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III. FARE RADIO

“Fare radio” comprende sostanzialmente quattro concetti:

- predisporre e assemblare dei contenuti da trasmettere a seconda del formato e della

tipologia dell’emittente;

- mettere in onda questi contenuti, trasmettendoli via etere in analogico, o secondo

standard digitali, o via satellite, o via cavo, o, infine, su Internet;

- ricercare la risposta del pubblico predisponendo forme di interazione via telefono,

fax, posta elettronica, sms;

- promuovere la radio attraverso altri mezzi per realizzare contenuti

multipiattaforma (che possono cioè circolare su vari mezzi) e per intrecciare la

trasmissione con eventi dal vivo attraverso la formidabile arma della radiocronaca.

III.1 Andare in onda

Formalmente la frequenza è un bene pubblico inalienabile che è oggetto di concessione

alla singola emittente e quindi non potrebbe essere venduta: in realtà, però, è sufficiente

che una società ceda ad un’altra il ramo d’azienda che ha la concessione radiofonica.

Il problema è un altro ed è rappresentato dall’elevato costo. Le radio nazionali, per

affermarsi in tutte le città italiane, hanno dovuto fare un sostanzioso shopping di

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frequenze e ora i prezzi sono molto elevati: trasmettere su un adeguato set di frequenze in

una città come Roma o Milano può costare fino a un milione e mezzo di euro. Inoltre una

occorre proteggere il segnale acquistando frequenze vicine (“di

sola frequenza non basta:

copertura”) e altre (“di appoggio”) per i coni d’ombra generati da ostacoli come alti

edifici o colline.

I segnali radio devono cambiare, sul territorio, varie frequenze. Di qui la difficoltà,

spostandosi in automobile, di seguire lo stesso programma: dopo un po’ il segnale si

indebolisce, si sentono frammenti di qualche altra radio che interferisce e poi non si sente

più niente. L’RDS (Radio Data System) su autoradio predisposte permette di

memorizzare le varie frequenze delle stazioni prescelte, in modo da sintonizzarsi in ogni

momento sulla frequenza migliore fra quelle assegnate a una determinata stazione. La

RAI, su molti dei tratti serviti dalla società Autostrade, ha realizzato un servizio per gli

automobilisti collegati sulla frequenza fissa 103.3, con impianti molto complessi e

costosi. Poi c’è una radio, RTL, che è quasi ovunque associata alla frequenza 102.5, ma

a costo di essere presente solo in determinate zone senza continuità.

La trasmissione radiofonica sta inoltre compiendo il suo passaggio al digitale. Il primo

standard di trasmissione digitale è stato il DAB (Digital Audio Broadcasting), il sistema

di radiodiffusione digitale che permette la trasmissione sonora di programmi radiofonici

con qualità paragonabile a quella di un compact disk e che permette di mantenere la

modulazione costante sul territorio, quindi di non dover cambiare frequenza. È possibile

così trasmettere, oltre alla musica e al parlato, dati di vario tipo: notizie e quotazioni di

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borsa durante il giornale radio, informazioni sul traffico, la foto di un cantante o la

copertina del disco mentre sta suonando, oppure i testi di una canzone.

III.2 Programmi radiofonici

Le tipologie di programmi radiofonici più diffuse sono: i programmi di informazione

radiofonica, gli sceneggiati e i programmi di prosa, i dibattiti, le interviste e i programmi

musicali.

I programmi di informazione radiofonica, come giornali radio o programmi di

approfondimento, debbono sottostare ad alcune regole fondamentali che Antonio Piccone

Stella, direttore del Giornale Radio dal 1947 al 1965, così enunciava: “bisogna tener conto

che il lettore dei giornali stampati può saltare le notizie che non lo attraggono, mentre

l’ascoltatore della radio è costretto ad ascoltarle tutte di fila per non perdere quelle che lo

interessano”.

È proprio per questo motivo che le notizie debbono essere trasmesse con chiarezza,

sobrietà e incisività. Il testo deve essere privato di parole inutili e deve evitare troppi

incisi, digressioni, aggettivi superflui e superlativi; deve invece essere semplice, conciso,

che l’ascoltatore, al contrario del lettore,

preciso e penetrante, poiché occorre ricordarsi

non può tornare indietro e rileggere quello che non ha capito.

In una corretta informazione radiotelevisiva, inoltre, il soggetto deve essere ripetuto ad

ogni inizio di frase, in quanto occorre non solo avere riguardo degli ascoltatori che si sono

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messi in ascolto quando il testo era già in lettura, ma anche di quelli ai quali il soggetto,

per una qualsiasi ragione, può essere sfuggito.

Vi sono naturalmente molte altre regole che interessano soprattutto i giornalisti, come

ridurre per quanto possibile i sostantivi che terminano in zione, gli avverbi in mente, i

suffissi in ismo e in istico che per radio risultano cacofonici, oppure sostituire una parola

poco usata con una comune (non dire obsoleto ma superato, sorpassato), oppure infine

fare attenzione a quelle parole che all’ascolto possono avere diverse interpretazioni e

l’enorme

quindi evitare di collocarle nello stesso periodo (ad esempio e le norme).

Bisognerebbe anche limitare l’uso di parole straniere laddove esista un corrispondente

termine italiano, o quando il termine straniero non sia ancora entrato nell’uso corrente (è

inutile parlare di welfare se poi solo il 4% degli ascoltatori è in grado di conoscerne il

significato).

