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FOCAC - Conferenza Ministeriale AU-CINA

L'idea personale fin qui in grado di spiegare al meglio il fenomeno generale è quella secondo cui la Cina si stia interessando all'Africa non con lo scopo di dominarla e sottometterla al proprio dominio ma piuttosto per avere un ingente numero di risorse (non solo materiali) da usare per risolvere le proprie questioni interne. L'Africa costituisce un appoggio, un ripiego, per il Governo cinese, uno sbocco commerciale dove esportare i propri prodotti o investimenti che stanno rendendo progressivamente saturo il mercato interno cinese. Entrambe le parti traggono un utile, ma in proporzioni diverse. Per questo, i grandi vantaggi che la Cina accumula costantemente riuscirebbero a spegnere le micce e sanare i conflitti che si stanno lentamente accendendo all'interno del Paese. I guadagni per i territori africani invece aiuterebbero gli Stati a crescere in termini di produzione, vendite.

Occupazione e servizi, ma soprattutto indipendenza e sovranità, magari arrivando a creare e utilizzare un mercato interno oggi pressoché inesistente, che sarebbe in grado di conciliare popolazioni etnicamente diverse.

Le SEZ (Zone Economiche Speciali) Il processo di cooperazione e crescita è accompagnato dalla formazione di centri economici sperimentali, detti zone economiche esclusive, nel senso che il Governo cinese, i suoi costruttori e la guida africana istituiscono insieme e sotto accordo zone territoriali dedicate esclusivamente alle questioni economico-produttive, o riguardanti i processi di esportazione o di libero commercio. L'idea principale è quella di dimostrare quanto i particolari modelli di sviluppo cinese siano efficaci anche fuori dal proprio continente. Inoltre la Cina ha bisogno di nuovi mercati e di allocare all'estero i suoi stabilimenti produttivi, in primis quelli tessili o di fabbricazione di materiali edilizi di cui può.

Vantare un grande primato. Ma questa particolare procedura operativa non è sempre in grado di funzionare: per un'ottima riuscita bisogna confrontare le operazioni economiche, di mercato e di lavoro con il territorio su cui si sta operando, con le sue tradizioni e con la sua civiltà, aspetti che sono gelosamente preservati dalla cultura africana come reazione ad anni di colonizzazione, sfruttamento, sottomissione ed esclusione. Per tal motivo non esiste un'unica modalità d'azione ma anzi, ogni politica deve essere differenziata a seconda del territorio per mirare ad obiettivi diversi poiché derivano da situazioni e territori diversi.

Per tracciare un giudizio generale ci si deve comunque basare sulla riuscita di queste manovre politico-economiche: in particolare le zone d'influenza cinese saranno di successo se in grado di attrarre significativi investimenti locali o stranieri, promuovere le esportazioni ed aumentare la competitività.

industriale in maniera sostenibile socialmente e per l'ambiente; di contro, se queste zone non riusciranno ad impiegare lavoratori africani o lo faranno solamente per i lavori meno qualificati, se falliranno nel trasferimento di tecnologie e capacità "know-how", se attrarranno industrie inquinanti trascurando il rispetto degli standard per la sicurezza sul lavoro e se piloteranno gli accordi economico-commerciali solamente per avere un accesso alle risorse più ampio, allora i timori e le preoccupazioni sulle azioni cinesi sarebbero fondate. Come già detto, i soggetti coinvolti sono il Governo cinese, quello degli Stati africani e infine i privati o gli enti non statali. Questi ultimi hanno una maggiore possibilità d'azione: possono muoversi sul territorio con un maggior grado di libertà rispetto alle direttive del potere centrale, cui i funzionari devono invece sottostare. Decidono se e come investire, su cosa puntare e in quale momento farlo.sebbene cerchino principalmente un guadagno di breve periodo frutto principalmente degli scambi e del commercio delle materie prime (diversamente dalle operazioni di lungo periodo del Governo che mirano a garantire una crescita dei territori africani sotto più aspetti, non solo economici, ma anche culturali e istituzionali). Il margine d'azione concesso agli stati africani è invece limitato (come prevedibile) da un budget, che gli investitori stranieri assegnano a ciascun territorio. Questo pacchetto standard di solito include agevolazioni fiscali e esenzioni sui dazi per esportazione di materie prime. Ancora, le zone economiche esclusive possono pilotare il giudizio sul dibattito generale se si considerano le modalità di impiego dei lavoratori locali, la capacità di attrazione di aziende esterne o interne, la qualità delle infrastrutture, l'allocazione degli stabilimenti produttivi, il contatto e i rapporti con la comunità, il trasferimento.

di conoscenze tecnologiche e skills. Quel che è certo è che questi territori, seppure in alcuni casi abbiano creato risultati non pienamente reali ed effettivi, costituiranno per il futuro un nucleo di coordinamento nonché luogo di incontro per i leader del territorio, indipendentemente dal fatto che questi siano cinesi o africani. Il progetto di lungo periodo del Governo cinese ha bisogno di questi centri per supervisionare i problemi o i successi del suo piano d'azione, che ci si aspetta porti a progettazioni di infrastrutture orientate al futuro e ad alti standard di management professionale della classe lavoratrice, col fine di aiutare investitori e lavoratori a cooperare all'interno del mercato e facilitarne la crescita.

