Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
VANTAGGI E LIMITI DELL’ITANGLESE
1 - Perché si è diffuso così tanto?
1.1. La percentuale di termini inglesi (adattati o meno) presenti in italiano è cresciuta in modo
vertiginoso negli ultimi anni. Soltanto dal 2000 al 2009, nel settore aziendale, l’utilizzo
dell’itanglese è salito al 773% e, in un solo anno, dal 2012 al 2013, l’incremento è stato
91
del 440% . Quando si traducono documenti di marketing, gli anglicismi compongono fino
92
al 35% delle parole del testo . Parole come look, business, fashion, performance, social,
93
smart, brand, store e slide sono solo alcuni esempi degli anglicismi preferiti rispetto ai loro
corrispettivi italiani aspetto, affare, alla moda, prestazione, sociale, intelligente, marchio,
negozio e diapositiva. Come afferma Bombi , l’immediata disponibilità del prestito, la
94
forza comunicativa, la carica espressiva, la precisione definitoria e la capacità di coprire
vaste aree referenziali (spesso nuove, che non hanno un referente coinciso in italiano) sono
tutti punti a favore dell’inglese. Grazia M. Senes individua un momento storico preciso in
cui la presenza di termini inglesi è particolarmente sentita: il boom economico del
dopoguerra. Ad esso corrisponde, infatti, il boom degli anglicismi e la conseguente
necessità di neologismi – per lo più di origine angloamericana – da far corrispondere ai
nuovi prodotti, stili di vita, modi di fare ecc. “importati” in Italia nel periodo postbellico:
Diverse parole [inglesi] sono […] penetrate negli anni fra le due
guerre mondiali, ma se paragoniamo queste, come numero e genere,
con quelle penetrate dopo, cioè nel dopoguerra, dobbiamo convenire
che si tratta di una vera e propria rivoluzione, sia per il numero sia per
la varietà dei campi a cui appartengono le parole inglesi. La
rivoluzione consiste in un orientamento massiccio e brusco verso la
lingua inglese, anzi, americana. Questa influenza americana è la
conseguenza del mutamento radicale del modo di vivere, di agire e di
pensare della nostra società dovuto al boom economico del
91 Ricerca basata su un campione di 58 milioni di parole prodotte da 200 aziende italiane appartenenti a 15 settori
diversi. Indagine condotta da AgostiniAssociati.it [ultima consultazione: 27.10.16]
92 Fonte: http://www.agostiniassociati.it/itanglese.php
93 Ibidem
94 Cfr. R. Bombi, “Il contatto anglo-italiano e i riflessi nel lessico e nei processi di “formazione delle parole””. In: C.
Consani (a cura di), Contatto interlinguistico fra presente e passato, Milano, LED, 2015.
26
dopoguerra e al consumismo a cui si adegua anche la lingua. Infatti, la
varietà del lessico esistente è risultata insufficiente a esprimere il
progresso: per le cose nuove si richiedevano subito parole nuove .
95
Nei seguenti sotto capitoli vedremo quali sono le principali ragioni, conseguenti o meno al
boom economico, che hanno portato alla diffusione dell’inglese nella lingua italiana.
1.1.1. La pubblicità nei mezzi di comunicazione di massa
Oggigiorno più della metà degli italiani possiede almeno un televisore, una radio, un
computer, uno smartphone e una connessione a internet. Questi oggetti fanno ormai parte
della quotidianità e, seppur inconsciamente, hanno una grande influenza su di noi, non solo
a livello sociale e psicologico ma anche a livello linguistico. Infatti, la maggior parte degli
anglicismi che udiamo provengono da almeno uno di questi mezzi di comunicazione di
massa, e in particolare dalla pubblicità.
[…] siccome questa pubblicità commerciale si serve di parole inglesi,
a cominciare dal nome del prodotto, essa in un certo senso produce un
contatto giornaliero da lingua a lingua, che porta alla diffusione degli
esotismi .
96
Attraverso gli spot pubblicitari, sono penetrate nella nostra lingua molte parole
angloamericane. Questi spot, offrono la possibilità di ascoltare la pronuncia della parola
straniera e, nel caso della TV in particolare, di associarla all’immagine del prodotto,
97
consolidandola nel pensiero. Alcuni marchi di prodotti italiani utilizzano parole inglesi (è il
caso di Nutella, Campari, Vodafone ecc. come abbiamo visto precedentemente nel capitolo
1, paragrafo 1.4.4), altre marche di fabbrica sono diventate nomi comuni, associati ai
relativi prodotti (gillette, clacson, DDT, kleenex, scotch, …), molti generi e tipi di prodotti
che acquistiamo quotidianamente hanno nomi inglesi (chewing gum, crakers, hamburger,
spray, lime, …) e anche le caratteristiche dei prodotti stessi sono definite con parole inglesi
(profumo shocking, confezione pocket, …) . Ciò che conta non è tanto il significato di
98
questi lemmi inglesi – esso infatti si perde ai fini pubblicitari, per via della scarsa
95 Cfr. I. Guţia et al., Contatti interlinguistici e mass media, Roma, La Goliardica, 1981, p. 67.
96 Ivi, p. 68.
97 Per quanto riguarda la pronuncia, è stato posto il problema di come leggere l’inglese che, come noto, a differenza
dell’italiano, non “si scrive come si legge”. Dopo vari tentativi – falliti – di familiarizzare gli acquirenti italiani con la
pronuncia inglese, attraverso per esempio la pubblicità dei sali Andrews che specificava la pronuncia èndrius, e il
dentifricio Colgate, la cui pronuncia corretta è colghèit, la decisione finale è stata quella di “usare per i termini stranieri
una pronuncia secondo la grafia che può essere definita incolta”. (I. Guţia, 1981, p. 72).
