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CAPITOLO II
Il disorientamento della genitorialità
2.1Definizione di genitorialità
La genitorialità è definibile come uno status sia processuale sia autonomo dell’essere umano
che non inizia nel momento in cui si diventa genitori ma che si ritrova all’interno di qualsiasi
essere umano e che potrà diventare evidente nel momento in cui nasce il proprio figlio. La
stessa, infatti, esiste già prima del concepimento: se nell’utilizzo classico la parola
genitorialità va ad indicare tutti quei rapporti che accompagnano la funzione biologica
dell’essere madre o padre, nella società attuale è sempre di più considerata come una
condizione umana volontaria che potrà essere o evitata oppure scelta. Diventare genitori,
quindi, non significa più portare a termine il compito biologico di conservazione e
riproduzione della specie ma è un insieme di funzioni co – agibili e interrelate tra di loro che
esprimono la possibilità di una persona adulta di prendersi cura di una ancora immatura, ossia
dell’infante, l’in – fans, di colui che ancora non parla e di pensare alla sua educazione.
Ad oggi la genitorialità è divenuta sempre più oggetto di attenzione da parte di differenti
discipline di studio dell’uomo, da parte dei servizi socioeducativi e delle politiche sociali per
differenti ragioni. La diminuzione dei matrimoni, il differimento nel tempo della formazione
della coppia, il calo relativo alle nascite hanno dato vita a una nuova situazione genitoriale
all’interno della quale diventare genitori è considerato sempre di più un problema da
affrontare, una difficoltà che va ad intaccare differenti ambiti della vita come, ad esempio,
23
quello identitario, esistenziale, professionale ed economico .
Da un punto di vista prettamente economico se da un lato si può sostenere come, ad oggi, le
famiglie numerose sono quelle che hanno maggiori rischi di povertà, dall’altro, però, è
evidente come bassi tassi di fecondità si evidenziano anche nelle famiglie aventi un reddito
medio – alto. Di conseguenza, a determinare le diverse scelte familiari entreranno in gioco
23 Pati, L., Pedagogia familiare e denatalità. Per il ricupero educativo della società fraterna, Brescia, La
Scuola, 1998, p. 8.
14
anche degli altri fattori come, ad esempio, la condizione lavorativa o la possibilità di avere un
unico reddito; il lavoro di entrambi i coniugi che se da una parte porta ad un’entrata maggiore,
24
dall’altra li allontana dall’ambiente domestico per molte ore . 25
Vivere la genitorialità dall’interno equivale a ricostruire nuovamente la propria identità ,
mettendosi a confronto con l’altra persona che ha iniziato lo stesso percorso: la nascita del
proprio bambino, anche se indubbiamente è uno dei momenti più belli della propria vita,
modifica e sconvolge completamente la coppia, mettendo alla prova la sua resistenza.
L’arrivo di un figlio, infatti, rappresenta un cambiamento radicale sia della propria vita sia
delle proprie abitudini come, ad esempio, i viaggi, le uscite con gli amici, le serate o le intere
giornate improvvisate, sconvolge orari, invade la privacy o l’intimità della coppia e, talvolta,
anche la sintonia creatasi con il passare degli anni.
Essere un buon genitore significa, quindi, creare una nuova fase generazionale molto più
resiliente, adattabile e robusta di quella precedente, in grado di gestire tutti quei cambiamenti
imprevisti e inevitabili che, qualsiasi persona, dovrà affrontare in futuro.
La genitorialità, quindi, è vista come una costruzione generale, come un prodotto molto
recente dovuto al:
«declino della funzione paterna a vantaggio di un’autorità parentale condivisa… fine della
26
potenza patriarcale».
Affinché si possa parlare di genitori è quindi necessario allontanarsi dal nucleo familiare
esclusivamente maschile, dando la possibilità di creare una nuova famiglia in cui tutti
occupano lo stesso ruolo, senza distinzione di genere. La genitorialità, infatti, è una
costituzione culturale, un preciso prodotto recente di cambiamenti che hanno visto “il declino
della funzione paterna a vantaggio di un’autorità parentale condivisa e alla fine della potenza
27
patriarcale” .
Fino a non molti decenni fa, quello del padre era il più importante all’interno della famiglia,
quella che prendeva decisioni, che non lasciava agli altri la possibilità di esprimere una
propria opinione, che decideva per il lavoro dei figli e per il matrimonio delle figlie. Spesso
fuori per lavoro, la figura del padre era vista, talvolta, paura con timore da parte del figlio che
24 Sità, C., Il sostegno alla genitorialità, Brescia, Editrice La Scuola, 2005, p. 14.
25 Norsa D., Zavattini G.C., Intimità e collusione. Teoria e tecnica della psicoterapia psicoanalitica di coppia.
Milano, Raffaello Cortina Editore, 1997, p. 89.
26 Roudinesco E., La famiglia in disordine, Roma, Meltemi, 2006, p. 95.
27 Ivi, p. 95
15
lo considerava come colui a cui dover portare rispetto, una persona da trattare come se
provenisse dall’esterno e non dall’ambito familiare.