CAPITOLO 2

Il Caso dello Zambia

In questo capitolo verrà mostrato come il caso dello Zambia sia esemplare per la definizione del dibattito e per la sua soluzione. Verranno analizzate le variabili storiche, sia dello Stato in sé,

che della sua cooperazione con la Cina nel corso degli anni, mostrando come il percorso delineato segua di pari passo quello già esposto nel capitolo precedente in termini di politica, manovre economiche e sfera sociale. In seguito verranno approfonditi i principali campi di intervento del Governo cinese sullo Zambia, da quelli più essenziali a quelli meno rilevanti, che tuttavia rappresentano investimenti di lungo periodo, quindi ancora difficili da giudicare, sebbene molti possano già essere criticati o approvati. Infine verrà preso in analisi un complesso industriale nato e sostenuto dagli investimenti cinesi. Verrà descritta la sua storia, dalla fondazione alla chiusura, esaminando il ruolo del Governo locale e di quello cinese, della forza lavoro dei due Stati e della loro condizione, in correlazione ai cambiamenti che hanno influenzato lo Zambia e la gestione dell'impresa tessile. La Cina possiede al suo interno una popolazione pari a 1,3 miliardi di.

persone e si estende su una superficie pari a 9,6 milioni di km2, registrando il primato di Nazione più popolosa al mondo, e collocandosi al terzo posto del podio per estensione territoriale, solo dopo Russia e Canada.

Lo Zambia è una delle Nazioni agli ultimi posti in termini di sviluppo, sebbene possieda una grande quantità di risorse minerarie. Si estende su un'area di 753.ooo km2 e la sua popolazione è pari a circa 15 milioni, sebbene le previsioni prospettano un suo incremento.

Dal 1949 al 1979 si sono registrate le prime forme di interazione tra i due Stati: da un lato la Cina ne appoggiava i movimenti di liberazione nazionale tramite missioni diplomatiche, aiuti economici per la ricostruzione e il rafforzamento dell'indipendenza politica nazionale; dall'altro lato lo Zambia appoggiava la Cina nell'arena internazionale, in cui si opponevano i due blocchi ideologici ed economici, sostenendo una terza modalità di sviluppo.

allo stesso tempo diversa da quella capitalista o pianificata.

La Storia

Il periodo dal 1979 al 1999 ha marcato profondamente gli scenari nazionali. Sono gli anni della rinascita ed affermazione mondiale del (neo)liberismo, quando tramite la creazione della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale vengono imposte manovre di aggiustamento economico, nonché il sistema politico democratico multipartitico. La Cina invece stava emergendo dal caos sociale e dalla crisi economica derivanti dalla grande rivoluzione culturale. Con la riforma economica denominata "Porta Aperta" è stato posto lo sviluppo economico al centro della strategia di sviluppo nazionale e dell'ideologia di base. Nel 1991 è stata avviata la politica del "Going Out" che ha posto l'Africa come una delle principali aree di intervento politico. Le relazioni Africa-Cina sono proseguite sulla base tradizionale dell'amicizia, con particolare attenzione alla

cooperazione economica e politica. Collegando i progressivi mutamenti politici ed economici dello Zambia ai progetti descritti negli Obiettivi del Nuovo Millennio, si nota come la riforma neoliberista promossa dagli Stati occidentali abbia coinvolto anche i territori africani, compreso lo Zambia. L'apertura dei mercati, il livellamento delle barriere doganali e il successo della democrazia sul piano ideologico-culturale, hanno interessato anche i Paesi del Terzo Mondo, sebbene la vera trasformazione sia stata portata avanti proprio dalla Cina, e dall'India.

In una mobilitazione generale di flussi di capitali, investimenti e lavoro, anche lo Zambia ha registrato un incremento significativo al suo interno in termini di quota totale di investimenti stranieri (fig. 1).

Total Foreign Direct Investment (US Milion)

A questo punto sorge lecito chiedersi se la Cina rispetti davvero le

Condizioni imposte dallo Zambia per quanto riguarda le condizioni di sicurezza sul luogo di lavoro, le assunzioni e la loro capacità inclusiva della popolazione locale e il rispetto e la tutela dell'ambiente. Probabilmente la risposta è quella per cui esisterebbero situazioni in cui non vengono rispettati tutti gli standard, specialmente quelli riguardanti la condizione dei lavoratori locali. Tuttavia queste mancanze non si riscontrano in ogni insediamento lavorativo cinese e inoltre, quando si verificano, i cinesi le attribuiscono all'incapacità della manodopera locale, alla sua inefficienza e alla non comprensione del lavoro stesso, da cui conseguirebbe uno stravolgimento dei piani lavorativi e di costruzione.

Assumendo per vera questa tesi si riesce a comprendere a fondo quanto sia marcata la distinzione tra i due Paesi per le loro condizioni interne, non solo in termini economico-produttivi, ma anche per quanto riguarda gli attributi.

storico-cultural

Dettagli
A.A. 2020-2021
34 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Martina.Gazzaniga di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Danna Daniela.