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IU, Podemos si presenta come nuova forza di governo, che non fa solo opposizione istituzionale. Nel 2014

ottiene l’8% dei voti (un milione, 5 seggi al Parlamento europeo). Tra il 2014 e il 2015 in Spagna compare

un altro attore politico che riesce a replicare a destra l’esperimento di Podemos: è Ciudadanos (Cittadini),

che occupa un’area politica neoliberista esprimendo però forti critiche nei confronti dei professionisti

politici dei partiti storici. Anche Ciudadanos ha successo. Se unite, Podemos e IU riescono a produrre

risultati senza precedenti: vincono come sindache di Madrid e Barcellona due della new left: Manuela

Carmena (Madrid) e Ada Colau (Barcellona). Alle elezioni del 2015 però Podemos rifiuta di coalizzarsi con

IU di Garzón perché secondo Iglesias IU è ormai un progetto politico concluso. I risultati delle elezioni

sono inediti per la Spagna: Pp e Psoe, Podemos e Ciudadanos: il Pp di Rajoy pur con la maggioranza

relativa, non ha quella assoluta dei seggi, e allora si allea con Psoe (Ciudadanos non ha abbastanza

numeri). IU ne esce ancora una volta ridimensionata. Il vero vincitore è Podemos, che a soli due anni dalla

sua nascita diventa terzo partito del paese (+20%).

2.4 - Francia: dal PCF al Front de gauche

•• La formazione di un ampio contenitore della new left francese è posticipato nel tempo. Il PCF (il più

importante partito comunista europeo dopo quello italiano) resta a lungo intrappolato dentro una struttura

burocratica che ostacola pratiche e processi di innovazione politica. Anche dopo la sconfitta dei regimi a

socialismo reale, in Francia i comunisti continuano a scommettere sul partito tradizionale (a differenza

della Spagna che addirittura precede il 1989, con IU nata nel 1986). Il PCF opta per la riproposizione dura

e pura della propria identità politica (resta leninista anche dopo l’implosione del sistema leninista, fingendo

di ignorare il crollo dell’Urss. Dopo il 1989, la popolarità del PCF e del leader Marchais sono ridotte ai

minimi storici. Anche in Francia, come in Italia e Spagna, la battaglia nel PCF dal 1994 si combatte tra

innovatori (che accolgono le dimissioni di Marchais e vogliono costruire una piattaforma di rinnovamento

politico rispetto al passato) e conservatori. Il segretario è Robert Hue, tra i rappresentanti del comunismo

municipale, ma poco noto agli occhi dei cittadini francesi. Hue rivoluziona l’apparato burocratico per aprire

al dibattito interno e a una strutturazione meno gerarchica dei rapporti di forza. Hue è il leader forte, che

risolleva il partito dalle condizioni di difficoltà. Hue apre al Partie socialiste, al Mouvement des citoyens, ai

Radicaux de gauche, ai Verts e alla Ligue communiste révolutionnaire. I conservatori sono filosovietici e

non amano le scelte di Hue. Hue elimina dal suo discorso i richiami al comunismo tradizionale: il PCF non

è erede della Rivoluzione d’ottobre, ma della rivoluzione dei cittadini: il suo obiettivo non è il superamento

del regime politico democratico ma il rafforzamento della democrazia rappresentativa attraverso nuovi

strumenti di partecipazione popolare. Hue chiede 35 ore di lavoro settimanale, aumento salariale e più

welfare. Anche Hue rimane contrario al Trattato di Maastricht che porta all’unificazione monetaria. Nel

1997 il PCF ottiene il 10% al primo turno, e così si forma un governo delle sinistre plurali. L’esperienza di

governo si dimostra problematica: Il Ps riduce i margini del movimento del PCF. Nel 2002 alla segreteria

del PCF va Buffet, la prima donna. Comincia una fase di marginalizzazione dei comunisti. Nel 2002 il PCF

perde la metà dei voti. Le riserve intellettuali del PCF si restringono: chiudono riviste e case editrici vicine

ai comunisti, eccetto il quotidiano di partito L’Humanité. Nel 2004 il PCF rialza la testa, ma a livello

nazionale il declino continua ininterrottamente. In occasione delle presidenziali del 2007 a sinistra ci sono

molti candidati e Buffet è quella del PCF, ma alcuni esponenti comunisti appoggiano pubblicamente altri

candidati della sinistra. Ancora il PCF è spaccato tra gli innovatori che vogliono trasformare il partito in un

soggetto nuovo della new left europea e i conservatori che sostengono la linea dura contrari alla

moderazione politica, reputata non efficace dal lato elettorale. Buffet dopo la sconfitta del 2007 dà ragione

agli innovatori e supera i confini del partito creando un fronte unitario delle sinistre francesi. Al Congresso

del 2010 Pierre Laurent viene eletto alla guida del partito con il compito di proseguire il lavoro di

ampliamento. Laurent però indice primarie per scegliere il candidato alle elezioni (primo caso nella Quinta

Repubblica) e il vincitore è Mélenchon (ex Ps), candidato alle presidenziali del 2012. Si costituiscono

quindi le premesse per la fondazione di un fronte unitario della sinistra radicale alternativo al Ps: è la

nascita del Front de gauche (Fdg, già nato nel 2008 e ideato nel 2005 in occasione del referendum contro

la Carta europea, ma formalizzato dopo l’investitura di Mélenchon nel 2011). Dopo il 2011 aderiscono al

Fdg il PCF, la Gauche unitaire, la Fédération pour une alternative sociale et écologique e République et

socialisme, più altri piccoli partiti. Il Fdg ha una strutturazione leggera, quasi sovrapponibile a quella del

PCF e infatti non ha sedi autonome né possibilità di tesseramento. Le riunioni si fanno nelle sedi del PCF.

