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Diagnosi di DSA
In questo senso, il principale criterio necessario per stabilire la diagnosi di DSA è quello della "discrepanza" tra abilità nel dominio specifico interessato (deficitaria in rapporto alle attese per l'età e/o la classe frequentata) e l'intelligenza generale (adeguata per l'età cronologica).
Per la definizione della discrepanza sono stati individuati due parametri:
- La compromissione dell'abilità specifica deve essere inferiore a meno due deviazioni standard dei valori previsti per l'età e la classe frequentata.
- Il livello intellettivo deve essere nella norma e non inferiore a una deviazione standard dei valori previsti per l'età e la classe frequentata, che equivale a un quoziente intellettivo di 85.
Dalla definizione di questo concetto derivano alcune considerazioni.
indicazioni necessarie da seguire per avere una corretta diagnosi di DSA, quali la necessità di usare test standardizzati, sia per misurare l'intelligenza generale, che l'abilità specifica; l'esclusione di situazioni ambientali di svantaggio socio-culturale che possano interferire con una adeguata istruzione. Altri criteri utili per la definizione dei DSA sono: A) il carattere evolutivo di questi disturbi; B) la diversa espressività del disturbo nelle svariate fasi evolutive dell'abilità in questione; C) la quasi costante associazione ad altri disturbi (comorbilità), fatto questo che determina la marcata eterogeneità dei profili funzionali e di espressività con cui i DSA si manifestano e che comporta significative ricadute sul versante dell'indagine diagnostica; D) il carattere neurobiologico delle anomalie processuali che caratterizzano i DSA. È altrettanto importante.sottolineare che i fattori interagiscono attivamente nella determinazione della comparsa del disturbo, con i fattori ambientali; E) il disturbo specifico deve comportare un impatto significativo e negativo per l'adattamento scolastico e/o per le attività della vita quotidiana. Tuttavia è importante sottolineare che oggi il ruolo dei fattori neurobiologici non è più oggetto di discussioni e controversie, come è accaduto in passato, quando alcuni studiosi attribuivano a fattori psicogeni, pedagogici o sociali, l'origine di questi disturbi. 'Disturbi evolutivi specifici dell'apprendimento',19 in internet, URL:http://hubmiur.pubblica.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesStore/a9cf25e3-2cd0-471a-9b44-f2d12d17e5a3/raccomandazionidsa2007.pdf 20 Ibidem 10 In questi criteri, la fluenza della lettura, viene riconosciuta come un aspetto chiave di caratterizzazione della dislessia. Ad essere messa a fuoco è il ruolo casuale deifattorilinguistici nella genesi del disturbo specifico di lettura.- False credenze e punti di forza dei DSA
- I DSA sono una malattia;
- Chi ha uno o più DSA non è molto intelligente perché non riesce a leggere e/o fare i conti;
- È un effetto dello scarso impegno a scuola dei bambini di oggi;
- Tutti i DSA sono dislessici;
- Gli adolescenti con DSA sono perduti;
- I DSA sono causati da uno scadimento della didattica;
- La dislessia è l’effetto della
scarsa frequenza di lettura;
I DSA ai miei tempi non esistevano;
I DSA se utilizzano un computer, una sintesi vocale e una calcolatrice guariscono;
Gli studenti con DSA sono avvantaggiati perché possono utilizzare gli strumenti compensativi e le misure dispensative che semplificano troppo la didattica e gli apprendimenti;
Gli studenti con DSA non impareranno mai una lingua straniera;
Gli studenti con DSA se eseguono correttamente una verifica devono avere un voto più basso dei compagni per giustizia in quanto era più breve o più semplice;
Le persone con DSA sono tutte dei geni;
I ragazzi con DSA nascono senza disturbi e in qualche modo ne vengono colpiti.
Questi pregiudizi influenzano la percezione che le persone con disturbi specifici di apprendimento hanno di loro stesse generando una rappresentazione negativa della propria ‘Illness condizione, definita in campo medico e al contempo possono influenzare la
qualità 'Sickness' della rappresentazione sociale, definita in campo medico Le maggiori difficoltà per le persone con disturbi specifici di apprendimento vengono riscontrate maggiormente nel mondo della scuola, poiché il momento più grave del disturbo coincide proprio con il periodo scolastico dove predominano le richieste sul piano della letto-scrittura. Eppure questi bambini sono ricchi di punti di forza che spesso non riescono a emergere perché sono soffocati dalle urgenze didattiche cui devono far fronte per non rimanere indietro con il programma e con i ritmi di apprendimento dei compagni. L'ampia letteratura di riferimento concorda con i seguenti punti di forza ritenuti tra i più comuni negli studenti con DSA: - intelligenza; - capacità di memorizzare per immagini; - approccio inusuale e diverso alle materie scolastiche; - capacità di fare collegamenti non convenzionali; - creatività e capacità diprodurre facilmente nuove idee;
propensione alla selezione di argomenti in una discussione;
21 E. Benso, La dislessia, Il leone Verde, Torino 2011, pp. 55-58
22 G. Stella, L. Grandi, Come leggere la Dislessia e i DSA, Giunti Scuola, Firenze 2011, pp. 131
abilità nelle soluzioni dei problemi che richiedono di immaginare soluzioni possibili;
intuito e introspezione;
vivida immaginazione.
