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Il fiasco di Apalachin e l'incoronazione di Carlo Gambino

Il 14 Novembre 1957, presso la residenza di Joseph Barbara, si stava tenendo un raduno che comprendeva tutti i principali boss mafiosi di Cosa Nostra degli Stati Uniti d'America. Lo spiegamento di macchine sportive, all'interno della piccola città di Apalachin non passò però inosservato alle forze di polizia. Lo sceriffo Croswell si presentò all'ora di pranzo al portone della residenza di Barbara, provocando un fuggi-fuggi generale degli illustri ospiti, messi in allarme dalla moglie del proprietario di casa.
I boss, nei loro eleganti abiti, furono presi dal panico: alcuni fuggirono alle macchine, altri si nascosero e altri ancora si diedero alla fuga attraverso i campi. Alla fine vennero fermati 58 partecipanti al raduno. Tra di essi c'erano alcuni dei capi di Cosa Nostra più importanti come Carlo Gambino, Vito Genovese, Joe Profaci. Tutti gli arrestati avevano con sé una grande abbondanza di contanti; altri, invece, riuscirono a sfuggire e non vennero mai identificati delle forze di polizia.
Come effetto pratico, ventisette dei cinquantotto arrestati vennero incriminati per intralcio alla giustizia e subirono qualche mese di carcere (Paul Castellano, allora autista di Carlo Gambino e suo futuro successore al vertice della famiglia, venne condannato per questo motivo a un anno di prigione).
Il fiasco di Apalachin, tuttavia, fu un duro colpo a Cosa Nostra perché l'attenzione dei media e del dipartimento di giustizia iniziarono a concentrarsi molto di più sul fenomeno mafioso negli Stati Uniti, e alcuni arresti eccellenti che verranno fatti negli anni successivi, saranno diretta conseguenza di questa retata. Il meeting mafioso era stato organizzato per discutere di alcune diverse problematiche che richiedevano la massima attenzione da parte dei criminali Italo-americani.
In primo luogo, occorreva fare chiarezza sui recenti avvenimenti violenti che si erano verificati a New York in particolare. Questo portava conseguentemente alla scelta del successore di Anastasia: Genovese era pronto a sostenere la candidatura di Gambino e sembrava ormai che non ci fossero più preclusioni alla sua nomina. In questo frangente, Genovese pare che volesse anche rispolverare la carica di capo dei capi, abolita da Luciano, per sé stesso.
Il secondo argomento per cui il meeting era stato organizzato riguardava la politica che si sarebbe dovuta tenere nei confronti dello spaccio della droga a seguito della promulgazione del Narcotics Control Act, che inaspriva le pene per i colpevoli di traffico di stupefacenti . I mafiosi erano orientati a vietare lo spaccio di sostanza stupefacenti, pena l'allontanamento da Cosa Nostra e la morte; questa decisione provocherà, negli anni successivi, grandi dispute all'interno dell'organizzazione, perché la vendita di sostanze illegali era il business più forte che la mafia aveva in quegli anni.
Altri argomenti che si sarebbero dovuti discutere riguardavano la problematica delle nuove affiliazioni, in quanto si vociferava che l'ingresso nell'onorata società fosse diventato oggetto di compravendite; inoltre i boss di New York avevano bisogno di parlare dell'argomento sindacati e come gestire la condotta dei lavoratori non iscritti al sindacato.
In ogni caso, la riunione interrotta venne ripresa successivamente a New York; fu in quell'occasione che Gambino venne eletto boss della famiglia guidata in precedenza da Anastasia. Vennero inoltre proibiti gli affari per quanto riguarda il traffico di stupefacenti e vennero bloccati gli ingressi a Cosa Nostra, in attesa di nuove disposizioni.
Apalachin iniziò a segnare l'indebolimento di Genovese: gli altri boss temevano il suo potere e la sua forza e iniziarono a preparare un piano per riuscire a eliminare la sua ingombrante figura . Gambino stesso, una volta ottenuta la nomina si preoccupò di partecipare alla cospirazione.
Vito Genovese venne arrestato nel 1958 assieme a ventiquattro appartenenti alla sua famiglia per violazione del Narcotics Control Act; l'anno successivo, al processo, il boss venne condannato a quindici anni di reclusione, e questo pose fine alla sua carriera criminale. Non fu un colpo di fortuna quello che permise ai capi delle famiglie di liberarsi del problema rappresentato da Genovese: egli venne condannato a seguito della confessione di uno spacciatore portoricano, Cantellops, che asserì di avere visto personalmente Genovese trafficare grosse quantità di stupefacenti. Luciano, nella sua biografia, sostiene che Cantellops venne pagato 50.000 $ da Gambino e dagli altri padrini per testimoniare e fare accusare il boss. In conferma a questa versione dei fatti, che va presa con le dovute precauzioni del caso, va sottolineato come fino ad allora sebbene sospettato di traffico di droga dalle autorità giudiziarie, nessuno aveva mai testimoniato contro Genovese. Lo stesso commissario di polizia Ralph Salerno, confessò anni dopo che “per chiunque sapesse qualcosa dei meccanismi e delle procedure di indagine su Cosa Nostra, la testimonianza è del tutto incredibile” . In ogni caso, i giudici non si fecero scappare l'occasione e rinchiusero il boss in carcere .
Appena insidiato al potere, nei primi anni '60, Carlo Gambino si preparò ad affrontare il nemico più forte che Cosa Nostra aveva affrontato fino ad allora: il governo, personificato dal procuratore generale degli Stati Uniti, Robert Kennedy. Entrato in carica nel 1961, Robert, completamente appoggiato dall'allora presidente degli U.S.A., John F. Kennedy, scatenò una offensiva senza precedenti contro la criminalità organizzata nel paese. Fino a quegli anni, l' F.B.I., cioè l'organo da cui più ci sarebbe aspettato nella lotta al crimine, era diretto da Edgar J. Hoover ; costui aveva sempre negato con tutte le sue forza che esistesse nel territorio americano un'organizzazione come la mafia. Non cambiò idea nemmeno a seguito della scoperta del raduno di Apalachin, e si convinse solamente a seguito delle rivelazioni di Joe Valachi, un soldato semplice di Cosa Nostra che svelò al pubblico l'organizzazione mafiosa che si era stabilita e ramificata in America.
Kennedy, in completo disaccordo con la visione del capo dell' F.B.I., iniziò una campagna anti-crimine senza precedenti. Nei tre anni dal 1961 al 1963 vennero incriminati oltre 1.000 malavitosi per vari delitti, e circa la metà di essi venne condannata in modo definitivo. La breve crociata di Robert Kennedy, era riuscita a intaccare le organizzazioni criminali, ma non era stata in grado di creare le condizioni affinché il fenomeno venisse completamente sradicato. [...]

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I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Stefano Paoletti di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia della criminalità organizzata e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano o del prof Dalla Chiesa Fernando.