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ORIGINI DEL FENOMENO E DEL TERMINE

2.1. Difficoltà di classificazione del termine

Cinepanettone, termine dalle mille sfaccettature, divisivo tra i critici cinematografici,

tra chi lo ritiene l’immagine della decadenza del cinema italiano e chi invece ci vede

un’arguta rappresentazione dei costumi non solo dell’essere italiani, ma proprio del

carattere regionale del nostro paese. L’ambiguità di significato risiede nella sua non

precisa collocazione all’interno del panorama cinematografico e qualsiasi tentativo di

posizionamento diviene argomento di dibattito. Prima della sua comparizione e

dell’appropriazione popolare per indicare i film del duo Christian De Sica e Massimo

Boldi, il termine cinepanettone, assolto dal suo carattere dispregiativo e dunque

inteso unicamente come film natalizio, era principalmente rappresentato dalle

pellicole di Castellano e Pipolo con Celentano o i buddy-buddy con Celentano e

1

Montesano . Il neologismo nasce dall’esigenza di dare un nome a quei film in uscita

nelle sale italiane nel periodo natalizio, un’etichetta che però difficilmente si può

associare a tutte le pellicole natalizie in quanto la storia dei film di Natale è datata

quanto il cinema stesso. Infatti, qualche anno dopo la nascita del cinema nel 1898

2

George Albert Smith portò alla luce Santa Claus, un cortometraggio muto dalla

durata di un minuto e poco più, racconto di due bambini prossimi ad andare a letto

la sera del 24 dicembre, l’arrivo di Babbo Natale e il risveglio gioioso per i doni

portati la mattina seguente.

1 Alan O'Leary e Luca Peretti in Fenomenologia del cinepanettone, Rubbettino, 2013, intervista a Fausto Brizzi

tra il 2010 - 2011

2 MDb.com, Santa Claus, Film 1898 11

3

FIG. 2.1. Immagine rappresentate Babbo Natale nel cortometraggio Santa Claus (1898).

Il termine, tuttavia, non indica né tutti i film di Natale né quelli prodotti unicamente

in Italia, nemmeno quelli prodotti solo dalla Filmauro possono reggere la portata del

neologismo, nonché i film in cui troviamo il sodalizio tra De Sica e Boldi. Il

cinepanettone assume così per la maggior parte della critica l’immagine di un filone

cinematografico italiano partito negli anni ‘80 ed evolutosi fino ai primi anni ‘10 del

2000 in cui l’attribuzione negativa è a discapito dei film diretti dal regista Neri Parenti

o Enrico Oldoni per conto della casa di produzione Filmauro di Aurelio De Laurentis.

4

Il primo utilizzo del termine è ricondotto a Franco Montini giornalista della

Repubblica, il quale, in un suo articolo, descrive questi prodotti come film dalla

5

logica “prendi i soldi e scappa” , offerti nel periodo in cui si dovrebbe usufruire

maggiormente dei prodotti cinematografici di qualità, i film d’autore, opere che a

3 MDb.com, Santa Claus, Film 1898

4 Simone Frigerio, Cinepanettone, il significato della parola che fece ricchi Boldi e De Sica, 2023

5 Franco Montini, Repubblica.it, RIFUGIO ANTI NATALE PER I FILM DA CINEFILI, 1997 12

causa dei cinepanettoni sarebbero spariti dalle sale per dar spazio a sempre più

prodotti caratterizzati da un animo industriale e consumistico.

L’inserimento del termine all’interno del Dizionario Treccani, risale al 2008 e riporta:

“locuz. sost. m. – Termine utilizzato per definire i film di genere

comico-demenziale che vengono distribuiti in Italia nel periodo natalizio. […]

Basati sulla presenza del duo comico formato da Christian De Sica e Massimo

Boldi, questi film si sono caratterizzati per una comicità di situazione

dall’umorismo elementare, ricca di allusioni sessuali, ripetitiva negli intrecci

6

ma di grande presa sul pubblico per quasi trent’anni.”

Pellicole costruite attorno all'uso frequente della volgarità, un umorismo senza

fondo, una mercificazione e sessualizzazione della donna, senza alcun carattere

artistico evidente per molti critici. Tra gli oppositori i fratelli Vanzina, reputati dal

pubblico i padri fondatori del filone cinematografico grazie al loro Vacanze di Natale

del 1983, per i quali il cinema è tutto uguale, i film non si fanno mai allo stesso modo,

7

non si sa mai prima come sono . Questo implicherebbe creare una classifica tra film

che meritano e quelli che non meritano, una classifica che se non in termini

economici sarebbe impossibile da stilare, soprattutto perché interverrebbero diversi

fattori culturali, sociali, personali, etc.

Posizionare il filone dei cinepanettoni all’interno della commedia all’italiana è ancora

argomento di dibattito accademico, infatti anche se condivide molti addetti ai lavori e

ci si può trovare dinanzi ad alcune somiglianze con quelle pellicole, tale

6 Istituto della Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Cinepanettone, lessico del XXI Secolo

7 Alan O'Leary e Luca Peretti in Fenomenologia del cinepanettone, Rubbettino, 2013, intervista a Enrico

Vanzina tra il 2010 - 2011 13

collocamento gli risulta abbastanza stretto. Nonostante non si possa definire

completamente figlio della commedia all’italiana e condivida tratti più prettamente

con la commedia sexy all’italiana, ho voluto riportare nei capitoli successivi una mia

ricostruzione cronologica delle motivazioni per cui si è passati dalla grandezza del

Neorealismo e della commedia all’italiana a tale prodotto. 14

2.2. La censura, il neorealismo e i telefoni bianchi

Con la sua breve storia il neorealismo è:

“l’espressione di un periodo irripetibile (il luminoso e il doloroso dopoguerra)

[...] la manifestazione di una nuova estetica, che non si esaurisce nell’epoca in

viene generata [...] un catalogo di icone, di oggetti, di fisionomie, di paesaggi

che difficilmente sono definibili, nondimeno esibiscono una riconoscibilità

8

immediata.”

