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Estratto del documento

(B/M).

Questo tasso è utilizzato per ricercare il valore della società basandosi sul rapporto tra il

Book Value della stessa e il suo valore di mercato (Market Value).

33

Book Value

BtM Ratio= Market Value

Capire la differenza tra il book value e il market value è una componente fondamentale

per l’analisi di una società a fini di investimento.

Letteralmente, per book value si intende il valore del business secondo quanto riportato da

documenti ufficiali della società stessa; in particolare, in questa trattazione per la stima del

book value si farà riferimento al bilancio d’esercizio.

Secondo quest’ultimo, il valore della società viene rappresento come la differenza tra il

totale delle attività e il totale dei debiti; ad esempio, se una società ha un attivo totale di

100 milioni e un posizione debitoria per un totale di 70 milioni, allora il book value della

società risulterà essere di 30 milioni.

Esso è quindi un valore intrinseco all’azienda in quanto proviene direttamente dai libri

contabili ed emerge solo una volta che le attività e le passività sono state contabilizzate dai

revisori di bilancio.

Il market value è al contrario, un valore strettamente collegato alle dinamiche del mercato

azionario. Esso è determinato dagli agenti che comprano e vendono le azioni in ogni

momento e per questo ha un implicazione aggiuntiva rispetto al book value, ossia

rappresenta il prezzo da pagare per entrare a far parte della società ed è indipendente dai

valori riportati dai documenti contabili. Si ricava moltiplicando il numero delle azioni sul

mercato per il prezzo corrente dell’azione.

Quindi, se un azienda ad esempio ha in circolazione 2 milioni di azioni ed il prezzo

corrente di ciascuna di esse è di 20 €, allora il market value della società sarà di 40 milioni.

Nel campo operativo nella stragrande maggioranza dei casi, capiterà di osservare una

differenza tra il valore contabile e quello di mercato, ed è proprio grazie a questa

discrepanza che possiamo attuare la strategia del value investing.

In particolare, se il BtM dà come risultato un valore maggiore di 1 significa che il prezzo

dell’azione rispetto al suo book value è inferiore; questo succede perché il mercato ha

perso la confidenza nell’azienda e nella sua capacità di generare cash flow e inoltre ritiene

che il valore contabile della società, ossia quello manifestato nei documenti ufficiali, non

rispetti il reale valore della società. 34

In questi contesti l’investitore value può apporre la sua strategia in accordo al primo

vincolo della metodologia, ossia che il valore intrinseco della società deve essere maggiore

al prezzo di mercato.

L’investitore value, valutando le azioni con questo criterio, riuscirà a distinguere le azioni

di tipo value da quelle growth grazie al loro alto coefficiente BtM (>1).

Se il rateo BtM è invece inferiore a 1 significa che il prezzo di mercato è superiore rispetto

al book value. Questa condizione si verifica quando un azienda ha un alta capacità di

guadagno e per via di questo il mercato fa delle previsione ottimiste su lei.

Le azioni relative a società che registrano simili valori saranno etichettate quindi come

azioni growth.

Infine, se il Book to Market Ratio si attesta su un valore pari a 1, significa che il mercato

non ha ragioni per supporre che gli assets della società siano superiori o inferiori di quanto

riportato dal bilancio contabile.

– Il Dividend yield

2.1.3

Il dividend yield è un tasso finanziario che indica quanto un società remunera sotto forma

di dividendi i propri azionisti in relazione al prezzo pagato per l’azione.

E’ rappresentato come una percentuale che viene calcolata come il rapporto tra i dividendi

pagati in un anno dalla singola azione e il prezzo corrente di mercato dell’azione.

In formule: Dividendoannuale per azione(EPS )

Dividend yield ratio= Prezzo corrente azione

Se la società paga i dividendi più volte nel corso dell’anno, come ad esempio nel caso di

dividendi semestrali, per calcolare il numeratore della frazione basterà moltiplicare il

singolo dividendo per il numero di periodi in cui si remunerano gli azionisti e,

successivamente, per ricavare il tasso basterà dividere tale valore per il prezzo corrente

dell’azione. 35

Il tasso dividend yield è molto utile per misurare il cash flow che si ottiene per ogni unità

di moneta investita in una posizione azionaria. In assenza del capital gain il dividend yield

coincide col rendimento dell’investimento nell’azione.

Ad esempio se avessimo due società, la prima delle quali restituisce un rendimento per

azione di 1 € con un prezzo di mercato pari a 30 €, allora per questa società il tasso

dividend yield sarà (1/30)=0,033 quindi 3,3%.

Se la seconda società avesse invece un rendimento per azione di 1,5 € e un prezzo per

azione 35 € il dividend yield sarà (1,5/35)= 0,042 ossia 4,2%; il dividend yield sarà

maggiore rispetto al primo caso. Possiamo quindi dire che la seconda società sarà

preferibile alla prima nel caso di scelta per un investimento, seppure la prima abbia un

prezzo più basso rispetto alla seconda.

E’ infatti consigliabile, per tutti gli investitori che si vogliono assicurare un rendimento

minimo per l’investimento, prendere in considerazione tutte le società che possono contare

su uno storico del tasso dividend yield relativamente stabile e alto.

