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Estratto del documento

INDICE

INDICE...................................................................................................................................... 3

INTRODUZIONE ................................................................................................................... 6

Che cosa è il conflitto ................................................................................................................. 7

Indicazioni pedagogiche per far crescere .................................................................................. 9

Obiettivi e contenuti ................................................................................................................. 10

Costruttore di pace e non violenza .......................................................................................... 11

CAPITOLO I “CIASCUNO CRESCE SOLO SE SOGNATO” .............................. 15

CHI È DANILO DOLCI ....................................................................................................... 16

Scritti – conferenze – poesie: le sue idee si diffondono .......................................................... 18

Indagine sul campo – comunicazione – educazione ................................................................ 21

LUC BOLTANSKI, STATI DI PACE, UNA SOCIOLOGIA DELL’AMORE .............. 24

LA QUESTIONE MERIDIONALE .................................................................................... 28

DOLCI E GANDHI ............................................................................................................... 31

Esistono molte affinità nel lavoro di Gandhi e Dolci ............................................................... 33

3

Prima di incominciare un’azione Gandhi intraprendeva sempre delle ricerche ...................... 34

Gandhismo all’occidentale ...................................................................................................... 37

UNO SVILUPPO ALTERNATIVO, IL BORGO DI DIO ................................................ 39

Banditi a Partinico ................................................................................................................... 42

UNA VITA PER IL CAMBIAMENTO: IL CARTEGGIO DOLCI – CAPITINI ......... 48

DOLCI, GALTUNG: INFLUENZE E AFFINITÀ ............................................................ 52

Centro - periferia e città-territorio: lo sviluppo endogeno ....................................................... 52

Olismo, etica e transdisciplinarietà scientifica ........................................................................ 54

AZIONE, RIVOLUZIONE NONVIOLENTA ................................................................... 57

Educatore – maieuta ................................................................................................................. 58

La pace, un riflesso dei problemi risolti .................................................................................. 59

CAPITOLO II “LA PACE E’ UN MODO DIVERSO DI ESISTERE” ................... 61

UNIVERSITÀ INTERNAZIONALE PER LA PACE ....................................................... 62

Definire la Pace ........................................................................................................................ 62

Nessi tra conflitto, pace e sviluppo........................................................................................... 64

Principi generali per l’addestramento di lavoratori per la pace................................................ 67

4

Una proposta di Università Internazionale per la pace ............................................................ 69

LA NONVIOLENZA ATTIVA ............................................................................................ 71

Resistenza e pressione nonviolenta .......................................................................................... 72

La non violenza attiva di Dolci ............................................................................................... 72

OBIEZIONE DI COSCIENZA DI TUTTI ......................................................................... 75

LA CRITICA DI ALDO CAPITINI .................................................................................... 80

L’EDUCAZIONE MAIEUTICA E IL CENTRO EDUCATIVO DI MIRTO ................. 82

Trasmettere, comunicare, dialogare ........................................................................................ 83

LA POESIA E LA FILOSOFIA .......................................................................................... 85

CONCLUSIONE .................................................................................................................... 88

BIBLIOGRAFIA ................................................................................................................... 94

5 A Eugenio, Andrea, Daniele e Mattia

INTRODUZIONE

Parlare di pace e impegnarsi ad educare ad essa le generazioni, è sempre stato un

impegno intellettuale significativo e ricorrente nell’opera di grandi educatori nel XX secolo e

non solo in Occidente. Pensiamo primo fra tutti al Mahatma Gandhi.

Capitini, Piaget, Montessori, Freinet, Rodari, Dolci, Milani, Galtung, Adorno, sono solo

alcuni fra i tanti di cui fare menzione. E molto nel pensiero educativo del secolo da poco

trascorso, è stato il posto per una riflessione e un impegno senza se e senza ma per la pace e la

non violenza.

Le posizioni plurali, di spessore, profetiche di alcuni testimoni di cui parleremo nella

presente ricerca, dedicata in chiave monografica al tema dell’educazione alla pace nel

pensiero di Danilo Dolci, hanno contribuito a preparare la strada ad una coscienza più diffusa

della pace e dei metodi della nonviolenza negli anni della ricostruzione del nostro Paese dopo

la Seconda Guerra Mondiale.

Anche a livello internazionale si è lavorato con impegno di riflessione, e di esperienze

variegate all’educazione alla pace, al concetto stesso di pace e di gestione dei conflitti.

Si è pertanto passati nel tempo da un’idea che, creando una sorta di contrapposizione fra

pace e conflitto, vedeva la guerra come una forma di completamento del conflitto, ad una

posizione che, al contrario, vede la pace come la capacità di risoluzione piena del conflitto,

diventando, così, concretamente operativa e strumento di apprendimento per le nuove ge-

nerazioni.

