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ECCLESIAM
- dalla terza alla prima: /bic’cjɛ:ro/ ‘bicchiere’, /’fjo:ro/ ‘fiore’, /’me:zo/ ‘mese’, /’peʃʃo/
‘pesce’ < ;
PISCEM
- dalla quarta alla seconda: /’bra:ʒa/ ‘brace’, /’dɔ:ða/ ‘dote’ < , /’polvera/ ‘polvere’
DOTEM
< .
PULVEREM
1.3.2.2. Aggettivi
Parlando, invece, degli aggettivi osimani, è importante sottolineare come le loro classi flessive
seguano quelle del nome: «l’antica I classe latina ha i maschili in –/o ~ i/ e i femminili in –/a ~
e/ [...], mentre maschili e femminili dell’antica II classe imitano rispettivamente i sostantivi dei
gruppi 3 e 4» (Cintioli 2015: 65). 27
Si segnalano, inoltre, dei metaplasmi di classe in forme come granno ~ granna ‘grande’, dolcio
~ dolcia ‘dolce’, tristo ~ trista ‘cattivo ~ cattiva’ (e non ‘triste’).
Per quanto concerne, infine, gli aggettivi comparativi e superlativi si può affermare che:
- la comparazione è in genere regolare e si forma con l’avverbio più unito all’aggettivo
posto al grado positivo. Non sono mai usati i comparativi derivanti da , ,
MAIOR MINOR
e , che vengono sostituiti rispettivamente da forme quali più granno o più
PEIOR MELIOR
grosso ‘maggiore’, più piccolo ‘minore’, più peggio o più tristo ‘peggiore’, più meio o
più bono ‘migliore’. Il secondo termine di paragone è introdotto dalla preposizione de
(es.: lu è più tristo de te ‘lui è più cattivo di te’);
- anche il superlativo relativo è in genere regolare; per il superlativo assoluto mancano
invece le forme che derivano da , , ecc. e non sono usate neppure le
OPTIMUS MAXIMUS
forme regolari terminanti in -issimo: abitualmente, infatti, il superlativo si forma in
modo perifrastico con multo be’ o ‘mbel po’ posposti all’aggettivo al grado positivo
(es.: lia è trista multo be’ ‘lei è cattivissima’, lu è bello ‘mbel po’ ‘lui è bellissimo’).
1.3.2.3. Pronomi
Tenendo opportunamente distinte le forme toniche da quelle atone, ci concentriamo ora sul
sistema dei pronomi osimani. Rivolgeremo particolare attenzione a quelli personali, possessivi
e dimostrativi e faremo un rapido cenno anche agli indefiniti, agli interrogativi e ai relativi.
A) Personali
Forme toniche
Soggetto: io, tu (quasi sempre sostituito da te), lu/lia, no/nualtri/nuà, vo/vualtri/vuà, lora.
Oggetto: me, te, lu/lia, no, vo, lora.
Forme atone
Singolare: me, te (sempre, anche in funzione di dativo), lu, la (per il complemento diretto, ié
per il complemento indiretto); plurale: ce, ve (per il complemento diretto e indiretto), li, le (per
il complemento diretto, ié per il complemento indiretto). Tuttavia, per la terza persona singolare
e plurale sono più usate, per il complemento indiretto, le forme perifrastiche a lu, a lia, a lora.
Le particolarità che saltano all’occhio sono quindi le seguenti: uso generalizzato di te ‘tu’, lu
‘lui’, lia ‘lei’ e lora ‘loro’ in funzione di soggetto e uso di nualtri ~ vualtri per ‘noi ~ voi’. A
queste aggiungiamo anche la sopravvivenza di essa come soggetto, in frasi del tipo essa
guardàa ‘lei guardava’, e di esso nell’espressione da pr esso ‘da solo’. 28
B) Possessivi
Per quanto riguarda i possessivi, sono di ogni genere e numero le forme mia ~ tua ~ sua. Tali
forme sono ancora ben salde nelle aree rurali, mentre nelle zone del centro non è raro adoperare
anche le forme concordate mio, mii, mie; tuo, tui, tue; suo, sui, sue. Si usano poi, come in
italiano, le forme nostro, -a, -i, -e e vostro, -a, -i, -e, mentre per la terza persona si usa quasi
esclusivamente la forma de lora.
