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Nel tumore si genera un processo di guarigione tissutale cronico dovuto all’accumularsi di cellule
tumorali in un tessuto, creando un tessuto fibrotico tumorale, conosciuto anche come stroma.
I fibroblasti associati al tumore (cancer-associated fibroblast, CAF) rappresentano la maggioranza
delle cellule nello stroma del microambiente tumorale e vi è un crescente interesse per lo studio dei
CAF come bersagli farmacologici per le terapie antitumorali (Xing et al., 2010).
Infatti i CAF diventano, nel tessuto tumorale, una macchina sintetica che produce molti componenti
favorevoli alla progressione tumorale. Hanno un ruolo nella creazione della struttura della matrice
extracellulare (ECM) e nella riorganizzazione metabolica e immunitaria del microambiente
tumorale con un impatto notevole sulla resistenza alla chemioterapia (Hu et al., 2015).
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La principale funzione dei fibroblasti in un tessuto normale è la sintesi di matrice extracellulare
fibrillare compreso il collagene I, III, V e fibronectina (Rodemann & Muller, 1991). Essi
contribuiscono anche alla formazione della membrana basale attraverso la secrezione di collagene
IV e laminina (Chang et al., 2002). Producono anche un'ampia fonte di fattori solubili che agiscono
in modo paracrino e fattori di crescita autocrini che regolano la crescita delle cellule circostanti
nonché la loro stessa crescita. È interessante notare che i fibroblasti non solo mantengono l'integrità
della membrana della matrice extracellulare, ma in alcuni casi, contribuiscono anche al suo
rimodellamento secernendo proteasi, come le metalloproteinasi della matrice (MMP), che
degradano in modo efficace la matrice extracellulare (Simian et al., 2001). Un altro ruolo
importante dei fibroblasti è il loro coinvolgimento nella guarigione delle ferite durante la quale i
fibroblasti vengono attivati e diventano un tipo specializzato di fibroblasti, i miofibroblasti, che
sono dotati di una maggiore capacità di sintesi della matrice extracellulare. Tuttavia, il meccanismo
di come questi miofibroblasti ripristinano il loro fenotipo originale non è ancora chiaro. Oltre a
fibroblasti, altri tipi di cellule, come le cellule infiammatorie e dell’endotelio contribuiscono
all'integrità e omeostasi dello stroma. Tra i componenti delle cellule stromali, i CAF condividono
una morfologia simile con miofibroblasti osservati nella guarigione delle ferite (Eyden, 2008).
Durante la progressione del tumore, le cellule tumorali sono in grado di alterare le caratteristiche del
stroma adiacente per creare un microambiente favorevole alla loro crescita. Rispetto ai normali
fibroblasti e i miofibroblasti, i CAF sono geneticamente e fenotipicamente diversi, sono
perennemente attivati, non ritornano ad un fenotipo normale né vanno incontro ad apoptosi (Li et
al., 2007). I CAF si trovano in diversi tipi di cancro e sono molto eterogenei tra loro, derivano
probabilmente da fibroblasti residenti, da cellule epiteliali, da cellule endoteliali o da cellule
mesenchimali.
Un marcatore specifico dei CAF è FAP (Fibroblast Activation Protein) (Garin-Chesa et al., 1990),
una glicoproteina inducibile di superficie, appartenente alla famiglia delle serin-proteasi, ha attività
sia collagenasica e sia dipeptidil peptidasica, aiutando a degradare la ECM. La sua espressione è
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limitata altamente ai fibroblasti associati al tumore mentre non è espressa nei restanti fibroblasti
(Garin-Chesa et al., 1990).
