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Conseguenze del cyberbullismo

9. Il bullo mette in atto comportamenti aggressivi verso le vittime che raramente rispondono agli attacchi, fatta eccezione per il "bullo-vittima".

10. Il bullo ha la percezione della conseguenza delle sue azioni sulle sue vittime.

Come per il bullismo, è possibile creare una sintesi del fenomeno del cyberbullismo:

  1. È un comportamento che può essere messo in atto da chiunque possieda un collegamento a internet: quindi sia soggetti che sono bulli nella vita reale, ma anche da chi cerca vendetta per le angherie subite nella "realtà".
  2. È un comportamento anonimo, salvo i casi in cui il cyberbullo rivela la sua identità.
  3. È un comportamento che non ha una piena percezione della conseguenza della sua azione.
volto alla denigrazione online di persone conosciute o sconosciute attraverso commenti o la condivisione di foto e/o video riguardanti la vittima; 374) È un comportamento che ha un'espansione potenzialmente "infinita", nel senso che l'informazione condivisa in internet rimarrà online e potrà essere continuata la condivisione fin tanto che qualcuno non la elimina. In conclusione vorrei riportare un pensiero che ho trovato all'interno del sito notiziesecche.it di un anonimo: "Il vecchio saggio dice che i bastoni e le pietre possono rompere le mie ossa ma le parole non potranno mai farmi del male, sbagliato!! Nel mondo della tecnologia, i commenti falsi o umilianti possono diventare virali e fanno male, più delle bastonate". Capitolo 3: Gli aspetti psicologici e giuridici del bullismo e del cyberbullismo 3.1. Gli aspetti psicologici del bullo e del cyberbullo. Gli aspetti psicologici che caratterizzano il bullo, come accennatonel primo capitolo sono:scarsa empatia, aggressività e disimpegno morale. Questi aspetti li possiamo ritrovare anche nel cyberbullo, ma "qualitativamente" diversi, perché è fenomeno caratterizzato dall'uso di strumenti elettronici che creano una dimensione di anonimato e che quindi può portare alla loro distorsione. Nei prossimi paragrafi evidenzierò i tre concetti che accomunano sia il bullo che il cyberbullo: l'empatia, l'aggressività e il disimpegno morale. 3.1.1. L'empatia In psicologia ci sono due diverse dimensioni dell'empatia: - Empatia affettiva: la capacità di condivisione/partecipazione alle emozioni vissute dall'altro; - Empatia cognitiva: la capacità cognitiva di comprendere il punto di vista dell'altro (Mehrabian, Epstein, 1972). L'empatia, quindi, facilita il comportamento pro-sociale e inibisce il comportamento antisociale: questo suggerisce quindi che, chi ha un

comportamento pro-sociale, cioè con un'alta empatia, cercherà di rispondere in modo di alleviare le emozioni negative degli altri, sia per ragioni altruistiche cercando di eliminare l'angoscia di un'altra persona, sia per ragioni egoistiche per alleviare una propria angoscia.

Mentre coloro che presentano una scarsa empatia, non risponderanno per alleviare le emozioni negative dell'altro, perché le loro azioni non sono determinate dall'esperienza e/o dalla comprensione degli stati emotivi degli altri. La loro bassa empatia, non permette loro di collegare il proprio comportamento antisociale alle reazioni emotive degli altri.

Quest'ultimo aspetto, cioè la relazione tra bassa empatia e comportamento aggressivo è stato confermato in molti studi ed è la base degli studi riguardo al ruolo dell'empatia nel bullismo e nel cyberbullismo (Jolliffe & Farrington, 2016).

Empatia e Bullismo. La relazione tra bassa empatia

La definizione di bullismo data da molti ricercatori è la seguente: Olweus afferma che i bulli hanno poca empatia verso le loro vittime (Olweus, 1994); Smith e Thompson suggeriscono che i bambini che fanno i prepotenti con gli altri potrebbero risultare meno empatici verso i sentimenti degli altri (vittime) (Jolliffe & Farrington, 2016).

Esistono però poche evidenze empiriche del collegamento tra scarsa empatia e bullismo, ma possiamo evidenziarne alcune: uno degli studi è quello condotto dagli autori Endresen e Olweus che nel 2002 hanno somministrato l' "Empathic Responsiveness Questionnaire", che misura l'empatia affettiva, e il questionario "Olweus Bullying" su un gruppo di circa 2300 studenti norvegesi, di entrambi i sessi, di età compresa tra i 13 e i 16 anni: i risultati hanno rivelato, sia per le ragazze che per i ragazzi, una correlazione negativa tra il comportamento di bullismo e empatia (Endersen & Olweus, 2002).

Un altro studio è quello condotto da...