Le forme atone mi ~ tu ~ su sono di uso abbastanza raro e, generalmente, si uniscono solo a
nomi di parentela, in espressioni quali mi madre ‘mia madre’, tu padre ‘tuo padre’, su zio ‘suo
zio’ ecc. anche se, in questi casi, si preferisce usare il possessivo enclitico: mammeda ‘tua
madre’, babbedo ‘tuo padre’, la nonnesa ‘sua nonna’, lo ziso ‘suo zio’, ecc.
Infine, segnaliamo che, secondo un uso frequente in tutti i dialetti centro-meridionali, quando
è usato come aggettivo, il possessivo è sempre posposto al nome (es.: la maestra mia, el piatto
tua ‘il piatto tuo’ ecc.).
C) Dimostrativi
È opportuno trattare in modo separato i dimostrativi usati in funzione di aggettivi (che
torneranno protagonisti in §2.5.) e quelli usati invece in funzione di sostantivi.
Gli aggettivi (e pronomi) dimostrativi del dialetto osimano si presentano sotto tre gradi,
31
conformemente a quanto avviene in italiano standard :
- questo, -a, -i, -e (forme atone: sto, -a, -i, -e) ‘questo’ < + : per indicare
(E)CCŬ(M) ĬSTU(M)
l’oggetto vicino a chi parla;
- quesso, -a, -i, -e (forme atone: sso, -a, -i, -e) ‘codesto’ < + per
(E)CCŬ(M) ĬPSU(M):
indicare l’oggetto vicino a chi ascolta;
- quello, -a, -i, -e (forme atone: kul, kula, kui, kule) ‘quello’ < + : per
(E)CCŬ(M) ĬLLU(M)
indicare l’oggetto lontano da chi parla e da chi ascolta.
Per quanto concerne, invece, i dimostrativi utilizzati in funzione di sostantivi, si segnalano le
ormai rare forme: kustù, kussù, kullìa, kustòra, kussòra.
D) Indefiniti, interrogativi e relativi
A conclusione di questa rapida rassegna riguardante il sistema dei pronomi osimani riteniamo
opportuno, per completezza, riportare anche le forme più utilizzate degli indefiniti, degli
interrogativi e dei relativi.
Tuttavia, in italiano neo-standard tale sistema si è ridotto, passando da tre a due gradi. Il dimostrativo codesto,
31
infatti, utilizzato per riferirsi all’oggetto vicino a chi ascolta, è ormai caduto in disuso e le sue funzioni sono state
inglobate dai ben più frequenti questo e quello. 29
Per i pronomi indefiniti si segnalano: unu, una ‘un tale, una tale, qualcuno, -a’; qualchidù,
qualchiduna, calchidù, calchiduna ‘qualcheduno, -a, qualcuno, -a’; nisciù, nisciuna ‘nessuno,
-a’; gnicosa, gnicò ‘ogni cosa, tutto’; qualcosa, qualcò ‘qualche cosa’; qualche ‘qualche’.
Per gli interrogativi segnaliamo innanzitutto le forme qualo ~ quala ‘quale’, particolari per il
metaplasmo di classe a cui sono andate incontro, e le forme chi, che, cosa. Quest’ultimo, ad
Osimo, può comparire sotto varie sfumature, dovute ai fenomeni dell’apocope e
dell’innalzamento della /o/ (che passa a /u/): si hanno quindi frequentemente anche co/cu e
cusa.
Per i relativi si usano solo le forme che e chi e mai il quale, la quale ecc. o le forme con cui.
