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INCONTRI

TURCHI: coloro che appartengono a etnia e stato turco.

OTTOMANI: sudditi dell’impero ottomano/Mezzaluna/Sublime Porta, che comprende turco-

tatari, arabi, armeni, balcanici, ebrei.

Nelle prime forme di italiano volgare “turchi” indica tutti i musulmani senza distinzione, ad

eccezione per gli abitanti del Maghreb (mori). → turco è sinonimo di Oriente in accezione

dispregiativa (inciviltà, rozzezza, arretratezza). Inizialmente definiti “teucri” in quanto considerati

discendenti dei troiani, nemici del mondo greco e romano con cui si identifica la cristianità

occidentale.

Con la presa di Costantinopoli (1453) da parte di Mehmed II momento di svolta epocale nei

rapporti tra occidente e impero ottomano → prime forme di interesse verso il potente avversario

che aveva osato attaccare l’unica legittima erede dell’impero romano. Timore reverenziale, parola

turco associata al terrore (espressione “mamma li turchi” si diffonde con gli sbarchi a Otranto del

1480). C’è chi dà la colpa alla cristianità scismatica e peccatrice (turco come punizione divina) e

chi invoca la fine del mondo (sensibilità escatologica e apocalittica diffusa in tutti gli strati

sociali, soprattutto i più bassi).

Turcofilia umanistica: apertura e interesse verso l’Altro

Cultura italiana umanistica e rinascimentale protagonista delle riflessioni sul turco. Venezia

primo centro d’irradiamento delle informazioni sulle società musulmane, mentre Roma è capitale

delle opere controversiste ma il confronto è sempre fluido, aperto (lungo soggiorno presso la

curia romana del principe Djem, pretendente al trono ottomano, che rimane anche dopo il 1453

provando come non si possa ragionare per schemi fissi e precostituiti; durante le guerre

d’Italia Roma chiede aiuto al sultano per tutelare le terre ecclesiastiche dai francesi).

Rapporti tra oriente e occidente non possono essere letti soltanto in chiave di scontro di

civiltà e chiusura (critica a Said) → in periodo umanista curiosità e interesse stimolano nuove

percezioni dell’altro e della propria identità. Esigenze di comunicazione diplomatica porta a una

formazione della burocrazia in grado di comprendere l’ottomano aulico (paragoni con il latino) ma

non solo: ricezione linguistica di termini turchi nella lingua italiana.

Attraverso erudizione e studi di arabistica si cerca di conoscere con interesse la realtà dell’Altro,

superando visione medievale dell’islam demonizzato (identificazione Maometto-demonio) →

Erasmo propone via della conversione e della convivenza pacifica, seguito da altri umanisti:

idea che il turco potesse essere il motore di una trasformazione religiosa e morale → società

ottomana modello di obbedienza, disciplina militare, osservanza religiosa (Solimano il

Legislatore/Magnifico diventa oggetto di mito da parte di letterati e artisti). In una controversa

lettera Pio II propone la concessione del titolo imperiale a Mehmed II in cambio della conversione

(timore che alcuni gruppi italiani potessero allearsi con i turchi contro il papato).

FILONE ENCOMIASTICO GIOVIANO (Giovio): esaltazione virtù militari e fedeltà religiosa

degli ottomani come monito per sudditi e fedeli cristiani. Sultani non sono despoti ma sovrani con

dignità assimilati ai grandi re europei → nella loro innegabile diversità impero ottomano e

d’occidente non sono estranei del tutto. Il confronto finisce sempre per far emergere i limiti, le

debolezze e le disunioni degli eserciti cristiani, corrotti e disorganizzati.

Metà 500 ormai i discorsi sul turco sono ricondotti in tutto e per tutto alla crisi dei poteri in atto e

della religiosità cattolica → topos umanista del turco barbaro e illetterato lascia il posto a quello

del turco dispotico. Nel contesto dell’alleanza tra papa e imperatore (pilastri della pace europea) il

confronto con l’Altro si sposta dal piano religioso al piano politico-militare → parallelismi tra

dominio ottomano e impero romano (comune potenza e vastità, esaltazione rispettive virtù

militari). Si diffonde idea che il potere ottomano fosse cresciuto per precise responsabilità cristiane

(vedi turco come punizione divina), negando di fatto una sua propria identità e autonomia.

SCONTRI

Turcofobia estremizzata durante le guerre di religione

In un mondo diviso in blocchi, segnato da inizi globalizzazione e da nuove scoperte geografiche,

caratterizzato da contrasti tra potenze europee e divisioni religiose (cattolici-protestanti)

l’avanzata del Turco e la scomparsa di Solimano diventano segni di una crisi seria → spettro del

pericolo turco alimenta una vera e propria corrente di opposizione contro la Mezzaluna (male

assoluto da sconfiggere per la stessa salvezza dell’umanità), fondata su stereotipi preesistenti e

disorganici (polemica tradizionale anti-islamica) volti a disumanizzazione del nemico. Se fino a

pochi anni prima doppio versante turcologico e turcofobico, ora immagine decisamente negativa

diventa il codice dominante nella descrizione dell’Altro.