Attraverso la secrezione di varie molecole i CAF possono avere un’azione immunomodulatoria sia
diretta che indiretta. Studi in vitro mostrano che il secretoma (totalità delle molecole secrete da una
cellula) dei CAF potrebbero reclutare e attivare le cellule del sistema immunitario, ma tali studi
sono limitati a cellule in vitro ed è difficile definire con precisione il ruolo dell’intero secretoma in
vivo. Generalmente si ritiene che l’azione del secretoma porti ad un immunodeficienza nel
microambiente tumorale, questo tuttavia può dipendere dalla complicata rete di comunicazione tra
le cellule dello stroma e quelle tumorali anziché essere una caratteristica specifica dei CAF (Harper
& Saison, 2014). La secrezione di citochine, chemochine e fattori pro-angiogenici come IL-6, IL-4,
IL-8, IL-10, fattore di necrosi tumorale (TNF), TGFβ, chemochina-motivo CC-ligando 2 ( CCL2),
CCL5 (noto anche come RANTES), chemochina-motivo CXC-ligando 9 (CXCL9), CXCL10,
CXCL12 (noto anche come SDF1), prostaglandina E2 (PGE2), ossido nitrico (NO) e antigene
leucocitario umano G (HLAG) possono avere un’azione diretta e indiretta sulla modulazione del
sistema immunitario nel microambiente tumorale (Soleymaninejadian et al., 2012). Il TGFβ regola
una miriade di risposte prevalentemente immunosoppressive, e recenti studi hanno anche implicato
TGFβ nella differenzazione delle cellule T helper 17 (cellule TH17) (Bailey et al., 2014), mostrando
la complessità della funzione immunomodulatoria del secretoma dei CAF. Studi in vitro mostrano
che il rilascio di IL-4, IL-6 e IL-8 da parte dei CAF può indurre ad un differenziamento
immunosoppressivo delle cellule mieloidi (Kim et al., 2012). Citochine come CXCL9, CXCL10 e
CXCL12, presenti nel secretoma dei CAF, sono implicate nel reclutamento delle cellule T (Barnas
et al., 2010).
I CAF possono anche modulare l'immunità indirettamente, tramite il loro impatto sulla angiogenesi
tumorale (regolando la migrazione trans-endoteliale di cellule del sistema immunitario), e attraverso
l’acquisizione di molecole di adesione sulla loro membrana, come la molecola di adesione
intercellulare 1 (ICAM1) (Powell et al., 1999). Favoriscono l’angiogenesi e l’accumulo di cellule
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immunitarie all’interno del microambiente tumorale attraverso la secrezione di diversi fattori di
crescita, come il fattore di crescita dell’endotelio vascolare A (VEGFA), il PDGF, il fattore di
crescita epidermico (EGF), IL-6, IL-8, CXCL12 e altri (Fukumura et al., 1998).
I CAF potrebbero anche secernere metaboliti ricchi di energia come ad esempio l’acido lattico e
l’acido piruvico, prodotti attraverso la via di glicolisi aerobica, che possono essere utilizzati dalle
cellule tumorali adiacenti per la produzione di ATP e per la biosintesi di proteine e lipidi necessari
per la crescita e lo sviluppo delle cellule tumorali. Ciò mostra uno scambio di energia tra le cellule
cataboliche dello stroma e le cellule anaerobiche tumorali (Martinez-Outschoorn et al, 2010).
I CAF promuovono la progressione tumorale secernendo, oltre a fattori di crescita, componenti pro-
migratori, così come l’up-regulation dell’espressione di serine-proteasi e metalloproteasi di matrice
che degradano e rimodellano la matrice extracellulare giocando un ruolo fondamentale anche nel
processo di metastatizzazione (Sternlicht et al., 1999) [Figura 5].
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Figura 5: La matrice extracellulare è attivamente rimodellata da parte dei CAF. Il rilascio di alcuni
fattori (sulla destra dell’immmagine) permette alle cellule tumorali di proliferare, sopravvivere,
metastatizzare e di resistere alla chemioterapia. Possono essere rilasciate sostanze che possono
essere usate dalle cellule tumorali per produrre energia, come il lattato. Attraverso la secrezione di
citochime, chemochine e altri fattori, i CAF sono in grado di modulare la risposta immunitaria (a
sinistra dell’immagine) oltre a promuovere l’angiogenesi.
