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Essere genitori: il ruolo fondamentale nella crescita dei bambini
Essere genitori non è un qualcosa cui normalmente si pensa come a un soggetto scientifico: la maggior parte delle persone semplicemente lo è, senza pensarci troppo. Il principale oggetto di attenzione e di azione dell'essere genitori è il bambino che non può crescere e svilupparsi come individuo in modo autonomo.
La psicologia evoluzionista distingue tra il far nascere un nuovo individuo e il prendersi cura di un piccolo che è già al mondo: gestazione vs prendersi cura. Le specie meno evolute e quindi a un livello più basso della gerarchia filogenetica, utilizzano principalmente il mettere al mondo e poi non si occupano dei propri piccoli; i mammiferi invece utilizzano pratiche per prendersi cura dei cuccioli per un lasso di tempo variabile da specie a specie. Inoltre, alla nascita i cuccioli dei mammiferi sono totalmente dipendenti dai genitori. Per l'essere umano, l'infanzia rappresenta il tempo in cui si formano i primi legami.
Sociali e si apprende come ciNell’infanzia si esprime. Si cominciano a sviluppare le personalità individuali e gli stili sociali e sono i genitori le figure che conducono il bambino verso queste fondamentali acquisizioni iniziali. Non c’è quasi nulla che scuota emotivamente o coinvolga l’attenzione di un adulto più della nascita di un figlio. Dal loro venire al mondo, i bambini alterano i ritmi del sonno, gli orari dei pasti e le abitudini lavorative dei loro genitori. Cambiano il loro modo di essere e di percepirsi. In passato i genitori avevano un’influenza quasi esclusiva sui loro figli, al giorno d’oggi la socializzazione dei bambini è un processo che coinvolge una varietà di persone e avviene in molteplici contesti: famiglie, gruppi di pari, asili e scuole. L’essere umano sembra possedere un insieme di conoscenze intuitive sull’essere genitore e alcune caratteristiche della genitorialità possono essere
ritrovate nel nostro patrimonio genetico. Ad esempio, i genitori nella maggior parte dei casi parlano al loro bambino anche sapendo che non può capire il significato delle loro parole e lo fanno utilizzando un registro speciale. In ogni caso gli esseri umani acquisiscono informazioni sul come essere genitori vivendo nella cultura di appartenenza: rappresentazioni generazionali, media di genitori, figli e famiglie giocano un ruolo significativo nell'aiutare le persone a formulare le loro cognizioni sulla genitorialità e nel guidare le loro pratiche parentali. Questo spiega perché genitori di diverse culture abbiano differenti opinioni circa il significato di specifiche competenze per un adattamento adeguato dei loro bambini e differiscano rispetto all'età in cui ci si aspetta che un bambino raggiunga delle tappe dello sviluppo o acquisisca diverse competenze. La prima infanzia è un periodo in cui gli esseri umani sono plastici.Aperti alle influenze della famiglia di origine, al linguaggio che parlano, al cibo che preferiscono, alle credenze religiose-politiche. Ovviamente il patrimonio genetico del bambino condiziona le sue caratteristiche e influenza anche il modo in cui è trattato dai suoi genitori. Il bambino eredita delle disposizioni, e le scelte di cura dei suoi genitori sono strettamente interconnesse e funzionano in maniera congiunta. I genitori possono e devono influenzare il bambino: il ruolo dei genitori è, infatti, quello di educare il bambino ad avere comportamenti accettabili per la sua età, così come di preparare il bambino ad acquisire una varietà di ruoli e a saper vivere in contesti differenti nel corso del suo sviluppo. La genitorialità è un'attività con molteplici funzioni ma è anche piacere, privilegi e profitti così come frustrazioni, fallimenti e paura. Secondo l'approccio sociobiologico
all'evoluzione umana, è la sopravvivenza del proprio patrimonio genetico ciò che spinge gli individui a fare figli e ad allevarli con successo. La genitorialità può anche condurre a una crescita psicologica, all'autoconsapevolezza e a un senso di benessere. I genitori passano attraverso una costellazione di nuove responsabilità e si aprono a una "nuova visione" della vita. La genitorialità offre anche l'opportunità di confrontarsi su nuove sfide e manifestare nuove competenze. Inoltre, fin dall'infanzia i bambini riconoscono e mostrano di preferire la visione, il suono e l'odore dei loro genitori e nel corso del primo anno di vita sviluppano un profondo attaccamento che dura tutta la vita ai genitori responsivi e sensibili. Divenire o essere un genitore significa assumere nuove e vitali responsabilità verso se stessi e verso gli altri. I nuovi genitori sperimentano cambiamenti in diversi aspetti della loro vita.personalità (autoefficacia, aspettative, controllo personale, ansia e depressione). Generalmente durante la transizione alla genitorialità il ruolo legato al genere diviene più tradizionale, ossia le donne cominciano ad essere i caregivers primari e la soddisfazione maritale tipicamente diminuisce.
