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CAPITOLO 2: LA GESTIONE DELLA QUESTIONE LIBICA
In questo secondo capitolo, ripercorrerò il ruolo di Aldo Moro nella complicata situazione in cui si
ritrovò ad operare, in qualità di ministro degli Affari esteri, in seguito al golpe del colonnello
Muammar Gheddafi. Esaminerò la strategia e le decisioni che decise di prediligere lo statista pugliese,
compresi i limiti contro i quali egli dovette scontrarsi, al fine di tutelare in primo luogo l’interesse
nazionale. Analizzerò inoltre l’idea che Moro aveva per l’Italia e per l’Europa nel contesto
Mediterraneo, valutando infine l’impatto che le scelte di Aldo Moro ebbero nelle relazioni italo-
libiche e più in generale con i paesi arabi .
1
2.1 Dal trattato italo-libico del 1956 al golpe del colonnello Gheddafi
Prima della Seconda guerra mondiale, la Libia era stata una delle colonie dell’impero italiano. Nel
1949 l’Italia perse definitivamente la colonia, che dichiarò l’indipendenza il 24 dicembre 1951. La
corona venne poi offerta ad Idris Senussi dai rappresentanti delle regioni, che salì al trono come Idris
I di Libia. La necessità di ristabilire con la Libia delle buone relazioni fu però subito colta dal governo
italiano, soprattutto per la possibilità di trovare giacimenti petroliferi sul territorio libico, nonostante
tali giacimenti non furono scoperti durante il periodo coloniale dagli italiani. Anche per questo, il 2
ottobre 1956, l’Italia ed il Regno Unito di Libia conclusero un trattato, che regolava in via definitiva
“tutte le questioni” tra Roma e Tripoli dopo l’indipendenza della Libia . Tale accordo, tra le altre cose,
2
prevedeva, da parte dell’Italia un risarcimento, come contributo alla ricostruzione economica della
Libia, ma soprattutto assicurava la permanenza della comunità italiana residente in Libia, garantendo
altresì ai cittadini italiani il libero e diretto esercizio dei loro diritti e il godimento dei loro beni . È
3
interessante notare, come l’articolo 9 dell’accordo, stabiliva che il governo di Tripoli non avrebbe
avanzato in futuro alcuna rivendicazione nei confronti delle proprietà dei cittadini italiani residenti in
Libia . Prontamente, il presidente dell’Eni, Enrico Mattei, richiese il 5 maggio 1957 la concessione
4
di tre aree per un totale di oltre 45.000 chilometri quadrati, situate nel deserto del Fezzan , tale
5
Sui rapporti tra Italia e Libia dopo il colpo di Stato degli ufficiali liberi, cfr. F. Cresti, M. Cricco, Storia della Libia
1
contemporanea. Dal dominio ottomano alla morte di Gheddafi, Carocci, Roma, 2012; M. Cricco, F. Cresti, Gheddafi. I
volti del potere, Carocci, Roma, 2011; A. Del Boca, Gheddafi. Una sfida dal deserto, Laterza, Roma- Bari, 2010; A. Del
Boca, Gli Italiani in Libia. Dal fascismo a Gheddafi, Laterza, Roma-Bari, 1988; M. De Leonardis (a cura di), Il
Mediterraneo nella politica estera italiana del secondo dopoguerra, il Mulino, Bologna, 2003; A. Giovagnoli, L. Tosi, (a
cura di), Un ponte sull’Atlantico: L’alleanza occidentale 1949-1999, Guerini & Associati, Milano 2003; A. Alfonsi (a
cura di), Aldo Moro nella dimensione internazionale. Dalla memoria alla storia, Franco Angeli, Milano, 2013.
F. Cresti, M. Cricco, Storia della Libia contemporanea. Dal dominio ottomano alla morte di Gheddafi, Roma, Carocci,
2
2012, pp. 158-159.
Leonardo Gnisci, op. cit., p. 152.