Immagine presa da Kalluri, Nature Rev Cancer; 2016.
I fibroblasti sono delle cellule molto resistenti in quanto resistono a gravi stress che risultano essere
letali per altri tipi di cellule, compresi i danni causati dai chemioterapici e per questo potrebbero
rappresentare il tipo di cellula dello stroma maggiormente implicata nelle recidive del tumore
(Kalluri, 2016). 14
2. Scopo della tesi
Il lavoro della mia tesi si inserisce in un progetto finalizzato ad indagare ed approfondire i
meccanismi alla base degli effetti anti-tumorali di antagonisti del recettore A2B in un modello
murino di melanoma. In particolare lo scopo della mia tesi è stato quello di studiare gli effetti di un
antagonista selettivo del recettore A2B, il PSB1115, sui fibroblasti associati al melanoma.
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3. Materiali e metodi
3.1 Cellule e topi
Cellule B16.F10 (cellule di melanoma murino) (LGC Standards srl., Milano, Italia) vengono
mantenute in coltura in Dulbecco’s modified Eagle’s medium (DMEM) con il 10% FBS, L-
glutammina 2mM, penicillina 100 U/ml e streptomicina 0.1 mg/ml (Sigma-Aldrich, Milano).
Sono stati utilizzati topi C57BL/6, forniti dalla Charles River (Charles River, Lecco, Italia),
mantenuti presso il laboratorio di Sperimentazione Preclinica dell’Università di Salerno. Tutti gli
esperimenti sono stati condotti in accordo alle linee guida stabilite per la tutela degli animali (DL
No. 116 del 27 gennaio 1992, e European Communities Council Directive del 24 Novembre 1986,
86/609/ECC). Al termine di ciascun esperimento i topi sono stati sacrificati mediante dislocazione
cervicale.
3.2 Modello sperimentale e trattamenti in vivo
Le cellule B16.F10 sono state sospese in Phosphate-Buffered Saline (PBS) e impiantate
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(2×10 /100μl) sottocute sul dorso destro di ciascun animale previamente anestetizzato e rasato.
Dopo una settimana dall’impianto, quando la lesione tumorale era evidente e misurabile, i topi sono
stati randomizzati e trattati come descritto in seguito. La crescita del tumore è stata costantemente
monitorata misurando il diametro maggiore (D) e minore (d) della lesione mediante un calibro
elettronico. Il volume della lesione è stato calcolato mediante la seguente formula: 4/3π[D/2 x
2
(d/2) ].
Per i trattamenti sono stati utilizzati: PSB1115 (1 mg/Kg) (Sigma Aldrich, Milano, Italia)
somministrato per via peritumorale (p.t.) il settimo giorno dall’impianto delle cellule di melanoma,
per sette giorni consecutivi. Phosphate-buffered saline (PBS) è stato usato come veicolo per il PSB
1115. 16
3.3 Isolamento dei fibroblasti ed esperimenti in vitro
Per isolare i fibroblasti associati al tumore i campioni di melanoma sono stati prelevati
asetticamente dal topo, lavati con PBS sterile e posizionati in una piastra di Petri con RPMI1640
medium supplementato con 10% FBS, 100 U/ml penicillina, 0.1 mg/ml streptomicina, riponendo la
piastra in un incubatore, in modo da permettere ai fibroblasti di fuoriuscire dal tessuto tumorale in
5-7 giorni.
I fibroblasti una volta isolati sono stati fatti crescere su una superficie polilisinata e trattati con
Bay60-6583 (1, 10 o 100 nM) o con PSB1115 (100nM). Per analizzare l’attivazione di ERK1/2, le
cellule sono state stimolate con Bay60-6583 (10 nM) ad intervalli di tempo diversi (5-30-60
minuti).
3.4 Immunofluorescenza
Sezioni congelate di melanoma sono state fissate con paraformaldeide (PFA) al 4% e sono stati
bloccati i siti aspecifici incubandole con bovine serum album