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Buddha ad una dimensione di leggenda occidentale (Riprende le vicende giovanili del
Buddha in chiave filologica) e conclude in modo molto psicologico che l’uomo nelle sfide
della vita collettiva ha bisogno di poter contare sulla presenza di forze soprannaturali nel
desiderio di soddisfare un bisogno di tipo escatologico.
Gli strumenti Agiografici
L’Acta Sanctorum (Di cui esistono tre edizioni: quella originale in 61 volumi, pubblicata ad
Anversa a partire dal 1643, che presenta i santi da gennaio al 31 ottobre, grande successo a
tal punto che il papa invita Bolland a proseguire le sue ricerche a Roma, invito che egli
rifiuta in quanto anziano, ma in sua vece invia Papenbroeck; l’edizione veneta; l’edizione di
Parigi), opera principale del lavoro dei bollandisti, è una compilazione di santi distribuita
secondo i giorni dell’anno in cui ogni santo è introdotto con una nota storica, la vita, le
dispute sulle reliquie ed i testi agiografici inerenti, nel tentativo anche di risolvere problemi
di natura cronologica tramite l’aiuto di scienze ausiliarie.
L’Analecta Bollandiana (1882) è il primo periodico agiografico al mondo, ad opera dei
bollandisti, importante per la pubblicazione di numerosi inediti; il Bollettin Agiographique
consiste in un elenco di articoli spediti alla rivista Analecta.
La Bibliotheca Agiographica, suddivisa per area geografica (Latina, greca, orientale), vuole
raccogliere tutti i testi noti su un santo come in un elenco, utilissima anche per indicare tutti i
testi ufficialmente editi dal 1899 al 1976.
Nuove interpretazioni metodologiche
Frantisek Graus redige l’opera Popolo, potenti e santi del regno dei Merovingi (1965),
coniando un nuovo modo di considerare le opere agiografiche: i dati agiografici vengono
usati per fini politici, ideologici, i testi agiografici, veicolo di propaganda per i ceti che li
confezionano, come strumento per domare le masse; la sua lettura è assolutamente marxista
e tra le altre cose afferma che tutte le opere agiografiche redatte dal mondo vescovile sono
state scritte per accattivarsi la nobiltà. Karl Bosl si oppone totalmente alla visione di Graus
affermando che il valore dei santi era percepito e condiviso da tutta la società, non imposto
dall’alto, tra le altre cose afferma che i santi non solo mostrano virtù cristiane, ma anche
mondane (Bell’aspetto). Theodor Wolpers redige l’opera Le leggende agiografiche inglesi
del medioevo (1964) e propone uno sguardo strutturalista sulla materia: tramite la tecnica
strutturalista di Strauss (Per studiare le lingue), isola la struttura, cioè gli episodi, presenti in
un racconto agiografico, studiandoli separatamente. Evelyn Patlagean, studiosa di testi
bizantini (Ancora in chiave strutturalista), critica coloro che studiano l’agiografia in modo
positivista, cercando fondatezza storica e cerca di applicare aspetti antropologici alla
storiografia, ma è inevitabile incontrare delle difficoltà, poiché si accostano l’antropologia,
cioè i comportamenti inconsci dell’uomo e la storiografia, cioè i fatti realmente avvenuti,
inoltre la storiografia segue un percorso lineare, mentre l’antropologia no; la Patlagean
divide i testi agiografici bizantini in due tipologie: le vite dei santi, che si rivolgono a tutti gli
strati sociali in un area geografica ristretta (All’interno di questi testi esistono tre livelli di
lettura dell’inconscio, che sono il demoniaco, cioè di fondo in tutti i racconti è evidente che
il male attacchi l’uomo, si può anche trattare di atti molto violenti che però non portano mai
alla morte ed in questa lotta contro il male il santo è un alleato fortissimo dell’uomo, il
potere del santo che si muove sul cammino tracciato dal nuovo testamento, i suoi gesti
ricalcano il modello come per la guarigione dei malati ed il modello ascetico/morale, cioè in
ogni testo tutto ciò che avviene è riconducibile ad una spiegazione morale, alla base di un
incidente c’è una colpa umana, per esempio nella possessione demoniaca c’è sempre una
responsabilità) ed i racconti che beneficano l’anima, che si rivolgono prettamente ai monaci,
ma sono universali. La conclusione della Patlagean è che i testi agiografici non seguono lo
schema dei testi storici, poiché il tempo non esiste e lo spazio è quello della fuga dal mondo,
quindi lontano dalle città (I santi tornano in città solo per scandalizzare). Claudio Leonardi,
insegnante di Firenze, presenta punti di vista agiografici innovativi, durante una conferenza
fa un celebre bilancio degli studi agiografici e confronta la via erudita dei bollandisti con
quella strutturalista e marxista, ricorda il conflitto classico tra fede e storia, affermando che il
santo rappresenta semplicemente un modello positivo spiccatamente religioso.