3 https://www.edizionieuropee.it/law/html/10/zn29_01_056.html ultima consultazione: 24/10/2024.
4 Archivio Storico dell’Eni (ASENI), Fondo Eni, Direzione estera, Libia, b. 92, f. 2231; cit. in L'Eni in Libia: dal trattato
5
italo-libico del 1956 ai negoziati degli anni Settanta, Nuova rivista storica: XCVIII, 2, 2014, pp. 556-566.
24
concessione fu favorita dal primo ministro libico Ben Halim. In seguito all’insediamento del nuovo
governo libico, presieduto da Abdoul Majid Kubar, le concessioni furono però respinte.
In realtà, furono gli statunitensi e gli inglesi ad apporsi all’operazione. Infatti, da come si può trarre
da un documento tratto dall'archivio storico dell’Eni, datato 30 dicembre 1957, «fu l'importanza
strategica per gli Stati Uniti e per la Gran Bretagna di trovare e monopolizzare una fonte di petrolio
a ovest dal canale di Suez ad ostacolare l’operazione ». Successivamente, il nuovo Primo ministro
1
libico Kubar confidenzialmente scrisse a Mattei, informandolo che: «Il governo libico era fortemente
interessato ad avviare una collaborazione con l’Eni sia in virtù dell'ottima reputazione tecnologica di
cui essa godeva sia per le condizioni più favorevoli di quelle che il governo libico era riuscito a
ottenere dalle altre società attualmente operanti» . Il principale problema risiedeva nel fatto che l’Eni
2
era un’azienda statale, mentre “la gara doveva svolgersi esclusivamente tra aziende private”. Per
ovviare questo problema, l’Eni costituì una nuova società, la Cori, di proprietà del 90% di Agip.
Enrico Mattei, a questo punto, decise di alzare il tiro, sbaragliando la concorrenza. La Cori, infatti,
accettava la ripartizione degli utili secondo la formula 50-50, ed introduceva un elemento già
sperimentato nel 1957 con la società nazionale iraniana Nioc, offrendo al governo libico, la possibilità
di associarsi per il trenta per cento a qualunque scoperta fatta. Così il 19 novembre 1959, la Cori,
ottenne la concessione nel deserto cirenaico, per una superficie di circa 30.000 chilometri quadrati in
un unico blocco . La Cori scoprì un importante giacimento petrolifero, il “campo petrolifero Rimal”.
3
Tale importante scoperta, legata alla vantaggiosa “formula Mattei”, convinse il governo libico a
concedere nel 1966 all’Agip due nuove concessioni, le concessioni 100 e 101 .
4
La vera svolta avvenne nel 1968, quando fu scoperto dai tecnici italiani dell’Agip nel blocco della
concessione numero 100, l’enorme giacimento di “Bu Attifel”, le cui riserve recuperabili
ammontavano a circa 100 milioni di metricubi. Grazie agli ottimi risultati ottenuti, nel maggio del
1969, fu firmato un ulteriore accordo con l’Agip mineraria. L’aspetto più importante che si raggiunse
con l’accordo del 1969 fu che l’Eni si sarebbe impegnata per lo sviluppo economico della Libia,
attraverso la costruzione di infrastrutture come gasdotti, oleodotti e raffinerie, oltre ad una rete di
stazioni di servizio per la vendita di benzina nel mercato interno libico. Tale accordo assume una
rilevanza particolare. Infatti, rappresentò una sorta di “assicurazione sulla vita” per gli interessi
dell’Eni in Libia nel corso degli anni successivi, sotto il governo di Muammar Gheddafi . Questo
5
perché il colonnello, una volta al potere, utilizzò il petrolio come arma politica, iniziando un lungo
Ibid.
1 Ibid.
2 L'Eni in Libia: dal trattato italo-libico del 1956 ai negoziati degli anni Settanta, Nuova rivista storica: XCVIII, 2, 2014,
3
pp. 555-566.
Ibid.
