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DALLE CONCEZIONI CLASSICHE AGLI
ORIENTAMENTI ATTUALI.
I riferimenti all'organizzazione fin qui citati non lasciano alcun dubbio
sulla complessità del suo essere, dei fenomeni che si verificano nel suo am-
bito. Se si tiene presente il senso attribuito al termine "organizzazione" fino a
pochi anni fa, alle diverse accezioni con cui gli studiosi si accostavano ad
esso, si corre tuttora il rischio di cadere in ambiguità di significato che
ostacolerebbero la sua comprensione.
Un notevole contributo alla comprensione del fenomeno organizzativo,
che sciolga parecchi dubbi sulla sua realtà, sulla sua consistenza e che con-
senta quindi una visione più chiara dello stesso, ci è giunto in tempi molto
recenti; infatti il periodo di tempo che copre all'incirca gli ultimi quindici anni
è stato particolarmente proficuo in questo senso. Gli studiosi della teoria
delle organizzazioni non si sono limitati cioè ad una serie di critiche, anche
profonde, ad ipotesi, teorie e metodi di indagine che, sorte fin dall'inizio degli
studi sulle organizzazioni, si erano via via consolidate nel tempo fino a
sembrare qualcosa di inattaccabile, di immutabile, ma sono stati anche fonte
di nuove teorie, di nuovi indirizzi circa i quadri di riferimento e i metodi con
cui accostarsi ed affrontare lo studio dei fenomeni organizzativi.
Si ritiene quindi che in seguito a questa evoluzione negli approcci allo
studio delle organizzazioni si sia verificato una specie di balzo in avanti, un
punto di rottura tra le concezioni classiche dell'organizzazione e quelle che
sono state proposte negli ultimi tempi, tanto che i vari studiosi parlano di
crisi del precedente modello e dell'affermazione d un nuovo modello di riferi-
mento.
a) Le concezioni dominanti fino alla metà degli anni '70
Le concezioni dominanti fino alla metà degli anni '70 fanno riferimento
sia alla natura dell'organizzazione che ai metodi di analisi più adatti per com-
prendere i fenomeni organizzativi; onde evitare di sovrapporre e di
identificare le une con le altre generando confusione circa il significato più
idoneo da attribuire al termine "organizzazione", Stefano Zan,
nell'introduzione al testo "Logiche di azione organizzativa" (1988), presenta
la descrizione di ben sette dimensioni riguardanti il fenomeno organizzativo,
ciascuna strettamente interconnessa alle altre, suddividendole in modo tale
che le prime tre attengano alla natura dell'organizzazione, al principio
fondamentale a cui essa si conforma, e al suo rapporto con l'ambiente, e le
rimanenti attengano ai metodi e agli strumenti con cui è possibile spiegare il
suo funzionamento.
La prima dimensione fa riferimento alle organizzazioni quali "strumenti
per raggiungere determinati fini". In sostanza la loro formazione è dovuta al
fatto che, attraverso di esse, gli individui possono raggiungere determinati
obiettivi che non potrebbero raggiungere singolarmente. La loro struttura, i
ruoli e le funzioni, i comportamenti organizzativi vengono determinati in base
ai fini da raggiungere.
La seconda dimensione riguarda il principio fondamentale secondo il
quale l'organizzazione agisce: la razionalità.
Poiché essa è considerata strumento per raggiungere determinati
obiettivi, è necessario che i costi sostenuti per tali obiettivi siano ridotti al
minimo. Benché la razionalità di un'organizzazione non è assoluta ma
relativa, essa è comunque superiore a quella dei singoli individui poiché una
decisione presa dall'organizzazione consegue a diverse valutazioni. Anche la
struttura dell'organizzazione consegue ad una razionalità rispetto ai fini da
raggiungere; sono più efficienti le organizzazioni che si danno una struttura
più consona possibile ai fini da perseguire.
La terza dimensione riguarda invece il rapporto tra l'organizzazione e il
suo ambiente esterno; intesa l'organizzazione come sistema aperto, essa è in-
fluenzata, dipende dall'ambiente con cui interagisce, dal momento che
acquisisce risorse da esso e ne immette i propri prodotti. In questo senso
anche le caratteristiche dell'ambiente influiscono sulla sua struttura e sulle
azioni in modo tale che il rapporto organizzazione-ambiente si intrattenga nel
modo migliore possibile. La sua efficienza dipende non solo dalla capacità di
adeguare la sua struttura ai fini da raggiungere ma anche dalla capacità di
adeguare la sua struttura alle caratteristiche dell'ambiente in cui opera.
La quarta dimensione riguarda la struttura delle organizzazioni quale
principale oggetto d'indagine della teoria delle organizzazioni. Ogni
organizzazione, osservandola dall'esterno, si presenta in una determinata
forma, in una determinata struttura; secondo questa impostazione lo studio
sull'organizzazione deve incentrarsi proprio sulla sua struttura, struttura che
essa assume tenendo conto dei suoi obiettivi e dell'ambiente in cui vive ed
agisce. Si pone cioè l'attenzione sul sistema dei ruoli, la divisione del lavoro,
la forma gerarchica, ecc., come fattori che influenzano e che possono
spiegare il comportamento dei singoli.
