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La nobiltà conferita dal Cielo e dagli uomini
Se fai quanto è bene, certo fra i tuoi discendenti nelle future generazioni vi sarà qualcuno che regnerà da autentico sovrano. L'uomo esemplare può soltanto iniziare l'opera e lasciare dietro a sé una tradizione che potrà essere proseguita. Quanto al successo, quello è in potere del Cielo. […] Tu sforzati di far bene, e questo è tutto.
Mencio ha detto: "Vi sono gradi di nobiltà conferiti dal Cielo e gradi di nobiltà conferiti dall'uomo. Amore per il prossimo, rettitudine, lealtà, affidabilità e inesauribile piacere di agire per il bene comune: questi sono gradi di nobiltà conferiti dal Cielo. Il rango nobiliare di duca, di ministro di alto rango e di gran dignitario: questi sono gradi di nobiltà conferiti dagli uomini."
Che la Via prevalga o non prevalga nel tianxia, ossia che essa trovi o meno espressione nel governo giusto, non è in potere
dell'uomo esemplare, ma è volontà del Cielo; che la Via sia perfettamente adempiuta nel junzi, è invece totalmente in suo potere. Sebbene persino nell'opera di Mencio il Cielo viene moderatamente citato, si configura in modalità più precise per quanto riguarda il problema della successione al trono. Dalle sue asserzioni ne evince che l'uomo comune, per essere legittimato a governare il mondo dev'essere presentato dal Figlio del Cielo al Cielo, quest'ultimo.
A. Crisma, Il cielo, gli uomini. Percorso attraverso i testi confuciani dell'età classica, Cafoscarina, Venezia 2000, p. 30
Confucio, Dialoghi, 16:8, trad. it. e cura di A. Crisma, Conflitto e armonia nel pensiero cinese dell'età classica. Il trattato sui Riti di Xunzi, Unipress, Padova 2004, p. 28
A. Crisma, Il cielo, gli uomini. Percorso attraverso i testi confuciani dell'età classica, Cafoscarina, Venezia 2000, p. 37
Mengzi, 1B.14, trad.
it. e cura di A.Crisma, Il cielo, gli uomini. Percorso attraverso i testi confuciani dell'età classica, Cafoscarina, Venezia 2000, p. 50
Mengzi, 6A.16, trad. it. e cura di M.Scarpari, Mencio e l'arte di governo, Marsilio, Padova 2013, p. 323
A. Crisma, Il cielo, gli uomini. Percorso attraverso i testi confuciani dell'età classica, Cafoscarina, Venezia 2000, p. 51
deve essere d'accordo con la sua scelta ed esprime il suo consenso attraverso la volontà del popolo. "Il Figlio del Cielo può raccomandare qualcuno al Cielo, ma non può indurre il Cielo ad affidare a costui il governo del mondo. [...] Nell'antichità Yao raccomandò Shun al Cielo e il Cielo lo accettò. Lo fece conoscere al popolo e il popolo lo accettò. Ecco il motivo per cui affermo che "il Cielo non parla, ma manifesta la sua volontà in modo inequivocabile attraverso azioni ed eventi"."
“Shun fu incaricato di presiedere alle cerimonie sacrificali e i cento spiriti mostrarono il loro gradimento per le offerte ricevute. Significa che il Cielo lo aveva accettato. Fu poi messo a dirimere importanti questioni di governo, e tutto si svolse nel massimo ordine, e il popolo dei cento clan fu contento del suo operato. Significa che il popolo l’aveva accettato. Il Cielo gli aveva affidato il mondo, gli uomini gli avevano affidato il mondo. Ecco perché affermo che “il Figlio del Cielo non ha il potere di affidare il governo del mondo ad un uomo”. […]“Questo è il significato dei versi de I grandi proclami che recitano: “Gli occhi del popolo sono gli occhi del Cielo, le orecchie del popolo sono le orecchie del Cielo””.
La sovranità legittima riceve un’investitura dall’alto e un consenso dal basso.
In Mencio dunque, il Cielo sembra esprimersi attraverso il consenso del popolo, che ha, per questo motivo,
Una responsabilità morale non da poco. Xunzi, nel capitolo della sua opera intitolato "Trattato sul cielo", è il primo confuciano a tematizzare tian in maniera più precisa, ciò nonostante non fa alcun riferimento al Mandato Celeste e ai legami tra Cielo e valori etici. Il Cielo di Xunzi ha un preciso carattere autonomo, impersonale e perciò non influenzabile: la condotta degli uomini, buona o cattiva che sia, non ha alcuna capacità di persuadere il suo corso. Piuttosto sono proprio i loro comportamenti ad essere gli unici responsabili di ciò che accade nel mondo.
Il corso del Cielo ha la sua norma costante. Non prevale in virtù di Yao. Non viene a meno a causa di Jie. Se ad esso si risponde con l'ordine, si otterrà prosperità. Se ad esso si risponde con il disordine, si avrà rovina. Se si incrementa l'agricoltura e si misurano le risorse, allora il Cielo non darà povertà. [...]
