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Capitolo Secondo
La verità e Un marito tra infedeltà e rimorsi
La verità ha sempre tollerato un giudizio critico abbastanza severo, in quanto è considerata sostanzialmente come una commediola, una divertente parodia formato tascabile. Ben costruito, veloce e capace di far sorridere sì, però sembra apparentemente un testo che non lascia traccia. Non si può ovviamente parlare di tale commedia come di un'esercitazione di mestiere, però per certi versi sembrerebbe non avere quella forza in grado di rendere teatro un dialogo ben scritto. La verità vorrebbe ferire, ma non ferisce.
In sintesi, per molti non è un testo capitale, né il più significativo del catalogo sveviano, ma consente comunque utili riflessioni come campione sintomatico. In altre parole, la si è sempre analizzata più a livello testuale per gli accattivanti temi che affronta, meno come prodotto ben riuscito per il palcoscenico.
E’ una commedia che fu scritta nel 66 67 periodo ’85-’92, presumibilmente o intorno alla fine del 1880 oppure nel 1901 con il 68 titolo La parola, poi ripresa successivamente, dopo il 1921, e intitolata nel modo in cui ancora oggi questa commedia è ricordata: La verità. Il passaggio da La parola a Laverità non determinò solo un cambiamento di titolo e un approfondimento di tipi e situazioni, ma il risultato di un cambiamento di prospettiva, uno scarto filosofico scaturito di certo dalla cultura sempre aggiornata di Svevo. Da buon letterato lo scrivere ogni giorno un poco alla volta come una formica permise a Svevo di riprendere e rivedere molte delle sue commedie già scritte e di correggerle dopo averle capite meglio. Dalla prima didascalia si desume che: ‹‹La scena rappresenta una stanza di lavoro di un ricco signore. Somiglia ad una stanza di ricco giovanotto ma i mobili ne sono più grevi piùNoia quotidiana del tetto coniugale, di prendere quasi una boccata d'aria fresca intraprendendo occasionalmente qualche frivola avventura estemporanea per poi tornare incolpevole al proprio comodo ovile, ma quasi inaspettatamente viene sorpreso dalla moglie Fanny nel letto dell'amante. Già partendo da questo unico presupposto, Fanny dell'ipocrisia del avrebbe una giusta ragione per lasciare Silvio e liberarsi definitivamente marito, così come il lettore si aspetterebbe la rottura quanto mai legittima del loro matrimonio, ma ciò non avviene. Silvio è non solo un traditore, ma un imbroglione, un professionista nell'arte della menzogna, è un mentitore avveduto, un beffatore autoironico, bugiardo, sagace e immoralista. Nella commedia Fanny viene letteralmente abbindolata dall'eloquenza sofistica e capziosa di Silvio, che chiacchiere su chiacchiere parla di un cumulo di circostanze avverse, farnetica di essere affetto da una grave malattia.
di nervi e in prenda ad un malore sostiene di essersi infilato, nella fase più acuta della sua malattia, nel letto in cui la moglie lo sorprende. Svegliato dalle gride di un'altra donna, Silvio Fanny in seguito al ritrovamento di suo marito nel letto di racconta che: Silvio: "Il partito migliore era di fuggire. Prendo il cappello e infilo le scale. Le donne mi corrono dietro urlando. Per le scale il portinaio mi arresta. Con uno sforzo supremo arrivo a svincolarmi e fuggire ma prima di lasciarmi, quell'energumeno mi lascia andare sulla testa un colpo poderoso che mi schiaccia il cappello e quasi mi stordisce. È una vera fortuna se riuscii a fuggire perché altrimenti oggi il mio nome figurerebbe in questo giornale". Tutto questo paradossalmente serve a risanare una falsa serenità coniugale, in cui tutti alla fine vengono respinti nei loro ruoli codificati, all'interno di un matrimonio vissuto come una delle più.Classiche transazioni di affari. Assurdo pensare come un oggetto così comune, come un cappello, possa diventare il mezzo materiale per l'alibi perfetto, nelle mani di un marito infedele che nasconde dietro un divertito cinismo la passionalità con cui vive la sua particolare situazione di dongiovanni impenitente, privo di rimorsi e incapace di fissarsi in un rapporto monogamico.70 71
Silvio: "Adesso regni assoluta la menzogna. Oh! Il mio sistema è pronto, organizzato in modo che ci vorrebbe ben altri che Fanny per difendersene. Buono che nello slancio di sincerità a cui m'induceste non distrussi gli elementi di prova che m'ero procurati con tanto fatica. Eccoli qua! Un cappello schiacciato ed un giornale. Per avere il giornale confezionato come vedrai, dovetti ricorrere ad altissime protezioni. In quanto al cappello non è mica facile schiacciare un cappello con tutte le regole."
