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Primo approccio alla pervasività tecnologica
Tornando al quesito è interessante esaminare la filosofia di Cal Newport, docente di scienza computeristica alla Georgetown University e padre del "Minimalismo digitale". Newport afferma quanto sia necessaria la conoscenza culturale della tecnologia e dell'informatica, così che l'uomo, stravolto e confuso dagli innumerevoli stimoli tecnologici a cui è soggetto quotidianamente, possa tornare ad avere il controllo sulla propria vita, ripristinando l'equilibrio persona-macchina in un modo sano e funzionale.
È proprio di questo che parla il minimalismo digitale: limitare la tecnologia a ciò che è indispensabile e in grado di sostenere e aiutare a perseguire i propri valori ed obiettivi. Ciò sarebbe realizzabile grazie ad un periodo di disintossicazione, in cui il soggetto seleziona i dispositivi e le applicazioni veramente utili, da utilizzare in quantità limitata alle
reali esigenze personali, distaccandosi, quindi da tutta la tecnologia superflua e che distoglie il soggetto dal vivere serenamente e funzionalmente le giornate. Per essere attori responsabili, quindi, è imprescindibile lo studio delle capacità e dei servizi che un dispositivo, un'app o un sistema possano offrire per migliorare e semplificare la vita. Da consumatori ignoranti, illusi principalmente dal numero crescente che segue il nome di un modello di smartphone o di computer, occorre conoscere le reali caratteristiche dei prodotti per poter realmente apportare un cambiamento positivo all'esistenza di ognuno. Nel momento in cui il soggetto apprende l'offerta, sconfiggerà la confusione e la dipendenza dalla tecnologia, fenomeni che incidono sulla vita di centinaia di miglia di persone solo in Italia. In questo modo, il soggetto riesce a riscoprire sé stesso, le sue passioni e ad ottenere il benessere desiderato.Controllo sul proprio tempo e, in sintesi, a vive in maniera funzionale la tecnologia.
SECONDO APPROCCIO ALLA PERVASIVITÀ TECNOLOGICA
Credo che un contributo altrettanto importante per offrire una risposta al quesito venga da Furio Honsell, Rettore dell’Università degli Studi di Udine che, analizzando la “rivoluzione digitale” che doveva avvenire in ambito universitario, sostiene che, a fronte di opportunità inedite offerte dalle tecnologie informatiche quali servizi e strumenti interattivi e promozione di esperienze virtuali, esperite da remoto, (piattaforme digitali per studenti, e portali web, con stanze in cui chattare con altri partecipanti, uso di e-mail, consultazione di digital libraries), a tanti pregi e qualità, corrispondano criticità inedite.
legate ad una frequente interpretazione parziale del fenomeno. Infatti, egli sostiene che se tutto il problema fosse circoscritto solo all'uso del dispositivo, si potrebbero verificare delle criticità dovute all'impossibilità di disporre materialmente tutto quello che occorre per fruire della tecnologia. Altro rischio è quello legato alla natura transitoria e rapidamente obsoleta dei dispositivi e dei sistemi informatici, ben descritta dalla legge di Moore che a chi gli chiedeva quale fosse il computer migliore rispondeva: "Aspetta e richiedimelo tra sei mesi...". Questa natura effimera impone un rischioso e logorante processo di adeguamento, non senza difficoltà ed errori per la loro installazione, conducendo a quel fenomeno definito da Honsell: "reazione a cascata", cioè a una pressione commerciale molto forte che ha origine in un vertice ideale a ricaduta sulla generalità dei consumatori. Ne consegue che su questi
ultimi si riverserà un "sovraccarico cognitivo" se assumeranno un ruolo passivo, subendo, così, il fenomeno del consumismo della tecnologia. Quindi, la soluzione per Honsell sta nella diffusione della cultura informatica, definita come una scienza che utilizza una lingua franca, che sa dialogare con tutte le discipline del sapere, perché essa offre una metodologia che può approcciare i singoli ambiti della conoscenza. Si parla delle "metodologie generali per risolvere i problemi".AFFRONTARE I PROBLEMI
La metodologia informatica analizza il problema e lo affronta scomponendolo per livelli, in tante piccole unità-problema, chiedendo al soggetto di affinare ed utilizzare le competenze di problem solving, trovando strategie e procedure efficaci. Quando saranno trovate le soluzioni a tutti i livelli, basterà percorrerle nell'ordine esatto per giungere alla risoluzione del problema generale. Quando questo avverrà, lesingole procedure utilizzate rappresenteranno i segmenti di cui si compone l'algoritmo procedurale e riflettendo sulla sua struttura, si passerà ad un livello di pensiero più astratto che metamodelli". conduce alla "costruzione di È a questo punto che la scienza informatica diventa Scienza. Gli oggetti di questa scienza sono dunque le informazioni e il computo, cioè i dati da processare e i procedimenti per utilizzare i dati. Honsell, a quantità fisica, questo punto, sostiene che l'informazione è una bit. come il tempo e lo spazio e che la sua unità è il È, dunque, partendo da questa auspicabile alfabetizzazione e diffusione delle abilità informatiche che si otterranno persone consapevoli e anche più critiche verso i sistemi tecnologici che di volta in volta si affacciano sul mercato. Ognuno potrà e dovrà discernere in base alle proprie necessità qual è il prodotto
più adatto a lui, sapendo sfruttare al meglio l’open source, le piattaforme digitali, impiegando meglio gli strumenti che filtrano le informazioni, per mantenere sempre la rotta e non perdersi in un’infinità di strade e sentieri, rischiando di non ottenere il risultato auspicato, rinunciando all’obbiettivo prefissatosi. Per raggiungere questi standard, sostiene ancora Honsell, bisogna tenere conto che chi è preposto alla diffusione della cultura informatica deve aver chiaro che essa è in