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TOMBA XI
Si tratta in realtà di alcune tracce che fanno supporre un’ulteriore domus de janas situata a
pochi metri di distanza dalla tomba I. si osservano solamente parte dello stipite di un portello;
in tal caso è da supporre che l’intera tomba sia del tutto scoperchiata e sepolta, ma solo 349
ulteriori scavi potranno fornire informazioni più dettagliate sullo sviluppo planimetrico.
TOMBA XII dell’esedra della tomba IV (il
Sul lato sinistro lato non portato a termine), si aprono due cavità
contigue, di forma semicircolare e allungata, che presentano larghe ed evidenti striature
verticali prodotte dal picco di scavo. È controversa l’interpretazione di tali cavità come
possibile dodicesimo ipogeo; potrebbero esserei resti di una domus de janas in origine aperta
sul livello superiore del pendio di roccia poi completamente demolito per ricavare l’esedra
della tomba IV: allora le cavità potrebbero configurarsi come i resti delle ultime cellette
347 Ivi, pp.281-283.
348 P.Melis, La necropoli ipogeica, cit., p.114.
349 Ivi, p.115. 146
collocate al fondo di una sequenza di vani con orientamento nord-sud. È tuttavia plausibile
anche l’ipotesi che si tratti delle tracce di un tentativo di ampliamento dell’esedra, il cui scavo
doveva procedere con la realizzazione di cavità più o meno tondeggianti, che venivano in
seguito unite lateralmente attraverso l’abbattimento di muri divisori e rifinite con cura. 350
2.1.3 Il circolo megalitico
351
Il circolo di Sa Figu si configura come una struttura megalitica unica nel suo genere, ossia
un edificio religioso appartenente alla cultura di Monteclaro, una categoria monumentale
pochissimo documentata nell’isola. Si conoscono infatti due sole strutture “sacre”
appartenenti allo stesso periodo cronologico, e queste sono il santuario di Biriai-Oliena e il
circolo megalitico di Monte Baranta a Olmedo. Per quanto riguarda la seconda fase di utilizzo
invece, l’unico riscontro analogo si ha con il sito di Muros “Sa Turricola”, che conferisce il
nome anche all’intera facies culturale.
Il circolo si trova a soli 300m di distanza dalla necropoli ed è stato realizzato con degli
ortostati posizionati a ridosso dell’altipiano di Coros, e precisamente nell’estremità
meridionale. Tale struttura, che racchiude uno spazio semicircolare di 10,80 m di corda e 8,60
di freccia, risale all’epoca pre-nuragica, ed è da porre in diretta relazione con la necropoli
nella fase delle domus de janas. Si tratta pertanto di una prima “interferenza” del fenomeno
megalitico nella tradizione ipogeica del territorio, e che in seguito produrrà il singolare
fenomeno delle tombe di Giganti scolpite nella roccia.
L’area del circolo megalitico è stata esplorata durante la campagna di indagine archeologica
352
del 2003. definita “circolo”) costituita da
Il monumento presenta una struttura megalitica (per comodità
una linea di ortostati che racchiudono un’area semicircolare a ridosso dell’altipiano calcareo.
Il perimetro della struttura è lacunoso: rimangono cinque grandi massi di notevole altezza, un
dell’area, e un settimo –che in origine chiudeva l’area a est –
sesto che giace riverso al centro
è franato lungo il pendio. Il lato occidentale si completa con due piccoli massi (forse a seguito
di un’integrazione di un macigno mancante), mentre a sud si trova un’ampia apertura che
probabilmente l’ingresso originario, e che è stato in seguito obliterato con una linea
costituiva
di tre massi addossati al profilo esterno del circolo.
350 P.Melis, La necropoli ipogeica, .cit., p.115.
351 Cfr. P.Melis, Gli scavi nel circolo megalitico, cit., pp.29-42.
352 Ivi, p.29. 147
L’area complessivamente misura 13m di diametro lungo il margine della scarpata, ed ha una
sull’asse nord –sud:
larghezza di 10m gli ortostati presentano tutti forme e dimensioni
variabili.
Il piano pavimentale, realizzato interamente in roccia calcarea, si mostra irregolare, con una
lieve pendenza da sud a nord; al centro presenta le caratteristiche di una bassa scarpata. La
353
porzione pavimentale vicino al bordo del precipizio si mostra invece piana.
Lo scavo archeologico ha interessato principalmente l’area interna della struttura; all’esterno
meridionale e la piccola
sono stati effettuati soltanto due limitati saggi, riguardanti l’ingresso
apertura a ovest.
L’analisi del quadro stratigrafico ha evidenziato una prima fase cronologica caratterizzata da
megalitica a ridosso di una rupe che domina dall’alto l’intero
una struttura semi-circolare
pianoro sottostante; questa struttura è stata realizzata con notevoli lastre ortostatiche, collocate
in parte orizzontalmente e in parte verticalmente, con un ingresso centrale di grandi
dimensioni verso sud.
È emersa poi l’evidenza di una seconda fase di utilizzo della struttura, quando questa aveva
già cessato la propria funzione originaria e perduto, a causa di crolli, alcuni ortostati; venne
così operata una parziale ristrutturazione nel quadrante sud-ovest del circolo, e venne così
l’ingresso meridionale dall’aggiunta
cancellato di grosse pietre, collocate in modo da ricavare
una piccola nicchia, ma che non fu poi utilizzata. Gli ortostati a sud-ovest furono quindi
integrati con delle murature in pietra fino a ottenere un ulteriore ingresso sul lato. In questa
fase l’aspetto della struttura doveva configurarsi come una sorta di capanna, con i lati
occidentale e meridionale costituiti dagli ortostati del circolo precedente, mentre i lati a nord e
a est costituivano una sorta di zoccolo in muratura su cui doveva impostarsi un tetto
stramineo, forse a spiovente unico.