Warden e Mackinnon riguardo all'individuazione dibambini prosociali, bulli e vittime di bullismo su un campione di circa 131 bambini tra i9-10 anni, il risultato è stato che i bambini prosociali avevano un punteggio maggiore,rispetto ai bulli, sulla misura dell'empatia affettiva (Jolliffe & Farrington, 2016). Lo studio longitudinale, di 10 anni, condotto da Jolliffe e Farrington pubblicato nel 2016, ha esaminato la relazione tra bassa empatia e bullismo: lo studio ha coinvolto 720 adolescenti, 376 maschi e 344 femmine, di circa 15 anni. L'empatia è stata misurata con l'utilizzo della scala BES (Basic Empathy Scale), composta da 20 item che valutano sia l'empatia affettiva, cioè la capacità del soggetto di condividere/sperimentare le emozioni dell'altro, sia l'empatia cognitiva, cioè la capacità del soggetto di intuire quello che l'altra persona pensa; mentre per identificare il bullismo è stata utilizzata la scala di valutazione del comportamento aggressivo (Bullying Behavior Rating Scale).è ancora oggetto di dibattito. Alcuni studi suggeriscono che l'empatia possa svolgere un ruolo protettivo nel cyberbullismo, in quanto i soggetti empatici potrebbero essere meno inclini a comportamenti aggressivi online. Altri studi, invece, indicano che l'empatia potrebbe essere associata sia a comportamenti di vittimizzazione che di aggressione nel contesto del cyberbullismo. Ad esempio, uno studio condotto da Kowalski et al. (2014) ha evidenziato che i soggetti con alti livelli di empatia tendono ad essere più propensi a diventare vittime di cyberbullismo, in quanto potrebbero essere più sensibili alle offese e alle critiche online. Allo stesso tempo, però, questi soggetti potrebbero anche essere meno inclini a comportamenti aggressivi nei confronti degli altri. In conclusione, l'empatia sembra giocare un ruolo complesso nel contesto del cyberbullismo e ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno la sua relazione con questo fenomeno.tende adessere "influenzato" dall'"anonimato" che si viene a creare attraverso l'uso di internet per esprimere le proprie opinioni e per attaccare le vittime. L'anonimato infatti può portare il cyberbullo ad avere una percezione distorta di cosa provano le vittime: quindi si può supporre che essi provino meno empatia nei confronti delle loro vittime, rispetto ai bulli tradizionali (Steffgen & co., 2009). Un primo studio condotto sulla relazione tra empatia e cyberbullismo è quello condotto da Steffgen e colleghi nel 2009, lo studio ha coinvolto circa 2080 studenti delle scuole secondarie del Lussemburgo, 940 ragazzi e 1140 ragazze, di età compresa tra i 12-16 anni. È stato somministrato un questionario per il cyberbullismo composto da 30 item: ognuno composto da usa scala Likert a 6 punti dove il soggetto doveva definire quanto spesso era diventata vittima di bullismo o cyberbullismo nell'anno scolastico (ogni giorno, unavolta a settimana, 1-3 volte all'anno etc); oltre a questi item ne sono stati proposti altri 24 che si concentravano maggiormente sul fenomeno del cyberbullismo e che richiedevano di indicare quanto spesso fossero diventati cyberbullo o cybervittime indicando in che modalità (foto, video, messaggi di testo etc). Oltre al questionario è stata somministrata una scala sull'empatia, creata appositamente per lo studio, contenente 3 item specifici sull'empatia e si è chiesto ai ragazzi di dichiarare la loro posizione su una scala Likert a 5 punti ("completamente d'accordo" a "totalmente in disaccordo"). I risultati di questo studio hanno evidenziato che i cyberbulli presentano una bassa empatia rispetto ai non cyberbulli (Steffegen & co, 2009). Un ulteriore studio, che conferma il ruolo tra bassa empatia e gli atti di cyberbullismo è quello condotto da Ang e Goh nel 2010 su un 396 adolescenti di età compresa tra i 12.

E i18 anni. Sono stati somministrati una scala dell'empatia di base composta da 20 item che misura l'empatia cognitiva e affettiva usando una scala likert a 5 punti e un questionario per il cyberbullismo composto da 9 item. Dai risultati è emerso che i ragazzi e ragazze coinvolte nel cyberbullismo erano rispettivamente il 24% e il 15% e che chi presentava un basso livello di empatia affettiva, in ambo i sessi, presentava punteggi più alti di cyberbullismo rispetto a coloro che avevano un'elevata empatia cognitiva. Mentre le ragazze con un basso o elevato punteggio di empatia cognitiva presentavano livelli simili di cyberbullismo (Ang & Goh, 2010).

3.1.2. L'aggressività

Con il termine aggressività si configura quel comportamento o carattere che si esplica in manifestazioni violente o eccitate, messo in atto con l'intento di danneggiare o sottomettere qualcuno. Attualmente l'atto aggressivo si definisce attraverso tre aspetti:

L'intento: è determinato dalla volontà di arrecare un danno;

L'azione: che è volta a provocare un danno fisico;

Lo stato emotivo del soggetto (Maremmani, Di Muro & Castrogiovanni, 1999).

Essendo l'aggressività un concetto molto difficile da definire ha portato vari autori a considerarla come un costrutto multidimensionale e si è arrivati a scindere l'aggressività in due tipologie che si differenziano in base a delle variabili come la rabbia, l'intenzionalità e l'impulsività:

  • Aggressività reattiva: è la rabbia che viene attivata in risposta a una minaccia percepita e/o reale, con l'intento di difendersi. A differenza di quella proattiva essa non è pianificata e i soggetti che la mettono in atto tendono a presentare un deficit per quanto riguarda il comprendere le intenzioni degli altri.
  • Aggressività proattiva: è quel comportamento aggressivo che non
richiede unaprovocazione, ma che si mette in
Dettagli
Publisher
A.A. 2019-2020
98 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher klaus1988 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di psicologia e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Begotti Tatiana.