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CAPITOLO IV

LA PREVENZIONE NEL CAMPO DEI DISTURBI DEL COMPORTAMENTO

ALIMENTARE

1. Prevenire i disturbi alimentari è possibile?

I Disturbi del Comportamento Alimentare sono patologie di origine multifattoriale, una

ne determinano l‟insorgenza, il decorso e gli esiti. Rappresentano

varietà di elementi

una patologia che sta incrementando e mutando nelle forme in cui si manifesta, sono in

aumento i casi insorgenti nel periodo della seconda infanzia, così pure tra i soggetti

maschili, e soprattutto si affacciano nuove forme di disagio come il Disturbo da

Alimentazione Incontrollata, l‟Ortoressia, i Disturbi non Altrimenti Specificati ed

alcune condotte ad essi associati come le tossicomanie e l‟autolesionismo. Nonostante

tutte queste sfumature, alla base di tutti i disturbi si può riscontrare la presenza di un

l‟ossessione per il controllo del corpo, ottenuta

unico nucleo psicopatologico, attraverso

tutti i mezzi possibili e immaginabili.

La prevenzione dei Disturbi del Comportamento Alimentare è un tema attualmente

molto dibattuto, rispetto al quale clinici e ricercatori non condividono in modo unanime

le loro opinioni. I quesiti non ancora definitivamente risolti ruotano in particolare

e dell‟efficacia degli

attorno al tema della possibilità interventi di prevenzione primaria.

A partire dalla definizione stessa di attività preventiva, intesa come qualunque attività

mirata a ridurre morbilità e mortalità dovute ad una patologia, vengono riconosciuti di

al momento in cui l‟attività preventiva viene

consuetudine tre differenti livelli in base

primario nel caso di interventi volti a ridurre l‟incidenza

svolta. Ci si riferisce al livello

di una patologia rimuovendo i determinanti, o fattori di rischio, che la causano; al

l‟obiettivo sia quello di prevenire la progressione della

livello secondario qualora

patologia e di ridurre gli effetti negativi causati dalla stessa, accorciando il tempo che

d‟aiuto; e al livello terziario quando si mira a ridurre

intercorre tra esordio e richiesta 73

l‟impatto negativo di una malattia già conclamata e in corso. I punti focali dei tre

dell‟intervento sui fattori di rischio,

diversi livelli sono quindi rispettivamente quello

73 A. M. Isidori, La prevenzione: primaria, secondaria e terziaria, Sezione di Fisiopatologia Medica,

Sapienza Università di Roma. Quaderni del Ministero della Salute.

48

quello della diagnosi precoce e del ricorso tempestivo alla cura e infine quello della

Per poter affermare che l‟azione preventiva

gestione della cronicità. a livello primario

per i disturbi alimentari è teoricamente possibile, sarebbe necessaria una conoscenza

approfondita dei fattori più incisivi ed importanti che determinano la malattia, ma, ad

precisa ed esauriente dell‟intera gamma dei fattori di vulnerabilità

oggi, una visione in

gioco e delle loro complesse interazioni risulta piuttosto lontana. Oltre

all‟identificazione dei fattori di rischio sarebbe importante dimostrare che questi

possano essere modificati e che il loro cambiamento comporti effettivamente una

dell‟incidenza del disturbo. L‟area ad impatto preventivo maggiormente

riduzione

rappresentata è stata finora, inevitabilmente, quella relativa ai fattori psicosociali. Data

nell‟obiettivo di modificare un substrato

la problematicità e la complessità insite

sociale, l‟intento degli interventi preventivi è soprattutto quello di modificare, invece, le

reazioni dei soggetti alle pressanti richieste di tonicità e magrezza. Poiché nella lista dei

potenziali fattori di rischio per lo sviluppo di un disturbo alimentare sono inclusi fattori

di tipo comportamentale e di atteggiamento quali le preoccupazioni eccessive per il

proprio peso e per le forme del corpo, l‟insoddisfazione corporea e il conseguente

“mettersi a dieta”, molti autori hanno ritenuto tali fattori il bersaglio più appropriato per

gli sforzi preventivi. Ad esempio, poiché la pressione sociale alla magrezza rappresenta

una forte spinta ai comportamenti di dieta i quali, a loro volta, rappresentano un

possibile fattore scatenante per una patologia alimentare, lo scopo degli interventi

nei soggetti partecipanti l‟uso di diete restrittive,

preventivi è stato quello di diminuire magri.

contrastando quindi il valore sociale attribuito all‟essere Basandosi inoltre sul

fatto che l‟enfasi alla magrezza è una tendenza delle ultime decadi, quindi tutto

sommato piuttosto recente, viene ipotizzata la possibilità di riorientare gli standard

estetici femminili attraverso programmi che, da un lato, accrescano la conoscenza dei

e, dall‟altro, contribuiscano a sviluppare

cosiddetti disordini collegati alle diete nei

soggetti a rischio maggiori capacità critiche. La prevenzione infatti può operare

l‟allontanamento delle cause patogene e il

attraverso due tipi di interventi:

rafforzamento dei fattori protettivi. Ritenendo importante il potenziamento di fattori

protettivi, sono stati sviluppati programmi per incentivare nei soggetti a rischio

autostima, senso di efficacia, abilità di problem solving e capacità di resilienza. Poiché i

disturbi del comportamento alimentare insorgono prevalentemente in età evolutiva e

l‟età d‟esordio tende ad abbassarsi,

inoltre i programmi di prevenzione vengono

generalmente rivolti a soggetti adolescenti e preadolescenti di sesso femminile, reclutati

49 d‟elezione per la presenza di

specialmente nella scuola, considerata il luogo soggetti a

maggior rischio. A questo scopo inoltre, le risorse potrebbero essere adeguatamente

nell‟informazione di figure significative quali

investite nella sensibilizzazione e

genitori, insegnanti ed allenatori per un tempestivo riconoscimento dei sintomi e nella

formazione di medici di medicina generale e medici specialisti per arrivare quanto

prima ad una corretta diagnosi e fungere così da tramite verso i centri di riferimento

provinciali o regionali con competenza specifica in disturbi del comportamento

74

alimentare.

