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Estratto del documento

ELABORATO DI APPROFONDIMENTO TEORICO

AUTISMO, STORYTELLING E

DIGITAL STORYTELLING

Candidata

ANTONIETTA ALBERO

Matricola

ASD003382 –

Anno Accademico 2022 2023

A me, alla mia tenacia e al mio

interesse per la Formazione continua

per sentirmi sempre Docente migliore.

Alla mia famiglia che mi ha supportata.

A mio padre che da lassù veglia su di

me e sui miei studi.

2

Indice

Introduzione…………………………………………………….....4

L’Autismo………………………………………….....6

Capitolo 1:

1.1 Cenni storici……………………………………………………………...6

Cos’è l’Autismo: segni e sintomi…..……………………………………7

1.2

1.3 Terapia e riabilitazione………………………………………………….8

Capitolo 2: Lo Storytelling……………………………………….12

2.1 La Narrazione…………………………………………………………..12

I benefici dello Storytelling…………………………………………….13

2.2 La Narrazione sociale…………………………………………………..14

2.3 Digital Storytelling e sua valenza nell’Autismo……17

Capitolo 3:

3.1 Il Digital Storytelling…………………………………………………....17

Digital Storytelling e Autismo……………………………………….....17

3.2 Storytelling…………………………………...18

3.3 Il fumetto come Digital

Bibliografia………………………………………………………..20

3

Introduzione

La scelta del tema dell’elaborato che ruota intorno all’Autismo,

teorico, non nasce

avvenute quest’anno: la

a caso. Essa è maturata da due esperienze personali

prima di aver lavorato nella scuola primaria, in qualità di docente di sostegno,

sulla classe dove mi è stato affidato un bambino certificato con sindrome dello

dell’autismo e la seconda

spettro di aver svolto il tirocinio formativo attivo per il

conseguimento del titolo di specializzazione per le attività di sostegno didattico

agli alunni con disabilità in una quarta primaria, dove era sempre presente un

L’obiettivo dell’elaborato non

bambino affetto da autismo. è volto a dimostrare

quanto le persone con autismo non riescono a fare, bensì capire ciò che questi

individui possono imparare a fare e in che modo e con quali metodologie,

strategie e tecnologie e quale sia la base di sapere e di competenze proprie di

questi soggetti, alla quale ci si possa appellare per farle emergere e sviluppare. In

particolare questo elaborato esplora come la narrazione, legata anche all’uso delle

tecnologie e in particolare del digital storytelling, possano migliorare le

competenze comunicative, sociali e cognitive degli studenti con autismo.

La presenza nelle scuole di questo tipo di alunni, appartenenti sempre alla grande

categoria di allievi con Bisogni Educativi Speciali, richiama nei docenti inclusivi,

specializzati e curriculari, della scuola primaria, la necessità di una originale e

responsabile cura educativa, in grado di attivare modalità didattiche altre, diverse,

soprattutto di natura laboratoriale e cooperativa, per dare concretamente vita

all’inclusive education per tutti. Ormai la didattica non si focalizza più

4

sull’acquisizione passiva del sapere, ma nella consapevolezza che il bambino

rappresenta la centralità nell’apprendimento e nella vita di relazione.

In tale contesto educativo, il docente specializzato tende a ricercare nuovi e

possibili significati e interpretazioni dei bisogni formativi ed esistenziali degli

alunni con disabilità, con vulnerabilità e con disagi. Tra gli strumenti di lavoro

fondamentali per riconoscere e valorizzare le potenzialità e le risorse di ogni

la narrazione rappresenta un’opportunità

allievo, specie se con bisogni speciali,

preziosa per favorire logiche di progettazione inclusiva nell’ottica della

promozione dello sviluppo delle differenti capacità e della riduzione degli ostacoli

e delle barriere all’apprendimento e alla partecipazione, a prescindere dalla natura

e dalla specificità del deficit. 5

Capitolo 1 L’Autismo

1.1 Cenni storici

Il termine autismo fu utilizzato nel 1911 da Eugen Bleuler nell'ambito della

schizofrenia per indicare un comportamento rappresentato da chiusura, isolamento

ed evitamento dell'altro. Nel 1943 Leo Kanner riutilizzò il termine autismo per

indicare un modello comportamentale che aveva osservato in un gruppo di

bambini e che non rientrava in nessuna sintomatologia dei disturbi psichiatrici

conosciuti: difficoltà nel gestire la sfera emozionale, comunicativa e creativa. Un

anno dopo, nel 1944, Hans Asperger descrisse un altro modello comportamentale

individuato in un altro gruppo di bambini e adolescenti, che, nonostante fosse

diverso rispetto al modello di Kanner, presentava alcune comuni caratteristiche: il

