Anteprima
Vedrai una selezione di 30 pagine su 141
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 1 Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 2
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 6
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 11
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 16
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 21
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 26
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 31
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 36
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 41
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 46
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 51
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 56
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 61
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 66
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 71
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 76
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 81
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 86
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 91
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 96
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 101
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 106
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 111
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 116
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 121
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 126
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 131
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 136
Anteprima di 30 pagg. su 141.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Il legame sociale tra individuo e organizzazione lavorativa Pag. 141
1 su 141
D/illustrazione/soddisfatti o rimborsati
Disdici quando
vuoi
Acquista con carta
o PayPal
Scarica i documenti
tutte le volte che vuoi
Estratto del documento

DALLE CONCEZIONI CLASSICHE AGLI

ORIENTAMENTI ATTUALI.

I riferimenti all'organizzazione fin qui citati non lasciano alcun dubbio

sulla complessità del suo essere, dei fenomeni che si verificano nel suo am-

bito. Se si tiene presente il senso attribuito al termine "organizzazione" fino a

pochi anni fa, alle diverse accezioni con cui gli studiosi si accostavano ad

esso, si corre tuttora il rischio di cadere in ambiguità di significato che

ostacolerebbero la sua comprensione.

Un notevole contributo alla comprensione del fenomeno organizzativo,

che sciolga parecchi dubbi sulla sua realtà, sulla sua consistenza e che con-

senta quindi una visione più chiara dello stesso, ci è giunto in tempi molto

recenti; infatti il periodo di tempo che copre all'incirca gli ultimi quindici anni

è stato particolarmente proficuo in questo senso. Gli studiosi della teoria

delle organizzazioni non si sono limitati cioè ad una serie di critiche, anche

profonde, ad ipotesi, teorie e metodi di indagine che, sorte fin dall'inizio degli

studi sulle organizzazioni, si erano via via consolidate nel tempo fino a

sembrare qualcosa di inattaccabile, di immutabile, ma sono stati anche fonte

di nuove teorie, di nuovi indirizzi circa i quadri di riferimento e i metodi con

cui accostarsi ed affrontare lo studio dei fenomeni organizzativi.

Si ritiene quindi che in seguito a questa evoluzione negli approcci allo

studio delle organizzazioni si sia verificato una specie di balzo in avanti, un

punto di rottura tra le concezioni classiche dell'organizzazione e quelle che

sono state proposte negli ultimi tempi, tanto che i vari studiosi parlano di

crisi del precedente modello e dell'affermazione d un nuovo modello di riferi-

mento.

a) Le concezioni dominanti fino alla metà degli anni '70

Le concezioni dominanti fino alla metà degli anni '70 fanno riferimento

sia alla natura dell'organizzazione che ai metodi di analisi più adatti per com-

prendere i fenomeni organizzativi; onde evitare di sovrapporre e di

identificare le une con le altre generando confusione circa il significato più

idoneo da attribuire al termine "organizzazione", Stefano Zan,

nell'introduzione al testo "Logiche di azione organizzativa" (1988), presenta

la descrizione di ben sette dimensioni riguardanti il fenomeno organizzativo,

ciascuna strettamente interconnessa alle altre, suddividendole in modo tale

che le prime tre attengano alla natura dell'organizzazione, al principio

fondamentale a cui essa si conforma, e al suo rapporto con l'ambiente, e le

rimanenti attengano ai metodi e agli strumenti con cui è possibile spiegare il

suo funzionamento.

La prima dimensione fa riferimento alle organizzazioni quali "strumenti

per raggiungere determinati fini". In sostanza la loro formazione è dovuta al

fatto che, attraverso di esse, gli individui possono raggiungere determinati

obiettivi che non potrebbero raggiungere singolarmente. La loro struttura, i

ruoli e le funzioni, i comportamenti organizzativi vengono determinati in base

ai fini da raggiungere.

La seconda dimensione riguarda il principio fondamentale secondo il

quale l'organizzazione agisce: la razionalità.

Poiché essa è considerata strumento per raggiungere determinati

obiettivi, è necessario che i costi sostenuti per tali obiettivi siano ridotti al

minimo. Benché la razionalità di un'organizzazione non è assoluta ma

relativa, essa è comunque superiore a quella dei singoli individui poiché una

decisione presa dall'organizzazione consegue a diverse valutazioni. Anche la

struttura dell'organizzazione consegue ad una razionalità rispetto ai fini da

raggiungere; sono più efficienti le organizzazioni che si danno una struttura

più consona possibile ai fini da perseguire.

La terza dimensione riguarda invece il rapporto tra l'organizzazione e il

suo ambiente esterno; intesa l'organizzazione come sistema aperto, essa è in-

fluenzata, dipende dall'ambiente con cui interagisce, dal momento che

acquisisce risorse da esso e ne immette i propri prodotti. In questo senso

anche le caratteristiche dell'ambiente influiscono sulla sua struttura e sulle

azioni in modo tale che il rapporto organizzazione-ambiente si intrattenga nel

modo migliore possibile. La sua efficienza dipende non solo dalla capacità di

adeguare la sua struttura ai fini da raggiungere ma anche dalla capacità di

adeguare la sua struttura alle caratteristiche dell'ambiente in cui opera.

La quarta dimensione riguarda la struttura delle organizzazioni quale

principale oggetto d'indagine della teoria delle organizzazioni. Ogni

organizzazione, osservandola dall'esterno, si presenta in una determinata

forma, in una determinata struttura; secondo questa impostazione lo studio

sull'organizzazione deve incentrarsi proprio sulla sua struttura, struttura che

essa assume tenendo conto dei suoi obiettivi e dell'ambiente in cui vive ed

agisce. Si pone cioè l'attenzione sul sistema dei ruoli, la divisione del lavoro,

la forma gerarchica, ecc., come fattori che influenzano e che possono

spiegare il comportamento dei singoli.

