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LDH
Glucosio-6- Maltosio 6-
fosfato fosfato Piruvato
Gluconeogenesi
Acido 6-
fosfogluconico Glucosio
Entner- Pentosi fosfati
Doudoroff
Piruvato Sintesi acidi
grassi
Acetil-CoA Acetil-CoA
Pta-Ack Pta-Ack
Ciclo TCA
Acetato Acetato
Figura 5: Metabolismo del carbonio in N. meningitidis. In figura sono rappresentate
schematicamente le principali vie del metabolismo del carbonio nei meningococchi. 9
1.4 Il trasportatore GltT per l’L-glutammato
Sia nelle cellule eucariotiche che in quelle procariotiche sono presenti un gran numero di
proteine integrali di membrana e complessi proteici deputati al trasporto di soluti attraverso la
membrana. Tutte queste proteine sono state classificate in famiglie differenti in base ad
per l’L-glutammato
omologia di sequenza. Il trasportatore denominato GltT, è di tipo ABC ed
appartiene ad una famiglia strutturalmente distinta denominata anche simporto
dicarbossile/catione. A questa famiglia appartengono proteine espresse in cellule neuronali e
cellule gliali del sistema nervoso dei mammiferi deputate al recupero del glutammato
(neurotrasmettitore eccitatorio).
L’L-glutammato è importante nelle cellule batteriche per l’assimilazione dell’ammonio. La
glutammina sintetasi combina l’ammonio con il glutammato per formare glutammina, mentre
la glutammato deidrogenasi combina principalmente l’ammonio con l’α-chetoglutarato per
formare glutammato. Il glutammato rifornisce la cellula di azoto per la sintesi degli
amminoacidi.
L’L-glutammato è quindi un nutriente essenziale per N. meningitidis e viene captato dalla
cellula batterica mediante la sua proteina trasportatrice integrale di membrana GltT la cui
espressione è regolata da un fattore di attivazione trascrizionale GdhR, il quale, non solo
positiva l’espressione del gene
controlla in maniera gdhA, codificante per la L-glutammato
deidrogenasi NADPH specifica, ma, recenti studi, hanno dimostrato che ha una funzione di
regolatore negativo sull’espressione di geni chiave nella via di Entner-Doudoroff che sostituisce
meningococchi mancano dell’enzima
la via glicolitica in N. meningitidis (Figura 5). È noto che i
fosfofruttochinasi che catalizza la conversione da fruttosio-6-fosfato a fruttosio-1,6-bisfosfato.
GdhR blocca l’espressione della glucosio-6-fosfato-1-deidrogenasi e della 6-
fosfogluconolattonasi e, quindi, la conversione del glucosio a gliceraldeide-3-fosfato e
All’interno della cellula il meningococco
successivamente in piruvato (Holten e Jyssum, 1973).
non ha quindi disponibili fonti di glucosio in quanto questo viene rapidamente fosforilato a
glucosio-6-fosfato il quale non può essere metabolizzato dalla cellula batterica; bloccando la
via di Entner-Doudoroff, e quindi rallentando il catabolismo del glucosio. Il regolatore GdhR
inoltre l’espressione e la sinesi del trasportatore GltT dell’L-glutammato.
promuove
Essendo un trasportatore di tipo ABC GltT è formato da tre subunità, codificate da specifiche
ORF che mappano in un unico operone: NMC1938 che codifica per una proteina citoplasmatica
10
che lega l’ATP; NMC1936 che codifica per una permeasi transmembrana; NMC1935 che
codifica per la componente periplasmatica che lega il substrato (Figura 6).
La funzionalità di questo trasportatore è strettamente connessa alla diverse concentrazioni di
intra ed extra cellulari nell’uomo (bassa in ambiente intracellulare ed elevata nel plasma e
+
Na
nell’ambiente extracellulare). Nell’ambiente intracellulare è quindi bassa la concentrazione di
sodio ma elevata quella di L-glutammato dove, quindi, diventa indispensabile la funzione del
trasportatore GltT per permettere l’avanzamento del ciclo degli acidi tricarbossilici. Tali dati
suggeriscono che, la presenza di GltT è indispensabile per la virulenza del meningococco
inoltre mediante l’utilizzo di un
durante il suo ciclo infettivo. Tale ipotesi è stata rafforzata
modello di infezione in vivo in ceppi di meningococco GltT difettivi. Tali ceppi mostravano
infatti un’incapacità di adattamento e di sopravvivenza vari distretti corporei dell’ospite
nei è indispensabile per l’instaurarsi
murino dimostrando così che la disponibilità di L-glutammato
e per l’insorgere di meningite meningococcica (Colicchio et al., 2009). 11
Struttura del trasportatore GltT, di tipo ABC per l’L-glutammato.
Figura 6: In alto è
descritta la mappa genetica e fisica dell’operone GltT. In basso sono rappresentate le principali
componenti del trasportatore di tipo ABC per l’L-glutammato. In particolare la Orf, NMC1937
codificante per la permeasi transmembrana GltT; la Orf NMC1935, codificante per la subunità
periplasmatica del trasportatore ed infine la Orf NMC1938, codificante per l’ATP binding
protein. 12
1.5 La tecnica della cromatografia di affinità
La cromatografia di affinità si basa su interazioni specifiche tra un ligando immobilizzato su
una fase stazionaria e le biomolecole stesse, sfrutta quindi le interazioni specifiche di una
macromolecola con il suo ligando tramite legami idrogeno ed interazioni deboli. Questo tipo di
cromatografia permette la separazione di molecole molto simili tra loro sulla base delle loro
proprietà chimico-fisiche e sfrutta la diversa distribuzione dei composti tra le due fasi non
miscibili: quella stazionaria e quella mobile. Entrambe le fasi possono essere solide, liquide o
gassose e spesso si trovano in combinazione tra loro in base al tipo di cromatografia di affinità
che si intende svolgere.