La quinta dimensione riguarda l'ottica temporale (presente e futura)
verso cui si muove l'organizzazione. Poiché il compito dello studioso non si
limita ad osservare i fenomeni organizzativi al fine di una pura e semplice
descrizione ma per un intervento che ottimizzi il risultato finale date certe
risorse, considerato l'ambiente esterno e determinati i fini da raggiungere, ne
consegue che le prospettive temporali verso cui si muove l'organizzazione
sono quelle di un periodo a breve-media scadenza. Considerati quindi
determinati elementi come fissi, è ritenuta inutile un'indagine storica sul-
l'organizzazione e sono invece ritenuti sufficienti questi elementi per
l'ottimizzazione delle prestazioni dell'organizzazione.
La sesta dimensione: la teoria delle organizzazioni aspira a semplificare i
fenomeni organizzativi. Il presupposto da cui parte la teoria è che il feno-
meno organizzativo e la sua struttura, quali variabili dipendenti, possano
essere analizzati e spiegati mediante l'individuazione di alcuni fattori come la
tecnologia, le dimensioni, le caratteristiche dell'ambiente, il processo
decisionale, come variabili indipendenti che determinano sia il fenomeno
organizzativo che la sua struttura. Ciò consente altresì di individuare meglio
eventuali scompensi che possono impedire il miglior risultato possibile.
La settima dimensione riguarda infine la tendenza della disciplina delle
organizzazioni ad essere una scienza. La ricerca, la classificazione e la
quantificazione delle variabili che influiscono sul comportamento
organizzativo sono le caratteristiche che evidenziano l'aspirazione della teoria
delle organizzazioni ad essere legittimata come scienza. Il tentativo di
misurare più precisamente possibile le caratteristiche strutturali dell'orga-
nizzazione e del suo ambiente esterno è ritenuto necessario non solo per
stabilire correlazioni quantitativamente significative tra fattori ambientali e
fattori organizzativi, ma anche per rilevare le regolarità ed i legami causa-
effetto che vengono poi impiegati come indicazioni di base per rendere
ottimali gli output delle organizzazioni stesse.
b) Le concezioni emergenti
Presentate le dimensioni che fanno capo alle concezioni classiche delle
organizzazioni, lo stesso autore presenta poi quelle che fanno capo alle
concezioni emergenti. Egli introduce l'analisi delle concezioni emergenti nel
seguente ordine:
- analisi longitudinale
- analisi interorganizzativa
- economia organizzativa
- cultura e apprendimento organizzativo
- decisioni ed ambiguità
- logiche d'azione organizzativa.
1. Analisi longitudinale
L'analisi longitudinale si riferisce a quell'indirizzo di studi che si occupa
dell'importanza del tempo come variabile che condiziona il funzionamento
organizzativo, in particolar modo del passato, contrariamente alle concezioni
dominanti che fanno attenzione al presente e al futuro dello svolgersi or-
ganizzativo. Il tempo cioè non è più considerato come un dato oggettivo,
come una costante completamente esterna all'organizzazione, ma una
variabile indipendente che influenza la dinamica organizzativa. E' stato
ritenuto inspiegabile il fatto di non aver attribuito al tempo la sua importanza
perché, a differenza del concetto di tempo naturale, sono stati evidenziati
diversi tipi di tempo (per es. tempo soggettivo e tempo organizzativo; tempi
della politica e tempi dell'economia, ecc.) che fanno riferimento alla sua
influenza per la determinazione di certi eventi. Il fatto che gli studiosi di
organizzazioni abbiano rivolto la loro attenzione al fattore tempo dipende
dalla convinzione che la struttura e le azioni che si verificano in esse hanno
origine nel loro passato; cioè la loro formazione attuale, la loro dinamica at-
tuale non sono conseguenze soltanto di stimoli provenienti dall'esterno, ma
sono anche espressione del vissuto dell'organizzazione, a partire dalla sua na-
scita, la cultura organizzativa che si è formata nelle persone che operano in
essa, l'emergere e l'affermarsi di un gruppo dominante al suo interno, il
progressivo svilupparsi di una particolare logica d'azione, una volta
consolidatisi, tendono a mantenere lo status-quo raggiunto e a condizionare
le risposte dell'organizzazione ad ogni stimolo. Si può quindi ritenere che più
lunga è la vita di un'organizzazione, più sarà probabile che le sue risposte a
stimoli sia interni che esterni siano influenzate dalla sua storia; da qui la ne-
cessità di analizzare le sue componenti del passato per comprendere il fun-
zionamento attuale.
L'analisi del passato di un'organizzazione ha fatto sì che gli studiosi
dedicassero maggiore attenzione alla modalità dello sviluppo organizzativo
onde riuscire ad individuare delle costanti nell'evoluzione delle
organizzazioni; in questo senso sono state indicate due vie.
La prima fa riferimento al modello evoluzionistico nel senso che lo
sviluppo organizzativo si attua in una serie di fasi di cui la seguente è ritenuta
più complessa, di un livello superiore rispetto alla precedente; ricorrendo ad
una metafora si può rappresentare tale processo come quello di un qualunque
essere vivente, la cui vita è composta di fasi successive quali la nascita, la
crescita, la decadenza e la morte. Ma la metafora può giustamente essere
utilizzata per dare un'idea di ciò che si verifica nella vita di un'organizzazi