Nel suo libro Cosa resterà del padre? Massimo Recalcati analizza la funzione guida del padre
28
nella società contemporanea : l’inquadramento pedagogico di questa figura si colloca
all’interno di tutte quelle trasformazioni attuali che vanno ad interessare il sistema – famiglia
e, di conseguenza, la genitorialità.
Davanti ai cambiamenti che da anni interessano le famiglie occidentali, molti genitori hanno
iniziato a combattere con il disagio, con il disorientamento, con l’incertezza relativi al non
riuscire ad esercitare il proprio ruolo parentale. All’interno delle dinamiche quotidiane che
vanno ad interessare la vita familiare, spetta proprio al padre il compito di gestire tutti quegli
interventi educativi che possono riferirsi allo sviluppo di processi secondari, come il distacco,
atti a supportare e stimolare il processo di autonomizzazione del bambino. Di certo vivere il
disagio trasformativo del ruolo genitoriale e continuare a sostenere i compiti legati alla
relazione educativa non è facile: si pensi, ad esempio, alla necessità paterna di allontanarsi dal
ruolo del rigido autoritarismo per avvicinarsi, invece, all’idea di tenerezza, di cura o di
affettività.
A differenza del passato, verranno stabilite delle regole in base alle esigenze del bambino e
non a quelle dei genitori o della società in cui si vive. Il piccolo, inoltre, non dovrà essere
considerato come un soggetto passivo ma come avente una propria personalità e identità,
quindi, sarà necessario parlare in modo chiaro e preciso, fare delle richieste comprensibili,
controllare il tono di voce e la modalità attraverso cui si fanno comunicazioni. Sarà, inoltre,
necessario ascoltare i bambini, accogliendo le loro esigenze, non considerandoli come un
semplice capriccio ma come l’espressione della propria volontà.
Da ciò deriva, però, il fatto che nell’epoca contemporanea molti genitori, almeno una volta, si
sono persi, sono stati travolti dai dubbi, hanno cercato di capire come adattarsi a questo
rapporto modificato con la propria prole, risultando incompetenti nei confronti del giudizio
altrui.
Una tesi molto conosciuta è quella in cui si ricalca il fatto che molti genitori si ritrovano in
questo stato perché non sono stati cresciuti in modo consono dalla propria famiglia
29
d’origine. Circa un secolo fa le famiglie erano molto più numerose rispetto ad oggi e la cura
del bambino non era un compito solamente dei genitori ma anche dei figli maggiori, della
comunità circostante e degli altri parenti; in questo modo avveniva un tipo di educazione
28 Recalcati M., Cosa resta del padre?, Milano, Raffaello Cortina Editore, 2017, p. 8.
29 Bettelheim R., Un genitore quasi perfetto, Milano, Feltrinelli, 1987, pp. 81 – 82.
16
basata su molteplici forme di scambio. Nell’attuale contemporaneità globalizzata, invece, la
famiglia non ha più esperienze significative passate ma si ritrova davanti ad un compito
delicato in cui dovrà mettere in atto investimenti affettivi ed economici autonomamente,
sperimentando la giusta modalità.
La contemporanea genitorialità è sempre più caratterizzata, quindi, dal vissuto di unicità,
all’interno di un contesto in cui cambiano tutte le autorità tipiche del passato; essa si presenta
come un preciso costrutto culturale moderno che si lega all’assunzione di una condivisa
autorità genitoriale, tipico esempio del cambiamento delle relazioni all’interno della famiglia.
2.2 Le funzioni della genitorialità
Essere genitori diventa, quindi, un mestiere particolare e personale, fatto di regole che non
sono uguali per tutti ma che cambiano da individuo a individuo, da figlio a figlio; ciò succede
perché qualsiasi persona si differenzia dalle altre per atteggiamenti, abitudini e convinzioni
che influiranno nel percorso educativo del proprio bambino. Nonostante questo, però, ogni
coppia genitoriale presenta delle funzioni in comune che devono essere portate avanti e che
hanno come intento quello di far crescere il proprio figlio in modo sano: tra queste si possono
sicuramente includere i compiti relativi all’istruzione, l’educazione, un continuo sostengo, il
nutrimento e l’accudimento in generale. Per meglio specificare, ogni genitore dovrà sostenere
il bambino durante tutto il percorso di crescita, aiutando a sviluppare qualsiasi potenzialità e
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consentendogli, di conseguenza, di diventare un adulto sia autosufficiente che autonomo .
Le principali funzioni delle genitorialità, inoltre, si possono suddividere in alcuni gruppi, tra
cui i più importanti sono:
la funzione affettiva che si crea attivando un tipo di rapporto affettivo con l’altro,
tramite l’accudimento di tutte quelle emozioni che circondano il bambino. Daniel
Stern parla di sintonizzazione affettiva ossia dell’ “esecuzione di comportamenti che
esprimono la qualità di un sentimento condiviso senza tuttavia imitarne l’esatta
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espressione comportamentale” ;
la funzione protettiva è tipica dei genitori che offre adeguate cure ai diversi bisogni del
bambino. Brazelton e Greenspan sostengono che la figura del genitore è in grado di
rispondere alla necessità di sviluppare tali relazioni di accudimento attraverso la
30 Lopez A. G., I saperi della genitorialità. La metodologia pedagogica dei genitori, F