Dal punto di vista della società, garantire all’investitore dividendi per l’azione vuol

significare rinunciare all’ammontare di capitale che remunererà gli shareholders e quindi

rinunciare a reinvestire gli utili.

I dividenti sono quindi distribuiti alle spese di una potenziale crescita della società.

– Il Value Premium

2.2 3

Studi empirici dimostrano che nel lungo periodo gli investimenti value hanno

persistentemente sovra-performato quelli growth.

In realtà non è così immediato ipotizzare questo tipo di situazione perché le azioni growth

sono quelle cui si attribuiscono nella valutazione elementi come la crescita presente e

quella attesa futura; quindi le sue principali variabili, come prezzo, vendite, profitti e ROE

incorporano tutti questi contesti ottimistici e per questo motivo dovrebbero essere

considerate meno rischiose delle loro controparti value.

3 The Cross-Section of Expected Stock Returns (1992), Eugene F. Fama e Kenneth R. French

36

Le azioni value al contrario delle growth, sono sottovalutate rispetto al loro reale valore

perché il mercato ha perso fiducia nei loro confronti e tratta questo tipo di aziende come

società in difficoltà sul mercato.

Anche se nel corso degli anni è capitato occasionalmente di verificare che le azioni growth

hanno sovra-performato quelle value, in generale si sono dimostrate degli outlier e che per

il resto nel lungo periodo la strategia value è quella che dà rendimenti superiori.

Il Value Premium è il differenziale di rendimento tra titoli value e titoli growth, e

rappresenta la remunerazione aggiuntiva per l’investitore che ha indirizzato i propri

risparmi verso titoli value piuttosto che growth.

Value Premium=Rendime nto Value−Rendimento Growth

Eugene Fama e Kenneth French (1992) in tal senso produssero un paper destinato ad essere

il migliore fino ad ora scritto sul value premium, nello specifico svolsero una ricerca tra il

1963 e il 1989 periodo durante il quale analizzarono il mercato azionario in base alla

grandezza e il Book to Market.

Dallo studio si registrò che a parità di volatilità tra titoli value e growth, le società value

sono quelle che palesarono una crescita con un value premium superiore di almeno l’1%

mensile, trovando in questo modo una significante relazione tra il Book to Market ratio e il

rendimento delle azioni.

Diedero quindi una definizione propria del value premium facendo riferimento al Book to

Market, definendolo come la differenza di rendimento tra le azioni con alto indice BtM e le

azioni con basso valore BtM.

E’ strano che sebbene abbiamo affermato che le azioni value sono generalmente

caratterizzate da una volatilità minore rispetto le growth, le prime abbiano persistentemente

battuto nel corso degli anni le seconde in termini di rendimento, contraddicendo una delle

assunzioni base dell’economia, cioè quella che a grandi rischi corrispondono grandi

guadagni.

Non è chiaro perché i titoli value godano di questo extra-rendimento e quindi il perché il

value premium persiste negli anni.

Ci sono due teorie che provano a spiegare questo fenomeno: la teoria razionale e quella

comportamentale. 37

La teoria razionale ritiene che le azioni value hanno rendimenti superiori rispetto alle

growth perché rappresentano, al contrario di quanto si pensa, la tipologia di azione più

rischiosa, i titoli value infatti sono tipicamente riferiti a società in difficoltà o comunque

stagnanti sul mercato con guadagni e prezzi volatili. Questo maggior rischio

d’investimento sembra quindi giustificare in qualche modo il maggior rendimento dei titoli

value, ed essendo gli investitori avversi al rischio, essi si aspettano che a fronte di questa

maggiore incertezza corrispondano guadagni maggiori.

Molti investitori, al contrario, vedono le azioni growth come quelle più rischiose perché

ritengono che per ottenere un buon risultato dall’investimento essi debbano stimare con

correttezza i futuri guadagni e il cash flow della società.

Tuttavia possiamo dire che questeultime supportate da progetti di investimento, sviluppano

la crescita in un futuro incerto ma nonostante ciò sembra che le azioni growth sopportino

di più rischio dal punto di vista dell’aggregato, giustificando quindi un rendimento minore

rispetto le value; in ogni caso. Non c’è tuttavia nessun dato che certifica questa tesi

razionale.

Una seconda teoria che si propone di spiegare questo fenomeno è quella comportamentale:

il gap tra i rendimenti value e i rendimenti growth è dovuto dagli errori di prezzo causati

dai comportamenti irrazionali degli investitori.

I comportamentalisti, infatti, ritengono che gli investitori sono troppo ottimisti/pessimisti

in relazione alla prestazione delle azioni nell’ultimo periodo e utilizzano quest’ultimi

risultati come principali indicatori per gli investimenti futuri.

Ecco perché, quando le società growth non soddisfano l’aspettativa degli investitori, il

prezzo delle azioni sarà minore di quanto dovrebbe esse

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
98 pagine
SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/09 Finanza aziendale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher FolKlorE di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Finanza qualitativa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma Tor Vergata o del prof Pomante Ugo.