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MMSE
Mild Neurocognitive Decline DSM IV (2000) Deficit di memoria
d’apprendimento, deficit
linguistico e delle funzioni
esecutive
Mild Cognitive Decline ICD-10 (2000) Disturbo della memoria di
apprendimento e di
concentrazione dimostrato nei test
Mild Cognitive Impairment Peterson et al (2000) Disturbi mnesici e deficit nei test
cognitivi ma quadro cognitivo
globale nella norma
TABELLA 1. Terminologia per la descrizione della condizione di demenza iniziale
4 Capitolo I
Il Mild Cognitive Impairment
è stato introdotto il termine “benign senescent forgetfullness” (smemoratezza
Nel 1962
senile benigna) per indicare una perdita di memoria lieve, relativamente non progressiva,
legata all’invecchiamento normale [2]. Questo termine, per quanto generico, rappresenta il
primo tentativo di differenziare da un punto di vista clinico la demenza vera e propria dalle
modificazioni cognitive e comportamentali riscontrabili nelle persone anziane e legate al
processo fisiologico dell’invecchiamento.
In seguito sono stati utilizzati termini più precisi da un punto di vista clinico.
Il gruppo di lavoro del National Institute of Mental Health americano ha introdotto nel
1986 la categoria nosografia dell’”Age-Associated Impairment” (AAMI: perdita
Memory
di memoria legata all’età) per definire un disturbo di memoria lieve dell’anziano, non
correlato ad altri deficit neuropsicologici o a processi patologici causali, di entità tale da
non interferire con la vita quotidiana. è stato incluso il termine “Age-
Nel Manuale Diagnostico dei Disturbi Mentali IV (2000)
Related Cognitive Decline” (deterioramento cognitivo età-correlato) per definire un
declino delle funzioni cognitive identificato in modo obiettivo conseguente al processo di
invecchiamento e non attribuibile a malattia mentale o neurologica [3].
Rispetto all’AAMI, i criteri per l’”Aging-Associated Cognitive Decline” (AACD, declino
cognitivo associato all’invecchiamento), dall’International
proposto Psychogeriatric
Association, prevedono una valutazione neuropsicologica più estesa, non limitata alla
specifici per l’età e il livello di
memoria, in associazione a standard di riferimento
istruzione [4].
Nel 1997 viene introdotto il modello del “Cognitive Impairment No Dementia” (CIND) per
identificare funzioni cognitive lievemente deficitarie ma insufficienti per costituire una
demenza [5].
I criteri definitivi di diagnosi tuttora utilizzati sono stati stabiliti nel 1999, anno in cui il
definisce la condizione di “Mild Cognitive
gruppo di studio della Mayo Clinic
Impairment” (MCI: declino cognitivo lieve) e ne descrive la storia naturale [1].
Lo studio di Peterson e colleghi prevedeva la valutazione di soggetti che venivano
indirizzati alla Mayo Clinic perché il soggetto stesso o un familiare esprimevano
preoccupazione riguardo alla funzione cognitiva o perché il medico evidenziava un
cambiamento cognitivo del soggetto in esame. Dopo una completa valutazione
anamnestica, neuropsicologica, laboratoristica e strumentale atta all’esclusione dallo studio
5 Capitolo I
Il Mild Cognitive Impairment
dei pazienti con Malattia di Alzheimer o con quadri di demenza definiti reversibili, la
diagnosi di MCI veniva posta in presenza di disturbi soggettivi di memoria riferiti dal
paziente o da un familiare e deficit obiettivi di memoria misurati con test psicometrici ma
dell’autonomia nella vita quotidiana
con conservazione e le altre funzioni cognitive nella
norma, in assenza di demenza o di altre condizioni che possano spiegare il deficit organico .
Nel 2001 al Current Concepts in MCI Conference è stato proposto di inserire nella
anche l’alterazione delle altre funzioni
definizione di MCI non solo i deficit mnesici ma
cognitive [6].
E’ proposta un’ulteriore
stata quindi classificazione del MCI sulla base di (Tabella 2):
° Alterazioni neuropsicologiche [7]:
- MCI amnesico (aMCI): disturbo di memoria isolato
- MCI a dominio multiplo (mdMCI): deficit in più domini cognitivi (linguaggio,
funzioni esecutive, funzioni visuospaziali, in presenza o meno di disturbo della
memoria)
- MCI a dominio singolo non amnesico (snMCI): deficit in un solo dominio
cognitivo diverso dalla memoria
° Concomitanti sintomi clinici:
- MCI con malattia cerebrovascolare (CVD)
- MCI con parkinsonismo
- MCI con sintomi neuropsichiatrici
- MCI con sintomi psichici e comportamentali
6 Capitolo I
Il Mild Cognitive Impairment
TABELLA 2. Schema diagnostico in grado di indirizzare verso una specifica forma di MCI [7]
La possibilità di identificare i pazienti con MCI risulta particolarmente importante in fase
di prevenzione. Infatti, è nella fase di MCI che eventuali terapie neuroprotettive trovano
indicazione. e l’Alzheimer
Nel Maggio 2011, il National Institute on Aging Association (NIA-AA)
hanno pubblicato una revisione dei criteri diagnostici per la fase sintomatica della Malattia
di Alzheimer e per la fase prodromica della stessa.
1.2 Epidemiologia e tasso di incidenza
L’incidenza dell’MCI vari studi, valori tra l’8,5 e il
non è tuttora ben definita e assume, nei
all’anno
76,8 per mille persone [8] [9].
