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CAMVNIS POPVLIS
Orthodoxam primitus fidem
Communicavit.
Et
Communi voto perpetuam eorum Tutelam
Suscepit.
Laudensi Vrbi
Vt Christum videret 105
In cæco nato apervit occulos :
Mortuus vivis, mortuis vivus fuit:
106
Elinguis vocem dedit,
Vt
In sui Laudes
Omnium linguæ moverentur:
104 lemures in Matina, Unguis elogiorum.
105 oculos in Matina, Unguis elogiorum.
106 Elinguibus in Matina, Unguis elogiorum. 24
Traduzione:
Elogio di san Siro patrono della Valle Camonica. Erigi, o penna, un monumento a san
Siro apostolo cenomano, insubrico, ligustico, subalpino e pavese. Con il suo nome egli
portò la Siria dalla Galilea a Pavia. Appena ragazzo, fu indicato pastore da Cristo,
poiché con i suoi pani nutrì greggi di uomini. Con celesti natali era lecito proclamarlo
pellegrino tra gli stranieri e vescovo illustre, perché il suo destino era di essere
pescatore. Li trasferì dal lago di Tiberiade al regio fiume Ticino, dove pescò pesci
secondi a Cristo, primi per la Chiesa. Gran discepolo di Dio e di Pietro, elesse Pavia
a sua grande e perpetua discepola, rese Verona sposa di Cristo quando guarì dalla morte
il figlio di una vedova e lì egli, per primo, offrì uno spettacolo di santità,
una rappresentazione sacra che meritava di essere osservata. A Brescia cosparse molti
con acqua santa perché scacciò i demoni da un forsennato. Per primo ai popoli camuni
comunicò la fede cristiana e per desiderio di tutti ne assunse la perpetua tutela. Nella
città di Lodi aprì gli occhi ad un cieco nato affinché vedesse Cristo. Fu morto per i vivi,
vivo per i morti. Diede voce ai muti affinché tutte le lingue si muovessero per lodarlo.
L’elogio si apre con l’invocazione a san Siro, evangelizzatore di Pavia e dell’arco
Alpino, dalla Liguria al Veneto. L’autore infatti, come la maggior parte degli scrittori,
soprattutto antichi, non distingue il vescovo di Pavia Siro dal suo omonimo di Genova e
attribuisce al pavese la conversione del popolo ligure. Successivamente viene riportata
la leggenda, molto diffusa nel Seicento, secondo cui Siro fu il fanciullo che portò i
cinque pani e due pesci a Gesù per il miracolo della moltiplicazione sul lago di
Tiberiade e, giunto in Italia, venne mandato da Pietro ad evangelizzare la città di Pavia
107
e diventarne il primo vescovo . Vengono raccontati poi i miracoli compiuti a Verona,
108
dove resuscitò il figlio morto di una vedova , e a Brescia dove scacciò il demonio
2
107 Liber de laudibus civitatis Ticinensis in RIS , vol. XI/1, pp. 37-38: «beatissimi Syri patris nostri, qui
sua apud Deum interventione semper obtinet ut eorum multiplicentur bona, quibus valeant Christi
pauperes sustentare. Habet enim, ut puto, hanc gratiam specialem. Nam fertur a nonnullis, licet hoc
certe Scriptura non habeat, hunc fuisse puerum de quo beatus Andreas apostolus dixit domino nostro
Ihesu Christo: “Est puer unus hic qui habet quinque panes ordeaceos et duos pisces”, ex quibus
fuerunt quinque milia hominum saciata. Fuit enim, ut aiunt, Syrus tam natione quam nomine».
Il Prelini ritiene che questa favola sia stata diffusa a partire dal secolo XVI e nel suo volume si
occupa anche di confutare credenze, documenti ed epigrafi che ipotizzano san Siro di origine galileo
e portatore dei pani e pesci (Prelini, San Siro cit., vol. I, pp. 289-314).