Evoluzione del concetto di santità
Il concetto di santità può essere considerato da due punti di vista differenti: secondo il
modello dogmatico il santo è imitator Christi, mentre secondo la Santità Ecclesiastica il
santo è colui che è stato indicato come tale dalla Chiesa. Una definizione di santità in chiave
cristiana elimina ogni interpretazione di tipo magico, filosofico o socio-politico e definisce
un fenomeno e una realtà caratterizzati da un riferimento positivo al trascendente; santo è un
concetto applicabile a persone, organizzazioni, riti, culti, oggetti, edifici, templi, luoghi in cui
si manifesta la presenza del divino; la santità è una partecipazione vitale all’essere di Dio,
un’assimilazione con Cristo, uno stato ottenuto tramite il sacrificio a partire dal concetto di
martirio, in opposizione alla peccaminosità, a beneficio dell’uomo (Taumaturgia). Secondo il
riconoscimento ecclesiale, la qualifica di santo viene attribuita dopo la morte a quei fedeli
che hanno praticato le virtù cristiane in modo eroico: questo conferimento è concesso tramite
atto giuridico solenne del Magistro Pontificio e si definisce canonizzazione, da non
confondere con la beatificazione, infatti la prima consiste nell’iscrizione del nome del santo,
già insignito del titolo di beato, nel canone o catalogo dei santi, autorizzandone il culto
pubblico ed ufficiale (La prima bolla di canonizzazione è stata emessa da papa Giovanni XV
a favore di San Ulrico di Augusta), mentre la seconda attribuisce il titolo di beato, tappa
preparatoria ad una successiva eventuale canonizzazione; entrambe le proclamazioni
avvengono nel corso di una funzione liturgica e sono precedute da un processo informativo
accurato ed ampio, risultato di un’istruttoria processuale (Nel caso del beato è necessaria
l’approvazione di un miracolo ottenuto per intercessione del defunto); è la pressione
popolare a spingere l’autorità diocesana ad istruire un primo processo informativo, prima di
trasmettere i relativi atti all’apposito dicasterio pontificio, cioè la Sacra Congregazione per le
Cause dei Santi ed in seguito all’avvenuta approvazione si procede al cambio di sepoltura,
cioè alla traslatio, la sistemazione del corpo del defunto nelle vicinanze di un altare che viene
poi lui dedicato (Spesso si assiste ad un ampliamento o ad una ricostruzione della chiesa).
Fertugiere distingue due concetti di santità: la santità di stato, cioè una figura resa santa
dalla propria posizione istituzionale e la santità individuale, cioè una figura resa santa dal
proprio eroismo morale. Il concetto di santo non deriva unicamente dalla cultura cristiana,
ma anche da quella greca, latina ed ebraica: nel mondo greco esistono tre modi per definire
la santità, cioè Agnos che significa puro e casto (Purezza fisica e non morale), Agios che
significa santo (Utilizzato per indicare luoghi tabù inviolabili), Ieros che significa divinità
(Termine molto legato al paganesimo; per i greci il termine santità è attribuibile solo alle
divinità); nel mondo latino pagano il termine Sanctus viene utilizzato con varie accezioni,
cioè per tutto ciò che viene consacrato alla divinità o toccato da vicino da essa, per tutti i
luoghi vicini al divino, per tutti i poeti considerati vicini al divino, per molte cariche
politiche (Imperatore, senato) che garantiscono protezione, per persone private la cui
condotta è irreprensibile; nel Medioevo il termine Sanctus viene spesso sostituito con
Dominus, mentre Beatus indica i santi locali (Rappresentati con un aura intorno alla testa,
mentre i santi veri hanno un cerchio pieno intorno alla testa) ed anche il termine Divus entra
a pieno titolo in questa sfera.
Tipologie di Santi
Fin dalle origini la testimonianza cristiana ha comportato il rischio del martirio ed i martiri
sono stati i primi ad essere considerati santi; cessate le persecuzioni si diffonde una nuova
categoria di santi, cioè quella dei confessori, credenti incarcerati dai pagani, ma non ancora
martirizzati (Questa qualifica è attribuita anche ai grandi vescovi che combattono l’eresia ed
a tutti coloro che subiscono pene in nome di Dio, ma senza ottenere la morte); si assiste poi
alla diffusione di una santità legata alle famiglie religiose ed ai monasteri, una santità
cittadina e politica, legata all’idea di nobiltà (Il cavaliere cristiano), mentre più rara è la
categoria dei santi laici sposati. Tra il X ed il XIX secolo d.C. Roma ha canonizzato santi per
l’87 % uomini e per il 13 % donne, dato che va perdendo di intensità con il XX secolo d.C.
che vede la percentuale femminile salire al 24 %. A causa del desiderio di sacralità tangibile
vengono proclamate sante le reliquie di diversi falsi santi (Le reliquie rivestono un ruolo
cardine dal punto di vista dalla protezione, tanto che è proprio da qui che prende le mosse il
concetto di santo patrono protettore della città), fatto che porta ad una grande opera di
controllo e smascheramento dei falsi. Il santo è sempre un uomo di levatura eccezionale, un
asceta che domina con la potenza dello spirito ricevuto da Dio (Potere di compiere miracoli)
la natura del suo corpo, vincendo il male e le sue conseguenze materiali (Malattia, morte),
appartenente ad un gruppo da cui successivamente di distacca nella ricerca della virtù ed a
cui torna soltanto dopo aver superato una prova. Le diverse tipologie di santità vengono
suddivise a seconda dell’ente che le riconosce: santità ufficiale riconosciuta da Roma (diritto
esclusivo del Papa), santità riconosciuta dai vescovi localmente (Per molti santi riconosciuti
dai vescovi locali veniva poi richiesta l’ufficializzazione papale), santità popolare non
riconosciuta. Il cardinale Enrico di Susa emana cinque motivi per giustificare il monopolio