Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
INTRODUZIONE
Bullismo e mobbing caratterizzano profondamente le notizie di cronaca dei nostri tempi. Essendo due fenomeni diversi, che comprendono attori e contesti di vita differenti, non ci si aspetterebbe di metterli a confronto per analizzarne le caratteristiche in comune. Eppure, entrambi condividono lo stesso sfondo negativo: sono due fenomeni sociali contraddistinti da comportamenti che manifestano aggressività, ostilità, prevaricazioni.
Il bullismo viene principalmente studiato in ambito scolastico dove le ostilità compiute dai cosiddetti bulli si presentano sotto forma di aggressioni fisiche o verbali. Con lo sviluppo dell'età adolescenziale, le prepotenze vengono compiute sotto forma di atti subdoli e che vanno ad intaccare le relazioni interpersonali della vittima; in questo caso, i riscontri negativi sono più difficili da individuare. Il primo capitolo, oltre a presentare una descrizione globale del fenomeno cui ne riporta gli elementi.
costitutivi, l'incidenza e le diverse tipologie di forma, accenna alle differenze di genere, introduce il fenomeno del cyberbullismo, delinea i profili degli attori coinvolti ed illustra gli effetti che si riversano sul piano personale e scolastico dello studente. Il mobbing è un processo in evoluzione che nasce da azioni non manifeste e spesso definibili inoffensive. In questo caso, si tratta di atti vessatori compiuti da un individuo che opera all'interno di un'organizzazione, detto mobber, il quale può essere rappresentato da un collega, un superiore o anche un sottoposto. Il secondo capitolo proseguirà, dunque, con la classificazione dei personaggi implicati, delle caratteristiche e delle tipologie di mobbing. L'escalation del processo è di tipo degenerativo ma segue delle fasi ben definite, illustrate al paragrafo 2.3, che ne permettono l'individuazione e l'intervento. Successivamente, come per la presentazione del bullismo,vengonoillustrati i riferimenti alle diverse conseguenze che possono colpire le vittime di mobbing, oltre agli effetti che si possono riversare sul piano organizzativo e sul gruppo di lavoro. Infine, l'ultima parte è rivolta ai possibili fattori determinanti del fenomeno, che possono essere organizzativi, individuali o di gruppo, e alla redazione di una serie di profili di personalità che si possono riscontrare con maggior probabilità nelle figure di mobber e vittima. Il secondo capitolo intende affrontare il paragone tra i due fenomeni con lo scopo di assottigliare il confine delineato tra bullismo e mobbing. Ma quali sono gli elementi che costituiscono le possibili analogie tra i due? Inoltre, esiste un rapporto di causalità diretta tra i due fenomeni sociali? Dunque, chi mette in atto il mobbing è stato precedentemente un bullo in età scolare? L'obiettivo di questa ricerca è, pertanto, trovare delle risposte a tali quesiti.Una motivazione valida a sostegno dell'ipotesi che i due fenomeni, per quanto diversi, arrivino ad eguagliarsi sotto certi aspetti. Partendo dalle similarità dei termini stessi, con cui molto spesso si incontra la parola "bullismo" anche per indicare le azioni vessatorie presenti nel luogo di lavoro (ad esempio, "workplace bullying"), vengono introdotte alcune analogie concettuali, per poi arrivare a confrontare gli attori, protagonisti e spettatori, e il diverso approccio che viene adottato dalle azioni governative in relazione ai due fenomeni sociali. La carenza di provvedimenti politici nei confronti del mobbing viene messa in discussione e viene di conseguenza sottolineata l'importanza delle azioni preventive nell'identificazione e nella limitazione di situazioni persecutorie. Tornando alle somiglianze che caratterizzano i due processi sociali, il penultimo paragrafo mette a confronto i tratti di personalità che accomunano bullo e mobbizzato, così come i
due profili di vittima. Viene inoltre sottolineato il valore dell'empatia, fondamentale da instillare per prevenire ostilità e comportamenti aggressivi. Il capitolo termina con la comparazione delle conseguenze che presentano notevoli analogie ed effetti, talvolta devastanti, sulla salute psicofisica dei soggetti.CAPITOLO 1: Bullismo
1.1. Cos'è il bullismo: definizione e caratteristiche
Il bullismo è un fenomeno sociale che richiede continua ricerca al fine di sensibilizzare e di diffondere sistemi di rilevamento degli atti di bullismo e di supporto per bulli e vittime (Mariani, Torregiani e Amoroso, 2019). Secondo il report dell'Istat "il bullismo in Italia: comportamenti offensivi e violenti tra i giovanissimi", diffuso nel 2014, su un campione di 100 ragazzi italiani di età compresa tra gli 11 e i 17 anni, più del 50% ha affermato di essere stato vittima di episodi offensivi, non rispettosi e/o violenti da parte di altri ragazzi o due profili di vittima.
