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Effetti della condiscendenza nella comunicazione
California. I giovani adulti hanno valutato un oratore condiscendente più negativamente di un oratore non condiscendente, e hanno anche giudicato entrambi i partner di conversazione più soddisfatti quando il Patronizing Talk era assente. Rispetto alle risposte "cooperative", le risposte "assertive" da parte dell'anziano hanno portato a valutare se era più alta, più controllata e meno soddisfatta.
Dopo aver effettuati dei test, dove gli studenti erano chiamati ad inserirsi in un contesto situazionale che coinvolgesse anche un parlante anziano, i risultati sono stati conformi a quanto detto precedentemente. Un interlocutore condiscendente, giovane o vecchio, è stato percepito come appartenente ad uno status inferiore, più controllato e meno educato di un parlante non condiscendente. Inoltre, il <patronizer> e il <patronizee> sono stati entrambi percepiti come meno soddisfatti in uno scambio condiscendente piuttosto.
Che neutrale. Il cliente che ha prodotto la risposta assertiva è stato percepito come uno stato più elevato, più controllato e meno nutritivo rispetto al cliente che ha prodotto la risposta cooperativa. Tuttavia, il cliente assertivo è stato visto come meno soddisfatto della risposta del cliente in modo più cooperativo, il modello inverso a quello previsto.
In conclusione, ciò che Giles ha dimostrato è che un Patronizer Talk non solo influenza negativamente i soggetti anziani, ma interessa interlocutori di qualsiasi età, che lo ritengono in linea generale, una mancanza di rispetto verso le proprie facoltà intellettive. Ciò che cambia tra un parlante anziano ed uno più giovane, è che normalmente sono i primi ad essere più vulnerabili alle conseguenze sociali a lungo termine del discorso condiscendente.
142. Elder Speak in italiano Nonostante sia stato dimostrato scientificamente, che l'impiego di baby
Il talk nella comunicazione con gli anziani ha perlopiù effetti negativi su di essi, quali stati di agitazione, tendenza ad isolarsi, auto-svalutazione e scoraggiamento nell'intraprendere nuovi dialoghi con soggetti più giovani. Spesso si tratta di un fenomeno involontario. In poche parole, gli interlocutori non sono consapevoli di utilizzare un linguaggio potenzialmente negativo per l'anziano, ma piuttosto ritengono di convergere verso di essi.
La ricercatrice Anna Corwin, dottoranda della St. Mary's College of California, ha condotto uno studio di circa sette anni, durante i quali ha raccolto dati da un'infermeria di un convento cattolico nel Midwest. Ella ha osservato che gli operatori sanitari sono stati in grado di usare con successo benedizioni, battute e narrazioni significative per evitare il fallimento comunicativo senza ricorrere al baby talk. Un fattore interessante è che ciascuna conversazione registrata è caratterizzata da una
linguaggio grammaticalmente e lessicalmente ricco, e la ricercatrice non ha mai riscontrato problematiche di comprensione tra l'anziano e l'infermiera che se ne prendeva cura. Il presente elaborato, similmente a quello appena esposto, ha come scopo quello di rilevare la diffusione di baby talk all'interno di una struttura dedicata alla cura dell'anziano, e il feedback di risposta da parte dei soggetti coinvolti. Tuttavia, mentre lo studio della Corwin ha rilevato una quasi totale assenza di linguaggio bambinesco, i dati che ho raccolto ne presentano un alto tasso, in una pressoché inversa situazione.
2.1 Metodo
I dati esaminati in questo lavoro sono stati raccolti nella A.S.P. Muzi Betti, una struttura di servizi alla persona situata a Città di Castello, in Provincia di Perugia. La raccolta dei dati per lo studio ha avuto una durata di circa 5 mesi, da Marzo a Giugno 2019, ed ha coinvolto un totale di 19 persone, di cui 5 operatori e 14 anziani, ospiti della struttura.
Tutti i soggetti hanno aderito al progetto firmando una liberatoria sulla privacy. 1515 Corwin, A. I.; Overcoming Elderspeak: A Qualitative Study of Three Alternatives. Department of Anthropology, Saint Mary's College of California, Moraga, January 14, 2017 Per la raccolta dei dati ho utilizzato esclusivamente metodi etnografici: ciò significa che essi sono stati rilevati direttamente sul campo, intervistando i soggetti studiati e osservandoli nello svolgimento delle loro attività quotidiane. L'osservazione dei soggetti coinvolti ha implicato la partecipazione alle attività quotidiane con gli operatori, compresi i pasti, l'interazione sociale e altri momenti di conversazione, come per esempio il risveglio mattutino, insieme alla pulizia personale e il cambio di abbigliamento. Le registrazioni audio si sono concentrate su tre tipi di interazione: (a) risveglio di prima mattina da parte degli Operatori Socio-Sanitari (OSS); (b) interazioni sociali conL'animazione e (c) conversazioni individuali. In totale, il corpus include più di 8 ore di interazione naturale nella struttura. La presente domanda su elderspeak si concentra sulle interazioni tra i <caregiver>, di cui 4 operatori e un'animatrice, e gli ospiti della casa di riposo. Poiché il presente studio è progettato per esaminare il ruolo della comunicazione tra individui con efficaci capacità comunicative, lo studio esamina solo la parte dei dati in cui sono presenti quegli individui. Il campione per il presente studio ha utilizzato due criteri di inclusione: in primo luogo, l'identificazione da parte di un operatore o dell'animatrice che l'individuo non avesse una capacità comunicativa compromessa, o totalmente compromessa; in secondo luogo, ho voluto dimostrare che l'interazione con questi individui presenta tracce più o meno marcate di baby talk. Lo studio esamina quindi le visite da me effettuate in loco.
