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Estratto del documento

IL PARENTAL BURNOUT ASSESSMENT: STUDIO PRELIMINARE SULLA

VALIDAZIONE ITALIANA 13

2.1 Scopo della ricerca 13

2.2 Sviluppo della ricerca 14

2.3 Obblighi dei membri e delle coordinatrici del consorzio IIPB 15

2.4 Partecipanti 16

2.5 Procedura 18

2.6 Misure: il Parental Burnout Assessment (PBA) 19

2.7 Risultati: affidabilità e correlazioni 22

Discussione 25

Conclusioni 27

Bibliografia 29

INTRODUZIONE

Mentre sono state condotte ricerche approfondite sul burnout professionale, il burnout

genitoriale è diventato solo di recente oggetto di interesse scientifico, con prove

empiriche che lo stress associato al ruolo genitoriale può portare a una sindrome

specifica di burnout (Lindström, Aman, & Norberg, 2010, 2011; Norberg, Mellgren,

Winiarski, & Forinder, 2014). Come il burnout professionale, il burnout genitoriale

osserva tre dimensioni. Il primo è l'esaurimento soverchiante legato al proprio ruolo

genitoriale: i genitori sentono che essere un genitore richiede troppo

coinvolgimento; si sentono stanchi quando si alzano al mattino e devono affrontare un

altro giorno con i loro figli; si sentono emotivamente prosciugati dal ruolo dei

genitori. La seconda dimensione è un allontanamento emotivo dai loro figli: i genitori

esausti diventano sempre meno coinvolti nell'educazione e nella relazione con i propri

figli; fanno il minimo indispensabile per i loro figli; le interazioni sono limitate ai soli

aspetti funzionali. La terza dimensione è un senso di inefficacia nel ruolo genitoriale e

la perdita di autostima come genitore: i genitori sentono di non essere più il buon

padre/la buona madre che erano prima, si vergognano per i genitori che sono diventati

e si sentono saturi in quanto genitori (Mikolajczak, Raes, Avalosse, & Roskam, 2017).

Come mostrato recentemente da Roskam e colleghi (2018), il burnout dei genitori è

una sindrome empiricamente distinta dal burnout di lavoro, dallo stress dei genitori o

dalla depressione.

La ricerca sul burnout genitoriale è ancora agli inizi, ma gli studi fino ad oggi hanno

dimostrato che può essere misurato in maniera attendibile (Roskam, Raes, &

Mikolajczak, 2017), può riguardare sia madri che padri (Lindström et

al., 2011; Roskam et al., 2017), che la sua prevalenza (tra l'8 e il 36% dipende dai tipi

di genitori studiati; Lindström et al., 2011; Roskam et al., 2017) è oggetto di ulteriori

indagini.

Il presente lavoro desidera mostrare il contributo italiano ad un ampio progetto

denominato International Investigation of Parental Burnout (IIPB). Scopo dello studio

è di verificare la validità del costrutto del burnout genitoriale, la sua prevalenza e le

differenze interculturali in diversi paesi del mondo.

1

Nel primo capitolo viene presentato il concetto di burnout come sindrome, dalle prime

concettualizzazioni nell’ambito lavorativo e delle professioni d’aiuto per poi essere

esteso, studiato e contestualizzato all’ambito genitoriale.

Sono quindi descritti i fattori di rischio e le conseguenze del burnout genitoriale per

poi soffermarsi sulla sua misurazione.

Nel secondo capitolo viene descritto il consorzio IIPB di cui fa parte l’Università di

Padova e lo studio preliminare sulla validazione italiana del questionario Parental

Burnout Assessment. 2

CAPITOLO I

IL BURNOUT GENITORIALE COME SINDROME

1.1 Dal burnout professionale…

Il termine burnout denota un soggetto “bruciato” e può essere definito come l’esito

patologico di un processo stressogeno che colpisce prevalentemente le professioni

d’aiuto (helping professions) e che si manifesta quando non si risponde adattivamente ai

carichi eccessivi di stress che il lavoro comporta (Maslach, 1981).

La sindrome del burnout venne descritta in termini generici molti anni prima che la

comunità scientifica iniziasse a studiarla in modo sistematico, dandone poi una

definizione precisa. Il burnout fece così la sua comparsa ufficiale verso la fine degli

anni ’70, in ambito lavorativo (Maslach, & Schaufeli, 1993).

I primi ad occuparsi del burnout professionale furono Freudenberger e Maslach, i quali

osservarono il fenomeno, all’interno di un reparto di igiene mentale, riscontrando che

alcuni operatori presentavano i sintomi caratteristici della sindrome (Maslach et al.,

1993). Dopo anni di ricerca qualitativa e quantitativa Maslach ha proposto una

concettualizzazione del burnout come sindrome psicologica che si sviluppa su tre

dimensioni chiave: un soverchiante senso di spossatezza ed esaurimento fisico ed

emotivo, la tendenza a depersonalizzare i destinatari del proprio lavoro, un senso di

marcata inefficacia nel proprio lavoro e la sensazione di incapacità a raggiungere gli

obiettivi prefissati (Maslach, & Jackson, 1981). Il senso di esaurimento rappresenta il

fattore centrale della sindrome e si riferisce alla percezione della persona di non avere

più risorse per affrontare le sfide quotidiane. La depersonalizzazione fa riferimento ad

una tendenza al distacco, all’insensibilità o ad una risposta negativa a vari aspetti del

lavoro o verso le persone a cui il lavoro è rivolto. Il senso di inefficacia e di incapacità a

raggiungere gli obiettivi si riferisce a un vissuto di scarso valore personale, sensazione

di incompetenza e conseguente perdita di produttività sul lavoro (Maslach, Schaufeli, &

Leiter, 2001).