ragazze nell'ultimo anno. Dall'analisi, inoltre, è emersa l'importanza del fattore età che evidenzia percentuali maggiori per la fascia dagli 11 ai 13 anni (22,5%) e minori tra i 14 e i 17 anni (17,9%) (www.istat.it/it/files/2015/12/Bullismo.pdf). Nonostante il fenomeno delle prepotenze sia da sempre noto, negli ultimi anni non è più possibile ancorarlo soltanto a cause di degrado economico e sociale che potevano essere esaminate e che lasciavano intravedere una speranza di cambiamento; oggi si sono aggiunte molteplici variabili e il concetto di violenza è affiancato a termini come permissivismo e benessere economico, consumismo, autoritarismo educativo (Fonzi, 2006). Trattandosi, pertanto, di un fenomeno complesso che spesso finisce nel mirino di quotidiani e media, il bullismo è un tema che desta grandi preoccupazioni per coloro che ricoprono ruoli educativi e di cura (Arcari e Provantini, 2019). Il bullismo è una forma diaggressione proattiva che Dan Olweus, pioniere della ricerca sul bullismo, descrive nel seguente modo: "uno studente è oggetto di azioni di bullismo, ovvero è prevaricato o vittimizzato, quando viene esposto, ripetutamente nel corso del tempo, alle azioni negative messe in atto da parte di uno o più compagni" (Olweus, 1996, p.11-12). Molteplici sono state le definizioni che diversi autori hanno dato di questo fenomeno, tra cui quella del Centers for Disease Control and Prevention che include elementi fondamentali per la successiva individuazione delle tre dimensioni del bullismo (Mariani et al., 2019): "il bullismo è qualsiasi comportamento aggressivo non desiderato da parte di un giovane o gruppo di giovani che non siano fratelli o amici, che coinvolgono uno squilibrio di potere percepito o osservato e che è ripetuto più volte o è probabile che venga ripetuto. L'atto di bullismo può causare un danno o uno stato."Il bullismo è definito come "un comportamento aggressivo, intenzionale e ripetuto, che coinvolge un dislivello di potere tra l'aggressore e la vittima, e che può causare danni fisici, psicologici, sociali o educativi" (Gladden, Vivolo-Kantor, Hamburger e Lumpkin, 2014, p.7).
Le tre caratteristiche principali del bullismo sono quindi l'intenzionalità, la persistenza nel tempo e lo squilibrio di potere. L'intenzionalità indica che il bullo agisce volontariamente per nuocere fisicamente o psicologicamente alla vittima, attraverso un comportamento non desiderato. Non si tratta quindi di situazioni accidentali.
Lo squilibrio di potere, che determina la relazione asimmetrica, non è solo legato alla forza fisica o all'età, ma può riguardare anche abilità socio-cognitive, posizione e influenza sociale, o accesso alle risorse. È per questo motivo che gli aggressori scelgono appositamente vittime più deboli. Non vanno considerati episodi in cui i due attori hanno la stessa forza e potere.
