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Distribuzione dei MSNA rispetto alla tipologia della struttura di accoglienza al 30 Aprile 2015

RE798 93,66% 7.158 67,94% STRUTTURA AUTORIZZATA 54 6,33% 3.378 32,06% STRUTTURA NON AUTORIZZATA TOTALE 852 100,00% 10.536 100,00%

Inoltre, è importante sottolineare che la quota dei MSNA presi in carico dai Comuni è aumentata nei primi mesi del 2015 di circa il 7%, attestando un maggiore rispetto delle procedure in materia di accoglienza.

Presa in carico dei MSNA (2014 /2015)

SEGNALAZIONE 31/12/2014 % 30/04/2015 % N° MSNA PRESI IN CARICO DAI COMUNI 5.399 51,2 4.796 58,1 N° MSNA NON PRESI IN CARICO DAI COMUNI 5.137 48,7 3.464 41,9 TOTALE 10.536 100,0 8.260 100,0%

Il sistema di accoglienza italiano per i MSNA si delinea in 3 forme:

  • Pronta Accoglienza
  • Seconda Accoglienza
  • Affido familiare, che nel caso dei MSNA
può anche diventare "Affido- 67Omoculturale", ovvero quando chi affida appartiene alla stessa nazionalità e cultura del minore. Nei paragrafi successivi ci soffermeremo, in particolare, solo sui primi due punti. L'attuazione del "progetto di affido" del MSNA a una famiglia affidataria della stessa etnia e cultura del minore a vivere, crescere ed essere educato nell'ambito di una famiglia, oltre a soddisfare il diritto e il bisogno famiglia, offre quello spazio di mediazione indispensabile al suo percorso di integrazione nel contesto sociale. 2.5.1 Pronta accoglienza Come abbiamo già detto nei paragrafi precedenti, quando un minore straniero non accompagnato viene rintracciato, i servizi sociali mettono in atto diverse procedure, in base alla condizione di quest'ultimo al momento del contatto (vedi schema a pag. 33). Nei confronti del minore straniero che si presenta solo o accompagnato da privati, enti o associazioni ai servizi.territoriali ed è privo di riferimenti familiari e parentali, viene attivata la "prima o pronta" accoglienza. "Quella del primo inserimento del minore rappresenta [...] la fase più delicata e difficile, è il momento nel quale vanno impiantate le prime radici di una relazione fondamentale per il destino futuro del minore. È il momento in cui il minore deve sentirsi accolto, destinatario di attenzioni capaci di costruire quel rapporto di fiducia che gli impedisce di cedere al desiderio di fuga o di sentirsi ancora più vulnerabile e disponibile a comportamenti di sopravvivenza". La Comunità di prima o pronta accoglienza è una comunità educativa di tipo residenziale che si caratterizza per la capacità di offrire, in modo immediato, ospitalità e tutela ai minori in condizioni di disagio estremo che devono essere allontanati con urgenza dal proprio nucleo familiare, per disposizione delle

autorità competenti, otrovati privi di tutela. La permanenza in questi centri è breve, per il tempo strettamente necessario ad individuare una collocazione più idonea. Queste strutture, infatti, hanno la possibilità di la progettazione e le dimissioni con modalità e tempi propri. organizzare l'ammissione, Il minore straniero, di solito, resta in un centro di prima accoglienza per un lasso di tempo che va da un minimo di 30 giorni ad un massimo di 120. sono definite "strutture ponte" perché consentono di Le comunità di pronta accoglienza collocare immediatamente in luogo sicuro i minori e al tempo stesso di effettuare gli 68 Giovannetti M., "L'accoglienza incompiuta", Il Mulino (2009), (pag. 346) 39 approfondimenti necessari a definire, nel superiore interesse del minore, il successivo percorso di integrazione. Queste strutture ponte vengono preventivamente censite su tutto il territorio nazionale 69 dal Soggetto attuatore,

in accordo con l'ANCI. Sono, quindi, servizi che offrono accoglienza al minore sia per soddisfare bisogni di tipo materiale che per aiutarlo ad affrontare i compiti evolutivi di sviluppo, ad acquistare competenze cognitive, relazionali, di abilità sociale, di gestione degli impegni e dei compiti quotidiani, ad elaborare progetti validi per il futuro. Al suo interno la comunità può ospitare fino a 10 ragazzi per unità, ma in casi particolari può avere anche più unità e il rapporto "educatori - minori" minimo per legge è di 1 a 10. La maggior parte delle comunità di prima accoglienza in Italia, così come quelle di seconda, essendo di tipo residenziale, sono gestite secondo modelli organizzativi che prevedono la presenza di più operatori educativi che ruotano, nel corso della giornata e della settimana, a seconda dei turni prestabiliti. Il numero di educatori turnanti in media si aggira fra 5 e 6.sono operatori remunerati.Contestualmente all'ingresso in pronta accoglienza, gli operatori della comunità con l'assistente sociale dell'ASP, responsabile dell'accoglienza dei MSNA, impostano un "progetto educativo individualizzato" (PEI) a breve termine mirato all'integrazione, alla formazione professionale e all'inserimento lavorativo.Essendo un progetto a breve termine emesso sulla base dell'urgenza, si tiene in conto delle risorse presenti sul territorio in quel dato momento, più che dei bisogni e desideri del minore; quindi può capitare, ad esempio, che il minore preferirebbe fare un corso di meccanico, ma in quel momento non è possibile e quindi si adatta a fare qualcos'altro pur di non stare in struttura 24 ore su 24 senza far nulla.L'obiettivo finale dei progetti è sempre quello dell'autonomia, dell'indipendenza e della maturazione del ragazzo.Oltre