campione osservato dimostrava la stessa incapacità di relazione ma possedeva una

buona padronanza del linguaggio, a volte con un vocabolario molto ricco, e

un'insolita padronanza di conoscenze specializzate in alcuni ambiti. Kanner

ipotizzò una causalità genetica per quello che aveva chiamato autismo infantile

precoce, fu anche infuenzato dalle teorie della psicoanalisi. Suggerì che le

difficoltà dei bambini dovessero la loro origine alla condizione familiare, in

particolare al comportamento freddo, rigido e distaccato delle madri che, nelle

prime sue osservazioni, appartenevano all'alta borghesia (coniò il termine madri

frigorifero). Affermò inoltre che i bambini fossero potenzialmente normali e

dotati di una buona intelligenza ma danneggiati nella sfera emotiva. Nonostante

non ci fosse nessun rigore scientifico alla base di queste ipotesi, esse vennero

largamente accettate. Bruno Bettelheim, abbracciò la teoria della madre frigorifero

e propose come terapia riabilitativa il distaccamento dal nucleo familiare. Nel suo

romanzo “La fortezza vuota”,

tanto famoso quanto discusso Bettelheim correlava

il comportamento delle madri a quello delle SS nei campi di concentramento e

indicava come cura il ritirarsi dal mondo, comportamento tipico delle vittime dei

lager. Lo stesso Kanner alla fine degli anni '60 affermò di aver commesso degli

errori nell'impostazione della ricerca delle cause. Diversi studi, tra cui quelli di

Micheal Rutter , dimostrarono errate le cause individuate da Kanner, rivelando sì

6

un disordine nello sviluppo del bambino, dovuto però a una motivazione

neurobiologica.

Cos’è l’Autismo:

1.2 cause, segni e sintomi

L’autismo fa parte dei disturbi del Neurosviluppo e di una “famiglia” di patologie

chiamata Disturbo dello Spettro Autistico (ASD) che include sindrome di

Asperger, disturbo disintegrativo dell’infanzia e disturbi pervasivi dello sviluppo

non altrimenti specificati. Questa definizione di spettro autistico indica che il

disturbo colpisce ciascuna persona in modo differente variando da una lieve a una

grave sintomatologia. Le cause dell'autismo sono per lo più sconosciute; negli

ultimi anni l'attenzione si è spostata verso una ricerca sui fattori genetici. I biologi

hanno identificato una serie di modifiche genetiche rare, o mutazioni, associate

con l'autismo. Anche solo un piccolo numero di geni possono essere sufficienti

per essere associati all'autismo, tuttavia, la maggior parte dei casi sembrano essere

causati da una combinazione di geni, di rischio e fattori ambientali che

influenzano lo sviluppo iniziale del cervello. In presenza di una predisposizione

genetica per l'autismo, un certo numero di sollecitazioni ambientali sembrano

aumentare notevolmente il rischio in un bambino. Tra questi: possibili problemi

nel periodo prenatale e perinatale, l'età avanzata dei genitori, eventuali malattie

materne in gravidanza e difficoltà durante il parto, in particolare quelle che

coinvolgono periodi di privazione di ossigeno al cervello del bambino. È

importante tenere presente che questi fattori non causano l'autismo, ma che in

concorrenza con predisposizioni genetiche sembrano aumentarne il rischio. La

sindrome autistica si configura come una disabilità permanente che compare in età

infantile e accompagna il soggetto per tutta la vita: non esiste cura per l'autismo.

dell’autismo compaiono

I segni già nella prima infanzia. Esso è caratterizzato da

deficit nella comunicazione verbale: il bambino autistico non parla (o parla poco)

e non comprende il linguaggio (o ne comprende solo alcune espressioni).

Altro deficit è nella comunicazione non verbale: il soggetto autistico è incapace di

comunicare attraverso le espressioni del volto, i toni della voce e il contatto fisico

e visivo. Anche la socialità è compromessa: i bambini affetti da autismo hanno

interessi molto ristretti e seguono comportamenti stereotipati rigidi e ripetitivi.

7

Presentano un deficit emotivo e relazionale che spesso si manifesta con grande

difficoltà o può essere addirittura assente proprio perché non hanno la capacità di

entrare in sintonia con l’emotività degli altri. L’autismo è accompagnato anche da

a mantenere l’attenzione

altre disfunzioni, quali: l’incapacità e di regolare i

comportamenti alle diverse circostanze; alterazioni sensoriali (cibo, rumori,

oggetti in movimento) portano i soggetti a una risposta anomala e non adeguata;

tendenza a evitare il contatto oculare. Quest

Dettagli
Publisher
A.A. 2023-2024
21 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher tonia.bolera di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Modelli sociali della disabilità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi Suor Orsola Benincasa di Napoli o del prof Sarracino Fernando.