108 Vita s. Syri in Everett, The Earliest cit., pp. 923-924 e Prelini, San Siro cit., vol. I, p. 184:
«Proficiscentesque, dum Veronensium oppidum introissent, non potuit abscondi, juxta Evangelium,
civitas supra montem posita. Nam quædam nobilissima foemina, superno, credo, nutu admonita,
25
109
dal ragazzo che, nei testi agiografici, è riportato con il nome di Eustachio .
Padre Gregorio inserisce poi la parte riguardante l’evangelizzazione della Valle
Camonica che elesse il santo a suo patrono. Questa aggiunta, rispetto all’originale
elogio di Leone Matina, si colloca appena dopo il miracolo di Brescia, città vicina
geograficamente alla Valle Camonica, e prima del miracolo in cui guarisce un cieco
110
dalla nascita nella città di Lodi . Ciò è in contrasto però con la leggenda, riportata
111
dallo stesso Gregorio e dall’Officium Proprium del santo , che vuole
l’evangelizzazione della Valle Camonica quando san Siro «Rethorum Alpes
transcendisse», ovvero alla fine della sua missione cristiana prima di far ritorno a Pavia.
L’elogio termina con l’esaltazione del santo che dà voce ai muti affinché tutte le lingue
possano lodarlo. Padre Gregorio riporta così la maggior parte dell’elogium di
Leone Matina, compresi l’inizio e la fine, senza variazioni, e aggiunge solo la sezione
relativa alla Valle Camonica: «CAMVNIS POPVLIS | Orthodoxam primitus fidem |
Communicavit. | Et | Communi voto perpetuam eorum Tutelam | Suscepit».
Le frasi che vengono tralasciate non incidono sulla comprensione dell’elogio o sulla
112
narrazione delle vicende legate a san Siro .
ingressum eorum agnoscens, summa ad eos cum festinatione cucurrit, orbatam se unico filio
deplorans, pedibus sanctissimi prosternitur Syri, promittens se suosque Christianæ religionis
participes fieri, si orationibus ejus sobolem sibi cerneret restitutam. [...] vir Dei ad domum ejus
protinus perrexit, ibique super jacentis corporis funus orationem ad Dominum fudit, atque vitæ et
saluti pristinæ defunctum restituit».
109 Vita s. Syri in Everett, The Earliest cit., pp. 934-935 e Prelini, San Siro cit., vol. I, pp. 210-214: «Die
autem quadam, egressus urbe Ticinensi, causa sanctæ prædicationis, dum ad Brixianæ civitatis
tenderet plebem, quidam puerulus Eustaxius nomine, plenus dæmonio exclamare cœpit [...] Puer vero
tota cum domo sua et multitudine maxima credentium populorum baptizati sunt. In qua urbe
sanctissimus Pater plurimis diebus apud fideles remoratus Christianos, sanctæ Ecclesiæ plures auxit
filios spiritales».
110 Vita s. Syri in Everett, The Earliest cit., p. 935 e Prelini, San Siro cit., vol. I, p. 214: «Egressusque e
civitate Brixiana, dum Laudensium oppidum introisset, obviam ei cæcus a nativitate occurrit subnixe
postulans ejus se precibus adjuvari. [...] Syrus dixit: Si ex toto corde credis, ipse in quem credis
aperiat oculos tuos. Statimque oculorum suorum percepto lumine, cæcus cœpit glorificare Dominum
Jesum Christum Unigenitum ac verum Filium Dei. Baptizatusque cum omni domo ac multitudine
maxima ista videntium permansit in fide Christi».
111 Brunelli, Curiosi trattenimenti cit., p. 236 afferma che dopo una lunga evangelizzazione nelle Alpi
«toccò à Val Camonica la gratia di godere la presenza del Santo, e di ricevere dalla sua bocca i primi
lumi della fede, e di succhiare il latte della dottrina di CHRISTO, portando all’hora Val Camonica
il nome di Retia»; e quest’ultima gloriosa impresa «risulta dalle lettjoni del secondo Notturno
del di lui Officio». L’Officium Proprium dedicato a san Siro è riportato interamente in appendice.
