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PARTE SECONDA
Il ghostwriting nella produzione postuma di Salgari. Un esempio: Americo Greco e La Scimitarra di Khien Lung. 6364 Capitolo 4 Salgari e i suoi ghostwriters Sommario: 1. Salgari: cenni biografici 2. La fabbrica del ghostwriters salgariani 2.1 Luigi Motta 2.2 Lorenzo Chiosso 2.3 Giovanni Bertinetti 2.4 Ghostwriters minori 1. Salgari: cenni biografici Emilio Salgari fu autore prolifico e dalla fantasia sconfinata, capace di viaggiare in terre lontanissime ormai entrate di diritto nell'immaginario collettivo. E tuttavia, tranne qualche comodo viaggio in treno e brevi diverse residenze in Italia settentrionale, quello che è forse il più grande romanziere d'avventura italiano visse principalmente nella natia Verona, dove nacque nel 1862. Il padre di Sandokan, lo scrittore che ha fatto trepidare generazioni di ragazzi, viaggiò infatti solo attraverso le pagine dei libri sui quali si documentava. Ha scritto al riguardo Mario.Spagnol: Usi e costumi di popoli, flora e fauna esotiche, paesaggi inusitati, fenomeni meteorici, bizzarrie della natura, frammenti di mondi lontani li raccoglieva sui libri e sui giornali e minuziosamente li schedava. Non inventava nulla, arrivava a battezzare i suoi personaggi, quando non aveva a disposizione nomi autentici di persona, con nomi di luoghi e di cose per dar loro almeno una chance fonica di veridicità. Ogni animale, ogni pianta, ogni comparsa ed elemento scenico del grande presepio salgariano è garantito da una fonte: gratuito ed assurdo qualche volta sarà magari il loro assemblage. [1] Salgari era figlio di Luigi, commerciante di tessuti, e di Luigia, veneziana. A 17 anni provò senza buon esito a frequentare il Regio istituto tecnico navale Sarpi di Venezia. Non è facile indagare sugli studi di Salgari, ma si.sa che fu brillante in italiano e pessimo in matematica. Maestro gli fu l'abate Pietro Caliari, autore di romanzi storici che lo terrà a battesimo come collaboratore letterario. Non arrivò mai a diventare Capitano di Marina, come avrebbe voluto, anche se per tutta la vita amò fregiarsi impropriamente di questo titolo. Percorse le coste dell'Adriatico per tre mesi a bordo della nave Italia Una e questa fu la sua unica prova di mare significativa. Al ritorno da quest'esperienza, iniziò la sua carriera di scrittore. Una mattina del 1883, sui muri di Verona apparvero dei manifesti con una tigre e la scritta: "La Tigre è scappata!", seguiti pochi giorni dopo da un altro manifesto: "La Tigre è arrivata! Leggete la Nuova Arena". Sarà la Tigre della Malesia, la prima avventura di Sandokan che esce come romanzo d'appendice a puntate. Così viene descritta questa fase della sua vita nel libro Emilio Salgari.
Il padre degli eroi di Arpino e Antonetto: Così Emilio Salgari incomincia a vivere non una vita, ma una romanzesca, segreta, sconquassata autobiografia. Si fa chiamare capitano senza esserlo; naviga nei mari di mezzo mondo senza uscire di casa, senza staccarsi dal suo scrittoio; corre strabilianti avventure traducendole in carta ed inchiostro; riesce persino a credere in un contagio procuratogli da febbri perniciose contratte in India senza mai avervi posato un alluce. E tutto raccontò come vero e vissuto; cocciutamente, senza contraddirsi mai, stipando dentro di esso continenti e praterie, miniere e ghiacci artici, scotennatori e pirati, arrembaggi e un gigantesco arcobaleno di sogni di gloria. Diede vita a mille eroi più uno: se stesso. Perché - e sono parole sue - "il destino gli doveva una rivincita". In questo unico viaggio compiuto sa Salgari, la fabbrica dei falsi di Salgari sa pescare a piene mani. Ben due versioni, nel 1929 narrano le
Storie di questa Italia. Una. Una fu pubblicata in appendice al romanzo I cacciatori di foche, l'altra forma due capitoli de Le mie Memorie. Le due stesure che risalgono ad un stesso ghostwriter in periodi diversi, dipanano una serie di avventure incredibili che non si apparentano con Salgari se non alla lontana.
E. SALGARI, La tigre della Malesia (diventerà nel 1900 Le tigri di Mompracem), Verona, su "La Nuova Arena", dal 16 ottobre 1883 al 13 marzo 1884.
G. ARPINO, R. ANTONETTO, Emilio Salgari, il padre degli eroi, Torino, Viglongo, 2010, p. 23.
L'ambiente veronese fu dapprima ostile a Salgari. A quel tempo era anziconosciuto maggiormente in qualità di sportivo che di scrittore. In particolare era un ottimo schermidore, come mostrò nella vicenda del duello con Biasioli, giornalista rivale che aveva messo in discussione le avventure marinare del "capitano". La sciabola di Salgari lavò l'onta al primo assalto con un
“molinello ditesta” alla tempia sinistra del malcapitato.L’ atteggiamento della città ci fa comprendere perché I selvaggi della5Papuasia , il suo primo racconto in puntate, venga pubblicato non ne “La NuovaArena”, in cui lavora, ma presso il giornale “La Valigia” di Milano. Nella città natia,6ad ogni modo, Salgari pubblicherà sempre a puntate in quegli anni sia Tay-see ,7 8la già citata Tigre della Malesia , che la Favorita del Mahdi . Proseguirà scegliendo9“Il Telefono” di Livorno per Gli strangolatori del Gange e Il Giornale dei fanciulli10di Treves a Milano per La scimitarra di Budda .Milano è anche la patria del suo primo romanzo in volume: nel 1887 infattiesce presso Guigoni La favorita del Mahdi. Da quell’ anno, la vita di Salgari è tuttanei titoli che si susseguono, compresa La scimitarra di Budda nata in volume perl’editore Treves nel 1892. Il suo furore
artistico non viene arrestato né dal suicidio del padre nel 1889, né dal matrimonio con Ida Peruzzi nel 1892 (presto ribattezzata Aida nella fantasia dello scrittore), né dalla nascita, nello stesso anno, della prima figlia Fatima. Lascia Verona l'anno successivo e con la famiglia si
