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CAPITOLO II°

IL TERRORISMO BASCO

Quando nel 1959 viene fondata, l’Eta costituisce la risultante dell’interazione tra due

fattori intimamente connessi: 14

1) la lunga tradizione del nazionalismo basco, costruito sulla base della

considerazione dell’Euskadi come un Paese occupato;

2) 15

il franchismo, che rendeva effettivo e reale questa occupazione.

2.1 Il nazionalismo basco

Il nazionalismo basco nasce come idea politica e sociale a seguito della rottura

idelogica con il carlismo. La paternità del nazionalismo basco è attribuita a

Sabino de Arana y Goiri.

Egli propugna l’idea che “ Euskadi è la patria del

popolo basco”.

Il 15 luglio 1894 a Bilbao, fonda la società

patriottica Euskeldun Batzokjia.

Sabino Arana nei suoi scritti descrive Euskadi come un paese occupato dallo Stato

Spagnolo, ma con la vittoria di Franco alla fine delle guerra civile (1936 -1939)

l’occupazione diventa una realtà di fatto. Infatti le radici ideologiche dell’organizzazione

basca trovano la loro spiegazione proprio in seguito ai primi anni di dittatura militare da

16

parte del Caudillo. Il sogno di un paese basco libero ed indipendente viene spazzato via

dalla presa di potere di Franco. In seguito alla vittoria del Caudillo, l’aspettativa di

autonomia viene eliminata, motivo per cui alla violenza della dittatura si risponde con

altra violenza.

15 G. Járegui, “Ideologia y strategia politica de Eta. Análisi del evolucíon entre 1959 y 1968”,

Madrid, Siglo Veintiuno, 1984: “Non è possibile comprendere o spiegare la storia ed evoluzione di

ETA se non in funzione di due elementi fondamentali: il Nazionalismo Sabiniano, il cui asse

ideologico si basa concezione di Euskadi come paese occupato, ed il franchismo che rende

effettiva tale occupazione”.

16 Caudillo: parola spagnola utilizzata per indicare un leader politico – militare a capo di un regime

autoritario. 15

17

Il fine del “nazionalismo basco” fondato da Sabino Ariana è quello di stabilire un

modello confederale del territorio basco, assicurando l’indipendenza a ciascuna della

quattro comunità: Alava, Bilbao, San Sebastián e Navarra.

Il 31 luglio 1895, esattamente un anno dopo la nascita del movimento, viene

inaugurato il primo Bizkai Buru Bazar, la prima assemblea basca per l’indipendenza ed il

PNV, Partido Nacionalista Vasco, si afferma all’interno del sistema politico spagnolo.

Sabino Arana, nel 1898 viene eletto deputato e pubblica “El Correo Vasco”, il primo

giornale nazionalista.

A seguito della sua ferma posizione anti – spagnola, Sabino Arana viene esiliato nella

località di Donibane Lohizune. Al suo rientro a Sukarrieta, dopo un anno di esilio, nel

1903, debilitato nel corpo per gravi condizioni di salute e nell’animo per la mancata

realizzazione dei propri ideali, muore dopo pochi mesi alla giovane età di trentotto anni.

La traccia lasciata dall’esistenza di Sabino Arana è fondamentale per capire l’intera

storia politica basca del XX secolo. L’uso della violenza è connaturato alle azioni dei

18

nazionalisti baschi che si sentono minacciati dall’esterno ; uso della violenza che

aumenta smisuratamente, sino a renderlo propenso all’uso delle ami, a seguito delle

tensioni createsi all’interno della popolazione agricola basca durante la fine del XX

secolo.

Ancor più, il sentimento di sfiducia nei confronti di qualunque straniero che tenti di

insediarsi nel paese risulta essere la conseguenza della cruenta guerra civile che devasta

l’intera penisola dal 1936 al 1939; ma la vera origine dell’odio nei confronti degli

19

spagnoli è da collocarsi nei trentasei anni di dittatura franchista.

C’è da aggiungere un’altra considerazione. Secondo il pensiero ideologico sabiniano,

la difesa del proprio territorio non ha solo una connotazione politica e sociale; il vero

basco deve agire anche per una motivazione religiosa. Che la fede sia un elemento

17 Santiago de Pablo, Ludger Mees, “El pendulo patrioctico”, 2005

18 J.M. Garmendia, “Historia de Eta”, San Sebastián, Haramburu Editor, 1983

19 F. Reinares, Patriotas de la muerte. Quiénes han militado en Eta y por qué, Madrid, Editorial

Taurus, 2001 16

essenziale, è testimoniato dalla simbologia della Ikurriña, la bandiera basca, al centro

della quale spicca una croce bianca, segno di subordinazione a Dio.

Gli anni intercorrenti dalla morte di Sabino Arana, 1903 , allo scoppio della guerra

civile, 1936, si connotano per la presenza di una forte ideologia indipendentista del

popolo basco e in particolare del PNV (Partido Nacionalista Vasco). Per la prima volta,

nel 1910, certo Meabe menziona in una propria opera menziona espressamente il ricorso

al terrorismo. Le carceri ben presto diventano il luogo della repressione contro i più

violenti nazionalisti consapevoli che le spinte indipendentiste si possono tradurre in piena

autonomia solo con lo strumento della lotta armata.

L’uso della violenza e della lotta armata, negli stessi anni (1916 – 1921)

caratterizza le vicende le azioni del partito indipendentista irlandese del Sinn

Feinn, ed è proprio l’influenza del modello irlandese che spinge la popolazione di

Euskadi, nel 1920, alla conquista dell’indipendenza.

