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1. MEDIA E INFLUENZA SOCIALE
1. La comunicazione di massa
2. L’avvento della tv
3. Gli studi e le teorie
2. TV E QUALITA’
1. Dalla tv verità, alla tv realtà
2. Il reality come meta genere sociale
3. Il crollo del “culturale” nel televisivo
3. LA TV TARGATA DE FILIPPI
1. Presentazione dei programmi
2. Analisi del Forum
3. Effetti e conseguenze
CONCLUSIONE
BIBLIOGRAFIA
INTRODUZIONE 2
La motivazione principale che mi ha indotto a realizzare una tesi sul
problema dell’influenza che la nostra società subisce giornalmente dai
programmi televisivi e delle conseguenze che essa volente o no provoca
dentro di essa, è semplicemente quella di capire se davvero la nostra è
una società frivola e insulsa che oramai ha perso i valori veri e autentici
della vita, lasciando spazio a ciò che di più orribile ci sia in una società, e
cioè la superficialità, l’egoismo e la cattiveria. In una sola parola:
l’ignoranza.
Partendo da un’analisi generale sui mezzi di comunicazione di massa, si
vuole arrivare a capire in che modo la tv e i suoi programmi (e in
particolare ovviamente quelli ideati e condotti da Maria De Filippi),
riescono a entrare così prepotentemente nelle menti della gente comune
e no, causandone una perdita di personalità e massificandone i pensieri.
Nel primo capitolo “Media e influenza sociale”, per prima cosa ho
pensato inizialmente di illustrare in breve, i vari passi che, nel corso della
storia, hanno portato l’umanità a percorrere una strada tortuosa e
imprevedibile tra i vari mezzi di comunicazione di massa realizzati
dall’uomo. Dagli inizi della scrittura, passando per la stampa e la radio,
fortemente condizionata dal passaggio del fascismo e del nazismo che la
contrassegneranno quale “medium” cardinale della propaganda di quei
tempi; fino ad arrivare all’avvento della Tv e alla sua affermazione
consacrale di media per eccellenza. Nella seconda parte del capitolo si
affronteranno i principali studi teorici affrontati dai sociologi e dagli
studiosi dei media, e di come questi sono cambiati (o meglio evoluti) nel
corso degli anni.
Nel secondo capitolo, si passerà principalmente all’analisi della
televisione e soprattutto della sua programmazione. Si vedrà come, nel
succedersi dei cicli tv, si è passati da una tv “verità”, ad una tv “realtà”,
che trasporta la vita di tutti i giorni nel teleschermo, proponendo come
mero intrattenimento le vicende personali di vip e gente comune,
rendendo protagonisti, gli aspetti privati di qualsivoglia personaggio di
3
turno. E ad apice di questi intenti, si analizzerà l’esplosione dei reality
show, ormai veri e propri dominatori della scena televisiva. Le loro
origini, i metodi di ideazione e produzione, e soprattutto gli effetti
prodotti sugli spettatori, saranno al centro dell’indagine sulla“reality tv”;
che racchiude anche i talk show popolari e i quiz strappalacrime degli
ultimi periodi. Infine verrà documentata la progressiva scomparsa dei
programmi di cultura dai principali palinsesti televisivi in chiaro.
Nel terzo e ultimo capitolo, verrà affrontato il “fenomeno De Filippi”.
Attraverso l’analisi dei suoi programmi principali e di maggior successo e
anche grazie alla creazione di un forum su internet, e alle discussioni ivi
createsi, si vuole comprendere come la scena mediale sia al momento
dominata da una donna divenuta autentica regina degli ascolti e,
soprattutto, quali strascichi sociali possa avere un così ampio successo e
potere mediale, caratterizzato dalla scarsa qualità del messaggio inviato
al pubblico.
Ovviamente questa non vuole essere solo una tesi riguardante il mezzo
di comunicazione propriamente detto, ma si ispira ad analizzare quei
programmi che in queste ore dominano la scena nella maggior parte
delle case italiane, e su come chi li guarda possa venirne condizionato
nei comportamenti sociali.
1. MEDIA E INFLUENZA SOCIALE
La comunicazione di massa 4
L’affermazione del genere umano, quale dominatore del mondo, passa
sicuramente dalla sua eccelsa capacità nel comunicare. I vari linguaggi
che riusciamo ad esprimere, sono proprio ciò che più ci contraddistingue
da qualsiasi altro essere vivente sulla Terra.
L’uomo comunica fin dalla Preistoria. Grazie solo a dei semplici segni,
graffiti o espressioni del proprio corpo, riesce a trasmettere al proprio
simile, ciò che lui pensa.
L’evoluzione ha portato l’essere umano a perfezionare sempre di più il
suo modo di comunicare e farsi capire. La scrittura e la lingua sono
scoperte assolutamente fondamentali e fino al XV secolo dopo cristo, il
modo più efficace per comunicare ad una più o meno grande quantità di
persone i propri pensieri e le proprie idee, era quello di tenere un
discorso pubblico o rappresentare in teatro la propria opera. Certo,
c’erano i manoscritti, e tra questi alcuni di inestimabile valore e altri dei
più grandi pensatori dell’umanità. Ma la diffusione di queste opere, era
fortemente limitata. Il costo di questi scritti era molto elevato, e le copie
erano riprodotte in un numero altamente ristretto.
