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La pratica del pensare riflessivo

Il pratico deve sviluppare la disposizione al pensare riflessivo. La riflessione è l'impresa di riconquistare tutto ciò che siamo e facciamo. DEWEY sostiene che il miglior modo di pensare consiste nel ripiegarsi mentalmente e nel rivolgere una considerazione. Riflettere significa prendere in esame esperienza e convinzioni alla base delle scelte decisionali, risalire alle assunzioni in base alle quali si giustificano certe opzioni teoriche. L'esperienza riflessiva si articola in: presa di coscienza di un dubbio, formulazione di una previsione congetturale, esame analitico della situazione, elaborazione delle ipotesi e decisione. SCHÖN propone la pratica riflessiva come disciplina da attivare nei processi formativi, per facilitare la costruzione del sapere che viene dall'esperienza, analizzata nell'orizzonte della tradizione fenomenologica-ermeneutica e insieme alla critical educational theory. Esistono due livelli di riflessione: pensare aciò che si fa è pensare ai pensieri (HEIDDEGER). 2.1 PENSARE A CIÒ CHE SI FA Heidegger definisce la riflessione in azione o strumentale come il pensare sui propri passi, promuovere l'attenzione vigile, cogliere situazioni incerte, mettere a fuoco il problema. La situazione cruciale viene elaborata dal soggetto quando ha sviluppato un'attenzione radicalmente analitica rispetto all'esperienza, consente di cogliere la sua alterità. La vigilanza critica della fenomenicità dell'esperienza è la condizione necessaria per attivare una prassi attenta alla realtà. Capacità riflessiva come postura mentale, concepita come disciplina mentale, pratica analitica che produce incertezze. L'azione accompagnata dalla riflessione, così che i soggetti divengano attori di un agire pensoso. La riflessione in azione è funzionale a ridefinire l'azione mentre siamo implicati in essa, salvandola.

implica un'interruzione o sospensione dell'agire quando si individua un elemento problematico, finché non si trova una soluzione adeguata, per dare inizio ad un'azione efficace.

SCHÖN definisce riflessione su l'azione o riflessione retrospettiva, la ricostruzione del processo, analizzando ogni evento accaduto, individuando i desideri che hanno innescato l'azione. La comprensione dell'esperienza chiede che su di essa si sappia riflettere, importante imparare ad essere riflessivi, guadagnando una comprensione di come si affrontano le situazioni problematiche.

ARENDT riflessione che avviene ad azione conclusa, deve mostrare capacità radiologica di rivelare la struttura interna del fatto stesso. Riflettere analiticamente richiede attenzione che individua il caso, evento non assimilabile dentro le griglie del nostro ordine interpretativo.

FOUCAULT l'attenzione retrospettiva, dove l'esperienza diventa oggetto del pensiero. È

È utile utilizzare un modello di riflessione strutturata (estetica, personale, etica, empirica e riflessiva). 3GADAMER l'atto cognitivo della comprensione si caratterizza per il rinnovo continuo del progetto interpretativo, che si attualizza nell'elaborazione progressiva di dispositivi ermeneutici adeguati. La riflessione dovrebbe prevedere una fase speculativa, in cui si ipotizzano modalità per affrontare situazioni simili, processo di pensiero proiettato sul futuro. MANEN riflessione anticipatrice immagina azioni future, ipotizza situazioni problematiche, elabora approcci risolutivi, valutando per essi difficoltà di implementazione, oltre che i possibili esiti. Fa un ricorso sostanziale all'immaginazione, può ipotizzare azioni astratte. DEWEY occupandosi delle conseguenze delle azioni future, la riflessione incarna una forma di responsabilità prassica, consentendo un approccio organizzato al futuro. Il processo formativo, dovrebbe essere funzionale.

A una dialogica continua con la prassi educativa, la disciplina riflessiva può così essere percepita come empowerment dell'agire educativo. Collaborative research, corrisponde al continuo dialogo fra pratici e formatori-ricercatori, impegnati a definire il percorso della formazione. Quando lo spazio dell'agire riflessivo si distende in un arco di tempo dilatato, la riflessione sull'azione, si trasforma in riflessione in azione. Ascolto interrogante consente di approfondire i casi problematici, per trovare insieme una soluzione efficace sul piano educativo.

Pensare i propri pensieri significa riflettere attorno alla vita della mente, ai processi cognitivi, stabilire una relazione di vigilanza critica sulla propria vita cognitiva. Riflettere sulla vita della mente significa ricostruire l'evoluzione della trama del pensare e del sentire. Riflessione metacognitiva indica un pensiero interrogante, in quanto impegnato a esaminare le radici.

La nostra esperienza mentale è immersa in un fluire di pensieri che performano i nostri vissuti. Riflettere è risalire alla fonte del pensare per disvelare il già pensato e mettere in luce le dinamiche sottostanti la costruzione degli spazi simbolici. L'agire educativo implica azioni mentali che prendono la forma della deliberazione pratica. Agire intelligente quando i criteri che fondano il giudizio sono oggetto di una radicale indagine critica. Secondo DEWEY i giudizi prematuri, o i pregiudizi sono tutte quelle idee assimilate, senza essere anticipatamente sottoposte al vaglio dell'analisi critica. Per presupposizione si intende le idee presente nella mente, senza essere oggetto del pensare (presupposizioni esistenziali e professionali). La riflessione metacognitiva o seconda consente di guardare il mondo senza costruirsi barriere impenetrabili (BATESON), è quel

pensiero che pensa i pensieri. Nella comunità di pratici si acquisisce un sapere implicito, irriflesso. Il sapere di senso comune, consente di condividere un mondo con altri, sesto senso che sintonizza la miacognizione privata con un mondo di significati, in cui altri si identificano (ARENDT). J. BRUNE pedagogia popolare, ossia di vita quotidiana, che viene attivata automaticamente. Pensare daccapo chiede di sospendere l’adesione a ogni teoria, procedura metodologica disponibile, naturaletendenza all’automatismo del pensare. Si fa esperienza quando il vissuto, diventa oggetto del pensare. 4Riflessione critica, impegnata a rendere esplicite le assunzioni tacite, disvela le implicazioni performative,svolge un ruolo centrale nei processi formativi. Bisogna fare i conti anche con la resistenza al cambiamento, conseguente al fatto che le persone sono sistemiautocorrettivi (BATESON). Il processo di autocomprensione, che si realizza nella pratica della riflessione critica, sta