112 I passi non riportati da Brunelli, Curiosi trattenimenti cit., pp. 662-662 di D. SYRI TICINENSIS
TVTELARIS ELOGIVM in Matina, Unguis elogiorum, sono: «Hinc Opobalsama vel Defunctus |
Sudavit ex Sindone. | Virtutm omnium aromatibus | Italicæ Plagæ amuletum dedit. | [...] | Cum hanc
Vrbem intravit | Vita ingressa | Mors egressa est; | In mortuis excitatis occisa. | Hinc morbos orbos
fecit. | Populum Cælorum miraculis alloqutus. | Inferorum oracula silvere. | Proprio sanguine Christi
Crucem | Cum Martyr cruentate nequiesset | Hanc Amoris igne rubentem | In fidei albo sitam |
Candidæ Vrbi gentilem dedit. | [...] | Iudei Iudæ æmuli | Denuò Christum ore prodere cupientis |
26
2.3 Tra storia e leggenda: il culto in Valle Camonica
Fissare la data dell’inizio del cristianesimo in Valle Camonica è molto difficile
dal momento che l’epoca di evangelizzazione delle stesse maggiori città italiane è
ancora molto discussa. Eppure diversi storici del passato «spinti da un malinteso amor
113
patrio e guidati da una fantasia esuberante» hanno trattato questo tema attribuendo
114
a san Siro, vescovo di Pavia, il vanto di aver evangelizzato la Valle Camonica .
L’eccellente storico camuno, Padre Gregorio Brunelli, nel suo volume stampato a
Venezia nel 1698, racconta come la Valle Camonica «fù illuminata con la luce della
vera fede per mezzo di S. Siro Vescovo di Pavia (che riconosce, e riverisce per suo
115
Apostolo)» , durante il primo secolo dell’era cristiana. Questa tradizione camuna,
diffusa principalmente da autori seicenteschi, non ha tuttavia alcun fondamento
116 117
come già affermavano Prelini e Savio sul finire del secolo XIX. San Siro, infatti,
visse probabilmente nel secolo III ex. - IV in., ma soprattutto nei testi agiografici non si
ha alcuna menzione della sua evangelizzazione della Valle Camonica: la leggenda
camuna infatti viene costruita sui testi seicenteschi che identificano san Siro con il
fanciullo che portò i cinque pani e due pesci a Gesù per il miracolo della
moltiplicazione e, giunto poi in Italia, venne inviato da san Pietro a Pavia per
diventarne il primo vescovo ed evangelizzare la Pianura Padana e le Alpi.
Inferorum pænas, cum Christi corpore | Congessit in rictum. | Syriam secum asportasse probavit |
Cum cælesti manas myrra | Fecit ne in corporibus putrescerent animæ, | Et | Cadavera vitam
repeterent.».
113 Sina, Le origini cit., p. 17. Cfr. G. Bonafini, L’origine del Cristianesimo in Valle Camonica, in
«Memorie storiche della diocesi di Brescia», XXIX (1962), fasc. 1, pp. 1-5.
114 Brunelli, Curiosi trattenimenti cit., pp. 4, 30, 70, 73, ma in modo particolare pp. 234-237, 241-243,
288-290, 657-664; Bernardo Biancardi (1667-1732), Fondamenti historiali del forte e antico castello di
Vione e della sua comunità, edizione a cura di Giarelli L. e trascrizioni di Riva C., Roma 2022, f. 3r:
«l'anno 60 doppo la nascita di Christo, Santo Siro di nattion Gallileo uno delli Settanta Discepoli di
Christo, et uno di quelli che entrorno alle nozze di Cana Gallileia, creato Vescovo di Pavia
dall'Apostolo Sant’Pietro si portò nella Val Camunica onde predicando l'Evangelio vi convertì tutti
quelli habitanti alla fede di Christo»; M. Campana, Orazione in lode di San Siro primo vescovo di
Pavia apostolo, e principale padrone della Valcamonica recitata in Breno il giorno della sua festa
9 dicembre 1754, Brescia 1754; G. B. Guadagnini, Orazione detta in Breno dal reverendissimo signor
D. Giambatista Guadagnini arciprete vicario foraneo di Cividate nella