La quinta dimensione riguarda l'ottica temporale (presente e futura)

verso cui si muove l'organizzazione. Poiché il compito dello studioso non si

limita ad osservare i fenomeni organizzativi al fine di una pura e semplice

descrizione ma per un intervento che ottimizzi il risultato finale date certe

risorse, considerato l'ambiente esterno e determinati i fini da raggiungere, ne

consegue che le prospettive temporali verso cui si muove l'organizzazione

sono quelle di un periodo a breve-media scadenza. Considerati quindi

determinati elementi come fissi, è ritenuta inutile un'indagine storica sul-

l'organizzazione e sono invece ritenuti sufficienti questi elementi per

l'ottimizzazione delle prestazioni dell'organizzazione.

La sesta dimensione: la teoria delle organizzazioni aspira a semplificare i

fenomeni organizzativi. Il presupposto da cui parte la teoria è che il feno-

meno organizzativo e la sua struttura, quali variabili dipendenti, possano

essere analizzati e spiegati mediante l'individuazione di alcuni fattori come la

tecnologia, le dimensioni, le caratteristiche dell'ambiente, il processo

decisionale, come variabili indipendenti che determinano sia il fenomeno

organizzativo che la sua struttura. Ciò consente altresì di individuare meglio

eventuali scompensi che possono impedire il miglior risultato possibile.

La settima dimensione riguarda infine la tendenza della disciplina delle

organizzazioni ad essere una scienza. La ricerca, la classificazione e la

quantificazione delle variabili che influiscono sul comportamento

organizzativo sono le caratteristiche che evidenziano l'aspirazione della teoria

delle organizzazioni ad essere legittimata come scienza. Il tentativo di

misurare più precisamente possibile le caratteristiche strutturali dell'orga-

nizzazione e del suo ambiente esterno è ritenuto necessario non solo per

stabilire correlazioni quantitativamente significative tra fattori ambientali e

fattori organizzativi, ma anche per rilevare le regolarità ed i legami causa-

effetto che vengono poi impiegati come indicazioni di base per rendere

ottimali gli output delle organizzazioni stesse.

b) Le concezioni emergenti

Presentate le dimensioni che fanno capo alle concezioni classiche delle

organizzazioni, lo stesso autore presenta poi quelle che fanno capo alle

concezioni emergenti. Egli introduce l'analisi delle concezioni emergenti nel

seguente ordine:

- analisi longitudinale

- analisi interorganizzativa

- economia organizzativa

- cultura e apprendimento organizzativo

- decisioni ed ambiguità

- logiche d'azione organizzativa.

1. Analisi longitudinale

L'analisi longitudinale si riferisce a quell'indirizzo di studi che si occupa

dell'importanza del tempo come variabile che condiziona il funzionamento

organizzativo, in particolar modo del passato, contrariamente alle concezioni

dominanti che fanno attenzione al presente e al futuro dello svolgersi or-

ganizzativo. Il tempo cioè non è più considerato come un dato oggettivo,

come una costante completamente esterna all'organizzazione, ma una

variabile indipendente che influenza la dinamica organizzativa. E' stato

ritenuto inspiegabile il fatto di non aver attribuito al tempo la sua importanza

perché, a differenza del concetto di tempo naturale, sono stati evidenziati

diversi tipi di tempo (per es. tempo soggettivo e tempo organizzativo; tempi

della politica e tempi dell'economia, ecc.) che fanno riferimento alla sua

influenza per la determinazione di certi eventi. Il fatto che gli studiosi di

organizzazioni abbiano rivolto la loro attenzione al fattore tempo dipende

dalla convinzione che la struttura e le azioni che si verificano in esse hanno

origine nel loro passato; cioè la loro formazione attuale, la loro dinamica at-

tuale non sono conseguenze soltanto di stimoli provenienti dall'esterno, ma

sono anche espressione del vissuto dell'organizzazione, a partire dalla sua na-

scita, la cultura organizzativa che si è formata nelle persone che operano in

essa, l'emergere e l'affermarsi di un gruppo dominante al suo interno, il

progressivo svilupparsi di una particolare logica d'azione, una volta

consolidatisi, tendono a mantenere lo status-quo raggiunto e a condizionare

le risposte dell'organizzazione ad ogni stimolo. Si può quindi ritenere che più

lunga è la vita di un'organizzazione, più sarà probabile che le sue risposte a

stimoli sia interni che esterni siano influenzate dalla sua storia; da qui la ne-

cessità di analizzare le sue componenti del passato per comprendere il fun-

zionamento attuale.

L'analisi del passato di un'organizzazione ha fatto sì che gli studiosi

dedicassero maggiore attenzione alla modalità dello sviluppo organizzativo

onde riuscire ad individuare delle costanti nell'evoluzione delle

organizzazioni; in questo senso sono state indicate due vie.

La prima fa riferimento al modello evoluzionistico nel senso che lo

sviluppo organizzativo si attua in una serie di fasi di cui la seguente è ritenuta

più complessa, di un livello superiore rispetto alla precedente; ricorrendo ad

una metafora si può rappresentare tale processo come quello di un qualunque

essere vivente, la cui vita è composta di fasi successive quali la nascita, la

crescita, la decadenza e la morte. Ma la metafora può giustamente essere

utilizzata per dare un'idea di ciò che si verifica nella vita di un'organizzazi

Dettagli
Publisher
A.A. 1989-1990
141 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/06 Psicologia del lavoro e delle organizzazioni

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher TEBRUG di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia del lavoro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Cattolica del "Sacro Cuore" o del prof Kaneklin Cesare.