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LE POLITICHE DI CONCILIAZIONE IN ITALIA
1. Cosa sono le politiche di conciliazione?
Quando si parla di "conciliazione" ci si riferisce a un insieme di orientamenti e strumenti che si adottano per permettere la conciliazione, appunto, tra il lavoro e le responsabilità familiari e, in un senso più ampio, per poter conciliare tempi di vita diversi. Le prime misure adottate in tal direzione sono state viste come misure di pari opportunità tra i generi, ovvero rivolte alle donne lavoratrici al fine di sostenerle nel loro doppio ruolo di madri e mogli, da un lato, e lavoratrici dall'altro. Le politiche di conciliazione delineano un fattore fondamentale di innovazione dei modelli sociali, economici e culturali del nostro Paese e forniscono strumenti che rendono possibile la conciliazione, appunto, della sfera lavorativa con quella privata e grazie a questo, consentono a ogni individuo di vivere in maniera serena e tranquilla i diversi ruoli che ricopre.
all'interno della società. Questi interventi riguardano uomini, donne, organizzazioni, la sfera privata, pubblica, politica e sociale e hanno come scopo il raggiungimento del riequilibrio dei carichi di cura all'interno della coppia e della famiglia e, per finire, anche all'interno delle attività lavorative. La realizzazione di queste politiche è essenziale per mantenere una buona qualità della vita delle famiglie e in Italia la normativa principale in materia è sicuramente la Legge 8 Marzo 2000 n.53 che introduce i congedi parentali, favorendo il coinvolgimento dei padri nelle attività di cura e domestiche. La situazione di svantaggio femminile, però, permane e la poca efficienza e presenza dei servizi impedisce a centinaia di migliaia di madri di entrare o rientrare nel mercato del lavoro. La domanda dei servizi di cura, però, rimane bassa rispetto alla quota di donne inattive in tutta la popolazione italiana e questo acausa dell'elevato numero di caregivers, ovvero persone che si fanno carico dei compiti di cura e a ciò ci riferiamo principalmente, in questi casi, a nonne o familiari con un'età superiore ai 55 anni e inattivi, che sostituiscono la mancanza dei servizi o il loro costo eccessivo. La loro presenza e attività ha una duplice conseguenza: da un lato non fa emergere il problema della conciliazione, dall'altro, però, spiega il basso tasso di occupazione femminile causato da queste caregivers che, proprio per la loro età avanzata, sono non interessate o impossibilitate a rientrare nel mercato del lavoro. L'obiettivo primario di queste politiche è, quindi, quello di permettere alle donne di assolvere agli impegni familiari senza per questo essere discriminate o svantaggiate nel mercato del lavoro. E a tal proposito, nel corso degli anni tali misure sono andate sempre più verso uno scopo diverso: non si è voluto solamenteUna situazione di minore difficoltà per le donne nel conciliare i diversi ruoli da loro assolti, ma si è sempre più cercato di raggiungere la parità di genere, verso un concetto di condivisione delle responsabilità familiari. Oggi, infatti, si va sempre più consolidando l'idea che conciliare vita lavorativa e familiare non sia più una sola questione femminile ma riguardi tutti e che, per questo, occorra utilizzare misure in grado di permettere a donne e uomini di vivere con maggiore semplicità e armonia il lavoro e le responsabilità familiari, senza per questo avere difficoltà nel mercato del lavoro e nella loro carriera.
Le politiche di conciliazione devono prendere in considerazione i diversi livelli dei soggetti coinvolti:
- I singoli individui, considerati per le loro numerose scelte, relazioni sociali, bisogni personali e familiari. E collegato a ciò l'esigenza delle politiche di aumentare
La condivisione delle responsabilità familiari tra uomini e donne;
- Le aziende, verso cui sono indirizzate le politiche aziendali orientate verso la flessibilizzazione dell'orario lavorativo. Un'esigenza che risponde non solo alle aziende ma anche agli stessi lavoratori e lavoratrici;
- La città e il territorio, cui è collegata la fruizione di servizi pubblici e privati e dal non profit.
Questi tre "universi", direttamente e indirettamente legati all'individuo, costituiscono ciò che viene definito "Welfare territoriale".
1.1 L'evoluzione delle politiche familiari
Il termine "conciliazione" deriva da concilium, a sua volte formato da cum calare che significa "chiamare insieme". Secondo tale termine, quindi, conciliare significa trovare un punto di incontro tra posizioni contrastanti. Il significato della parola, però, nel corso degli anni, è andato sempre più modificandosi.
In riferimento agli elementi del lavoro e della famiglia e più precisamente, arrivando ad identificare il tentativo di equilibrare la sfera privata con quella professionale, rendendoli armonizzati e non più contrastanti. Questa necessità di conciliazioni sono divenuti fondamentali in seguito a cambiamenti sociali, demografici e culturali che hanno preso, nel corso del tempo, non solo il nostro Paese, ma tutto il globo. Difatti, è andato in crisi il vecchio sistema gerarchico familiare e di conseguenza anche la sua organizzazione interna del lavoro domestico. Fino ai primi del Novecento, ed in Italia fino agli anni Settanta, era semplice definire la divisione dei ruoli all'interno di una famiglia o di una coppia: il lavoro era settore esclusivamente maschile ed egli, oltre ad essere lavoratore, era anche capofamiglia responsabile del mantenimento economico della propria famiglia. La donna, invece, era "naturalmente" impegnata verso le faccende
domestiche e il lavoro di cura di figli e anziani anche non autosufficienti. E proprio per questo, le politiche sociali si basavano su uno schema preciso e rigido della famiglia e dei ruoli al suo interno e, in più, a un concetto di lavoro separato dalla sfera privata dell'individuo. Tutto ciò cambia quando le donne entrarono in massa all'interno del mercato del lavoro verso gli anni Settanta, aumentando considerevolmente negli anni Novanta: ciò ha cambiato in modo significativo il modello di famiglia, modificando non solo gli equilibri interni ma direttamente la definizione dei ruoli di ogni componente, rendendo necessario un cambiamento delle politiche sociali e del lavoro.
