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LA GESTIONE DELLE EMOZIONI NEGLI AMBIENTI DI CONSUMO
2.1 Introduzione
Il ruolo del contesto ambientale nella creazione di un’esperienza memorabile
qualificata da emozioni intense, è fondamentale. Il contributo del contesto, in
particolare quello fisico, è elevato proprio a ragione della molteplicità degli
stimoli sensoriali che vi possono trovare applicazione. L’ambiente fisico offre,
24
infatti, la possibilità di essere potenziato fino a investire tutti i sensi del
consumatore.
Nonostante l’elevata ampiezza di possibili applicazioni, l’utilizzo degli stimoli
sensoriali è ancora oggi poco valorizzato, anche se gli investimenti in questa
direzione stanno registrando notevoli incrementi.
A ben vedere gli stimoli sensoriali negli ambienti fisici per scopi di marketing non
sono un fenomeno recente, anche se in passato l’attenzione si è concentrata
principalmente sui singoli strumenti piuttosto che sui sensi coinvolti. Ancora
meno sviluppate, poi, sono le esperienze di stimolazione polisensoriale, anche se
tale processo costituisce la dimensione essenziale dell’esperienza di consumo.
Le conoscenze di marketing più diffuse nell’ambito degli stimoli sensoriali volti a
creare un ambiente esperienziale, infatti, riguardano principalmente la vista e
l’udito. Si tratta dei due sensi che coinvolgono la maggiore quantità di contenuto
celebrale dedicato all’elaborazione degli stimoli, anche se il potenziale relativo a
olfatto, gusto e tatto è tutt’altro che trascurabile.
Rimangono inoltre da considerare i “sensi” su cui ancora le neuroscienze non
hanno sviluppato paradigmi consolidati quali ad esempio la propriocezione, ossia
il senso connesso con la posizione delle varie parti del corpo e il loro movimento.
Secondo molti neuroscienziati, i sensi sarebbero molti di più, addirittura
quarantaquattro.
Volendosi tuttavia fermare ai cinque sensi più noti, le ultime ricerche evidenziano
come essi siano la combinazione di ricettori specifici, ciascuno dei quali è
30
dedicato allo svolgimento di una particolare funzione di ricezione dall’esterno .
2.2 Gli stimoli ambientali che fanno leva sulla vista
Gli stimoli visivi costituiscono da sempre leve manageriali molto importanti nel
marketing. Probabilmente questa rilevanza dipende dal funzionamento cerebrale,
in quanto un quinto della corteccia del nostro cervello viene impiegato per
elaborare immagini. Ciò significa che gli stimoli visivi vengono più facilmente
registrati rispetto ad ogni altro stimolo.
Nonostante il cervello ha le stesse abilità, le percezioni delle singole persone può
risultare estremamente differente, essendo esse influenzate dalle caratteristiche
30 Ad uso e consumo, Addis, Pearson, pag 182-183 25
personali. Se queste ultime rendono difficile una gestione precisa delle percezioni
visive, altri elementi oggettivi e comuni a tutti vengono comunque in aiuto al
manager: le caratteristiche della materia e della luce.
Materia e luce, quindi, costituiscono le leve a disposizione dei manager per poter
gestire le percezioni visive dei loro clienti, e quindi, le loro esperienza di
consumo. Tutto ciò deve essere ovviamente allineato con il posizionamento del
brand.
Per quanto riguarda la materia si può lavorare in termini di colori, di forme o di
materiale. In tutti i casi si tratta di stimoli ben conosciuti. In generale, infatti, i
colori sono associati a specifiche emozioni negli individui e i loro significati sono
ancorati al sesso, al gruppo etnico di appartenenza e all’età dell’individuo. Ad
esempio è noto che i colori caldi attraggono maggiormente ed eccitano di più,
mentre quelli freddi come il blu e il verde rilassano maggiormente. Tipicamente,
invece, le persone anziane sono colpite da un deterioramento della vista che le
induce a essere più attratte dai colori chiari e brillanti come il bianco o il giallo.
Ciò significa che un brand deve tener conto delle caratteristiche del target a cui si
vuole rivolgere, avvalendosi dei colori più adatti per i propri punti di vendita, così
31
come nel package e in tutte le altre manifestazioni visive .
La gestione degli stimoli sensoriali nell’esperienza di consumo è divenuta via via
più complessa a seguito dei processi di globalizzazione e di frammentazione di
gusti, preferenze e sottoculture di consumo.
Ciò significa che sebbene ai colori siano attribuiti ancora significati diversi, il
profilo dei cluster non è così facile da individuare. Le ricerche di mercato che
devono guidare la progettazione degli spazi devono andare alla ricerca di nuove
variabili di segmentazione, che superino i classici descrittori sociodemografici.
Anche in merito alla luce, la gestione degli ambienti fisici può essere sviluppata
sino a progettare una vera e propria scenografia. Le percezioni visive cambiano in
base al livello di illuminazione. Ne consegue che colori ed illuminazione di un
ambiente vanno progettati insieme.
Una forte illuminazione comunque pare avere un effetto di stimolo sul
comportamento del consumatore in termini di durata della visita, numerosi articoli
32
toccati e numero di articoli acquistati .