Perciò alluvione e siccità non potranno recare carestia, calura e gelo non potranno recare malattie, e neppure eventi straordinari potranno recare rovina. Ma se si trascura l'agricoltura e si sprecano le risorse, allora il Cielo non darà ricchezza. [...] Perciò anche senza alluvione o siccità si soffrirà fame e sete, e ci si ammalerà anche senza la calura e il gelo, e si andrà in rovina anche senza che si siano prodotti eventi straordinari. [...] Dunque non incolpare il Cielo, perché ciò che accade è frutto del tuo agire. Sicché colui che ha chiara la distinzione fra Cielo e uomo è degno davvero d'esser chiamato "l'uomo perfetto". 95 In ogni epoca hanno avuto luogo eclissi di sole e di luna, e vento e pioggia sono giunti fuori della giusta stagione, o sono apparse talora stelle cadenti. Se il sovrano è illuminato ed è saldo il suo governo, alloranemmeno se questi fenomeni apparissero tutti insieme recherebberodanno. Ma se invece il sovrano è ottenebrato e vacillante il suo governo, allora anche se noncomparisse nemmeno uno di tali prodigio se ne avrebbe vantaggio. La caduta delle stelle o ilrisonare degli alberi non dipendono da null'altro che da un moto di Cielo e Terra. 96Mengzi, 5A.5, trad. it. e cura di M.Scarpari, Mencio e l'arte di governo, Marsilio, Padova 2013, pp. 23593- 237A. Crisma, Il cielo, gli uomini. Percorso attraverso i testi confuciani dell'età classica, Cafoscarina,94Venezia 2000, p. 46Xunzi, 17.1 trad. it e cura di A. Crisma, Il cielo, gli uomini. Percorso attraverso i testi confuciani95dell'età classica, Cafoscarina, Venezia 2000, pp. 79 - 80Ivi, 17.8, p. 10096 ! 294.1 Altri punti di vistaDurante il periodo degli Stati Combattenti, anche le questioni legate al Cielosono un motivo di scontro tra i più grandi pensatori. Fra coloro che vanno contro alpunto
seconda delle azioni compiute dai governanti. Mozi sostiene che il Cielo premia o punisce i governanti in base alla loro virtù o mancanza di essa. In questo modo, il Cielo agisce come un giudice morale che garantisce l'equilibrio e la giustizia nel mondo. Secondo Mozi, il comportamento virtuoso dei governanti è fondamentale per il benessere della società. Egli critica gli insegnamenti confuciani che promuovono l'obbedienza cieca e la sottomissione al destino. Mozi sostiene che gli individui devono agire in modo responsabile e consapevole, cercando sempre di fare il bene e di evitare il male. In conclusione, secondo il punto di vista confuciano, Mozi critica apertamente gli insegnamenti confuciani per la loro visione fatalistica e sostiene che il Cielo premia o punisce i governanti in base alla loro virtù. Mozi crede che gli individui debbano agire in modo responsabile e consapevole per il bene della società.seconda della loro condotta. Una sorta di poliziotto cosmico. Solo temendo il Cielo gli uomini saranno spronati a comportarsi bene, astenendosi dalla malvagità e operando il reciproco amore.
Nel taoismo, invece, il Cielo assume una concezione più naturalistica, concepito come potenza generatrice e feconda e destituita da qualsiasi tratto antropomorfo e valenze etiche o teleologiche. Dunque, seguendo il concetto taoista del "non-agire", al Cielo ci si deve semplicemente abbandonare seguendo la spontaneità della natura. Vi è una netta demarcazione tra ciò che dipende dall'uomo e ciò che dipende dal Cielo, e proprio su questo l'uomo non può nulla e non deve nemmeno occuparsene.
A. Crisma, Il cielo, gli uomini. Percorso attraverso i testi confuciani dell'età classica, Cafoscarina, Venezia 2000, p. 39
Ivi, p. 1298
Conclusioni
Le nozioni confuciane riguardo a come curare la sovranità hanno
Il confucianesimo è una dottrina filosofica e religiosa che ha suscitato sentimenti diversi nel corso della storia. Ogni governo che si è succeduto non ha potuto fare a meno di confrontarsi con questa dottrina e, di conseguenza, ha dovuto decidere che posizione assumere nei suoi confronti. Alcuni governi si sono battuti in maniera piuttosto rigida per tentare di annientarla, altri invece hanno deciso di servirsene a proprio favore esaltando spesso il confucianesimo nella speranza che, non contraddicendolo, avrebbe destato meno paura.
Il confucianesimo conoscerà momenti di grande oblio ma anche momenti di grande gloria, subirà molteplici trasformazioni e affronterà parecchie vicissitudini. Ciononostante, ancora oggi è un fenomeno culturale che continua a perdurare e a fondersi con il destino della Cina.
Il primo nemico con cui si trova a fare i conti è proprio il Primo Imperatore della Cina finalmente unificata alla fine del periodo degli Stati Combattenti, durante il periodo della dinastia Qin. Difensore delle idee
Della scuola legista, questo, non solo fadel confucianesimo oggetto di dure campagne persecutorie ma, nel 213 a.C. ordinapersino di bruciare le copie ufficiali di tutti i testi considerati canonici nella tradizioneconfuciana. Molti letterati vengono addirittura condannati ad essere sepolti vivi.
Tuttavia, proprio la spietatezza dei suoi metodi suscita vaste rivolte nell’impero cheprovocano la caduta della dinastia dopo appena quindici anni dalla sua fondazione.
La dinastia che la succede, è la Han (206 a.C. - 220 d.C.). Una dinastia cheavrà durata molto più lunga, ben quattrocentoventisei anni. In questo periodo ilconfucianesimo viene eletto ideologia ufficiale dell’Impero, malgrado ciò vengonocomunque mantenute varie leggi della dinastia Qin, alcune alquanto tremende. Unesempio è la vicenda dello storico Sima Qian che nel 99 a.C. esprime il suo disaccordoverso una decisione del sovrano, esattamente come insegna la tradizione confuciana.
a pena di morte.