Possiamo dire con certezza che il primo vero mezzo di comunicazione di
massa che ha rivoluzionato i rapporti sociali, è stato il giornale stampato.
Grazie alla stampa chiunque poteva usufruire di informazioni. I costi si
ridussero notevolmente, e la diffusione delle idee e delle notizie prese
rapidamente piede. Il giornale o quotidiano divenne ben presto
un’istituzione (e lo è ancora oggi), e fino all’invenzione della radio nel
1906, era anche l’unico.
Si presentava però un problema. La possibilità di divulgare le proprie idee
così facilmente e così economicamente ad un potenzialmente vasto
pubblico, non andava giù a chi magari governava o aveva un’illustre e
rispettabile posizione sociale da difendere, e si sentiva minacciato da
attacchi “mediatici” sui giornali dell’epoca. Le autorità erano poco
tollerabili e i primi giornali erano sottoposti a severe censure. Solo nel
5
1789, con la Dichiarazione dei diritti dell’uomo, viene riconosciuto il
diritto alla libertà di stampa, di parola e di espressione.
Nel 1921, la nascita in Gran Bretagna della BBC (la prima e più antica
radio del mondo ancora esistente) è la prima radicale innovazione nelle
comunicazioni di massa, dopo quella della stampa di cinque secoli prima.
I tentativi di definire con precisione il fenomeno della comunicazione di
massa, si sono avvicendati nel corso degli anni. Colui che probabilmente
ne coglie in pieno il senso, è il sociologo britannico John Thompson,
secondo cui la comunicazione di massa è la “produzione istituzionalizzata
e la diffusione generalizzata di merci simboliche attraverso la fissazione e
la trasmissione di informazioni e contenuti simbolici”. Sempre Thompson
poi, individua altre due specifiche caratteristiche della comunicazione di
massa: l’estesa accessibilità delle forme simboliche nello spazio e nel
tempo e la circolazione pubblica delle forme simboliche. 1
Dopo l’avvento della radio, la tecnologia ebbe presto un interesse
irrefrenabile verso lo sviluppo e la perfezione dei mezzi di comunicazione,
e purtroppo non sempre con fini e scopi positivi per l’umanità. I media
verranno utilizzate negli anni seguenti per divulgare ideali sbagliati, che
porteranno i governi a regolamentarne gli usi e i diritti.
Fu agli inizi della Seconda Guerra Mondiale che l’umanità prese atto delle
potenzialità dei media. Alle tradizionali armi della guerriglia, ve né si
affiancò una altrettanto potente e mimetica, i mass media. Grazie all’uso
della radio e della stampa, personaggi quali Hitler e Mussolini, riuscirono
nei loro intenti bellici e acquisirono sempre più consensi con una
manovra psicologica e assuefacente, che partiva dall’interno di ogni
abitazione e riusciva a convincere milioni di persone con messaggi sia
diretti (marce militari, discorsi al popolo, radiocronache di guerra) che
subliminali (con l’avvento del cinema e la proiezione di film riguardanti il
mito bellico e l’elogio del patriottismo).
Queste ideologie avevano essenzialmente l’obbiettivo di annullare
qualsiasi tipo di individualità e cercavano di infettare i cittadini nei loro
1 Sorice M. - I media. La prospettiva sociologica, Carocci, 2005, p.34
6
credi e nei loro pensieri. Le notizie venivano distorte e le vicende che
avrebbero potuto screditare il consenso nei confronti dei due dittatori,
venivano nascoste e offuscate. In Italia le iniziative prese dal regime per
diffondere l’ascolto collettivo nei luoghi pubblici, o in occasione delle
grandi adunate, dimostrano che si era attribuito al mezzo un potere
delegato di persuasione. 2
Una volta regolamentati e tutelati, i mass media hanno ben presto invaso
la vita delle popolazioni mondiali. La definizione che di essi propone
Fausto Colombo è concettualmente ampia ma estremamente rigorosa: i
media sono apparati socio-tecnici che svolgono una funzione di
mediazione nella comunicazione fra soggetti. I mezzi “di massa”
vengono definiti tali anche perché non consentono una comunicazione
paritaria. In altre parole, il loro pubblico non è un pubblico, ma una
massa, in quanto non è in grado di formulare risposte differenziate visibili
ai messaggi trasmessi dai mezzi. 3
L’avvento della Tv
Dopo la Grande Guerra, l’avvento diffuso della televisione negli anni ’50,
scalzò la leadership della radio. La differenza tra i due mezzi balzò subito
agli occhi. La televisione arrivò in zone dove neanche la radio era riuscita
mai ad arrivare. Il fascino che la tv provocava nella gente era notevole,
grazie all’innovazione dell’unione tra il già esistente audio, e la novità
delle immagini in movimento.
Una volta diffusa, la televisione (come fu anche per la radio) si
proponeva in due modelli ben distinti, quello americano e quello europeo.
2 Monteleone F. - Storia della radio e della televisione in Italia. Un secolo di costume, società e politica, Marsilio, 2003
3 Sorice M. - I media. La prospettiva sociologica, Carocci, 2005, pp. 28-37
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Il primo era fondato sulla competizione tra le varie catene televisive
indipendenti e finanziate dalle aziende pubblicitarie, il secondo invece si
basava su un monopolio pubblico. Questa differenza si rivelò decisiva
nell’ambito della libera informazione. Il modello americano