1.3.2.4. Articoli
Analizzeremo prima gli articoli determinativi, singolari e plurali, e successivamente gli
indeterminativi.
Per quanto riguarda i determinativi, è importante differenziare i casi in cui l’articolo è impiegato
prima di una parola che inizia per consonante da quelli in cui invece è utilizzato prima di una
parola che inizia per vocale. In particolare, davanti a parole che iniziano per consonante, si
hanno le forme maschili singolari lo/lu (davanti a /s/ e /r/), l/el (davanti alle altre consonanti) e
la forma plurale i (impiegata davanti a tutte le consonanti) e le forme femminili la (singolare,
davanti a tutte le consonanti) e le (plurale, davanti a tutte le consonanti); davanti, invece, a
parole che iniziano per vocale, sono impiegate solo le due forme ell/ll, senza distinzioni tra
maschile e femminile e singolare e plurale. Cintioli (2015: 66), sulla scorta di Niccoli (1938),
sostiene che «la forma debole el ~ i dev’essere stata introdotta in tempi non troppo remoti,
probabilmente per influsso dell’anconitano» proprio perché, come osserva lo stesso Niccoli
(1938: 91), «per il masch. sing. la forma originaria, e di uso più comune nelle campagne, è lu;
questa forma nell’abitato si usa ancora solo davanti a “s” impura, mentre negli altri casi si
adopera solo el». Ad oggi, comunque, l’uso dell’articolo forte è stato ridimensionato anche nel
contado, pertanto da nessuna parte si usano più forme come lo porco ~ li porchi ‘il porco ~ i
porci’, come invece doveva avvenire almeno fino ai primi anni del secolo scorso.
Passando, invece, agli articoli indeterminativi, in osimano si usano le forme un/n per il maschile
e na/n per il femminile.
1.3.2.5. Verbi
Come in italiano, la morfologia dei verbi del dialetto di Osimo si basa su tre coniugazioni, le
cui rispettive vocali tematiche sono /a ~ e ~ i/. Ci concentreremo dapprima sulla loro flessione,
di cui si offriranno esempi relativi ai due ausiliari essere e avere e a tre verbi appartenenti
30
ognuno ad una coniugazione diversa, e, successivamente, sui loro usi. Tuttavia, prima di
proseguire riteniamo opportuno avanzare alcune generali considerazioni di natura
morfosintattica, fondamentali per comprendere i caratteri principali dei verbi che stiamo per
analizzare e per iniziare a contestualizzare gli argomenti che tratteremo in §§2.3.-2.4.
Innanzitutto, ad Osimo, il passato remoto è di uso assai raro, anzi, potremmo affermare che è
praticamente estinto (§2.3.). Ne rimangono solo poche testimonianze, usate perlopiù nel
contado, dove l’ambiente è naturalmente più conservativo. Bellaspiga (1955: 97-98) e Niccoli
(1938: 93-94) affermano che «è questo [...] uno dei tratti più caratteristici del dialetto e, dato
che alcune delle rarissime forme metafonetiche ancora rimaste o almeno le più caratteristiche
di esse, appaiono nelle forme di perfetto, è logico dedurre che il dialetto osimano sempre
maggiormente perde i suoi caratteri di dialetto meridionale fino ad acquistare una fisionomia
ibrida assai simile a quella che ora ha il dialetto di Ancona». Il passato remoto, ad Osimo, viene
quindi sistematicamente sostituito dal passato prossimo, secondo un uso tipico di molte altre
varietà dialettali della Penisola, prevalentemente centrali e settentrionali, nonché dell’italiano
neo-standard.
In secondo luogo, è importante sottolineare che anche il congiuntivo presente è quasi
completamente scomparso ed è sostituito dall’indicativo presente, così come il congiuntivo
imperfetto, che è invece generalmente sostituito dall’indicativo imperfetto. In linea generale,
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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