Qualche imbecille vi sisarebbe seduto sopra. A me invece le cose piacciono esatte. Lo schiacciai con un vero e proprio pugno sulla testa del mio servo. L'operazione mi costò duel'assistenza di un perito in cappellifranchi ma se mia moglie invocasseschiacciati acquisterebbe la certezza che questo cappello è stato schiacciato72 con un vero pugno sulla testa di un vero uomo... un po' bestia". La verità si svolge in maniera veloce, nella durata di un unico atto composto da sole otto scene, il che già di per sé richiede necessariamente l'esigenza da parte dei personaggi che siano adoperate, nel breve lasso di tempo che viene concesso sulla scena, parole rivelatrici, assolutamente appropriate e uniformi al carattere, alla circostanza, alla volontà, alla realtà palcoscenica. L'intreccio è chiaramente ridotto, diventa sempre più attento e sottile lo studio sul dialogo e lo scambio.di battute, tutto incentrato sulla rapidità di svolgimento, sul predominio psicologico di pochi caratteri, sull'immediatezza di sintesi espressiva e di concentrazione verbale, sul recupero dell'unità di tempo, di luogo e d'azione. Tra La parola e La verità ci sono indubbiamente convergenze e divergenze. Dalla prima versione se ne deduce che la parola non necessita se non di altre parole per poter essere confutata e cancellata: Silvio: "Ma per fare che una parola detta non sia detta? Altre parole. Ammettiamo molte! Ma parole! [...] Ora devi dire che quello che hai detto era una finzione, era una commedia. Volevi semplicemente provare che muso ci avrebbe fatto tuo marito". dell'intera commedia, ovvero quello che poi sarebbe dovuto essere il momento clou dell'incontro finale tra Silvio e la moglie Fanny, in La parola è rallentato e appesantito dal confronto tra Silvio ed Emilia. Quest'ultima nel primo.scritto è non la cognata, bensì la sorella di Silvio, la quale, inconsapevole del fatto che il fratello, colpevole di adulterio, sta cercando di far tornare Fanny a casa, si reca dal fratello confessando di aver tradito -se di tradimento si può realmente parlare - il coniuge Carlo con un suo cugino orfano e prossimo alla morte, Marco Setti, e per informarlo che, presa dal forte rimorso, ha confessato tutto al marito. Da un lato abbiamo Fanny, che, dopo un momentaneo abbandono del tetto coniugale e nonostante il palese tradimento del coniuge, ritorna al suo comodo nido per una pura convenienza sociale, dall'altro Carlo, il quale, nonostante l'accaduto, un primo apparente perdono, ha poi a distanza di tempo, non accettando dichiarato di volere la separazione e di non volere più in casa Emilia, pur permettendole di vedere il figlio una volta al giorno. Il racconto del tradimento
utilizzando tag html, il testo formattato sarebbe il seguente:commesso da Emilia al sesta dell'intero atto: fratello Silvio interessa ben due scene, la quarta e la
Emilia: ‹‹Poi volle un bacio. Il suo fu frenetico il mio dovette parergli
altrettanto perché mi sforzai di vincere il mio disgusto. Credetti di averlo
salvato! Egli, si lasciò ricadere sul guanciale donde s'era sollevato per
giungere alla mia bocca. Tenne la mia mano nelle sue e, sempre con la stessa
voce piccola ma imperiosa con cui m'aveva indotto a tanto, m'obbligò di
sedere accanto al suo letto. Il suo respiro era affannoso ma la sua faccia
sorridente. Stettimo un'ora e più forse così. Fu in quell'ora che io tradii mio
marito.››
Silvio: ‹‹Come?››
Emilia: ‹‹Col pensiero!››.
Quella di Emilia sembrerebbe quasi il classico caso clinico, in cui il paziente racconta
l'episodio del proprio tradimento ad uno psicoanalista, in questo caso Silvio,
tuttosmorzato però dai commenti ironici da parte del fratello. Sebbene il bacio sia stato più un atto di tenerezza rivolto ad un altro, tuttavia viene recepito da ambedue le parti come all'inizio innocente, ma la una forma di trasgressione a tutti gli effetti. Lei si professa coscienza di Emilia l'affligge, il tradimento diventa un peso troppo grande da portare con sé e il desiderio di scaricare tale peso e liberarsi finalmente dal rimorso spinge la donna alla confessione. L'immediato perdono concesso in un primo tempo ad Emilia diviene in seguito nel marito il preludio di una progressiva somatizzazione del sospetto, fino alla rottura definitiva dell'unione. Dapprima Carlo, apprezzando l'onestà della moglie, tenta di accettare il torto subito e di andare avanti, in un secondo tempo, ossessionato dall'accaduto, precipita egli stesso nella malattia. Lo stato mentale in cui precipita il marito di Emilia è
un mo