Cominciò a collaborare con “L’Avvenire del Lavoratore” di Zurigo, nel
18
quale conobbe molti esuli italiani tra cui il redattore Francesco Misiano.
Divenne uno dei suoi migliori amici. Da quel momento saranno inseparabili.
15 Cfr. Archivio Centrale dello Stato (ACS) , Ministero dell’Interno (MI), Direzione
Generale della Pubblica Sicurezza (Dir. gen. PS), Divisione Affari Generali e Riservati, Cat.
bb. 4-5, f. Svizzera.
K1 (Propaganda massimalista),
16 Cfr. quanto scritto dallo stesso Peluso nel cap. I giorni di Kienthal (impressioni e
della sua autobiografia, cit. in Didi Gnocchi, pp. 143-149.
ricordi) op. cit.,
17 ACS, b. 104, f.
MI, Dir. gen. PS, Ufficio Centrale di Investigazioni (1916-1919),
3242. 18 Cfr. Franca Pieroni Bortolotti, Francesco Misiano. Vita di un internazionalista,
Roma, Editori Riuniti, 1972, pp. 51-88. 15
Sempre in quegli anni realizzò delle interviste per conto di Henrik
Sinkievič per il suo quotidiano “The Evening Standard”, facendo conoscenza con
Herbert White, dirigente dell’ufficio informazioni del giornale. Lavorò, inoltre,
per il “Tagwaht” di Berna, lo svizzero “Bund”, il “Vox Rex” di Zurigo, il “Neue
Zeit” di Berlino diretto da Kautsky. Fu in contatto anche con Romain Rolland
tramite la rivista antimilitarista “Demain”, pubblicata in Svizzera, per la quale
collaborò anche Lenin.
La sinistra svedese prese l’iniziativa di convocare una nuova conferenza di
“zimmerwaldiani”. Zinov’ev lanciò la parola d’ordine di “impadronirsi di
Zimmerwald”. Lenin, in realtà, non si proponeva una semplice ricostituzione
della “morta” Internazionale, bensì la costituzione di una nuova Internazionale: la
Terza. Impadronirsi di Zimmerwald,
scrisse Lenin in una lettera a Radek nel giugno 1917,
significa accollarsi il peso morto del partito italiano
(kautskiani degli svizzeri Greulich e c.,
e pacifisti),
dell’americano S. P. e (ancora peggio!) dei vari Peluso, 16
19
longuettisti, ecc.
Peluso non ebbe invece nessun dubbio: quando, nei primi mesi del 1918,
arrivò in Svizzera la delegazione sovietica, collaborò con l’ufficio stampa a
Berna per esaltare la vittoria bolscevica in Russia. Fu Misiano a presentarlo
all’ambasciatore russo.
Dopo un’iniziale resistenza, credette fermamente al progetto leninista di
trasformazione della “grande guerra” in guerra civile mondiale contro la
“borghesia imperialistica” e “il capitalismo finanziario”. In occidente, fu tra i
primi pubblicisti a schierarsi in favore della rivoluzione d’ottobre.
Il 27 settembre 1918, Peluso scrisse sul “Droit du peuple”, organo del
Partito socialdemocratico elvetico, l’articolo I controrivoluzionari.
Qualcuno ha detto, non senza ragione forse: “Dagli
amici mi guardi Dio che dai nemici mi guardo io”.
Lo della controrivoluzione in Russia, il
strumento
braccio che pianta il pugnale traditore e assassino alle
spalle dei massimalisti, gli insensati che credono di
arrestare il corso degli avvenimenti con la loro opera
19 Lenin V. I. U., Mosca, Edizioni Progress, 1971, p. 421. [corsivo
Lenin e l’Italia,
dell’autore] 17
nefasta sono gli alleati di ieri, gli ex compagni di lotta dei
bolscevichi, cioè a dire i menscevichi e i
socialrivoluzionari. Diventati gli schiavi della borghesia,
dopo aver rinnegato i loro principi, si sono rivoltati
contro i loro compagni di ieri e, incatenandosi al
capitalismo, si sono obbligati a consentire l’esecuzione di
tutti i suoi bassi bisogni. *
[…] La realtà è che tanto i menscevichi quanto i
socialrivoluzionari non sono rappresentanti del
Gli uni sono i rappresentanti degli
proletariato.
intellettuali russi (intellighenzia), gli altri della piccola
borghesia, di quella classe che sta morendo e la cui
agonia è una delle più tragiche. […]
*
Quando si costituirono i Soviet, i bolscevichi si
trovarono a essere in minoranza. La maggioranza era
rappresentata dai menscevichi e dai socialrivoluzionari,
che erano già allora per un governo di coalizione con la
borghesia. Erano stati scelti dai soldati, dagli operai, dai
contadini come loro rappresentanti, nel momento in cui il
proletariato analfabeta e inesperto aveva creduto di
trovare in essi dei delegati fedeli. Per questo presero
immediatamente importanza e diventarono i “capi” della
rivoluzione. Solo più tardi, grazie alla propaganda e alla
tattica dei bolscevichi, i ranghi dei Soviet furono epurati
da ogni elemento controrivoluzionario e i bolscevichi,
divenuti maggioranza, s’impadronirono del potere. 18
*
Il ruolo svolto da questi controrivoluzionari, non sono
se non di cui si serve il vero nemico del
lo strumento
proletariato, può essere diviso in tre fasi.
il capitalismo,
Durante il primo periodo, la borghesia russa se ne
serve come Ogni volta che si tratta di
insegna socialista.
coprire il governo o che un “collega borghese” non osa
presentarsi davanti agli operai e contadini rivoluzionari,
si delega il ministro “socialista” per fregare le masse
rivoluzionarie con promesse, ancora promesse, sempre
promesse.