All'identificazione e all'assistenza sanitaria, quindi, in un centro di prima e pronta accoglienza si cerca di attivare percorsi di vari livelli: formativi, scolastici e lavorativi e69 Associazione nazionale comuni italiani70 Azienda Servizi alla Persona 40di provare ad inserire questi ragazzi in associazioni di volontariato, sportive o ricreative per impegnare il tempo e fare in modo che frequentino dei "gruppi".

I dati più aggiornati, circa la presenza di MSNA nelle strutture di pronta accoglienza in "I minori stranieri non Italia", sono contenuti nel V Rapporto Anci/Cittalia71 accompagnati in Italia. Analizzando la tabella riportata di seguito possiamo notare negli ultimi anni un considerevole incremento degli inserimenti in Comunità di pronta accoglienza: si è passati, infatti, da 6.102 minori nel 2006 a 6.551 nel 2012, con un picco di 7.000 unità nel 2011. Tra il 2010 e il 2011 il numero di minori in pronta accoglienza.

quasi raddoppia a causa della dichiarata "Emergenza Nord Africa". Il 12 febbraio 2011 il Governo dichiara lo Stato di Emergenza umanitaria sul territorio nazionale in Africa. In relazione all'eccezionale afflusso di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord. Tabella 12. MSNA Accolti in Prima/Pronta Accoglienza, Anni 2006-2012 MSNA ACCOLTI IN PRIMA/PRONTA ACCOGLIENZA, ANNI 2006-2012 MSNA in prima accoglienza ANNI 2006 6.102 2007 4.199 2008 4.176 2009 4.312 2010 3.352 7.043 2011 6.551 2012 – Fonte: I Minori Stranieri non Accompagnati in Italia V rapporto Anci/Cittalia Nella tabella 12, invece, ciò che risulta molto significativo, osservando il fenomeno dal 2006 ad oggi, è la progressiva diminuzione dei minori accolti al Nord a fronte di un incremento degli inserimenti in strutture di prima/pronta accoglienza nelle regioni centrali e meridionali del Paese.

Confermano anche le statistiche circa i minori accolti in prima e pronta accoglienza per Regione nel corso del 2012; infatti, i Comuni con più alto tasso di presenze risultano essere il Lazio, la Puglia e la Sicilia.

Tabella 13. MSNA Accolti in Prima/Pronta Accoglienza, Per Ripartizione, Anni 2006-2012
MSNA ACCOLTI IN PRIMA/PRONTA ACCOGLIENZA, PER RIPARTIZIONE, ANNI 2006-2012 (VALORI PERCENTUALI) Nord-est Centro Sud Nord-ovest Isole
100% 80 60 40 20 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012

Fonte: I Minori Stranieri non Accompagnati in Italia V rapporto Anci/Cittalia

Possiamo concludere dicendo che l'inserimento dei minori nei centri di pronto intervento è "un inserimento delicatissimo e peculiare, di per sé non risolutivo, ma necessariamente propedeutico alla definizione del progetto socio-educativo individuale a medio termine".

G., Napoli M., "Come un pesce fuor d'acqua. Il disagio nascosto dei bambini e dei ragazzi immigrati".

Guerini e Associati, 2002 (pag.159)

432.5.2 Seconda Accoglienza

Per il periodo d'accoglienza, se non vengono identificati i familiari del minore nel paese d'origine e non viene disposto il rimpatrio assistito di quest'ultimo o l'affidamento a parenti entro il 4° grado, il servizio insieme agli operatori del "Progetto Educativo a lungo termine" in maniera più idonea comunità elabora possibile agli interessi del minore e sulla base di questo viene individuata la struttura più adatta alle sue necessità.

Nella seconda fase di accoglienza, tre sono le principali possibilità che si presentano al minore:

  1. il collocamento presso una comunità di tipo residenziale, dove egli può rimanere fino al compimento del diciottesimo anno di età
  2. l'affidamento presso famiglie o persone singole
  3. il collocamento presso "gruppi appartamento" con altri ragazzi, in cui sperimentare un percorso di

sviluppo dell'autonomia. Nella maggior parte dei casi, in Italia, si ricorre quasi sempre alla prima alternativa, ovvero il collocamento del minore presso strutture di tipo educativo o familiare gestite da privato sociale e convenzionate con l'ente locale.

Come per le strutture di prima accoglienza, anche quelle di seconda, sono caratterizzate quasi sempre dalla presenza di un personale turnante e remunerato.

Anche per quelle che sono le comunità di seconda accoglienza abbiamo preso in considerazione i dati e le percentuali riportate dal V Rapporto Anci/Cittalia74stranier

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
186 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/04 Storia contemporanea

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher tonia_la di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Strategie e Strumenti dell’Empowerment e della Cittadinanza Attiva e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Zanetti Federica.