Che cosa è la genitorialità? I genitori biologici contribuiscono direttamente al patrimonio genetico del bambino, e i genitori, assieme alle altre figure di riferimento, plasmano direttamente le esperienze del bambino. Essi influenzano anche indirettamente il bambino in virtù del fatto che ogni partner influenza l'altro in associazione a un'ampia rete sociale. I genitori sono i più vicini protettori, fornitori e proponenti della propria progenie. Non a caso è la stessa struttura fisiognomica del bambino ad attrarre l'adulto. Il numero complessivo di interazioni tra genitori e bambini avviene durante la prima infanzia; in
questo trascorrono con il figlio più di due volte il tempo che poi passano nella fanciullezza. È possibile quindi dire che i genitori o chi si prende cura del bambino, determinano la maggior parte precoce dell'esperienza del bambino.
Il termine genitorialità è spesso affiancato al termine inglese parenting. I comportamenti di parenting non riguardano solo i genitori (espressione più neutra). Il parenting è un costrutto relazionale che coinvolge coloro che si occupano della cura del bambino. La valutazione e la comprensione delle competenze genitoriali è possibile solo se si fa riferimento agli specifici contesti culturali (parenting sociale, parenting educativo). È possibile definire il parenting in termini di comportamento, di stile e credenze. Parlare di genitorialità ci riporta spesso a una vecchia, ma sempre interessante, discussione sulla matrice biologica e su quella culturale di questo modo di essere.
genitorialità come processo biologico: la relazione genitore-bambino ha una base biologica, geneticamente trasmessa, che garantisce il comportamento di un adulto verso i piccoli della propria specie, garantendo cura e protezione. I comportamenti di cura della prole sono tipici di tutte le specie di mammiferi. La relazione genitore-bambino ha quindi una base biologica, geneticamente trasmessa, che garantisce che il comportamento di un adulto verso i piccoli della propria specie. È evidente che questi comportamenti hanno la base del loro funzionamento nei meccanismi neurofisiologici, che, insieme ai meccanismi neuroendocrini, regolano le azioni del cervello con i comportamenti messi in atto dagli individui. La neotenia della specie umana: viene definito neotenia il fenomeno evolutivo per cui negli individui adulti di una specie permangono le caratteristiche morfologiche e fisiologiche tipiche delle forme giovanili. L'immaturità dei piccoli della nostra specie èIn stretta relazione con le caratteristiche anatomiche della donna e del canale del parto, nel corso dell'evoluzione l'immaturità del piccolo alla nascita è stata bilanciata in qualche modo da un più lungo periodo di cure parentali.
I comportamenti parentali: per rendere necessaria la sopravvivenza, i genitori mammiferi sono forniti di una motivazione innata alla cura dei piccoli che include il nutrimento, la termoregolazione e la protezione: comportamenti parentali.
I piccoli nascono con un'innata tendenza a richiedere la vicinanza di un adulto: ad esempio il pianto è un modo per attivare, nella madre, la secrezione dell'ossitocina e la fuoriuscita del latte, con conseguente deglutizione del latte, distensione gastrica e successivo stato di calma. Più le specie sono evolute, più la complessità di questa operazione dipende da.
fattori culturali e psicologici: allattare artificialmente per non alterare il proprio aspetto fisico o perché si crede che il latte artificiale sia più nutriente.
La relazione madre-bambino come un comportamento ambientale stabile: Il concetto di "comportamento stabile" si deve a Hinde. Le caratteristiche "stabili" si presentano praticamente in tutte le gamme di ambienti in cui la vita è possibile, mentre quelle "labili" sono più variabili e compaiono in una gamma più limitata di ambienti.
Nell'ambito della relazione adulto-bambino, le caratteristiche stabili si riferiscono a tutte le modalità percettive, ai modelli motori, alle risposte agli stimoli, ai vincoli e agli apprendimenti, ma è anche immediatamente chiaro come nell'uomo esse possano essere rapidamente modificate e trasformate.
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evoluzionistica e che al legame vadastudio della relazione parentale si debba collocare in un’otticariconosciuta una matrice biologica con base genetica. Egli ritiene che nella specie umana ci siano molticomportamenti «ambientalmente labili» che permettono al bambino di adattarsi a una vasta quantità divariazioni ambientali. Inoltre, confrontando il piccolo umano con altre specie, ci sono pochi modelli diazione fissa, una maggiore plasticità dovuta all’apprendirnento e un più lungo periodo di inabilità infantile.l‘attaccamentoNe deriva che è un sistema comportamentale che può essere considerato «ambientalmentestabile», cioè poco influenzato da variazioni ambientali. Il comportamento di attaccamento, il primo legameche unisce il bambino alla madre, per Bowlby può essere compreso solo in un contesto evoluzionistico, inquanto esso ha delle basi biologiche trasmesse al bambino per via genetica.
La funzione dell'attaccamento è quella di proteggere dai predatori e sono tre le evidenze a favore di questa ipotesi: 1. Un animale isolato ha più probabilità di essere attaccato. 2. Il comportamento di attaccamento si manifesta con particolare intensità.