Attualmente l’ascolto della radio avviene mentre si svolgono altre attività, come la guida

di un veicolo o l’esecuzione di lavori domestici, perciò il livello di attenzione non è molto

elevato. Di questo debbono tener conto i programmisti nel saper condensare i programmi

culturali in tempi estremamente brevi e realizzati possibilmente sotto forma di dialoghi,

in modo da utilizzare più di una voce.

Gli sceneggiati e i programmi di prosa, invece, sono sempre registrati e sottoposti a un

lavoro di editing nel corso del quale vengono inserite musiche e rumori e vengono

effettuate tutte le operazioni di montaggio. Spesso anche altre tipologie di programmi

radiofonici vengono sottoposti a questo tipo di operazione, come le trasmissioni di

approfondimento dell’informazione e le trasmissioni culturali.

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I dibattiti sono una delle forme più classiche della radiofonia e della televisione, dove

vengono più spesso chiamati talk show. Dibattere un tema può apparire facile, ma nella

realtà implica un impegno organizzativo notevole: occorre effettuare la scelta di un tema

che sia di attualità e scegliere di conseguenza i partecipanti tra persone competenti a

trattarlo.

Il personaggio chiave del dibattito è il moderatore che deve possedere forte personalità

per condurre la discussione in termini comprensibili, evitando che i partecipanti parlino

contemporaneamente dandosi sulla voce, ripetendo con parole più semplici quelle tesi

spesso espresse dai partecipanti in forma involuta e con l’uso di termini difficili, ma

soprattutto evitando che i partecipanti vadano fuori tema. Il moderatore, inoltre, non

dovrebbe mai esprimere le proprie opinioni ma dovrebbe, al contrario, riuscire a

mantenere una posizione neutrale e riassumere frequentemente le varie posizioni in modo

da giungere a una conclusione nei tempi stabiliti.

Anche l’intervista è una tra le forme più usate sia nelle trasmissioni culturali sia in quelle

di informazione, per dare con tempestività il quadro di un una determinata situazione

l’intervista può riguardare una sola

attraverso le risposte di più persone. In altri casi

persona, la quale nel momento contingente è al centro dell’attenzione della pubblica

opinione, come un politico che ha presentato una proposta di legge, un personaggio dello

spettacolo che ha vinto un premio o un campione sportivo.

L’intervista deve essere condotta con un continuo scambio di domande e risposte, e

risulterà interessante solo se il giornalista saprà fare bene il suo mestiere, evitando che si

trasformi in un monologo e nello stesso tempo non interrompendo nei punti salienti, col

rischio di far perdere all’intervistato il filo del discorso.

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L’intervista si definisce quando l’intervistato non è a conoscenza delle

aperta (o libera)

domande dell’intervistatore; chiusa nel caso opposto.

La maggior parte della produzione radiofonica, comunque, è costituita da programmi

musicali. “La radio ha messo a disposizione di milioni di persone un repertorio musicale

che un tempo era patrimonio di poche classi elette”, osserva Umberto Eco. In effetti prima

dell’invenzione della radio solo le classi sociali più agiate potevano permettersi di

frequentare i teatri nei quali venivano rappresentate le opere liriche e i concerti di musica

sinfonica. Possiamo affermare perciò che la radio e recentemente anche la televisione

hanno effettuato una vera e propria democratizzazione della musica, permettendo anche

alle classi medie e popolari di accedere alla cultura musicale dalla quale erano escluse.

Inoltre, se consideriamo il campo della musica leggera, la radio è ancora oggi considerata

tra i principali strumenti per la conoscenza delle novità e rappresenta uno dei veicoli più

importanti per la pubblicità delle novità discografiche.

Un’ulteriore importante novità in ambito di trasmissioni radiofoniche è rappresentata

dall’intervento telefonico. Nel gennaio del 1969, la fortunata trasmissione “Chiamate

Roma 3131”, condotta da Franco Moccagatta, dette l’avvio a un nuovo modo di “fare la

radio”. Gli ascoltatori chiamavano al telefono i conduttori della trasmissione ponendo

domande o esponendo i propri desideri o problemi e lo studio si collegava con una serie

di esperti come psicologi, sociologi o medici, che rispondevano alle loro domande.

Da allora il telefono è diventato per l’ascoltatore lo strumento per intervenire nelle

trasmissioni più varie, dai quiz alla rassegna stampa del mattino. La formula si è

dimostrata vincente ed è attualmente utilizzata anche in numerose trasmissioni televisive.

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Se ci siamo procurati una frequenza su cui trasmettere possiamo affrontare la produzione

dei contenuti, ossia i programmi da trasmettere.

I contenuti possono essere prodotti appositamente per la radio o provenire da eventi

esterni, possono essere predisposti prima, registrati e poi messi in onda, oppure essere

prodotti nello stesso momento in cui sono mandati in onda: quest’ultimo è il caso della

trasmissione in diretta, con tutto il suo fascino e i suoi rischi, in considerazione del fatto

che sia impossibile effettuare u

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A.A. 2012-2013
36 pagine
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SSD Scienze economiche e statistiche SECS-P/08 Economia e gestione delle imprese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Kleos di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Economia e marketing dei media audiovisivi e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università Politecnica delle Marche - Ancona o del prof Cardinali Silvio.