Ma l’educazione alla pace oggi, mentre ci addentriamo nel terzo millennio e il mondo è

ancora insidiato dalla violenza e da guerre a causa d’interessi, logica di profitto a tutti i costi,

cecità ed irresponsabilità di uomini folli per il potere, con l’insidia mortale dei

fondamentalismi su vari fronti, come và acutizzandosi proprio in questi giorni, è ancor più

urgente e indispensabile.

Un serio progetto di educazione alla pace, in concreto nell’area del mondo occidentale

in cui viviamo, nasce e viene sviluppato in base all’esigenza di educare al rispetto della

persona umana ed al senso di responsabilità.

Tale intento, richiede il coinvolgimento di tutte le componenti educative (del mondo

politico, sociale, del lavoro e dello sviluppo, famiglia, scuola, associazioni, media, compreso

l’uso corretto di internet) per una crescita della cultura alla pace come educazione all’evitare i

6

conflitti e alla resistenza.

Per educazione all’evitare i conflitti, s’intende il porre in discussione tutto ciò che

conduce al conformismo, alla complicità, all’obbedienza senza intelligenza, alla passività,

aprendo un confronto critico e consapevole e proponendo alternative creative ed umanizzanti.

Per educazione alla resistenza, s’intende inoltre l’offerta di strumenti per opporsi

coscientemente alla violenza sviluppando senso di indipendenza ed autonomia, ma anche

spirito di collaborazione e di costruzione dando rilevanza ai rapporti che si instaurano nelle

comunità; rapporti basati sulla correttezza, collaborazione, trasparenza, che rimandano alla

conflittualità e alla resistenza di fronte a tutti i fenomeni di criminalità e sopraffazione.

Gli insegnanti e la scuola in particolare possono offrire alle famiglie, assieme al

percorso educativo, un nuovo tipo di rapporto e un approccio che stimoli l’educazione alla

legalità e alla pace.

Parlare di educazione alla pace non vuol dire “pace come assenza di conflitti”, ma

significa scegliere e sviluppare idee e progetti per poter gestire e vivere il conflitto che

diventa così occasione di crescita e di apprendimento.

Con la parola guerra si parla di violenza e di aspetto distruttivo e quindi il danno è

irreversibile; invece nel confitto vediamo un elemento che nonostante la sofferenza, il disagio

e la difficoltà presenta caratteristiche di reversibilità e quindi di risoluzione.

Il senso comune in realtà porta spesso a pensare che evitare il conflitto è sempre meglio,

perché comunque è dal conflitto che nasce la violenza e la guerra.

La gestione del conflitto con altri mezzi, rappresenta l’antidoto naturale alla violenza e

alla guerra ed è su questo versante che si può quindi operare una profonda sensibilizzazione.

Che cosa è il conflitto

Il conflitto non è altro che una radiografia di ciò che ognuno vive. Per questo il conflitto

appartiene a chi lo vive e diventa un’occasione per capire meglio se stessi, per trovare delle

risorse dentro di sé, per sviluppare le proprie capacità di darsi delle risposte e quindi delle

convivenze possibili, che oggi rappresentano la vera sfida delle società e delle culture.

Le nuove generazioni, faccio esperienza nella mia, sono a volte prigioniere

dell’individualismo, catturate da pseudo valori o miraggi di mondi inesistenti (pubblicità,

internet), per cui la frustrazione e la difficoltà delle relazioni appaiono come momenti da

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allontanare e da evitare e allora è proprio il conflitto che può diventare un benefico luogo di

crescita.

1. Saper stare nel conflitto

Vuol dire anzitutto saper vivere le proprie emozioni dentro il conflitto, capirle,

dialogarci, osservarle e ovviamente tentare di risolvere. La pura e semplice rabbia se non

controllata dal ragionamento non dice nulla rispetto alla gestione del conflitto, anzi può

portare a conseguenze estreme e a volte è un vicolo cieco. C’è bisogno di decantazione e di

distanziamento dai problemi per poi tentare una o più soluzioni.

2. Il conflitto è parte della relazione

Esso non può essere gestito secondo le logiche della giustizia ordinaria, ossia, introdurre

elementi di pura e semplice giustizia nella gestione del conflitto.

La ricerca del colpevole, del giusto e dello sbagliato, del torto e della ragione, spinge il

conflitto nella logica del giudizio e dell’eventuale condanna e in realtà non va bene, pe

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
117 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher anarde88 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie sociologiche contemporanee e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università del Salento o del prof Cremonesini Valentina.