All’interno del Fdg ognuno è chiamato a fornire il proprio contributo senza annullare le differenze politiche.

Si deve costruire tutti insieme qualcosa di diverso che nasce dalla messa a sistema dei valori e dei

programmi di ogni forza politica di riferimento. Alle elezioni del 2010 il Fdg il 6%. Nel 2011 il Fdg ottiene il

10%, diventando il secondo partito della sinistra dopo il Ps. Alle presidenziali del 2012, Mélenchon ottiene

l’11%, risultato eccellente che il PCF non registrava dal 1981. PCF e Fdg però non si trovano d’accordo

per le elezioni comunali del 2014, soprattutto per l’elezione del sindaco di Parigi: il PCF ha un candidato

nella lista socialista mentre il Fdg ne ha un altro. Infatti sin dal 2012 i comunisti tentano di costruire la

propria egemonia nel Fdg contro il crescente personalismo di Mélenchon. Comunque l’alleanza tra

comunisti e socialisti si ripete in poche città: i comunisti in genere restano dentro l’alleanza della sinistra di

alternativa del Front.

2.5 - Germania: dalla Pds a Die Linke

•• All’inizio del Duemila molti partiti europei della new left vogliono “fare come in Germania”. La porta di

Brandeburgo dal 1961 al 1989 divide il mondo in due blocchi contrapposti. La prima novità del sistema

politico tedesco è la disgregazione della Sed, Partito di unità socialista di Germania, e la creazione della

Pds, Partito del socialismo democratico: Il Sed si destalinizza e si disgrega in Pds. Si prendono le distanze

dalla Repubblica democratica tedesca, ma si vuole costruire un nuovo partito anti-liberista. Il Pds resiste

civilmente all’Anschluss (annessione e colonizzazione politico-culturale operata dalla Repubblica federale

tedesca) proteggendo i diritti dei cittadini residenti nell’ex blocco sovietico. Il Pds è infatti molto forte a est

e molto debole a ovest. Il Pds non è mai riuscito a espandersi con successo nella parte occidentale del

paese, e il problema è anche fisico (pochi insediamenti territoriali, pochi iscritti), oltre che di programma e

di orientamento (resta un “marchio orientale”) e questo spaventa e allontana molti cittadini potenzialmente

elettori collocati nei sondaggi alla sinistra dell’Spd. Il Pds viene condizionato dal modello del PCI: è

necessario superare la struttura classica del partito marxista-leninista per costruire un partito parlamentare

più funzionale alle rinnovate esigenze politico-ambientali (svolta di Salerno, Togliatti). Nell’ultimo decennio

del Novecento il Pds riduce di moltissimo i suoi funzionari di partito, e allontana molti quadri dirigenti

compromessi con il regime comunista. Alle amministrative di Berlino nel 1992 il Pds sfiora il 30% dei

consensi in alcuni quartieri orientali della città. Ma alcuni scandali di collaborazione con la Stasi (principale

organizzazione di sicurezza e spionaggio dell’ex Germania Est) fanno calare la popolarità. Il nuovo

dirigente è Bisky, che si oppone al regime democratico nazionale. Comunque non riesce a intercettare le

forze della sinistra di alternativa nella Germania Ovest. In Italia, Francia e Spagna il conflitto all’interno dei

partiti vede gli innovatori contro i conservatori. In Germania la battaglia è tra le istanze sostenute dai vertici

della dirigenza (innovatori, Gysi e Bisky, orientati a rafforzare il processo di democratizzazione della Pds e

interessati a insediarsi elettoralmente anche nella parte occidentale con una strategia di collaborazione

con altri partiti progressisti) e quelle del resto del partito (conservatori, teorici della Piattaforma comunista,

capeggiata da Wagenknecht, nostalgici del regime politico dell’est e contrari a liquidare la storia dell’Urss

e della Rdt). Questo conflitto interno dà ragione alla dirigenza del partito, ma le spaccature continuano. In

politica estera la dirigenza del Pds decide la linea della decisione caso per caso, ma la base politica che è

la maggioranza decide di non rinunciare al pacifismo, opponendo resistenza a ogni ipotesi di soccorso alla

guerra imperialista del capitalismo. Bisky e Gysi si dimettono. Vince la parte conservatrice del partito, con

a capo Modrow, favorevole alla collaborazione con i partiti comunisti dell’ex Urss, convinto del ruolo di

ponte che il Pds deve svolgere per collegare i partiti comunisti dell’Est con le forze di trasformazione

dell’Europa occidentale. La presidenza dal 2000 al 2003 è affidata a Zimmer, una direzione subito

problematica e che si conclude con le sue dimissioni anche per il pessimo risultato alle federali del 2002

(solo due seggi). Bisky viene rieletto, ma gli scontri interni tra innovatori e conservatori rimangono. Bisky

dà al Pds una nuova guida progressista. Nel 2002 in Germania si costituisce un governo con coalizione

rosso-verde (Spd e Verdi, a guida Schröder), ma la maggioranza è esigua e il cancelliere presenta le

proprie dimissioni. Le elezioni anticipate si tengono nel 2005. Schröder aveva presentato una linea

programmatica di riforme di stampo neoliberista provocando una spaccatura anche nell’Spd: la sinistra

dell’Spd fuoriesce e forma la Wasg, Alternativa elettorale per il lavoro e la giustizia sociale. La prima prova

elettorale della Wasg è alle elezioni del 2005: la Wasg supera di poco il 2%, il Pds si ferma all’1%. Questo

fallimento della sinistra non ferma il processo avviato ma anzi a

Dettagli
A.A. 2018-2019
15 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher simone.scacchetti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Partecipazione e comunicazione politica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof De Nardis Paolo.