporto di un
mediatore (l’insegnante). Il discente apprende “non ciò che sa fare indipendentemente,
ma ciò che non sa ancora fare, ciò che gli risulta accessibile in collaborazione con
l’insegnante e sotto la sua guida” (Zecca, 2016, 88).
All’interno del laboratorio l’educatore ha il compito di fornire regolarmente feedback
formativi ai discenti, dando indicazioni su come migliorare, riconoscimenti sui progressi
e suggerimenti per ulteriori miglioramenti individuando per ognuno le aree di crescita.
Il feedback è molto importante perché è grazie a esso che gli educandi comprendono
i loro progressi e le fasi successive di probabile sviluppo. Inoltre, egli stesso riceve dei
riscontri in itinere dai discenti e questo aiuta a migliorare continuamente
l’insegnamento rendendolo più efficace e adatto alle esigenze degli allievi; questo
perché l’insegnante “è chi riflette sulle proprie pratiche e non si limita all’operatività e
alla progettualità della pratica, ma si sottopone ad un costante tentativo di ricomporre
e comprendere il significato e il senso delle proprie azioni in uno sforzo di continuo
19
miglioramento” (Zecca, 2016, 95).
Nell’attività laboratoriale non ci sono formule preconfezionate e pronte all’uso per i
docenti; ciascuno deve possedere l’abilità e la creatività per progettare e condurre un
laboratorio educativo stimolante ed efficace che trasformi l’apprendimento in
un’esperienza significativa per i discenti. Si possono fornire però delle indicazioni
operative che possono guidare l’educatore a impostare un laboratorio efficace; le
coordinate che potrebbero essere seguite (Panzavolta, 2018) sono le seguenti:
1. i discenti vanno coinvolti con attività ed esperienze stimolanti e ad ampio
respiro;
2. sono i discenti che controllano il proprio processo di apprendimento,
l’educatore è solo una guida;
3. le attività possono essere svolte in collaborazione ma ci possono essere
anche momenti in cui possono essere svolte in autonomia;
4. i discenti dovrebbero applicare le proprie abilità comunicative ed essere
lasciati liberi di discutere, interagire e scoprire (sempre nei limiti del rispetto
reciproco);
5. gli apprendimenti dovrebbero essere personalizzati e diversificati in base alle
esigenze e ai vari stili di apprendimento dei discenti;
6. i discenti dovrebbero avere la possibilità di affrontare i compiti da svolgere in
vari modi, esplorando approcci diversi;
7. i discenti devono essere esortati ad applicare le loro abilità cognitive superiori
per risolvere problemi o per produrre artefatti;
8. occorre stimolare gli studenti a trovare soluzioni diverse utilizzando il
pensiero creativo e il pensiero divergente;
9. i discenti vanno incoraggiati a collegare le proprie conoscenze alle
20
esperienze e alle competenze personali;
10. ogni discente dovrebbe essere accolto nella sua interezza, come persona
con una propria storia, un proprio vissuto, proprie emozioni e propri bisogni
che devono essere inglobate all’interno del processo di apprendimento.
Se il laboratorio viene inteso “in questo modo, senza ricette preconfezionate o
soluzioni chiavi in mano, ciascuno è chiamato a fare la sua parte, a dare il proprio
contributo” (Panzavolta, 2018).
Da quanto si è espresso fino a ora si evince che il ruolo dell’educatore è cruciale
per la buona riuscita di un laboratorio educativo; tra i suoi compiti riveste
particolarmente importanza la progettazione che funge da base per tutto il lavoro svolto
prima, durante e dopo l’attività laboratoriale.
1.3 La progettazione del laboratorio
Organizzare un laboratorio educativo richiede una pianificazione attenta e una
progettazione mirata a raggiungere gli obiettivi formativi desiderati. La progettazione è
determinante per la buona riuscita del laboratorio in quanto fornisce la struttura
necessaria per creare un’esperienza di apprendimento efficace e coinvolgente.
Di seguito elencherò nel dettaglio le varie fasi di una progettazione che guidano
l’educatore nel redigere un progetto laboratoriale di successo.
1.3.1 Definizione del tema e degli obiettivi
La prima fase della pianificazione prevede la definizione del tema e degli obiettivi
che si vogliono raggiungere con il laboratorio. Gli obiettivi si riferiscono ai risultati o alle
competenze che si prevede che i discenti raggiungano al termine dell’attività
laboratoriale; gli obiettivi generali possono essere scomposti in obiettivi più piccoli e
21
specifici.
Entrambi devono essere dichiarati in modo chiaro e devono essere misurabili; una
volta stabiliti vanno esplicitati a tutti i destinatari del laboratorio.
Gli obiettivi devono portare all’acquisizione di conoscenze, metodologie, abilità e
competenze che possano essere utilizzate anche al di fuori del contesto laboratoriale
e per tutto l’arco della vita.
1.3.2 Identificazione dei destinatari
Identificare i destinatari a cui rivolgersi è fondamentale perché il laboratorio può
assumere caratteristiche diverse a seconda della fascia di età a cui si rivolge e anche
al numero dei soggetti che partecipano (Panciroli, 2010). È compito dell’educatore
adattare il contenuto in base all’età, al livello di conoscenza e anche agli interessi dei
partecipanti; quindi, è fondamentale in progettazione scegliere a priori a chi rivolgere
l’attività per stabilire i contenuti da sottoporre. Ad esempio, si potrebbe essere rivolto
a bambini in età della scuola primaria (invece che a ragazzini della scuola secondaria
di primo grado) e adattare contenuti e attività a quella fascia d’età.
1.3.3 Individuazione dei contenuti
I contenuti sono relativi all’argomento trattato nel laboratorio. In fase di
progettazione l’educatore deve accertarsi che tutte le risorse, compresi materiali
didattici e attrezzature, siano disponibili e funzionanti. In caso contrario sarà
necessario procedere al recupero di eventuali risorse manca