31 La conoscenza e l’esperienza dei colori, in cifre, Trombetta, Social Trends, 2002, pag 45
32 Cfr. Summers e Hebert, 2001 26
Di tutti i sensi la vista è quello che il marketing ha sempre, consapevolmente,
utilizzato per mettere a punto le sue strategie. Solitamente la vista è il senso che
viene costantemente privilegiato nell’attività di progettazione e promozione da
parte delle aziende.
Anche in tempi più recenti, quando c’è piena consapevolezza dell’importanza di
un approccio sinestetico, la vista viene considerata ancora la via maestra nel
rapporto con il consumatore. L’iperofferta che ormai sta divenendo una costante
su tutti i mercati rende la “visibilità” del prodotto una sorta di premium per vivere.
Una grande attenzione da parte del marketing, infatti, è stata rivolta ad attribuire, a
ciò che deve essere venduto e in particolare alle sue caratteristiche distintive, la
capacità di imporsi alla vista rispetto a tutte le alternative che circondano.
L’avvento del self service, ha ulteriormente esasperato l’appello della vista. Ciò
che risulta fondamentale è che la marca o il prodotto o servizio offerto
dall’azienda abbia una propria identità visiva, che sia attraente ma secondario
rispetto all’immediata riconoscibilità a un’identità iconica. Un identità visiva che
dovrà mantenersi e mutare nel tempo per consentire alla percezione selettiva del
consumatore di individuare con prontezza ciò che cerca.
Se la riconoscibilità, cioè la capacità di impatto visivo costituiscono un importante
antecedente, la gradevolezza visiva cioè l’essere percepito come estremamente
attraente, in una cultura tutta rivolta alla ricerca e all’apprezzamento del “bello”,
diviene un altro elemento fondamentale da considerare. Questo elemento però è
assai meno scontato di quanto sembra in quanto la percezione del “bello” è una
caratteristica soggettiva che dipende dalla cultura, dall’educazione ricevuta e dalla
classe sociale di appartenenza.
L’esperienza urbana ci offre un’eccellente prospettiva per valutare quanto il
“bello”, l’apprezzamento estetico, sia ormai uno dei parametri a cui si fa più
spesso ricorso per valutare l’attrazione e la desiderabilità di ciò con cui si entra in
relazione.
L’apprezzamento estetico rappresenta una dimensione della qualità, sinora
tendenzialmente trascurata. Esso sta diventando un importante fattore che taglia
trasversalmente tutti i settori, da quelli di lusso a quelli minori, e non solo
confinata a quei settori canonici cioè dove lo stile e il design sono più presenti.
Ad esempio negli ultimi anni nel settore della gastronomia, dove il gusto è un
fattore determinante e fondamentale, la presentazione del piatto, i suoi contenuti
27
estetici sono diventati un arricchimento esperienziale visivo per il consumatore,
che il più delle volte è trattenuto nel consumare il piatto per non rovinare
33
l’artisticità creata dal cuoco .
2.3 Gli stimoli ambientali che fanno leva sull’udito
Un diverso tipo di onde, quelle sonore, è all’origine delle percezioni uditive. Il
ricorso agli stimoli uditivi nel marketing non è nuovo.
Lo sviluppo dei nuovi prodotti ormai comprende anche lo studio delle sonorità
associate ad esse. Ad esempio il rumore di un motore è un elemento fondamentale
di attrazione o repulsione del target di un’autovettura. La Harley Davidson ha
brevettato il rumore delle proprie moto, per proteggere l’associazione “emotiva”
al brand dei significati di libertà e velocità.
Al contrario l’assenza di rumore costituisce una variabile critica in altri tipi di
prodotti, quali ad esempio gli elettrodomestici.
Applicazioni sonore riguardano sempre più spesso gli ambienti, e non solo i
prodotti. I contesti dove vengono erogati i servizi o gli ambienti di vendita sono
spesso caratterizzati dalla stimolazione sonora, in genere sotto forma di musica.
Quest’ultima sviluppa importanti effetti sia sui comportamenti dei visitatori di
questi luoghi, tipicamente sul tempo di permanenza nell’ambiente, sia sui loro
34
atteggiamenti verso l’ambiente e i prodotti in esso contenuti .
Diversi studi condotti sul tema hanno dimostrato che la musica di sottofondo
rende più felice i dipendenti, ne riduce il turnover, migliora l’immagine del punto
vendita e stimola gli acquisti dei consumatori. Il tema della musica di sottofondo è
stato poi indagato nel dettaglio. Alcuni si sono occupati del volume della musica,
mettendo in luce che al crescere del volume diminuisce il tempo di visita
all’interno del punto vendita, ma non il volume degli acquisti che rimane
35
invariato . Altri si sono focalizzati sulla familiarità della musica, scoprendo che
quando essa non è conosciuta l’acquirente trascorre un arco di tempo maggiore
36
nel punto vendita rispetto al caso in cui la musica è familiare .
33 Societing, G.P. Fabris, Egea, pag 332 - 337
34 Cfr. Bruner, 1990
35 Cfr. Smith e Cumow, 1966
36 Cfr. Yalch e Spangenberg, 2000 28
Merita attenzione, però, non soltanto l’analisi e la gestione della musica sui
comportamenti di breve periodo, ma anche la sua associazione al prodotto, al
brand o al punto vendita. Infatti, la creazione di una coerente associazione stimola
m