4 Ibid.
5 25
braccio di ferro con le varie compagnie petrolifere che operavano in Libia, prima tra tutte l’Eni.
Nonostante ciò, la “formula Mattei” che ispirò l’accordo del 1969, permise all’Eni di mantenere il
50% del suo patrimonio, anche sotto il regime di Gheddafi, nonostante la nazionalizzazione delle
principali compagnie operanti il Libia da parte del colonnello.
Il colpo di Stato di Muammar Gheddafi avvenne il 1° settembre 1969, quando il giovane colonnello
aveva appena 27 anni. Come si può notare dai diari di Nenni, tale evento non fu certo visto come del
tutto eccezionale, essendo l’ennesimo colpo di Stato nei paesi arabi:
Altro colpo di Stato nei paesi arabi. Questa volta tocca alla Libia. Una rivolta militare ha rovesciato il vecchio monarca
Idris. Il re è all’estero per cura. La rivolta è stata guidata da giovani ufficiali che appartengono al movimento nazionalista
e socialista di tipo nasseriano. Il colpo di Stato sembra non avere incontrato resistenza a Tripoli. Bisognerà vedere
l’atteggiamento delle tribù interne per le quali il vecchio re non era tanto il capo dello Stato quanto il Senusso. Si stringe
il cerchio delle dittature militari in questa che sembra essere la loro ora .
1
Nonostante ciò, fu l’inizio di una storia durata per ben 42 anni, fino all’uccisione di Gheddafi da parte
dei ribelli il 20 ottobre del 2011. Il colpo di Stato di Gheddafi fu anche il risultato di una visione del
mondo diversa, di risentimento generalizzato e soprattutto della volontà di rivalsa da parte dei paesi
che avevano subito la colonizzazione, nei confronti dei paesi occidentali. A conferma dell’astuzia e
delle abilità del giovane leader rivoluzionario, le dichiarazioni rilasciate la mattina del 1º settembre
ed i messaggi successivi fatti recapitare dai libici, vennero inizialmente firmati da un non precisato
esponente della “Repubblica libica araba”. Tali dichiarazioni tendevano a tranquillizzare in primo
luogo le società statunitensi, sul rispetto degli accordi delle convenzioni stipulate, con specifico
riferimento al settore petrolifero. Il giovane Gheddafi, grazie al suo intuito, riuscì quindi a far
accogliere con soddisfazione queste prime dichiarazioni e rassicurazioni, da parte degli statunitensi e
degli inglesi.
Il governo italiano, nei primi giorni successivi al colpo di Stato, dimostrò incertezza, decidendo di
non agire. Questo accadde, in primo luogo, perché vi era la possibilità che gli statunitensi e gli inglesi
(che avevano diverse unità presenti sul territorio libico) organizzassero un’operazione militare,
finalizzata a riportare al potere Idris Senussi, colto di sorpresa mentre era ad Atene. Inoltre, gli scambi
italo-libici, rappresentavano un elemento da non sottovalutare: nel 1968 la bilancia commerciale per
l’Italia era pari a 310 miliardi di lire (199 miliardi di importazioni, di cui 197 petrolio e 110 miliardi
di nostre esportazioni) , mentre nel 1969 si può vedere come le esportazioni verso la Libia fossero
2
pari a 102 miliardi, il risultato più alto tra tutti i paesi dell’Nord Africa, del Medio Oriente e
Pietro Nenni, op cit., p. 374.
1 ACS, Carte Moro, b. 129, f. 29; cit. in Renato Moro, Daniele Mezzana, op. cit., p. 713.
2 26
dell’Estremo Oriente . Principalmente per questi due fattori, il governo italiano decise di aspettare
1
che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna riconoscessero il nuovo regime. Riconoscimento che avvenne
appena 5 giorni dopo il colpo di Stato, ovvero il 6 settembre 1969.
2.2 La strategia di Moro in seguito al golpe del colonnello Gheddafi
Al momento del colpo di Stato in Libia, Aldo Moro era da poche set