98 Ivi, p. 61. 27
conoscenza della lingua inglese – bensì la funzione di “richiamo commerciale” di tutto ciò
99
che è angloamericano perché “attira e garantisce il successo” . Il redattore, difatti,
100
mantiene di proposito il nome inglese del prodotto, a causa del “prestigio di cui godono, in
Italia come in altri paesi, i prodotti inglesi in generale, ed in particolare alcuni di essi (ad
esempio, i prodotti di profumeria da uomo) […] [e] sempre per questo motivo i redattori
pubblicitari scelgono nomi esotici per nuovi prodotti italiani da immettere sul mercato” .
101
Anche l’utilizzo del ‘tu’ e del ‘voi’ (“bevete birra”, “comprate da…” ecc.) nelle pubblicità è
basato sul modello americano ‘you’ per catturare l’attenzione e accaparrarsi la fiducia del
singolo consumatore, che si sente chiamato in prima persona nella scelta del prodotto
proposto dal messaggio pubblicitario. È importante notare che, il contatto immediato con
l’inglese non appartiene a un élite, bensì alla massa, ed è quindi un fenomeno popolare
legato al consumismo.
1.1.2. Il ruolo della TV e della Radio
Il ruolo dei mass media, nel corso degli anni, è cambiato. La TV, a partire dalla sua
diffusione in Italia nel 1954, fino agli anni Ottanta ha avuto la veste di “scuola di lingua” ,
102
ovvero una funzione prevalentemente pedagogica, atta a diffondere un italiano corretto 103
fra i “26 milioni di italiani abituati a parlare quasi esclusivamente dialetto” . Con lo
104
‘svecchiamento’ della lingua dei media a favore di un uso più colloquiale e informale
dell’italiano, il ruolo della TV passò da educativo a disimpegnato, dando vita alla
televisione generalista il cui obiettivo non era più quello di istruire ma di intrattenere,
attirando il maggior numero possibile di telespettatori. I programmi della televisione
generalista, primi fra tutti i talk show, che, su stampo americano, sono arrivati in Italia nel
1976 , “hanno comportato un complessivo abbassamento stilistico e una maggiore
105
99 Ivi, p. 66.
100 Ibidem.
101 La stessa cosa succede all’estero per i prodotti in cui l’Italia eccelle, come il cibo e la moda. Questi tipi di prodotti,
infatti, all’estero riscuotono lo stesso successo, se non maggiore, di quello che hanno i prodotti anglo-americani in
Italia, anche se negli ultimi anni si sta verificando un’inversione di tendenza, ovvero un maggior apprezzamento del
‘made in Italy’ da parte degli italiani.
102 Cfr. F. Rossi (2010), lingua e media. Disponibile da: http://www.treccani.it/enciclopedia/lingua-e-
media_(Enciclopedia-dell'Italiano)/
103 L’italiano corretto e il registro altolocato in questione era di standard fiorentino, stabilito dal DOP (RAI):
http://www.dizionario.rai.it/
104 Cfr. F. Rossi (2010), lingua e media (precedentemente citato).
105 Il primo Talk Show trasmesso in Italia è stato Bontà loro - Incontri con i contemporanei condotto da Maurizio
Costanzo nel 1976 e riproposto successivamente nel 2010. Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Bont%C3%A0_loro
28
tolleranza nei confronti di forme un tempo ritenute erronee. Anche il trionfo del parlato
conversazionale e (fintamente) spontaneo ha avuto come conseguenza il declino dello stile
cosiddetto proposizionale […], cioè analitico e strutturato secondo le modalità della
scrittura argomentativa, a favore di uno stile perlopiù vago, giustappositivo e
frammentario” .
106
Prima ancora della TV, nel 1924, la radio è stata il mezzo di comunicazione in grado di
‘rompere’ le barriere geografiche, sociali e culturali, che ha permesso l’affermarsi di lingue
di massa ma anche la tutela delle minoranze linguistiche.
Ci si rende conto che la radio non solo ha costituito un nuovo canale
linguistico di eccezionale valore, ma che, in stretta sinergia con gli
altri mezzi di comunicazione, rappresenta uno dei fattori più
importanti fra quelli che hanno trasformato le modalità stesse dei
contemporanei rapporti fra le lingue, riducendone le distanze
reciproche, favorendo e accelerando i processi di scambio e, infine,
aprendo anche per l’interferenza linguistica quella prospettiva “di
massa” da cui oggi non si può prescindere .
107
A differenza di quanto avveniva in passato, oggi i forestierismi vengono veicolati
prevalentemente per una via orale che non è più diretta e spontanea ma ‘filtrata’ dai media.
Ciò ha permesso anche un avvicinamento del nostro sistema fonologico a quello inglese e
ad altri sistemi stranieri più lontani dalle nostre abitudini. La radio, specialmente nei
programmi di attualità e nei notiziari, utilizza termini inglesi per catturare l’attenzione
dell’ascoltatore (cfr. Fanfani, 1997). C’è da dire, inoltre, che oggigiorno molte radio
italiane hanno nomi o motti inglesi, per esempio RTL 102.5 Very Normal People, Virgin
Radio, Veronica My Radio, Radio Kiss Kiss ecc. La creazione di tecnicismi, esotismi,