Una rappresentazione più pragmatica di Neorealismo come corrente cinematografica

italiana si ritrova nelle parole rilasciate in un’intervista da Cesare Pavese:

“Vorrei ricordare che questa parola ha soprattutto oggi un senso

cinematografico, definisce dei film che, come Ossessione, Roma città aperta,

Ladri di biciclette, hanno stupito il mondo - americani compresi - e sono

apparsi una rivelazione di stile che in sostanza nulla o ben poco deve

all’esempio di quel cinematografo Hollywoodiano che pure dominava in Italia

9

negli stessi anni in cui vi si diffondevano i narratori americani.”

L’etichetta neorealista giudicata limitante per rendere conto del potenziale espressivo

e diversificato dei diversi registi a cui era stata attribuita, i quali non volevano essere

assolutamente racchiusi claustrofobicamente sotto lo stesso tetto.

8 Stefania Parigi, Neorealismo: il nuovo cinema del dopoguerra, Marsilio, cit., p 4-5, 2014

9 Cesare Pavese, Intervista alla radio, 1950, in La letteratura americana e altri saggi, Einaudi, 1991 15

10

FIG. 2.2. Lamberto Maggiorani e Enzo Staiola in Ladri di Biciclette.

Se il cinema non è specchio della realtà, il neorealismo porta in sala pellicole dal tono

realista e diverse da quanto fatto fino ad allora dal cinema avente caratteristiche

riprese dal teatro di posa. Un cinema promotore di una messa in scena il meno

artificiale possibile, molto simile al realismo poetico francese, stili di ripresa semplici

estranei alle regole dettate dal product system della Hollywood classica, attori

ingaggiati senza nessuna esperienza pregressa nel campo cinematografico e parlanti

dialetto, ambientazioni aventi uno sfondo cittadino e/o campano, tra le macerie del

conflitto bellico che spazzò via le attrezzature e set cinematografici, con una

narrazione incentrata sulla vita nostrana e popolare dell’immediato dopoguerra

senza alcun filtro e manipolazione.

10 Vittorio De Sica e Cesare Zavattini, Ladri di biciclette, min.11.30, 1948 16

Le narrazioni tratte da storie vere, infastidivano di gran lunga la classe politica

dell’epoca che non voleva trasmettere un’immagine di un paese povero, stremato e

all’orlo di un precipizio, soprattutto oltre i confini nazionali. Questo malcontento

politico viene manifestato da una massiccia operazione di censura, attraverso una

normativa che permette a un’opera cinematografica e teatrale di poter essere

pubblicata, commercializzata, entro e oltre i confini italiani, dopo una accurata

revisione e il rilascio del nulla osta cinematografico da parte di speciali commissioni

incaricate dal governo.

Il nulla osta, dal latino nihil obstat, è un’autorizzazione da parte dell’autorità di

compiere una determinata azione. In Italia la prima legge sulla censura e sui requisiti

necessari alla concessione del lasciapassare per le opere cinematografiche, risale al 25

11

giugno del 1913 con la legge n. 1913 emanata dal Re in carica Vittorio Emanuele. Il

Sovrano si riservava con tale legge il diritto di veto sulle produzioni e una tassa pari a

10 centesimi per ogni metro di pellicola prodotta. La norma però avrà i suoi effetti

solo per qualche anno a causa del totalitarismo mussoliniano ormai alle porte.

Dopo l’epoca fascista e fin dalla nascita della neonata Repubblica Italiana, c’è stata

l’esigenza di porre nuove norme riguardanti la censura cinematografica, tuttavia, per

timore di un’eccessiva libertà ai registi e per una classe politica alquanto incerta e

frammentata dopo il conflitto mondiale appena conclusosi, si accantonò il progetto di

porre nella Costituzione un modello per la realizzazione delle opere di carattere

artistico, culturale, nonché cinematografico e teatrale. La censura, affrontata

12

egregiamente da Giacomo Gambetti nel suo saggio Cinema e censura in Italia

11 ISTITUTO POLIGRAFICO E ZECCA DELLO STATO, LEGGE 25 giugno 1913, ultimo aggiornamento nel

2008

12 Giacomo Gambetti, Cinema e censura in Italia, Edizioni di Bianco e nero, 1972 17

La costituzione italiana tutela in diverse occasioni la libertà di pensiero come nel-

l'art. 21:

“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la

parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.”

La libertà dell’arte e della scienza, nell’art. 33 comma 1:

“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento.”

Fissa ragionevoli divieti, riportati nel comma 6 dell’articolo 21:

“Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre

13

pubblicazioni contrarie al buon costume.”

Sulla base di questi fondamenti del nostro ordinamento giuridico, ci si aspettava una

legge sulla cinematografia ispirata agli articoli sopracitati, ma la legge n.958, del 22

dicembre del 1949 emanata dopo la pubblicazione della Costituzione, conferma

nuovamente i principi di trattamento d

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A.A. 2024-2025
67 pagine
SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher vannifrancesca di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Teorie del cinema e dell'audiovisivo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Roma La Sapienza o del prof Fatelli Giovambattista.