Lo scavo ha rivelato una terza fase della struttura megalitica: infatti nell’ingresso posto a sud-
ovest è stata scoperta una soglia sopraelevata di 0,60m rispetto al piano di calpestio, e di
0,40m rispetto al pavimento interno, realizzata con pietre piatte disposte con cura. In questa
fase la capanna presenta le stesse caratteristiche della precedente, ma le dimensioni appaiono
ora più modeste e contenute.
353 Ivi, pp.29-30. 148
Infine, un’ultima fase è rappresentata dal definitivo crollo della muratura con il conseguente
abbandono della struttura insediativa, a seguito dei fenomeni di dilavamento e smottamento
delle pietre, e che ha consentito la conservazione dei materiali archeologici rinvenuti.
I materiali ceramici rinvenuti nel circolo sono estremamente frammentari e lacunosi, tuttavia
sufficienti per delineare il quadro delle sequenze cronologiche e culturali della struttura.
Anche in base a dei raffronti formali con monumenti analoghi, è possibile collocare la prima
struttura in un’avanzata età del Rame, per via di alcuni frammenti corrispondenti a
fase della
tre vasi diversi ma appartenenti alla cultura di Monteclaro.
Quasi tutta la totalità dei frammenti rinvenuti appartiene invece al Bronzo medio, ovvero
corrispondono al secondo momento di frequentazione della struttura, nella fase di Sa
354
Turricola.
2.1.4 Il Protonuraghe
L’edificio sorgeva sul pianoro calcareo di Coros, a nord est dell’abitato di Ittiri, e distante a
soli 118m dalla necropoli a domus de janas e a prospetto architettonico di Sa Figu, era
evidentemente associato e parte integrante del complesso nuragico oggetto di analisi.
L’elevata altezza del banco calcareo su cui è ubicato permetteva un ampio dominio sul
–come nuraghi dell’isola –era
territorio circostante, e probabilmente i restanti un chiaro segno
355
di marca territoriale.
Il protonuraghe presenta pianta ellittica di 14,20m x 13,20m, ed è costruito utilizzando
356
blocchi di calcare e di trachite, tipica di questa porzione di territorio.
I blocchi del paramento esterno sono di medie e grandi dimensioni, e si presentano collocati
in filari pressoché regolari. La forma è perlopiù poliedrica e sub-rettangolare, e non
presentano nessuna traccia di lavorazione.
La muratura raggiunge un’altezza massima residua di 3m su sei filari di pietre in direzione
nord, e di 2,80m circa sui cinque filari in direzione sud.
L’ingresso al nuraghe, di 1x 0,50m e orientato verso sud-ovest, è attualmente ostruito da una
grossa pietra, probabilmente in ragione di un crollo successivo.
354 Ivi, pp.31-40.
355 S.Merella,Indagini territoriali sugli aspetti insediamentali, cit., p.378.
356 Ibidem. 149
L’architrave è in roccia calcarea, è mostra una forma rettangolare di 1,66m x 0,60m, e la
faccia non presenta alcun tipo di lavorazione. L’andito si può seguire per soli 1,20m di
lunghezza, essendo stato sbarrato a causa di un crollo.
Sulla sinistra dell’ingresso, a 1,50m di distanza, si può notare un secondo probabile ingresso
(sollevato di 1,60m e largo 1m), ma privo di architrave. Di tale ingresso, orientato verso sud,
restano soltanto gli stipiti. 357
Non è presente nessuna traccia di vani interni.
2.2 Conservazione
Esprime le condizioni di salute del monumento e del sito e tutte le operazioni che vi ruotano
attorno in maniera diretta, per fare in modo che il sito mantenga le sue caratteristiche
primarie a lungo nel tempo.
2.2.1 Problematiche di natura geolocale e contestuale
Il sito archeologico di Sa Figu è ubicato nella Sardegna nord-occidentale, più specificamente
dell’abitato di Ittiri (in provincia di Sassari), e vi dista circa 2km; si trova inoltre a
a nord-est
circa 1km in linea d’aria dalle chiese campestri di San Maurizio e di N.S. di Coros.
Il sito si estende nella propaggine più settentrionale dell’altipiano del Coros, sub regione del
Logudoro, ad un’altitudine di circa 400m s.l.m., posizione elevata che permette il dominio
sulla vallata sottostante, resa fertile dal passaggio di un tratto del Riu Mannu, e sulla vicina
necropoli a domus de janas di Ochila, cui dista soli 300m.
Da un esame relativo alla documentazione fotografica e cartografica,nonché da un
358
sopralluogo preliminare, risulta che il sito di Sa Figu non abbia dei confini precisi, ad
eccezione di quelli fisici, costituiti per il lato nord dell’altipiano, dal bordo stesso del bancone
roccioso: si nota infatti come la totalità dei monumenti (in ordine da nord-est verso nord-
ovest: il nuraghe; il circolo megalitico; tomba VIII; tomba V; tombe IV, IX e X; tomba II;
tomba III; tomba VI; tombe I e XI; tomba VII) siano stati eretti a ridosso del bordo di una
359
rupe che digrada via via nella sottostante vallata di Chentu Cheddas.
357 S.Merella, Indagini territoriali sugli aspetti insediamentali, cit. p.378.
358 Cfr. tavole III, IV,V,VI.
359 Cfr. t