Per quanto riguarda l’MCI amnesico a singolo dominio è stata riscontrata un’incidenza di
per mille persone all’anno per mille l’anno) risulta
8,5-14 [10] [11]; più bassa (5-9,23
7 Capitolo I
Il Mild Cognitive Impairment
invece l’incidenza dell’MCI amnesico a dominio multiplo e dell’MCI non
[9] [12]
amnesico [10].
Sono stati studiati diversi fattori demografici, per osservarne la correlazione con la
presenza di MCI. E’ stato riscontrato un notevole impatto dell’età sull’incidenza dell’MCI
maggiore è l’età, maggiore è il rischio di incidenza della
amnesico [10] [13] [14] [15]: riscontrato alcun contributo sull’incidenza da parte del
malattia. Al contrario, non è stato
sesso dei pazienti. l’alto livello di istruzione è risultato essere fattore protettivo
In due studi [13] [14]
nell’incidenza del Mild Cognitive Impairment di tipo amnesico, al pari dell’attività
cognitiva più sviluppata [16] [17] [18].
L’alto livello di istruzione è stato anche associato a un più ridotto rischio di Malattia di
Alzheimer ma anche a un più rapido declino durante la malattia stessa [19].
Questi dati sono stati interpretati sulla base del fatto che i pazienti con un più elevato
livello di istruzione presentano una riserva cognitiva maggiore rispetto ai pazienti con
livello di istruzione più basso [20], che permette di compensare i deficit dovuti alla
e di posticipare l’esordio clinico dei sintomi; tuttavia, quando la malattia si
malattia
manifesta, essa è in uno stadio più avanzato nei pazienti con un livello di istruzione
maggiore ed è associata a un più rapido declino cognitivo.
l’attacco ischemico transitorio, lo stroke, l’emorragia
Fattori vascolari quali l’ipertensione,
cerebrale e la fibrillazione atriale sono stati identificati come possibili fattori di rischio per
lo sviluppo di MCI [21] [13] [14] [10].
Anche l’allele Ɛ4 dell’apolipoprtoteina per l’incidenza dell’MCI
E è un fattore di rischio di
tipo amnesico [14].
1.3 Fattori di rischio
studi sono stati volti all’identificazione di possibili fattori di rischio per lo
Numerosi
sviluppo di MCI, spesso con risultati contrastanti. La eterogeneità dei criteri di diagnosi
per MCI è stata imputata come causa principale di queste divergenze.
8 Capitolo I
Il Mild Cognitive Impairment
hanno sottolineato come l’ipertensione arteriosa e l’ipercolesterolemia
Vari studi [22] [23]
possano costituire fattori di rischio per MCI: tuttavia, mentre studi con follow-up di
almeno 4 anni hanno evidenziato una correlazione positiva tra questi fattori e il rischio di
sviluppare MCI, altri studi [24] con un follow-up più breve, di circa 2 anni, hanno mostrato
risultati contrastanti.
Infine, un altro studio [23] ha specificamente investigato la relazione tra fattori di rischio
vascolare e MCI definito secondo Petersen [1] [25] concludendo che la presenza di tali
fattori aumenterebbe il rischio di sviluppare, in età avanzata, il MCI.
L’allele Ɛ4 dell’apolipoproteina E è noto per essere un fattore di rischio per le malattie
E’ stata perciò proposta una
vascolari [22] [26] e per la Malattia di Alzheimer [27].
relazione tra ApoƐ4 e aterosclerosi nell’eziologia della Malattia di Alzheimer [28].
Ad oggi, la presenza di uno o due alleli Ɛ4 del gene apolipoproteina E è l’unica variabile
genetica riconosciuta in grado di aumentare il rischio di demenza, mentre l’allele Ɛ2
diminuisce tale rischio. di ApoƐ4 in
In un recente studio giapponese [29] è stata verificata una maggiore frequenza
pazienti con MCI amnesico, suggerendo per questi ultimi un maggior sviluppo di AD in
futuro rispetto ai soggetti affetti da MCI non amnesico.
Un’ulteriore conferma della relazione tra ApoƐ4 e AD è data dallo studio di Whiterair del
che ha verificato che i soggetti portatori di ApoƐ4 dimostrano un declino
2010 [30]
cognitivo molto più rapido in termini di prestazioni in tutti i domini cognitivi e funzionali
rispetto ai non portatori di ApoƐ4.
1.4 Conversione a Malattia di Alzheimer
Numerosi studi hanno valutato le caratteristiche dei pazienti che convertono (cMCI) a
demenza di Alzheimer rispetto quelli che non convertono (ncMCI). L’eterogeneità degli
studi condotti non consente di stabilire ad oggi con certezza gli elementi in grado di predire
una chiara conversione verso AD [1]. 9 Capitolo I
Il Mild Cognitive Impairment
La stima del tasso di conversione in demenza varia notevolmente da studio in studio: si
passa dal 4% al 40% per il tasso di conversione annuo [31] [25], fino al 20-50% a 3 anni
[32] [33] .
I tassi di conversione in soggetti derivanti dalla popolazione generale sono più bassi
rispetto ai tassi individuati in soggetti che afferiscono ad ambulatori dedicati alle demenze,
essendovi in questo secondo caso un bias di campionamento, in quanto la popolazione
studiata è in qualche modo già preselezionata.
Lo studio MoVIES ha evidenziato un tasso di conversione a malattia di Alzheimer del MCI
di tipo amnesico dell’ 11,1-16,7%; dopo 10 anni il 27% dei soggetti con aMCI ha
sviluppato una qualche forma di demenza (nel 23% dei casi la malattia di Alzheimer) [18].
Una review [34] ha valutato 32 studi sul tasso di conversione del Mil