E. SALGARI, I selvaggi della Papuasia, su "La Valigia", Milano in 4 puntate dal 26 luglio al 16 agosto.
E. SALGARI, Tay-see (diventerà nel 1897 La Rosa del Dong Giang), Verona, su "La Nuova Arena", 28 puntate dal 15 settembre al 12 ottobre 1883.
E. SALGARI, La tigre della Malesia, op. cit.
E. SALGARI, La favorita del Mahdi, Verona, su "La Nuova Arena", 124 puntate dal 31 marzo al 7 agosto 1884.
E. SALGARI, Gli strangolatori del Gange (diventerà I misteri della jungla nera nel 1895), Livorno, su "Il telefono", dal 10 gennaio al 15 aprile 1887.
E.SALGARI, La scimitarra di Budda, Milano, su "Il Giornale dei fanciulli"
Treves, in 21 puntate dal 1 gennaio al 26 novembre 1891. 67 trasferisce in Piemonte al fine di collaborare con gli editori Paravia e Speirani; quinascerà il secondogenito Nadir.
Nel 1898 l'editore Donath lo convince a trasferirsi a Sampierdarena in provincia di Genova. Sono anni fertili, che produrranno Il Corsaro nero, la fatica salgariana forse più amata. Nello stesso anno Ida darà alla luce Romero, il terzogenito e Salgari conoscerà Luigi Motta, il suo maggior epigono. Gli anni genovesi sembrano i più felici per il "capitano", ma le condizioni della famiglia si fanno precarie e nel 1900 torna a Torino. In quell'anno nasce Omar, l'ultimo figlio.
Un po' in tram e un po' a piedi, Salgari attraversava spesso Torino per recarsi alla Biblioteca Civica ove attingere nuove conoscenze. […] Ma le astratte geometrie di Torino non entravano nel suo sguardo […]. Tra tutte le città e tutti gli uomini del mondo,
Torino e Salgari erano i più sicuri candidati a rimanere impermeabili l'una all'altro. Nonostante la grande stima dimostratagli da Donath, che gli affidò la direzione della rivista "Per terra e per mare" e che pubblicò 34 suoi romanzi, Salgari nel 1906 passa alla Bemporad di Firenze (per cui scrive 19 opere). Il successo, specialmente tra i ragazzi, continua, e diversi titoli raggiungono le 100.000 copie.
Tuttavia Salgari vive da forzato della penna. Per soddisfare i numerosi debitori scrive notte e giorno e pubblica contemporaneamente con più editori e pseudonimi (G. Landucci, Guido Altieri, E. Bertolini, Romero). Così scriveva nel 1909 all'amico Giuseppe Garuti (1868 – 1954):
La professione dello scrittore dovrebbe essere piena di soddisfazioni morali e materiali. Io sono invece inchiodato al mio tavolo di lavoro per molte ore del giorno e per alcune della notte, e quando riposo sono in biblioteca per ricerche e per documentarmi.
Mi fanno ridere certi autori che hanno tutto il tempo possibile 11 E. SALGARI, Il Corsaro Nero, Genova, Donath, 1898. 12 G. ARPINO, R. ANTONETTO, op. cit. p.56. 68 per scrivere, trascrivere, rivedere e correggere i loro lavori e poi, ben copiati e lindi, portarli all' editore. Io debbo invece scrivere a tutto vapore cartelle su cartelle e subito spedire alla casa editrice senz' aver avuto, purtroppo, né il tempo, 13 né la soddisfazione, di rileggere e correggere... È afflitto da esaurimento nervoso e anche la moglie soffre di gravi problemi psichici. Tuttavia, Ida, in un momento di lucidità, nel febbraio del 1910 scrive a Bemporad per soccorrere il suo "selvaggio malese": Egregio Sig. Comm. Bemporad, Non so dirle quante volte, Egregio Signor Commendatore impugnai la penna e quante volte la ritrassi prima di decidermi per informarla delle angoscie continue e delle notti insonni che da vario tempo trascorre mio marito. [...] Qualisoddisfazioni morali ha provato e prova mio marito pur essendo uno dei più noti scrittori d'Italia? Nulla; sempre accanito al lavoro, e quello che ancor più lo rattrista è che la Spettabile Casa Bemporad mai scrive a mio marito per incoraggiarlo.[…] Che cosa farebbero i miei figli se loro padre in un accesso di nevrastenia dovesse commettere qualche pazzia, come pur troppo ne avvengono di sovente di questi casi disgraziati? ... chi dovrebbero ringraziare? ...Tutto si può rimediare, lasciandolo lavorare tranquillo; non chiedo di più… E' tanto poco! ... Non esigo poi tanto […]. Salgari maledice gli editori che gli chiedono tre libri all'anno e che si sono arricchiti alle sue spalle, lasciando a lui le briciole. Nel 1910 tenta una prima volta il suicidio e viene salvato ma il 22 aprile del 1911 si squarcia gola e ventre.