Ma quando il popolo non si contenta più di
promesse, lo si minaccia (secondo periodo). Lo si getta di
nuovo nella mischia (ordine di offensiva di Kerensky).
Quando infine il popolo, stanco di questi falsi “capi
rivoluzionari”, se ne sbarazza buttandoli a mare,
diventano gli assassini pagati dal capitale internazionale,
riprendono il loro ruolo di terroristi, ma ponendosi
dall’altra parte della barricata.
E’ una ben triste fine, ma la tomba che gli
avvenimenti stanno per scavare sotto la piccola borghesia
20
li seppellirà con essa...
Il 15 ottobre 1918, mentre la guerra continua e le relazioni internazionali
sono difficilissime, Lenin scrive a Berzin, incaricato dell’attività editoriale del
Partito bolscevico, che Peluso
20 Edmondo Peluso, “Movimento operaio. Documenti e ricerche. I controrivoluzionari”,
19
può (e deve) scrivere 3 opuscoletti la settimana (su tutti i
temi, compilazioni in base ai nostri giornali: voi fornite i
e l’elenco degli articoli da Il suo articolo
temi compilare).
nel (I controrivoluzionari) è
Droit du peuple buono.
21
Pagatelo bene e pubblicatelo dieci volte di più.
In quel periodo, Peluso fu autore di una traduzione italiana dell’opuscolo
di Fritz Adler: “che è tutta un’apologia del
Perché ho assassinato il conte Stùrgh,
22 .
delitto”
Per lo sciopero generale e l’espulsione della legazione sovietica, Peluso fu
arrestato il 18 dicembre 1918 a Zurigo, perché ritenuto “pericoloso propagandista
23 .
bolscevico”
Sull’arresto, il Centro Svizzero del Ministero dell’Interno, riferendo
informazioni di fonte francese, riporta che al momento
dell’arresto egli si trovava in compagnia di Naine il
leader socialista ben noto, e di Viret segretario del Partito
Operaio di Losanna del gruppo socialista rivoluzionario.
Presso suo cognato fu sequestrata una grossa valigia
XXXII, 10, Giugno, 1976, pp. 1231-1234. [corsivo dell’autore]
Il ponte,
21 Lenin V. I. U., p. 427. [corsivo dell’autore]
op. cit.,
22 ACS, b. 104, f.
MI, Dir. gen. PS, Ufficio Centrale di Investigazioni (1916-1919),
3242. 23 Didi Gnocchi, p. 150.
op. cit., 20
contenete molti documenti.
L’arresto di Peluso viene considerato molto importante
trattandosi d’individuo pericoloso perché intelligente e
provveduto di una buona coltura. Egli parla varie lingue;
fu per circa quindici anni negli Stati Uniti, due e tre anni
in Germania e Austria.
Sono, inoltre, rilevati rapporti diretti
coi Soviet della Russia della Germania, della Austria e
colla Missione Russa Bolscevika di Berna. Riceveva
fondi della Sezione Russa (Bolscevika) di Losanna e dal
Partito Operaio Socialista rivoluzionario di detta città. Si
ritiene che il Peluso fosse a capo di tutta
un’organizzazione internazionale per mezzo del partito
Socialista ed Operaio di Losanna. Ed infatti sia presso il
cognato come nella sua camera all’Hotel del Commercio
fu sequestrato un voluminoso “dossier” e molta
corrispondenza dalla Russia, dalla Germania, dall’Austria
e dalla Svizzera. Tutto bene ordinato con apposito
repertorio. Si trovarono inoltre moltissimi opuscoli di
propaganda bolscevika in varie lingue raccolti in pacchi
sigillati e pronti per essere spediti in Germania.
Peluso fu in rapporti col Consolato d’Austria sino
alla vigilia del suo arresto. […] Si ha l’impressione che il
Peluso, per quanto riguarda i paesi dell’Intesa, si servisse
del Partito Socialista Svizzero.
Vengono, infine, constatate 21
frequenti corrispondenze con la Germania, la Russia e
24
l’Austria.
Nell’agosto del ’18, sempre in una relazione al Ministero dell’Interno, è
definito come uno dei principali agenti dei bolsceviki che servono di
tramite fra i rivoluzionari del Regno e la rappresentanza
25
bolscevika in Svizzera.
Detenuto a Losanna, fu, nel gennaio seguente, espulso a vita dalla
Confederazione elvetica.
Membro dell’“Unione di Spartaco” dal 1918, Peluso tornò a Berlino
quando, nel gennaio del ’19, gli spartachisti decisero di sfidare il primo governo
socialdemocratico di Friedrich Ebert con uno sciopero generale. La risposta fu
durissima: intervenne l’esercito e la sommossa fu repressa nel sangue con più di
mille morti. La sede del “Vorwarts” fu assaltata da “corpi volontari” arruolati dal
governo: a difendere il giornale c’era anche Francesco Misiano che fu arrestato il
19 gennaio. In 15 giorni il sogno della rivoluzione tedesca era finito.
24 ACS, b. 104, f.
MI, Dir. gen. PS, Ufficio Centrale di Investigazioni (1916-1919),
3242. 22
Divenuto membro del Partito comunista della Baviera, continuò la sua
propaganda rivoluzionaria con una serie di conferenze a Monaco. Nel febbraio
del ’19, si spostò a Stoccarda. Cominciò a collaborare con la “Die Rote Fahne”.
Peluso ruppe definitivamente quel filo che lo teneva legato da venti anni
all’esperienza socialdemocratica e socialista. Sei anni dopo, nel 1925, alla morte
di Ebert, ricordando quei giorni, Peluso concluderà il suo articolo per “l’Unità”
in questo modo: Sulla tomba dell’ex sellaio alzato alle più alte
cariche dello Stato
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