Nel guadagnare consapevolezza di isole concettuali e delle procedure metodologiche, c'è la prospettiva di stare nel mondo dell'educazione con libertà. Tramite l'autocomprensione, la ragione riflessiva mette in atto un attivo processo di costituzione di senso. La disciplina del pensare pensieri, mira allo sviluppo della disposizione al pensare radicale.

3. IL LABORATORIO RIFLESSIVO

3.1 QUALE CONTESTO DI FORMAZIONE

SCHÖN definisce epistemologia della pratica, la conoscenza dei processi di pensiero attivati, quando lamente è implicata nella soluzione di casi problematici. I laboratori che utilizzano la biografia formativa attraverso la scrittura consentono di riflettere sul sapere, sui valori e sui significati costruiti nel corso della propria esperienza. Artful practice si qualifica come l'agire educativo creativo e pensoso. I laboratori di pensiero riflessivo sono i contesti di formazione, hanno per oggetto l'epistemologia.

dellapratica. L'apprendimento esperienziale è legato a un'esperienza sul campo, accade a partire dai vissuti di pratica in cui, chi apprende è a diretto contatto col reale. Favorire forme di apprendimento dall'esperienza significa, offrire la possibilità di esaminare criticamente l'esperienza, per individuare snodi problematici, ipotizzando una strategia risolutiva. Sviluppare la riflessione all'interno di un apprendimento esperienziale significa, promuovere quel pensare che esplora gli eventi vissuti, con l'obiettivo di acquisire una comprensione profonda. Laboratorio mirato a sviluppare la capacità riflessiva (LPR) dovrebbe prendere la forma di un pensatoio socratico, dove si esercita la meta riflessione, e il pensiero è impegnato ad esaminare le assunzioni tacite. Le presupposizioni che occorre pensare sono di natura ontologica, epistemologica, etica e politica. Oggetto di riflessione sono anche i sentimenti di fondo, che

Condizionano il modo in cui si decide il significato di un'esperienza. Il pensare è carico emotivamente. La riflessione metacognitiva acquista la forma di una ricostruzione topologica delle mappe di idee e di procedure, che stanno al cuore dell'attività cognitiva e, insieme, di una narrazione delle emozioni.

3.2 QUALI GUADAGNI DALLA FORMAZIONE RIFLESSIVA

Nel partecipare a esperienze di formazione al pensiero riflessivo c'è un guadagno personale, esplicitare la propria epistemologia della pratica, permette di transitare alla condizione di ricercatore pratico. Imparare a interrogare criticamente il proprio agire e il modo di pensare che lo accompagna, permette di imparare a coltivare uno sguardo di intelligenza sul reale. Secondo SCHÖN attraverso la riflessione, il pratico può far emergere e criticare le comprensioni tacite che si sono sviluppate durante le esperienze ripetitive della pratica specializzata, e può elaborare un

Nuovo significato delle situazioni incerte e uniche di cui può avere esperienza. I pratici si attivano per costituire una comunità riflessiva, disponendo della documentazione si può costruire sapere che viene dall'esperienza (pedagogia come sapere prassico).

Nel sapere pedagogico, manca un sapere prassico 54. LA CORNICE TEORICA

Laboratorio del pensare riflessivo è una questione politica della formazione.

4.1 IL LATO FENOMENOLOGICO

Teoria della riflessione nella pratica fa riferimento alla fenomenologia (TAYLOR).

In fenomenologia la riflessione è quell'atto cognitivo, che fa emergere i vissuti cognitivi "metodo della coscienza per la conoscenza della coscienza".

L'esperienza educativa per essere compresa, necessita di impegno di pensiero.

Il bisogno di verità richiede un pensare fenomenologicamente orientato.

Stare a ridosso della realtà permette di cercare una comprensione quanto più possibile fedele.

o significa riconoscere che ogni fenomeno ha la sua unicità e non può essere ridotto a categorie predefinite. Questo principio epistemico implica che dobbiamo essere fedeli alla manifestazione originale del fenomeno e evitarne la categorizzazione precoce. Per formattare il testo utilizzando tag HTML, possiamo utilizzare il tag

per indicare un nuovo paragrafo e il tag per evidenziare le parole chiave. Inoltre, possiamo utilizzare il tag per indicare il simbolo di grado (°) e il tag per indicare il testo in corsivo. Ecco come potrebbe apparire il testo formattato:

Consentendo al fenomeno di manifestarsi nella sua originalità, evitando categorie già date. Adottare il principio epistemico fenomenologico della fedeltà al fenomeno significa riconoscere che ogni fenomeno ha la sua unicità e non può essere ridotto a categorie predefinite. Questo principio epistemico implica che dobbiamo essere fedeli alla manifestazione originale del fenomeno e evitarne la categorizzazione precoce.

Dettagli
A.A. 2021-2022
11 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/07 Sociologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alessia007bergamo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di metodologia preventiva e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Istituto Universitario Salesiano Venezia - IUSVE o del prof Benvenuti Loris.