Nel corso dei decenni, infatti, il ruolo sociale della donna si è modificato incredibilmente, tanto che il lavoro remunerato è diventato parte della vita stessa delle donne. Nonostante ciò, la distribuzione dei compiti domestici e familiari rimangono sempre conservatori:
seper gli uomini la famiglia è una risorsa importante su cui fare affidamento durante l'arco della propria vita per lo sviluppo della propria identità, per le donne essa si trasforma in un vincolo e un limite da tenere conto nel momento in cui bisogna decidere del proprio futuro lavorativo. In altri termini: " [...] mentre gli uomini hanno una famiglia su cui contare, le donne hanno una famiglia a cui pensare". (Dovigo, 2007, p.20-21). Arrivati alla società post-moderna, cambiano i rapporti tra famiglia e lavoro rendendo ancora più necessarie nuove politiche di conciliazione che vadano incontro alle nuove esigenze dei lavoratori. E' proprio per questo che, inizialmente, le politiche di conciliazione erano indirizzate verso misure che promuovevano le pari opportunità tra uomini e donne, visto che queste ultime, a causa di una cultura conservatrice, continuavano con difficoltà a ricoprire il doppio ruolo di madri e lavoratrici. A talprogettazione di servizi di assistenza e cura. Questo ha portato all'espansione del settore dei servizi alla persona, che comprende servizi di assistenza domiciliare, assistenza agli anziani, assistenza all'infanzia, servizi di pulizia e altro ancora. Inoltre, l'avvento delle nuove tecnologie ha contribuito a trasformare il settore dei servizi, rendendo possibile la fornitura di servizi online e a distanza. Ad esempio, sempre più persone utilizzano servizi di consegna a domicilio per fare la spesa o ordinare cibo da ristoranti. Inoltre, molti servizi di assistenza e cura sono ora accessibili tramite piattaforme digitali, consentendo alle persone di prenotare e pagare per i servizi online. Tuttavia, nonostante l'importanza crescente del settore dei servizi, è importante sottolineare che il settore manifatturiero e l'agricoltura continuano a svolgere un ruolo significativo nell'economia. Inoltre, è fondamentale garantire che i lavoratori del settore dei servizi siano adeguatamente retribuiti e tutelati, poiché spesso si tratta di lavori precari e a basso reddito. In conclusione, il settore dei servizi è diventato sempre più centrale nell'economia moderna, grazie a una serie di fattori come l'aumento del tasso di occupazione femminile, i cambiamenti demografici e l'evoluzione delle tecnologie. Tuttavia, è importante affrontare le sfide legate a questo settore, garantendo condizioni di lavoro dignitose e promuovendo la qualità dei servizi offerti.flessibilità al fine di facilitare la conciliazione tra i tempi di lavoro e i tempi di cura. E proprio il termine “flessibilità” rischia di diventare “precarietà”, ovvero mancanza di tutele e sicurezze, tanto è vero che il contratto con maggiore flessibilità è proprio quello part-time che, difatti, porta a una maggiore precarietà e minore sicurezza soprattutto sul futuro del lavoratore. Come già detto, nonostante l'incrementata partecipazione femminile al mercato del lavoro, il rapporto tra produzione e riproduzione sociale e la distribuzione dei compiti all'interno della famiglia, continua ad essere pressoché in forma tradizionale: se inizialmente, infatti, la donna assolveva esclusivamente ai compiti familiari e domestici, lasciando all'uomo il compito della produzione sociale e ponendogli la giusta tranquillità all'interno della sfera familiare, ora esse fanno sempre più
parte del mercato del lavoro, trovando soddisfazione e riconoscimento, e al contempo continuano ad assolvere alla maggior parte delle responsabilità familiari arrivando a ricoprire un doppio ruolo, spesso difficile da mantenere. Purtroppo questo processo ha portato a disconoscere socialmente l'importanza del lavoro familiare delle donne, poiché non remunerato e svolto all'interno della propria abitazione, quindi un non-lavoro. Ed ecco che proprio la mancata valorizzazione del lavoro domestico e la maggiore distribuzione del lavoro remunerato tra i due generi, ha rafforzato lo stereotipo secondo il quale il processo di conciliazione sia declinato solamente al femminile e che il lavoro remunerato delle donne sia un mero complemento al lavoro dell'uomo. In conseguenza a questi mutamenti, il lavoro diviene argomento di fondamentale importanza nelle politiche sociali per le pari opportunità il cui scopo si traduce nella tutela della vita privata del lavoratore edere il lavoro più accessibile e sostenibile per le donne, promuovendo l'uguaglianza di genere e il benessere familiare.