Le tecniche cromatografiche vengono distinte in base al tipo di matrice usata per la fase
stazionaria, in base alla fase mobile, in base al meccanismo di interazione tra le molecole da
in base alla tecnica usata per l’eluizione.
separare, in base al sistema cromatografico ed infine
La cromatografia di affinità prevede l’immobilizzazione del ligando, specifico per la molecola
che si intende separare, su di una fase stazionaria inerte grazie ad un braccio spaziatore formato
da 6-10 atomi di Carbonio per prevenire eventuali fenomeni di ingombro sterico. Le fasi
stazionarie più comunemente utilizzate sono formate da: agarosio, sepharose,
polyacrylammide, destrano o cellulosa.
La procedura di una cromatografia di affinità è essenzialmente sviluppata in tre fasi:
1. Attacco ed immobilizzazione del ligando sulla matrice della fase stazionaria;
2. Adsorbimento che può essere sia specifico (per una sola molecola) che di gruppo (per
una classe di composti correlati da specifiche caratteristiche chimico-fisiche);
Eluizione che può essere sia specifica dove ci sarà l’aggiunta del ligando libero o di un
3. competitore per favorire il rilascio della molecola di interesse, sia non specifica dove ci
sarà l’aggiunta di soluzioni con pH o forza ionica diversi in modo da ridurre l’affinità
della molecola di interesse con il ligando.
Una volta che il ligando è stato stabilizzato sulla matrice della fase stazionaria si versa nella
colonna cromatografica la soluzione contente una miscela di molecole, come ad esempio
proteine, dove è compresa anche la molecola che si intende separare dal resto della miscela. Le
molecole non affini per il ligando verranno subito eluite, mentre la molecola di interesse resterà
intrappolata nella fase stazionaria a causa della sua affinità per il ligando, che verrà
successivamente eluita utilizzando soluzioni specifiche o non specifiche volte a ridurre
l’affinità tra il ligando e la molecola di interesse. 13
La cromatografia di affinità è spesso usata per la separazione di: substrati ed inibitori da enzimi,
proteine da anticorpi, ormoni da recettori, istoni da acidi nucleici.
Talvolta la cromatografia di affinità è utilizzata per separare determinate proteine ricombinanti
caratterizzate dalla presenza di un affinity tag o tag molecolare, come ad esempio la GST,
glutatione-S-trasferasi e His-Tag, costituito da una coda di istidine, e spesso tali proteine sono
caratterizzate anche da una giunzione per favorire il taglio del tag dopo l’eluizione ed ottenere
così solo la proteina di interesse. Nel caso di utilizzo di proteine ricombinanti ottenute tramite
fusione con la GST, il legame sarà specifico in quanto si utilizzerà come ligando una molecola
come il glutatione, e l’eluizione avverrà grazie all’utilizzo di una miscela
affine al tag,
contenente lo stesso ligando libero (eluizione specifica) che, per competizione, permetterà il
rilascio della proteina ricombinante.
Figura 7: Cromatografia di affinità. Rappresentazione di colonne usate per la cromatografia
per affinità con resina Glutathione sepharose 4B. 14
1.6 La tecnica dell’elettroforesi SDS-PAGE
L’SDS-PAGE (Sodium Dodecyl Sulphate-PolyAcrylamide Gel Electrophoresis) è il metodo più
usato per l’analisi qualitativa di proteine, in quanto viene utilizzato soprattutto per valutare il
grado di purezza, grazie alla separazione delle proteine stesse, basata sulle loro dimensioni, ed
molecolare. L’SDS-PAGE
inoltre, viene utilizzata per determinare il loro peso viene eseguita
all’interno di una cella elettroforetica, che può essere sia orizzontale che verticale, a cui viene
principio fondamentale di questa tecnica è basato sull’utilizzo
applicato un campo elettrico. Il
dell’SDS, ossia, un detergente fortemente anionico. I campioni da analizzare tramite questo tipo
β-
di elettroforesi vengono precedentemente sospesi in un loading buffer contenente:
mercaptoetanolo 5%, che rompe eventuali ponti disolfuro tra le cisteine che stabilizzano la
struttura terziaria delle proteine, glicerolo 10%, che addensa il campione per farlo scendere nel
pozzetto, ed infine blu di bromofenolo 0,02%, un colorante composto da molecole molto
quindi non risente dell’ostacolo dei pori del gel ed indica quando deve essere
piccole e che
interrotto il campo elettrico (quando il colorante raggiunge il fondo del gel viene staccata la
corrente). L’SDS si lega saldamente alle proteine e le denatura aprendole quindi in una struttura
filamentosa avente una serie di molecole di SDS cariche negativamente lungo tutta la superficie
ed in media è presente una molecola di SDS ogni 2 residui amminoacidici. In questo modo le
proteine verranno divise solo in base al loro peso molecolare in quanto avranno tutte carica
negativa.
L’elettroforesi su gel, in generale, sfrutta un campo elettrico che divide le molecole contenute
posti su di un gel. L’elettroforesi di tipo SDS-PAGE
nei campioni da analizzare è leggermente
diversa dall’elettroforesi tradizionale in quanto il gel