I due grandi filoni del nazionalismo, quello moderato e quello radicale, si

riuniscono sotto la sigla comune del nuovo PNV che acquista una connotazione

militare per arrivare ai primi mesi del 1933 con azioni di scontro particolarmente

intense. I prigionieri nazionalisti vengono considerati martiri della patria e le

azioni di repressione delle oro azioni divengono simbolo della brutalità cui è

soggetta la popolazione basca.

Negli anni tra il 1932 ed il 1934, il PNV si apre alle adesioni d’origine non

etarra. La rivendicazione nazionalista dall’interferenza spagnola non è più

questione di razza anche se continua ad essere caratterizzata (anzi, sempre più

consolidata) dall’importanza della lingua, l’euskera: chiunque usi tale lingua è

legittimato a lottare per la causa nazionalista.

17

Indifferente qualificare il governo come monarchia, dittatura o democrazia: è

comunque un oppressore da contrastare.

I militanti più radicali, si riuniscono in un movimento chiamato Jagi – Jagi al

fine di interpretare alla lettera l’ideologia sabiniana di azione violenta contro la

20

Repubblica. Il gruppo Jagi – Jagi in poco tempo acquisisce un ruolo

fondamentale all’interno del movimento nazionalista: lo scontro tra Euskadi e

Spagna assume tinte forti: si tratteggiano, sin dai primi anni quaranta del XX

secolo, le linee generali della strategia d’azione dell’ETA.

Il contrasto politico si inasprisce velocemente e tocca il suo apice con lo

sciopero generale dell’ottobre del 1934, indetto dal PSOE e da altre forze di

sinistra per protestare contro la nomina di tre ministri di formazione politica

ispirata al fascismo. Le insurrezioni vengono soffocate crudelmente dall’esercito,

con conseguente inasprimento dell’azione di Governo contro i rivoltosi.

Questa estremizzazione porta alla promozione di militari esplicitamente

favorevoli ad un colpo di mano autoritario, tra i quali Francisco Franco, nominato

Capo di Stato maggiore. Tale nomina non viene accolta favorevolmente dal corpo

elettorale. Ciò unitamente alla sfiducia verso un Governo sempre più autoritario

ed alla scoperta di scandali di corruzione, portano al potere, dopo le elezioni del

febbraio 1936, le sinistre unite nel “fronte popolare”.

Il fronte popolare ha vita breve e difficile: arrivato al potere grazie al

consenso raccolto nelle più povere province meridionali, in Catalogna e nel Paese

Basco, le sinistre si attivano per approntare al più presto il testo di una nuova

20 A. Elorza, La Historia de Eta, Madrid, Temas de Hoy, 2000: Jagi – Jagi è considerato il primo

movimento nazionalista basco propenso all’azione armata per ottenere l’indipendenza.

18

legge di riforma agraria e per redigere i nuovi Statuti di autonomia. Riescono

anche ad allontanare i generali più ostili alla Repubblica, tra i quali Franco.

Il 17 luglio 1936, la guarnigione marocchina agli ordini di Francisco Franco si

ribella al Governo legittimamente eletto. I partecipanti attivi di tale guerra

coprono l’intera gamma di posizione politiche ed ideologiche dell’epoca: le fila

Nazionaliste riuniscono i fascisti della falange, i Carlisti ed i monarchi

Legittimisti, i nazionalisti spagnoli e la maggior parte dei conservatori; lo

schieramento Repubblicano comprende la maggioranza dei Liberali, i nazionalisti

Baschi e Catalani, i socialisti, i comunisti e gli anarchici.

A capo della ribellione, ritroviamo i Generali Francisco Franco, Emilio Mola e

José Sanjurio.

Sanjurio è il leader incontrastato della rivolta, ma rimane ucciso in un sospetto

incidente aereo il 20 luglio mentre si reca in Spagna per prendere il controllo delle

forza ribelli. Franco, il Comandante Generale dell’esercito spagnolo, sin dal 1933,

e già notoriamente filo – fascista, prende il comando delle coloni spagnole

marocchine.

Franco per i restanti tre anni è il comandante di tutti i Nazionalisti .

La ribellione viene contrastata dal Governo, con le truppe rimaste leali; ma

viene contrastata anche dai gruppi Socialisti, Comunisti ed Anarchici.

Le potenze Europee, come Regno Unito e Francia, rimangono neutrali ed

impongono semplicemente un embargo sulle armi alla Spagna, scoraggiando

attivamente i propri cittadini a partecipare alla resistenza antifascista. Sia l’Italia

19

fascista di Benito Mussolini che la Germania Nazista violano l’embargo ed

21

inviano truppe ed armi a supporto di Francisco Franco.

I Repubblicani ricevono supporto limitato dall’Unione Sovietica e dai singoli

volontari provenienti da varie nazioni che vanno a formare le cosiddette Brigate

Internazionali, integrandosi con gli spagnoli repubblicani ed anarchici.

Questa Guerra Civile Spagnola diviene un esempio di guerra totale: il

bombardamento della città basca di Guernica da parte della Luftwaffe fa presagire

quello che sarà la futura tattica di distruzione totale di città e di insediamenti

22

civili.

Il 21 luglio 1936, quinto giorno di guerra, i nazionalisti catturano la principale

base navale spagnola di El Ferol in Galizia. Questo incoraggia i regimi fascisti

d’Europa ad aiutare Franco: il 26 luglio, Germania ed Italia danno il loro

appoggio ai nazionalisti.

Con l’aiuto dell’Asse, le forze nazionaliste il 27 settembre ottengono un’altra

importante vittoria a Toledo:

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
68 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher federicuzza86 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie e tecniche della comunicazione di massa e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Messina o del prof Centorrino Marco.