2. Le buone pratiche di cura e la prevenzione sociale dei disturbi del

comportamento alimentare

“Le buone pratiche di cura e la prevenzione sociale dei disturbi del

Il progetto

comportamento alimentare” è stato promosso dal Ministero della Salute e dalla

del Consiglio dei Ministri nell‟ambito del Protocollo di Intesa “Guadagnare

Presidenza

siglato il 19

Salute” settembre 2007, è stato coordinato dalla regione Umbria tramite la

Asl 2 di Perugia, Centro per i disturbi del comportamento alimentare residenza Palazzo

Francisci di Todi, e ha coinvolto tredici soggetti tra strutture pubbliche e associazioni

del privato sociale. Gli obiettivi preposti erano relativi alla promozione di stili di vita

salutari, a contrastare la diffusione epidemica di anoressia, bulimia e degli altri disturbi

del comportamento alimentare tra i giovani.

Il progetto, durato due anni, dal 2008 al 2010, si articolava in due filoni distinti ma

correlati:

 le buone pratiche di cura nei disturbi del comportamento alimentare

 la prevenzione sociale nei disturbi del comportamento alimentare

2.1. Le buone pratiche di cura nei disturbi del comportamento alimentare

progetto “Le Buone Pratiche di cura nei Disturbi del Comportamento Alimentare” si

Il è

dell‟assistenza in materia di

proposto di verificare lo stato disturbi alimentari, di

promuovere azioni di sorveglianza finalizzate alla conoscenza della reale entità del

fenomeno e alla concreta traduzione delle indicazioni della Commissione nei diversi

74 Presidenza del Consiglio dei Ministri e Dipartimento della Gioventù, Il coraggio di guardare.

Prospettive e incontri per la prevenzione dei disturbi del comportamento alimentare. Collana Mettere le

Ali 2010, pp. 35-36. 50

territori, con lo scopo ultimo di elaborare un documento di buone pratiche che possa

costituire un punto di partenza per la costruzione di una riposta adeguata al bisogno di

cura dei pazienti affetti da disturbi del comportamento alimentare. Il primo e più

importante obiettivo è stato quello di realizzare una mappa dei servizi specificamente

dedicati al trattamento dei Disturbi Alimentari con la duplice finalità di informare il

cittadino sulle possibilità di trattamento offerte al livello nazionale e di fornire alle

Istituzioni indicazioni sulle necessità di potenziamento dell‟offerta terapeutica utili alla

promozione di ulteriori azioni finalizzate all‟adeguamento all‟omogeneizzazione

e della

risposta ai problemi di salute preventivi, diagnostici, terapeutici, assistenziali e

riabilitativi, in termini di numero e tipologia di servizi, di prestazioni erogate, di risorse

impiegate e di presenza di percorsi coordinati e completi in ciascuna Regione. A

completamento dell‟obiettivo è stata inoltre effettuata una ricognizione della normativa

prodotta da ogni Regione in materia di disturbi alimentari, allo scopo di dare piena

espressione degli specifici provvedimenti e del modello organizzativo adottato da

75

ciascuna Regione. Oltre alla creazione di una mappa dei servizi dedicati ai DCA, il

progetto si propone di realizzare due ulteriori obiettivi, entrambi indispensabili a

rispondere in maniera più adeguata al bisogno di cura dei pazienti affetti da patologie

cioè un‟attività

alimentari, di sorveglianza e una revisione delle evidenze scientifiche in

L‟attività di sorveglianza ha coinvolto per un periodo di 2 anni cinque

materia di DCA. con l‟adozione di una metodologia

centri sentinella di comprovata esperienza,

diagnostica rigorosa e affidabile e l‟applicazione di un protocollo terapeutico integrato e

multidisciplinare. Tale osservatorio, coordinato dal Centro dei Disturbi Alimentari

Palazzo Francisci ASL 2 dell'Umbria, ha consentito di misurare la frequenza, l'incidenza

e la prevalenza dei disturbi alimentari nei rispettivi servizi, la variabilità e le

caratteristiche dei nuovi casi, di conoscere alcuni dati riguardanti la provenienza e il

l‟interazione dei pazienti con le Associazioni e con i

percorso del paziente, di esaminare L‟attività di

Servizi e di valutare gli esiti intermedi e/o finali di tali trattamenti.

sorveglianza ha condotto all‟arruolamento di 574 pazienti affetti da Anoressia, Bulimia,

Disturbo da Alimentazione Incontrollata, Disturbo del Comportamento Alimentare Non

Altrimenti Specificati, di cui sono state analizzate le caratteristiche sociodemografiche,

sanitarie ed anamnestiche e di cui sono stati valutati gli esiti rispetto al trattamento

applicato. Particolare attenzione è stata rivolta alla durata del periodo di mancato

75 Dott.ssa E. Guglielmi, dott.ssa M. Bellentani, Le buone pratiche di cura e la prevenzione sociale.

Dis

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
71 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/08 Psicologia clinica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher anto.nella di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia clinica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Crocetti Guido.