In questo contesto il papato di Roma tenta di ergersi a protagonista universale servendosi

degli ottomani nelle strategie politico-culturali atte a rilanciare il ruolo universalistico della Chiesa

per la stabilità europea e soprattutto italiana → convincimento che autonomia del papa passasse

dalla difesa della libertà della penisola italiana. Turco presentato come l’Anticristo, luogo su cui

canalizzare paure e tensioni e scaricare responsabilità. Dilagante sensibilità millenaristica ancor

prima della sistematica campagna repressiva post Concilio di Trento identifica nel demonio e nel

turco i due più temibili avversari della cristianità. Nesso tra sconfitta della porta e imminente

venuta di Cristo già ai tempi dell’assedio di Vienna del 1529 → obiettivo possibile solo con unione

di tutte le potenze cattoliche sotto la guida del papa.

Trasformazione dei rapporti con l’Altro dopo Lepanto

BATTAGLIA DI LEPANTO (1571) spartiacque dell’età moderna e dei rapporti oriente-occidente, dà

luogo alla costruzione di un mito dagli evidenti risvolti apologetici e politici → antagonista

per eccellenza sconfitto grazie alla superiorità della civiltà cristiana unita, benedetta da Dio

e destinata alla supremazia mondiale. Per la prima volta il Turco non è più invincibile.

In realtà equilibri nel mediterraneo non vengono sconvolti: la Porta continua la sua inarrestabile

ascesa nei Balcani. Il successo contro la Porta ha conseguenze sull’interpretazione della storia

e del divino (produzione profetica complessiva e ufficiale che insiste sul consenso divino

nei confronti della coesione cristiana sotto la guida del papa) e sulle forme di

rappresentazione del mondo ottomano→ apice delle caratterizzazioni negative dell’Altro (si

interrompe definitivamente ambivalenza umanistica): Mezzaluna termine massimo di paragone

nella rigida interpretazione manichea della lotta tra bene e male. Attingendo a terminologia

mitologica e biblica frequenti parallelismi tra infedeli e mondo animale per evidenziarne la ferocia e

la barbarie (disumanizzazione assoluta) → demonizzazione dell’altro indispensabile ai fini

della costruzione identitaria di autocelebrazione del potere cattolico (si sviluppa un nuovo

filone letterario e produzione iconografica e artistica dopo Lepanto).

ESEMPI LETTERARI → Gerusalemme liberata di Tasso (1581) Lepanto è vista come spazio del

conflitto in cui si gioca la celebrazione del cattolicesimo.

VOCI FUORI DAL CORO → all’interno di movimenti eretici europei si diffonde l’idea che

un’eventuale dominazione musulmana potesse rivoluzionare ruoli e gerarchie. Non per tutti

dunque il fenomeno delle conversioni all’islam e dell’avanzata ottomana era un allarme → pensieri

isolati rispetto alla produzione ufficiale.

Potenze europee, in primis il senato veneziano (che sottoscrive un trattato di pace separato con

l’impero nel 1573) non vedono più la Mezzaluna come un pericolo, preoccupati piuttosto per le

lotte religiose interne → nessuno vuole inimicarsi gli ottomani, né il re Cattolico spagnolo né il re

cristianissimo francese, che seguono l’esempio veneziano.

Il lento declino della Mezzaluna e la trasformazione dell’immagine del turco

1600: secolo del dibattito intellettuale in cui iniziano a fiorire le prime forme di scetticismo e

libertinismo, diversi rapporti tra morale e religione. Spostamenti geografici più rapidi e intensi →

nuove argomentazioni su Islam, nuove ricerche su lingue e costumi dell’Altro nell’ambito dei centri

di formazione per missionari.

Periodo di generale rafforzamento del centralismo romano (plenitudo potestatis di Gregorio

XIII), missioni dei gesuiti → Roma tenta il rilancio del proprio prestigio rilanciando il motivo della

possibile invasione turca ma non si ancora più all’Europa cattolica. Nel 1602 trattato di pace

ventennale tra impero ottomano e asburgico → al suo scadere nel 1622 Gregorio XIII istituisce

l’Inquisizione volta a sottrarre alle monarchie cattoliche il potere di lotta contro gli

eretici/scismatici (nemici interni) e contro gli infedeli turchi (nemici esterni) per centralizzarlo

nelle mani della chiesa → musulmani considerati pericolo grave ma non grave quanto gli

eretici protestanti. Mezzaluna ha un suo stato vassallo in Europa (principato di Transilvania

nell’Ungheria orientale).

Invece allo scadere dei 20 anni di tregua l’esercito di Mehmet IV (appoggiato dal re cristianissimo e

dal movimento nazionalista ungherese anticattolico e antiasburgo) si riforma: ASSEDIO DI

VIENNA (1683) dura 2 mesi → Roma si impegna subito per l’allontanamento della minaccia

islamica e stabilire una linea unitaria tra le monarchie occidentali: successo interpretato come

vittoria della cristianità (forte pubblicità al conflitto, tratti stereotipati, dati gonfiati, finalità più

politiche che informative, motivo della guerra giusta legittimata da Dio, chiamata alle armi dei buoni

milites christi secondo modelli eroici degli antichi guerrieri romani) → esecrazione e

ridicolizzazione del nemico fornisce il pretesto per la legittimazione del vincitore: scontro di civiltà

tra oriente e occidente, tra cristianesimo e islam. Se dopo Lepanto la difesa della cristianità si

identifica con rilancio dell’Italia, dopo la liberazione di Vienna la letteratura filoromana

insiste sui temi della difesa europea.

Tra fine 600 e 700 lento e inesorabile declino della Mezzaluna → il turco non fa più paura ma

diventa oggetto di scherno in opere letterarie e teatrali, persino nella Serenissima.

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A.A. 2017-2018
6 pagine
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/02 Storia moderna

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher elib. di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia culturale moderna e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bologna o del prof Negruzzo Simona.