I docenti dovrebbero valorizzare queste caratteristiche, in una logica di personalizzazione e individualizzazione didattica, anche all'interno delle consuete attività curriculari concentrate principalmente sulle abilità nella letto-scrittura e nel calcolo.
Il tema verrà ampliamente ripreso e trattato nello specifico nel secondo capitolo dell'elaborato.
1.3 Breve storia sulla Dislessia
Una delle scoperte più importanti nella storia dell'uomo è stata l'avvento della lettura e della scrittura, cammino che è partito da molto lontano e che ha
Portato il versatile cervello dell'uomo, ad adattarsi, con modalità differenti, al codice linguistico di riferimento in una determinata zona del mondo. Escludendo i primi tentativi di scrittura per simboli degli antichi uomini preistorici, possiamo collocare la nascita della scrittura intorno al quarto millennio avanti Cristo con l'avvento della scrittura cuneiforme dei Sumeri. Un'ulteriore tappa fondamentale di questo cammino si colloca con la nascita dei primi alfabeti, come ad esempio a Ugarit nell'attuale Siria e si conclude nell'ottavo secolo avanti Cristo con il perfezionamento dell'alfabeto greco. Quest'ultimo era il primo a presentare una corrispondenza precisa tra i fonemi del greco parlato e i grafemi dei caratteri dell'alfabeto. Grazie a Platone, che trascrisse i dialoghi orali del suo maestro, sappiamo che Socrate criticò l'avvento della scrittura rea di mirare le capacità di memoria delle persone. Si legge infatti,
nel Fedro che secondo Socrate le parole «produrranno dimenticanza nelle anime di chi13impara, per mancanza di esercizio della memoria; proprio perché, fidandosi della scrittura,ricorderanno le cose dall’esterno, da segni alieni, e non dall’interno, da sé» 23. Le prime notizie di persone con inspiegabili difficoltà di lettura si rivelano dopo l’avventodell’alfabeto e proprio Platone parla di persone intelligenti che inspiegabilmente, nonostantegli esercizi sotto la guida, non riuscivano a imparare correttamente l’alfabeto greco. Un altrocaso di difficoltà di lettura è stato segnalato, nel secolo dopo Cristo, dal saggista grecoFilostrato, che avrebbe cercato di aiutare il figlio di Erode il Sofista, il quale presentavanotevoli difficoltà ad apprendere l’alfabeto greco. La dislessia, durante la storia dell’umanità, è sempre esistita. Si potrebbe tracciare unpercorso diIdentificazione di quattro ipotetici stadi, sebbene non chiaramente differenziati, sullo sviluppo delle teorie scientifiche sulla dislessia: un primo stadio, le origini della dislessia, nel quale furono identificati i primi soggetti con deficit di lettura e linguaggio, che generalmente erano pazienti con afasia acquisita. Questo periodo durò fino alla fine del XIX secolo. Durante i primi studi sulla dislessia evolutiva (1895-1950), questa condizione fu scoperta e iniziarono così ad esserne analizzate le cause e le caratteristiche. Successivamente (1950-1970) si è assistito ad uno stadio nel quale il campo della dislessia si è aperto ad una varietà di approcci clinici, educativi e di ricerca. Infine le teorie moderne (1970-2000) hanno creato le fondamenta della nostra conoscenza attuale sulla dislessia. Le origini della dislessia nella letteratura scientifica sono dovute ai primi ritrovamenti di problemi linguistici, prevalentemente dovuti ad una afasia acquisita.
Questi pazienti afasici talvolta soffrivano anche di una perdita della capacità di lettura. Furono necessarie alcune scoperte scientifiche importanti prima di riuscire a mettere afasia e dislessia in relazione a lesioni cerebrali. Fu infatti intorno al XVI sec. quando filosofi e fisici decisero che la localizzazione del pensiero non era il cuore ma il cervello. Di certo dobbiamo dare credito al lavoro del dottore austriaco Franz Joseph Gall, che all'inizio del XIX sec. suggerì che ogni specifica parte del cervello ha una precisa funzione e a quello di Pierre Paul Broca, che localizzò le aree specifiche del cervello dove potevano risiedere le funzioni del linguaggio. Il termine fu usato per la prima volta nel 1872 dal medico tedesco R. Berlin di Stuttgart, che lo adoperò per descrivere il caso di un adulto con dislessia acquisita, ossia la perdita di.capacità di