società. Questa forma di bullismo si manifesta attraverso azioni come il gossip, la diffamazione, l'esclusione sociale e il cyberbullismo. 1.3. Profilo del bullo e della vittima Il bullo è solitamente una persona con una forte tendenza all'aggressività, che cerca di affermare il proprio potere e controllo sugli altri. Spesso ha una bassa autostima e può essere influenzato da modelli aggressivi presenti nel suo ambiente familiare o sociale. La vittima, d'altra parte, è generalmente una persona più vulnerabile e debole, che viene presa di mira dal bullo a causa di caratteristiche come l'aspetto fisico, l'orientamento sessuale, l'etnia o la disabilità. La vittima può subire danni fisici, psicologici e sociali a causa del bullismo. 2. Conseguenze del bullismo Il bullismo può avere gravi conseguenze sia per il bullo che per la vittima e per la società nel suo complesso. Per il bullo, può portare a problemi di comportamento, difficoltà nel mantenere relazioni sane e una maggiore probabilità di coinvolgimento in attività criminali. Per la vittima, il bullismo può causare problemi di salute mentale, come ansia, depressione e disturbi dell'umore. Può anche influire negativamente sul rendimento scolastico e sulle relazioni sociali. Per la società, il bullismo contribuisce a creare un clima di paura e insicurezza, compromettendo il benessere e lo sviluppo di tutti i suoi membri. 3. Prevenzione e intervento La prevenzione del bullismo richiede un impegno da parte di tutti i membri della società, compresi genitori, insegnanti, istituzioni scolastiche e comunità. È importante promuovere una cultura di rispetto, tolleranza e inclusione, educando gli individui sui danni del bullismo e fornendo loro strumenti per affrontarlo. In caso di bullismo, è fondamentale intervenire tempestivamente per proteggere la vittima e fornire supporto sia al bullo che alla vittima. Gli interventi possono includere la consulenza psicologica, la mediazione tra le parti coinvolte e l'educazione sulle conseguenze del bullismo. In conclusione, il bullismo è un fenomeno complesso che richiede un approccio multidimensionale per essere affrontato in modo efficace. Solo attraverso la collaborazione di tutti i membri della società possiamo creare un ambiente sicuro e inclusivo per tutti.collettività o di un eventuale contrattacco da parte dellavittima (Caravita e Gini, 2010). Questa seconda forma di bullismo è volta a danneggiare l'immagine sociale della vittima (ad es., diffondendo voci calunniose per rovinarne la reputazione) e delle sue relazioni sociali (Caravita e Gini, 2010), inoltre, "rappresenta una modalità di prepotenza poco rischiosa per i prevaricatori, ma capace di procurare alla vittima un dolore psicologico profondo quanto il dolore fisico" (Grillone, 2016, p.26).
In Italia, la prevalenza della forma di bullismo è messa in evidenza dai dati del 2014: "il 16,9% degli 11-17enni è rimasto vittima di atti di bullismo diretto, caratterizzato da una relazione vis a vis tra la vittima e bullo e il 10,8% di azioni indirette, prive di contatti fisici. Tra le ragazze è minima la differenza tra prepotenze di tipo "diretto" e "indiretto" (rispettivamente 16,7% e 14%). Al contrario,
tra i maschi le forme dirette (17%) sono più del doppio di quelle indirette (7,7%) (www.istat.it/it/files/2015/12/Bullismo.pdf). La prevalenza delle prevaricazioni dirette nei maschi è in linea con il codice maschile che valorizza tratti quali aggressività e prepotenza e risulta maggiormente osservabile, provocando reazioni negli adulti e nelle vittime. (Arcari e Provantini, 2019). 1.2.1 Cyberbullismo La diffusione delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione ha portato ad una rivoluzione, non soltanto in termini di usi e abitudini, ma anche di un nuovo modo di comunicare (Pira, 2014). Strumenti come e-mail, telefoni cellulari, internet, social media hanno aperto nuove opportunità di interazione ma, al tempo stesso, hanno fornito nuove problematiche, tra cui quella del cyberbullismo; molteplici sono le definizioni di questo fenomeno anche se maggiormente condivisa è quella di Smith e collaboratori: "un atto aggressivo, intenzionale e".Ripetuto nel tempo, perpetrato da un gruppo o da un singolo contro una vittima, attraverso l'uso delle nuove forme di comunicazione.