Il burnout può presentarsi in persone che, per professione, sono a contatto e si prendono

cura degli altri. Il contatto costante con le persone e con le loro esigenze, l’essere a

3

disposizione delle molteplici richieste e necessità, sono alcune delle caratteristiche

comuni a tutte quelle attività che hanno come obiettivo professionale il benessere delle

persone e la risoluzione dei loro problemi, come nel caso di medici, psicologi,

infermieri, insegnanti. Lo stress, che deriva dall’interazione tra operatore e utente, si

verifica nel momento in cui il coinvolgimento emotivo è molto forte e perdura per

periodi prolungati e che comporta da parte dell’operatore un impegno molto intenso non

solo sul piano professionale ma anche e soprattutto su quello umano (Maslach et

al.,1993; Maslach et al., 2001)

1.2 … Al burnout genitoriale

Prima degli anni 2000, la sindrome del burnout era riferibile solo ai contesti

professionali. Infatti, se la sindrome in ambito professionale venne identificata e

descritta negli anni ’70, è soltanto a partire dal nuovo secolo che la sindrome del

burnout genitoriale inizia a delinearsi in ambito psicologico-clinico.

Mentre il burnout professionale interessa gli Stati Uniti negli anni ’70, il burnout

genitoriale colpisce l’Europa negli anni 2000 (Roskam, et al., 2017). I cambiamenti

socio-culturali avvenuti nella sfera genitoriale negli anni ’90 in Europa sembravano

rispecchiare i cambiamenti avvenuti negli Stati Uniti negli anni ’60 in ambito delle

professioni d’aiuto (Maslach, Schaufeli, Leiter, 2009). I cambiamenti in ambito delle

helping professions comprendevano cinque elementi:

1. L’idea utopistica per cui, con il lavoro organizzato e distribuito in un certo

modo, si potesse combattere totalmente la povertà, fatto questo che portò

gradualmente a una sensazione di idealismo frustrato;

2. L’incursione delle regolamentazioni statali in ambito lavorativo, che portò a

necessità sempre maggiori di formalizzazione dei compiti e dei ruoli, con i

relativi standard di eccellenza e le necessità di rigide certificazioni della qualità

dei processi produttivi;

3. La graduale riduzione dell’autorevolezza, riconosciuta a molti lavori rivolti alle

persone (medici, psicologi, infermieri, agenti di polizia, insegnanti), che ha

portato gradualmente a minor rispetto da parte dei beneficiari;

4

4. L’aumento vertiginoso delle pretese dei fruitori dei servizi in termini di empatia,

cure, presenza costante;

5. La crisi economica degli anni ’70 che impose di perseguire certi obiettivi

professionali, spesso palesemente irraggiungibili, con minori risorse disponibili.

Lo sviluppo del burnout genitoriale sembra avere un andamento speculare rispetto al

burnout professionale. I cambiamenti stessi, dell’ambito lavorativo, si ritrovano anche

in ambito genitoriale, nel decennio precedente alla comparsa del termine burnout

genitoriale nei media d’Europa (Roskam et al., 2017). Infatti, si possono rilevare cinque

importanti cambiamenti anche nell’ambito del concetto generale di genitorialità:

1. La trasformazione del concetto generale di “genitore” che viene identificato e

legalmente definito non più come una figura autoritaria e rigida, bensì come una

figura non-violenta, aperta, calda, supportiva, disponibile, sensibile verso i figli,

votata alla loro valorizzazione e rispettosa dei loro diritti; irraggiungibile nella

pratica: non è possibile applicare tutti questi principi in ogni momento e ciò

portò ad una sensazione di idealismo frustrato;

2. L’incursione dello Stato nell’attività genitoriale attraverso l’approvazione di

Leggi che iniziarono a regolamentare l’uso dell’autorità genitoriale;

3. Un indebolimento dell’autorità dei genitori dovuto probabilmente al netto

spostamento del focus sui diritti dei bambini e sui doveri dei genitori;

4. Un drastico aumento delle aspettative dei figli in termini di istruzione, attenzione

da parte dei genitori di possibilità e beni di cui usufruire;

5. Il netto incremento del lavoro femminile. Tra il 1980 ed il 2010 le donne al

lavoro in Europa sono aumentate del 75%, fatto questo che impone di

raggiungere obiettivi genitoriali, già di per sé spesso irrealistici, con meno tempo

e meno risorse (Roskam et al., 2017).

In sostanza il burnout genitoriale deriva dall’aumento della pressione (anche sociale e

mediatica) sui genitori da un lato, e dalla riduzione del tempo e delle risorse dall’altro,

insieme ad un cambiamento profondo dal punto di vista ideologico che ha reso il

compito di essere madri e padri sempre più gravoso (Roskam et al., 2017).

1.3 Fattori di rischio del burnout genitoriale

5

La domanda che ci si pone ora è: “Ci sono dei genitori più esposti al rischio di burnout

genitoriale rispetto ad altri? Cioè esistono dei fattori di rischio e/o dei fattori protettivi?”

In una ricerca (Mikolajczak et al., 2017) sono stati evidenziati i fattori che potrebbero

aumentare le richieste dei genitori e/o diminuire le risorse parentali. I fattori sono

classificabili all’interno di cinque diverse categorie: - socio-demografia; - particolarità

del bambino; - tratti stabili del genitore; - cognizioni e comportamenti genitoriali; -

conte

Dettagli
Publisher
A.A. 2018-2019
35 pagine
3 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Stefyventu di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dinamica nello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Padova o del prof Miscioscia Marina.