Gli anziani che sono stati scelti per questo studio hanno una fascia di età che comprende i 67 e i 97 anni e le loro capacità comunicative non erano limitate da nessuna condizione cronica: l'unica difficoltà che da osservatrice ho riscontrato, è quella legata all'udito, per cui era comune, con alcuni soggetti, l'aumento automatico del tono di voce. Le interazioni si sono svolte in un intervallo di 4-33 minuti, con una durata media di circa 15 minuti e includevano visite di cura personale, aiuto per alzarsi dal letto e lavarsi, o conversazione generale. Quest'ultima caratterizzava normalmente le mattinate e i pomeriggi con l'animazione, dove tutti gli anziani si riunivano in una grande sala a parlare o impegnarsi in altre attività, come per esempio il disegno o la lettura del giornale. Gli operatori che hanno accettato di partecipare a questo progetto, vi hanno aderito senza essere informati dello scopo della ricerca, al fine di noninvalidarnei risultati. Per garantire ciò, nonostante la mia presenza nella struttura durante le registrazioni, non sono mai personalmente intervenuta nelle conversazioni, né mi sono mostrata, onde evitare di essere inclusa tra gli interlocutori. Le registrazioni sono state effettuate sfruttando la funzione di registratore di un iPod ed uno Smartphone, che l'operatore interessato portava con sé durante tutta l'interazione con l'anziano. 2.2 Analisi dei dati I dati sono stati valutati per le interazioni che soddisfacevano due criteri: in primo luogo che l'interazione fosse tra un adulto più anziano e untermini affettuosi, sostituzioni con pronomi collettivi, diminutivi e ripetizioni. Se le interazioni non contenevano due o più di questi elementi di baby talk, esse venivano escluse dal corpus. Ben 40 interazioni soddisfacevano i criteri di inclusione, e sono per questo motivo state trascritte e valutate qualitativamente sia dal punto di vista grammaticale sia soprasegmentale. Queste interazioni sono state quindi codificate dal ricercatore per identificare il genere, risultando in tre generi primari:
- conversazione generale;
- battute;
- interazione con l'animazione.
Le conversazioni generali si sono svolte quasi tutte durante la routine mattutina, dove gli anziani sono fisicamente più esposti e vulnerabili: di fatto, quasi in tutti i casi, essi contano sul totale appoggio dell'operatore. Pertanto, al fine probabilmente di far sentire l'anziano meno a disagio durante le azioni di pulizia e vestizione, gli OSS tendevano a riempire i silenzi con "Small
Talk>, ovvero interazioni di carattere generale. Esse vertevano spesso sul tempo atmosferico o sulla giornata dell'anziano. Il genere dello scherzo è stato identificato dalla presenza di uno scherzo seguito dalle risate di uno o più degli interlocutori. Il presente studio ha utilizzato i criteri di inclusione delle risate sia da parte degli adulti più anziani sia dalle risate ricorrenti tra entrambi gli interlocutori. Nella pagina seguente, una tabella (Tab. 1) che esemplifica e riassume i partecipanti, la data di registrazione ed i soggetti di conversazione tra operatori e anziani. Al fine di rendere il più imparziale possibile la ricerca, ho selezionato operatori ed anziani sia di sesso femminile sia di sesso maschile, e di età differenti. Ne risulta un quadro abbastanza equilibrato, con una leggera maggioranza per il sesso femminile. Come si può notare dalla Figura 7, le conversazioni di carattere generale costituiscono la maggior parte delcorpus di dati raccolti. Questo perché dei 5 adulti coinvolti nella ricerca, 4 di essi sono OSS, e si occupano pertanto della cura soprattutto fisica degli anziani, che favorisce tra le tre alternative prese in considerazione, soprattutto questa prima.
2.3 Risultati
Le tre categorie di interazione utilizzate per coinvolgere gli adulti più anziani in un linguaggio lessicale e grammaticalmente non complesso erano presenti nei dati. Queste categorie includono:
- Conversazioni generali
- Scherzi
- Interazione con animazione
Queste tre tipologie di comunicazione offrono al soggetto preso in considerazione la possibilità di parlare di sé e degli altri. Al contrario di semplici domande che implicano una risposta affermativa o negativa, le famose "Yes-No Questions", e che comunque in parte sono presenti come facilitatori per l'avvio di una conversazione, queste categorie prevedono risposte più esaustive.